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Autore: Neris    27/10/2010    0 recensioni
[Scritto per il contest: i PG del CAVA a spasso nel tempo.] Cosa succederebbe se Kimberly finisse in un altro periodo di tempo?
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La Tenebra in actu è Luce,
la Luce in potentia è Tenebra


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C'è qualcosa che mi sfugge. Sono molto confusa, faccio fatica a ricordare cosa ci faccio qui e dov'è questo qui. Ok, sarò completamente sincera: non ho la più pallida idea di cosa è successo negli ultimi minuti, se non nelle ultime ore. Mi ricordo soltanto che mi trovavo su un pullman, diretta a una cittadina vicino a Nouvieille. Ed era appena iniziato il pomeriggio. Ora mi trovo in una stradina sterrata, nel bel mezzo del nulla. Per quanto io possa capire ovviamente, visto che é notte fonda. Se non fosse per la luna piena e le stelle che illuminano un po' la zona, credo che sarei già andata a sbattere contro qualcosa. Non che la cosa mi rassicuri molto: qui non c'è anima viva e... nessuna dannata luce artificiale.
Che mi sia addormenta sul pullman e abbia perso la fermata? Mi chiedo, perplessa. Potrei essere scesa alla prima possibile e... ma allora me lo ricorderei! A meno che io mi sia svegliata solo dopo essere scesa dal pullman, ma allora sarei sonnambula. E, a quanto ne so, sarebbe la prima volta che vengo presa da un attacco di sonnambulismo. Questo, però, spiegherebbe molte cose.
Rinuncio a capire la situazione. In questo momento ho problemi più grandi. Come trovare qualcuno a cui chiedere aiuto... e possibilmente la strada per tornare a Nouvieille.

Sempre più disperata, continuo a camminare per la stradina, se così si può chiamare. Pensandoci bene è più un sentiero abbastanza largo che una strada. Un sentiero costeggiato da prati, boschi e collinette in lontananza. Non riesco ben a capirlo in questo buio, ma mi pare che le piante siano un po’ scheletriche. E fa abbastanza freddo. Non è certo un clima normale per una notte estiva.
Kim, calma, adesso non farti spaventare anche dalla tua ombra! Mi sgrido da sola, anche se, a dire il vero, mi piacerebbe riuscire a vedere la mia ombra. Se la vedessi, vedrei anche tutto il resto, e probabilmente il sole sarebbe in alto nel cielo come dovrebbe essere. Mm... è deciso: sono sonnambula. Non c’è altra spiegazione.

Nel frattempo, tra un pensiero e l’altro, ho fatto un po’ di strada e ho raggiunto una curva. Appena sorpassata questa, mi rendo conto che c’è una luce. Anzi: più luci. Non le vedo molto bene, ma ora che ci faccio caso posso sentire l’odore di fumo. E’ possibile?
Che ci sia un incendio? Mi domando. No, smettila di essere pessimista. Deve esserci una casa nelle vicinanze, anzi... più case. E qualcuno deve aver acceso il caminetto.
Sollevata dall’idea, mi dirigo a spasso spedito - per quanto la situazione me lo permetta - verso le... luci. Ma quando sono più vicina mi rendo conto che non si tratta di case, non propriamente almeno. Ben presto mi ritrovo in mezzo a... una specie di villaggio, composto da edifici in legno e, in qualche raro caso, in pietra.
“Mah... che cosa strana.” Commento, a voce bassa, ma comunque sentendomi sollevata. Perché, per quanto le case siano strane per la nostra epoca, almeno sono evidentemente abitate! Le luci che vedevo arrivavano dalle loro... aperture. Insomma, porte, finestre.
Mi avvicino ad una di queste piccole abitazioni, a dire il vero un po’ titubante a suonare. Anche perché la situazione è abbastanza strana: nemmeno qui ci sono luci o comunque qualcosa di minimamente tecnologico. Probabilmente l’unica cosa moderna che c’è qui è il mio cellulare... e i miei vestiti, forse. Visto che non ho ancora incontrato nessuno non posso esserne certa.
Niente campanello, ovviamente. Strano. Non mi sembra di aver letto di un villaggio rustico nella zona. Considero. Ma io non faccio troppo caso a queste idee turistiche: mi ispirano ben poco. Quindi non devo stupirmi.
Sto per bussare, quando tocco quando tocco qualcosa col piede. Mi inginocchio per capire cos’è. E’ un piatto, piuttosto rustico, con all’interno del cibo. E che ci fa fuori casa? E’ ridicolo! Mm... per il gatto? Mah... la cosa migliore è chiederlo ai proprietari.
Prendo coraggio e busso alla porta. Sento dei rumori all’interno, ma nessuno viene ad aprirmi.
“C’è qualcuno?” Domando, bussando nuovamente. So benissimo che qualcuno c’è, ma voglio essere gentile. Anche perché sono io la mendicante che bussa nel cuore della notte. “Mi sono persa. Ho bisogno di aiuto.”
Sento delle voci, basse e abbastanza incomprensibili. Riconosco solo alcune parole in gaelico. Spirito, pericolo, cibo. Devo ringraziare Neris per questa mia conoscenza molto labile - se non nulla - di questa lingua, ma non mi spiego come qualcuno possa parlarla nelle vicinanze di Nouvieille. Insomma, tutto è possibile, ma... a questo punto, perché non rispondermi semplicemente in inglese?
“Scusate, non capisco. Potreste ripeterlo?” Domando, completando nella mia mente con un: possibilmente in una lingua comprensibile. Niente.
Busso di nuovo e... la porta si apre da sola! Non è chiusa a chiave, né sprangata. Entro in casa, guardandomi intorno sempre più perplessa. Niente tecnologia neppure qui. In realtà, tutto quello che c’è  qui dentro è molto semplice, rovinato e... antico. O simile all’antico.
Vicino al caminetto, unica fonte di luce della casa, trovo una donna e un bambino, che mi stanno guardando con un espressione tra il sorpreso e il preoccupato. Beh... forse il bambino è più affascinato che altro.  La donna indossa una specie di vestito grezzo e di colorazione grigio-marrone. Una sorta di tunica dalle maniche lunghe e dalla stoffa spessa, che le arriva fino a metà coscia, e una gonna lunga fino alla caviglia. Il tutto è fermato da una spessa cintura di quello che - da quanto posso capire alla luce del fuoco - sembra essere cuoio. Anche il bambino (o la bambina?) ha un abbigliamento simile, ma senza la gonna e con l’aggiunta di un piccolo mantello. Di fronte a loro e all’aspetto di questo paesino, mi sento io fuori luogo, con i miei jeans e le mie scarpe da ginnastica.
“Salve!” Affermo, nella speranza di riuscire a ottenere qualcosa da queste persone, almeno un alloggio per la notte. Io non amo dormire all’aperto, poi con questo freddo ho qualche dubbio che arriverei viva a domani mattina. Non con questi abiti leggeri. “E’ proprio carino questo villaggio turistico. Molto realistico, complimenti.” Continuo, anche se - a questo punto - comincio ad avere una brutta sensazione. “Il fatto è... che mi sono persa. Non è che avete una macchina o... qualcosa per riportarmi a Nouvieille? Oppure mi accontento anche solo di un posticino per passare la notte... non so, un divano, un... fienile...”
La donna parla di nuovo in quella lingua incomprensibile e io capisco solo una parola: spirito.
E dove diavolo è ‘sto spirito!? Mi domando, adesso in preda al panico. Non sono certo preoccupata di un possibile incontro con uno spirito, ma di questa situazione assurda. Spirito... a meno che... sia io lo spirito? Non mi pare di essere morta, però potrei, essendo arrivata con questo buio, esserle sembrata uno spirito. Mah, tutto è possibile.
“No, non sono uno spirito.” Dico, anche se comincio ad essere convinta che lei non capisca un acca di quello che sto dicendo. Mi ritorna alla mente il piatto di cibo che ho trovato davanti alla porta. Cibo... spiriti. Rifletto, considerando che era tradizione di alcune popolazioni lasciare fuori di casa del cibo per i morti che ritornavano nel mondo dei vivi in certe notti. Anche Neris lo faceva, nel periodo che abbiamo passato insieme. Che sia un villaggio di ispirazione celtica? O è proprio un villaggio celtico? Ma nel secondo caso starei sognando, e questo sarebbe un sogno un po’ troppo realistico.

“Ehi, stai bene?” Sento una voce molto vicina. Dal tono è quella di un uomo o di un ragazzo. Mi giro, alla ricerca della fonte della voce, ma inutilmente. Nel frattempo, però, la mia vista si appanna e tutto diventa nero. Sento un forte dolore alla testa.
Apro gli occhi (perché? Li avevo chiusi?) e mi ritrovo seduta su un ‘comodo’ sedile del pullman. Dal finestrino entra la luce del pomeriggio. Cosa diavolo...?
“Tutto a posto?” Domanda un ragazzo accanto a me.
“Sì...” Balbetto, un po’ confusa. “Cosa è successo?”
“C’è stata una frenata brusca e hai preso una botta alla testa. Devi essere svenuta. Mi stavo preoccupando. Sei sicura di star bene?”
“Ah...” Non riesco a trovare altro da dire. E il villaggio? Dov’è andato a finire? Era solo uno scherzo della mia mente? “Sì, sì, sto bene: ho solo un po’ di mal di testa... grazie.”

  
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