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Autore: roxy_xyz    27/10/2010    13 recensioni
Sarà stato il momento magico o forse lo stato d’animo della ragazza, insomma può essere stato qualsiasi cosa, ma l’unica cosa che conta fu che Hermione si perse in quei due smeraldi e spinta da una presenza invisibile lo baciò.
Rieccomi con Shakespeare e un nuovo racconto sulla mia coppia preferita. Questa volta da sfondo ci saranno i Sonetti d'amore, saranno loro a parlare e a spiegare ogni cosa.
Harry si è ritirato a vita privata perché vuole passare più tempo con il suo primogenito, quando un giorno una sua vecchia conoscenza viene a trovarlo...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ginny Weasley, James Sirius Potter, Ron Weasley | Coppie: Harry/Hermione
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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...dedicata a Herm735, Lights, Dalastor, Danny Fan,Christine23, Drew, Magia, Sophie_85, Daphne_91, Funny Face, marco, morgana85, Adrienne, HarrynHermione, Topgunforever e a tutti coloro che hanno scritto su questa bellissima coppia e che ci hanno fatto sognare…



Harry James Potter, conosciuto a volte come il Prescelto, o il Bambino-Che-È-Sopravvissuto o ancora come il Salvatore del mondo magico, era alle prese con una delle cose più difficili che avesse mai affrontato in tutta la sua vita. Neanche durante la sua carriera di Auror si era trovato così in difficoltà. Che fare dunque?
Be’, chi lo conosceva bene, sapeva che Harry Potter non si era mai arreso, affrontando le avversità a testa alta, come un perdetto Grifondoro.
Con molta calma, ma soprattutto sangue freddo, fece quello che doveva essere fatto. Senza indugi e timori, prese un nuovo pannolino e lo mise al suo primogenito. James Sirius Potter, conosciuto anche come Colui-Che Faceva-Tanta-Pupù, sorrise al padre e agitò le sue gambine.

“Bravissimo, vieni da papà ora.” Con un’ultima occhiata lo implorò di risparmiarlo per qualche ora. “Ti prego cerca di fare il bis più tardi, magari quando viene lo zio Ron a trovarci.”

James Sirius Potter batté le manine, come se volesse dire: “Papà, conta pure su di me.”

Gli ultimi giorni erano stati massacranti, ma pieni di soddisfazione. Aveva deciso di prendersi una pausa da lavoro, dopotutto se lo meritava, dopo una vita passata a combattere maghi oscuri. In più Ron aveva accettato con piacere di sostituirlo a lavoro come Vicecapo al Dipartimento Auror. Quando gliel’aveva accennato era saltato su dalla sedia come una molla e l’aveva abbracciato. Forse, era stato avventato nella sua decisione e certo lui non era conosciuto come la persona più riflessiva al mondo, però qualche giorno prima era scattato qualcosa nella sua testa.

Era rientrato tardi da lavoro e, dato che Ginny si trovava in ritiro con la sua squadra di Quidditch, aveva lasciato James alle cure della nonna Molly. Varcata la soglia della Tana, il suo piccolino gli aveva rivolto un sorriso con tutti suoi tre dentini e detto qualcosa di somigliante alla parola ‘papà’.
Il
fatto che lui non avesse avuto una famiglia e che i suoi fossero morti proprio quando aveva un anno come suo figlio, era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso. Come poteva perdersi gli anni più importanti di suo figlio? Forse a Ginny non importava così tanto e poteva anche capirla, visto che finalmente era riuscita a sfondare e a recuperare la forma dopo il parto, ma lui era diverso e, sinceramente, era stanco di prendere maledizioni senza perdono da squilibrati.

Fu così che Harry James Potter si trasformò in un perfetto casalingo. Stava tutto il giorno con suo figlio e teneva in ordine la casa, proprio un bel cambiamento radicale che lo rendeva fiero.

Un trillo alla porta lo svegliò dal torpore in cui era caduto. Convinto di trovarsi di fronte Ron, si trovò, invece, a fissare la sua migliore amica.

Hermione, cosa ci fai qui?” chiese, baciandola sulle guance.

“Oh, non sai quanto sono felice di vederti. Come ti senti a fare il papà a tempo pieno?”

“È una faticaccia, sai? Poi, se hai un figlio sadico come il mio, credo che abbia preso il caratterino di suo nonno!” Amava suo figlio e lo sapevano tutti.

Certo, perché suo padre invece è sempre dolce e tranquillo,” disse con un mezzo sorrisino.

“In effetti, non hai tutti i torti. Ma dimmi, cosa ti ha portato da me. Aspettavo Ron, mi aveva chiesto di leggere alcuni fascicoli…”

 “Sì, gli ho chiesto di portarti io i documenti da firmare e dato che, grazie a te, ha parecchio lavoro da fare non ha mosso alcuna obiezione.” La sua voce era piena di sarcasmo e Harry non faticò a capirne le ragioni.
Potrai mai perdonarmi?” chiese con tono afflitto.

“Ma cosa dici Harry!” disse, accompagnando le sue parole con uno scappellotto. “È così facile prenderti in giro. Sono venuta perché avevo voglia di vederti, solo per questo. Non posso sgridarti, anche perché non ho mai visto Ron così felice. Gli piace avere più responsabilità.”

“Be', allora dovrebbe fare il papà, ti dà più soddisfazioni te lo assicuro…e comunque signorina, smettila di prendermi in giro, non è affatto carino.”

Quella sera passarono il tempo a parlare di loro, di lavoro e di tutto ciò che passava per la loro testa. Era passato troppo tempo dall’ultima volta ed entrambi avevano sentito nostalgia di quei tempi in cui erano semplici allievi di Hogwarts e trascorrevano le loro giornate insieme.

“Harry, devo andare. Ron dovrebbe rientrare a casa tra poco e devo ancora cucinare. Ti va se passo a trovarti anche domani? Potrei portarmi il lavoro qui da te e aiutarti con James! Se non vuoi ti capisco, quindi non…”

Certo che mi fa piacere, sciocchina,” disse interrompendo la sua migliore amica. “A domani.”

“Grazie, Harry. A domani.”



Da quel giorno Hermione fece visita regolarmente al suo amico passando con lui molti pomeriggi a discutere dei suoi casi o semplicemente per chiacchierare del più e del meno. C’erano giorni in cui l’assillava con mille domande e chiedeva il suo aiuto. Aveva scoperto, infatti, che Harry era proprio bravo nel darle consigli. Altre volte stavano in silenzio o meglio Hermione lavorava e guardava di sfuggita Harry che giocava con suo figlio. Era proprio un brava papà e James stravedeva per lui, potevano giocare per ore e Hermione non si stancava mai di guardarli.


“Secondo te, sarei una cattiva madre?” chiese un giorno, rivelandogli una delle sue più grandi paure.

Harry l’aveva guardata stralunato per qualche secondo, pensando a uno scherzo, ma ormai aveva imparato a conoscerla così bene da poter intuire quando era maledettamente seria. “Hermione, tu saresti un’ottima madre, lo sai.”

“No, che non lo so! Sono figlia unica e non saprei neanche cambiare un pannolino.”

“Se vuoi puoi esercitarti con James! Grazie a lui sono diventato un maestro nel cambiarli,” ci scherzò su.

“A volte, vorrei chiedere a Ron di avere un figlio, insomma guardo te e Ginny e poi penso che con mio marito non avrò mai quello che avete voi, anche perché Ron non pensa nemmeno ad avere figli in questo momento. Vuole fare solo carriera e non gli interessa avere una famiglia con me.”

Se prima Harry era convinto che la sua amica lo stesse prendendo in giro, alla vista delle sue lacrime capì quanto fosse realmente spaventata e demoralizzata. Si avvicinò a lei e con il pollice le asciugò le lacrime e aspettò che si calmasse.

“Forse, non saprai cambiare un pannolino, ma ti assicuro che saresti una madre straordinaria. Ti sei presa cura di me e di Ron che, anche se grandicelli, avevamo l’età mentale di James. E non lo dico perché per me sei importante, ma se io fossi Ron vorrei fare tanti figli con te. Passerei le mie giornate accanto a te, baciandoti in ogni momento e senza mai smettere di fare l’amore con te. Vorrei iniziare e finire le mie giornate con te abbracciata a me. Sei una strega e una donna speciale e nessun uomo può resistere al tuo incantesimo.”

“Quale incantesimo?” Era riuscita finalmente a trovare un po’ di voce e non era stato facile. Aveva ascoltato Harry e assaporato ogni sua parola e non riusciva a capire perché ogni fibra del suo essere stesse tremando. Lo guardava e non vedeva più il suo migliore amico, bensì un uomo, l’unico uomo che la conoscesse e la comprendesse con un semplice sguardo. I suoi occhi verdi erano pieni di calore e Hermione riusciva a capire che non stava mentendo. Lui credeva veramente in quello che diceva. Lui credeva in lei.

“Tu sei l’incantesimo, il più bell’incantesimo che un mago possa avere e sognare,” continuò, senza mai smettere di guardarla.
Hermione si perse in quei due smeraldi e spinta da una presenza invisibile lo baciò.
Durò un battito di ali o forse un’intera partita di Quidditch, chi lo sa? Nessun rumore osò disturbare i due amanti, lo stesso James, che aveva fatto i capricci per tutto il giorno, ora stava dormendo placidamente.

Non esisteva nulla all’in fuori di Harry e di Hermione.

Quando finalmente si staccarono, nessuno dei due fiatò. Era impossibile trovare le parole adatte per esprimere quello che stavano provando.

Sempre in completo silenzio, Harry si avvicinò e baciò le lacrime di Hermione. Una ad una, non sopportava di vederla soffrire.

“Ma l’amore è cieco
e gli amanti non vedono
le follie cui s’abbandonano.”



Hermione era in balia dei suoi sentimenti. Vedeva solo lui e soffriva ogni qualvolta le lasciava le labbra per baciarle il viso. Voleva incatenarlo a sé, ma sapeva che non era necessario, bastava che lui la guardasse per capire di cosa avesse bisogno.

“Ma tu chi sei che avanzando
nel buio della notte inciampi
nei miei più segreti pensieri?”



Era come se l’avessero sempre aspettato, un sogno che entrambi stavano vivendo. Avevano paura di aprire gli occhi e di scoprire che era stato tutto un sogno. Un bellissimo sogno ad occhi aperti.
Lui era il suo amico, il suo migliore amico, ma allora perché sapeva così bene quali erano i suoi più segreti desideri? Perché non riusciva a smettere di baciarlo e di toccarlo?

Amicizia. Amore. Desiderio.
Come poteva desiderare di unirsi al suo migliore amico?

 

“Nessuna barriera può resistere all’amore.
L’amore osa tutto quello che può.”


Hermione,” sussurrò, prima di spogliarla. L’abbracciò e la cullò al suo petto come una bambina indifesa che era rimasta sola in una stanza al buio.
Fu così che oltrepassarono quella linea sottile che li aveva tenuti insieme per così tanto tempo. Erano arrivati a conoscersi come nessun altro senza mai cedere alle loro debolezze.
Si amarono come sempre avevano desiderato, lasciando da parte le loro paure. Erano solo loro due. Harry Potter ed Hermione Granger.
Un uomo e una donna che finalmente potevano amarsi in libertà.
Sapevano benissimo che erano entrambi sposati, ma avevano smesso di pensare quando si erano scambiati il loro primo bacio.


Erano ancora abbracciati quando tutti finì, come se temessero di perdersi.
All’improvviso un suono li riportò bruscamente alla realtà, James stava piangendo e chiamava il suo papà. Bastò quello a far tornare lucida Hermione che, rivestitasi, lasciò un Harry ancora più confuso.

così il sole un mattino raggiò
in trionfo di luce a me gli sguardi
ma ahimè fu soltanto per un attimo:
nubi mondane me l’hanno rubato.”



Passò un giorno, poi una notte e infine parecchie settimane senza che Harry trovasse la sua amata tra le sue braccia. Lo stava evitando e quando veniva a trovarlo portava con sé Ron. L’unica volta che le aveva sfiorato la mano, la ragazza aveva rovesciato una tazza di tè.

Non poteva donargli il suo cuore per poi spezzarglielo senza dirgli almeno il perché.
Le sue notti erano diventate un tormento, ogni volta che chiudeva gli occhi rivedeva la sua Hermione, il suo abbandono e le sue carezze, ma al risveglio trovava un’altra donna accanto a sé.

“Come tornare allora ai dì felici
se m’è negato del riposo il bene,
se opprime il giorno e la notte nemica
non reca pace,anzi l’un l’altra preme
e, sebbene avversari, in patto aperto
si stringono la mano per sfinirmi
con le fatiche l’uno, nel lamento l’altra.”




Finché un giorno lasciò James con Ginny e, trovata una scusa, si diresse a casa di Hermione, sapendo di non trovare l’amico. Si Materializzò direttamente in casa sua. Era l’unico modo per affrontarla senza che lei scappasse.
“Harry!” disse spaventata, “Mi hai fatto venire un colpo, che ci fai qui?”

“Lo sai bene il perché, non fingere con me, Hermione.” Era arrabbiato, come poteva lavorare sapendo quello che era successo?

“Harry, non possiamo. Io ho Ron e tu Ginny,” disse, posando alcuni fascicoli sul tavolo.

“Dimmi che non hai provato nulla e io me ne andrò e dimenticherò tutto.” le urlò.

Con uno sguardo carico di odio, Hermione lo schiaffeggiò. “Non ci siamo solo noi, stiamo parlando dei nostri migliori amici. Io amo mio marito, come so che tu ami Ginny. Diamine, non pensi minimamente a James? Come puoi essere così egoista?”

“Io… ecco,” farfugliò, per poi scoppiare in lacrime tra le sue braccia. “Perdonami.”

 

“Per quel che hai fatto non piangere più:
spini han le rose e il puro fonte fango,
macchiano nubi e eclissi e sole e luna
e il verme vive nel boccio più caro.”




“Non devi chiedere a me il perdono, abbiamo peccato entrambi e ci sarà qualcosa che mi rammenterà sempre il nostro amore,” disse, accarezzandogli la chioma ribelle.

“Che vuoi dire?”

“Sono incinta Harry.”

“Non puoi chiedermi di dimenticare e di continuare ad amare Ginny per poi dirmi che aspetti mio figlio!” Si alzò barcollando cercando di allontanarsi da lei.

“Non te lo sto chiedendo, ho già deciso. Ron sarà il padre di mio figlio.”

Quelle parole lo trafissero come una pugnalata in pieno petto. Si alzò e se ne andò, proprio come voleva lei.

 

“Se perdo te, ti guadagna chi amo;
perdo lei, e al mio amico si ritrova:
entrambi vi trovate, io perdo entrambi
voi che in ben mio m’addossate la croce.”




Quando tornò a casa fu accolto dal suo ometto che lo abbracciò e lui si rifugiò in quella stretta, continuando a piangere.
“Harry, perché piangi?” chiese Ginny, che era rimasta sconvolta dal comportamento di suo marito.
“Ciao amore, scusami, non volevo. È che…” cercò di dire Harry prima ricevere un bacio inaspettato.
Tesoro, non succederà nulla a James. Voldemort è morto e nostro figlio è al sicuro.”
“Grazie, Ginny” disse, abbracciandola.

 

Qualche mese dopo a casa Weasley



“Oh, Hermione ho saputo!” disse una Ginny al settimo cielo. “E indovina un po’? Anche io aspetto un bambino.”
“Una bambina” fu l’unica cosa che Hermione riuscì a dire.
Harry la stava guardando e avvicinandosi la baciò sulle guance. “Congratulazioni amica mia.”
“Ti rendi conto che partoriremo quasi nello stesso periodo? I nostri figli avranno la stessa età, certo tua figlia sarà più grande di qualche mese…mamma mia, che bello!” Ginny era al settimo cielo.
Calmati, non travolgerla come al tuo solito.” disse Harry,  stringendo sua moglie a sé.
“Hai ragione. Oh Dio, scusami!”
“Non ti preoccupare e congratulazioni anche a voi”, disse Hermione, per poi abbracciare i suoi amici.
“Hai già deciso come chiamarla?” chiese il giovane.
“Rose.” sussurrò Hermione.
“Ottima scelta cara. Ma dov’è quello scemo di mio fratello?” aveva chiesto la rossa, prima di andare in cucina dove sicuramente si trovava Ron.
“Rose.” ripeté lentamente Harry. “È un bellissimo nome, Hermione.”
“Grazie, così quando la vedrai penserai al nostro amore.”
“Bello come una rosa ma pieno di spine? Non ti credevo così banale!”
“Stupido che non sei altro.” Aveva alzato la mano, pronto a schiaffeggiarlo, ma si ritrovò schiacciata contro il petto di Harry.

Sarai un’ottima madre, Hermione” soffiò a un millimetro da suo viso.
“Ragazzi, andiamo a sederci a tavola! Io non ci vedo più dalla fame.” disse Ron, riportandoli bruscamente alla realtà. Si staccarono lentamente ed Harry andò verso l’amico per dargli una sonora pacca sulla spalla. “Sei un uomo fortunato, Ron.”
Hermione era rimasta immobile, in mezzo alla stanza finché suo marito non l’aveva raggiunta dandole un leggero bacio sulle labbra. “Cos’hai Hermione?”
“Nulla Ronald. Mi sento solo un po’ strana, saranno i famosi sbalzi d’umore tipici della gravidanza,” commentò con una risatina non troppo convincente.

“Vivrò credendo che tu sia fedele,
come sposo in inganno, ancora il volto
dell’amore m’apparirà qual era
pur se gli occhi hai con me, lontano il cuore.”



“Certo. Dai, vai da Ginny, sicuramente avrai un sacco di domande da farle.”

“Hai ragione, magari ha qualche libro sull’argomento,” disse con nuovo entusiasmo. “Grazie Ron. Ti amo.”

“Anche io,” rispose, accarezzandole il viso e guardandola negli occhi con infinito affetto.

Miseriaccia, andiamo, prima che quello scemo di Harry si mangi la mia parte di cena!” disse a voce alta in modo da farsi sentire.

“Troppo tardi, Ron.” dissero Ginny e Harry ridendo.




Questa storia nasce da Racconto d’inverno che credo non sia stata compresa da tutti, è quindi una specie di prequel, dato che narro le vicende antecedenti…mi raccomando andate poi di corsa a leggere l’altro mio racconto! Anche qui è presente Shakespeare, i sonetti d’amore precisamente, che ho ripreso e riletto per trovare i versi adatti. Per fortuna anche il caro William era un po’ fissato con i triangoli amorosi! A presto miei cari lettori e non dimenticate di recensire…la vostra roxy_xyz.
   
 
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