L’universo
in una tazza di tè
Quando Edward socchiude la porta di
casa sono le cinque di mattina, minuto più, minuto meno, che importanza ha a
un’ora del genere? La coda è sfatta, i capelli gli ricadono su una spalla in
ciocche disordinate, disordinate da qualcuno. I bottoni nella camicia devono
essere rotolati da qualche parte, sotto qualche letto. La cerniera dei
pantaloni è un po’ aperta, e non porta i boxer, misteriosamente scomparsi
chissà dove. Ecco, questi sono i dettagli importanti, quelli cui una brava
mogliettina in camicia da notte rosa confetto dovrebbe prestare attenzione,
vedendo tornare il marito almeno quattro ore dopo la fine ragionevole di una
cena di lavoro. Questi sono i dettagli cui dovrebbe prestare attenzione Winry,
in piedi sulla soglia della cucina, la mano stretta intorno alla tazza di
camomilla, tanto che le nocche le sono diventate bianche. Quindi dovrebbe
posare la bevanda fumante, prendere la chiave inglese dal cassetto e colpire
Edward urlando insulti, finché non gli sarà passata la voglia di relazioni
extraconiugali. Magari non servirebbe a molto, ma vale sempre la pena di
provare. Invece resta immobile e accenna un sorriso, in cui non crede nemmeno
lei.
Edward aspetta. Qualcosa. Qualunque
cosa. Forse spera che vada davvero a prendere la chiave inglese, se lo
meriterebbe. Vuole sentirla urlare, vuole che lo sbatta fuori di casa, vuole
che gli lanci addosso i piatti come le casalinghe delle telenovele. Vuole che
abbia una reazione, cazzo, una reazione qualsiasi.
Winry continua a sorridere. –Vuoi una
tazza di camomilla?-
-Preferisco un tè, grazie.-
-Ma certo, te lo faccio subito. Quanto
zucchero?-
-Niente, solo un po’ di limone, come
al solito.- Quotidianità. Winry pensa che sia una bella parola, rassicurante.
Edward la vede come un cappio al collo che si stringe giorno dopo giorno fino a
soffocarti. Eppure sono così bravi, a fingerla. Nessuno pone domande, nessuno
dà risposte, è tutto assolutamente normale, tutto a posto, uno strappo che si
può ricucire anche senza parlarne, e Winry è ormai un’ottima rammendatrice.
-Non sei arrabbiata? Sai, è davvero
tardi. E ho la camicia strappata.- Non riesce a vedere il viso di Winry, di
schiena davanti ai fornelli, ma scorge la sua mano stringere con più forza la
camomilla.
–Non importa, ne compreremo un’altra.
E se sei in ritardo c’è di certo un’ottima ragione.- Non gliela chiede però,
quest’ottima ragione, e resta ad armeggiare con il bollitore senza guardarlo.
La tazza deve essere ormai sul punto di rompersi.
Edward si chiede se sia davvero così
stupida, o così cieca, o se lo ami davvero così tanto. Forse l’ha aspettato per
troppo tempo, e lasciarlo andare, o più precisamente sbatterlo fuori di casa a
calci in culo, significherebbe aver gettato nella tazza del water gli anni
migliori della propria vita.
-Niente latte, vero?-
-No.-
Gli porge la tazza, ha gli occhi
arrossati come se avesse pianto. E lui vorrebbe trovarsi davanti la persona che
era da bambina, quella che non si vergognava di scoppiare in lacrime, di
offendersi, di urlare. Di sbatterlo fuori di casa a calci in culo o chiavi
inglesi in testa, o tutti e due insieme.
-Grazie per il tè.-
Winry freme. La tazza le si spezza tra
le mani con un sonoro schiocco. I cocci volano ovunque, in terra, sul tavolo,
nella bevanda di Edward, uno lo ferisce appena sopra l’occhio. La camomilla gli
è schizzata sulla camicia strappata, ha macchiato la fodera della sedia, la
tovaglia, il muro. Ci vorrà un secolo per pulire tutto, ma non ha alcuna
importanza. Winry apre il cassetto ed estrae la chiave inglese, dimenticata da
troppo tempo per badare alla casa e fare centrini da porre sotto i vasi di
fiori secchi. La punta verso Edward, il sorriso è scomparso. –Esci da questa
casa. Esci, e forse non ti riduco a un frullato proteico da dare a Den.-
E Edward corre. Attraversa la stanza,
il corridoio, la porta è ancora aperta, se la sbatte alle spalle, l’ascensore
non arriva, prende le scale, varca il cancello. Winry gli lancia la chiave
inglese dal balcone, lo prende in testa, fa un male cane, ma continua a correre.
E ride. Il sangue gli cola nell’occhio, la camicia aperta gli frusta i fianchi,
i capelli gli volteggiano alle spalle. Il sole sta sorgendo, gli va incontro. E
ride.
Angolino
Non vi posso dire da dove abbia preso l’idea, perché non
lo so nemmeno io. E venuta fuori così, come un coniglio esce dal cappello a
cilindro, sono che i conigli sono carini e lei non tanto, ma dettagli... Sono
abbastanza convinta che non sia venuta tanto male, l’unica parte di cui dubito
è il finale... Forse è improbabile che Winry si svegli così, di punto in
bianco, ma dopo averla maltrattata per tutta la fic volevo darle il suo momento
di gloria, in cui mostrasse un minimo di carattere, anche se solo un’ombra di
quella che aveva. Ed per questo che Edward ride, perché è tornata come da
bambina, almeno un po’... Per quanto riguarda il titolo, ha buone probabilità
di essere quello del primo capitolo de “la ricerca del tempo perduto” di
Proust, ma non fidatevi troppo. E poi boh, spero vogliate commentare, che mi
fate felice! *w*
Stars_Daughter