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Autore: clacli87    29/10/2010    1 recensioni
Stiamo parlando di uno dei personaggi meno esplorati della saga di Twilight, Leah Clearwater, la storia è di lei che tratta, di come è diventata quello che è e di come evolverà nel tempo affidandosi solo a se stessa, tra mille problemi e novità. Leah si avvicina alla scrittura, ma quando si scrive c'è sempre un motivo e lei ne ha uno più che valido! Spero vi piacerà! Ma perchè nessuno commenta? è così brutta? Ditemelo se è terribile!
Genere: Comico, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Leah Clearweater
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga, Più libri/film
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Rieccomi Diario!

Lo so... sono proprio un'amica imperdonabile, d'altronde non sono affatto come le ragazze della mia età, anche se cerco di fare di tutto per tornare alla normalità la mia vita è leggermente complicata!

Comunque mi sembra passata un'eternità da quando ti ho scritto per l'ultima volta.

Ti ricordi? Avevo delle cose importanti da fare, come ad esempio presentarmi al mio primo giorno di lavoro.

So che sarai sicuramente curioso, vorrai sapere cosa mi è accaduto dato che non ti ho assillato per un bel po' con i miei problemi e allora saltiamo i soliti convenevoli... sono pronta a dirti tutto!

 

Ero nel letto, nella mia nuova stanza, non più tra le montagne sperdute di Forks, ma in una metropoli, ero avvolta da un senso di pace, tipico di un sogno gentile e tenero, che ti apre la mente e ti purifica al tempo stesso.

Da quanto tempo i miei sogni non erano altro che incubi? Non lo sapevo più ormai e nella semi-coscienza di quel sonno non potevo che gioire di aver trovato una equilibrio che mi faceva sentire quasi normale.

Probabilmente se ci fosse stato qualcuno con me in quell'istante, mi avrebbe visto sorridere, niente e nessuno poteva rovinare quel momento perfetto di pura epifania ed estasi e poi, invece:

 

Tic Tac, Tic Tac: Wake up Lady!” Ebbene si... il suono della maledetta sveglia che giaceva sul comodino, la stessa che il mio caro e simpatico Seth mi aveva regalato prima che partissi.

L'aveva incartata da solo, lo si capiva vedendo il pacchetto, me la porse con la sua solita risatina e mentre cercavo faticosamente di arrivare al “tesoro nascosto” mi disse: “ Questo è per non dimenticarti di me, credo che mi rappresenti piuttosto bene”.

Era una sveglia a forma di lupo, quale oggetto poteva rappresentare meglio il mio fratellino rompiscatole?

Allungai il braccio nella penombra e tastai gli oggetti sul comodino, dopo vari tentativi ce l'avevo fatta, quel maledetto aggeggio infernale era fuori uso.

Avevo a disposizione ancora due ore, a dire il vero ero piuttosto agitata, non avevo mai lavorato in quel modo, se si trattava di aiutare in casa o lavorare il legno potevo anche cavarmela, ma parlare davanti a tutti quegli sconosciuti? Un brivido raggelò la mia calda pelle. E se mi avessero licenziato?

 

-Momento di panico-

 

No... ce la dovevo fare a tutti i costi, dovevo superare le mie sciocche paure da essere umano!

Mi gettai sotto la doccia, cercando di rilassarmi inalando il vapore che mi circondava.

Anche se sono un forno vivente non sono riuscita a togliermi il vizio di farmi una doccia calda quando sono nervosa, lo scroscio dell'acqua, la nebbiolina leggera che sfida la forza di gravità, mi danno un senso di pace, mi fanno dimenticare l'ansia e l'angoscia.

Una volta uscita dalla doccia mi aspettava la prova costume, si, questa forse era la parte peggiore del mio piano per guadagnare soldi, dovevo vestirmi come una vera indiana e questo significava

comporre due trecce laterali con i miei capelli ribelli, mettere delle piume, qualche gioiello antico

ed il vestito.

Mi guardai allo specchio atterrita, a che serviva travestirmi da una mia antenata? Immaginai le risate che sarebbero uscite dalla bocca degli altri del branco se mi avessero vista conciata così, per fortuna che non erano in grado di leggere i miei pensieri, erano troppo distanti da me.

Ripiegai i vestiti e tolsi i gioielli e le piume, per riporli nella borsa, mi misi un paio di jeans ed una canottiera e guardai l'orologio, era ora di andare, non dovevo arrivare tardi proprio il primo giorno di lavoro.

Presi un Taxi, in direzione “Southwest museum of the American indian”, l'ansia stava tornando, mi rimbombavano i battiti del cuore in gola, era peggio che affrontare un clan di vampiri per me, in questi casi ritornavo ad essere la Leah insicura e senza coraggio, quella che ero prima di trasformarmi.

Ormai ero arrivata, entrai nell'imponente edificio bianco, che dall'esterno ricordava l'aspetto di alcuni edifici europei che avevo visto in foto, i gradini sembravano non finire più, mi recai alla reception salutando cortesemente gli uomini della sicurezza, c'erano due ragazze, spiegai loro che era il mio primo giorno di lavoro e chiesi informazioni su dove fossero gli spogliatoi per il personale.

Mi indicarono un lungo corridoio che portava ad un'ala privata del museo, quella che sarebbe diventata la mia seconda nuova casa, mi mossi in quella direzione, le pareti erano di un rosso color terra ed erano costellate di fotografie di eventi svolti nel museo e di teche contenenti oggetti preziosi.

Più avanti c'era una porta sulla destra che conduceva alla stanza del direttore, non lo avevo conosciuto quando ero stata lì la prima volta, mi chiedevo che tipo di persona fosse, ero abbastanza curiosa.

Continuando più avanti c'era una sala relax per il personale e alla fine del corridoio due ingressi portavano agli spogliatoi femminili e quelli maschili.

C'erano della panche in legno e degli armadietti, nei quali potevo depositare i miei effetti personali, mi feci un giro per il locale, il bagno era abbastanza grande e pulito ed era corredato di docce.

Soddisfatta di non aver nulla da ridire sull'ambiente impeccabile, mi diressi verso una panca su cui avevo posato la borsa, non c'era nessun altro in quel momento, vi guardai all'interno, poi dissi tra me e me: “ beh, in bocca al lupo Leah” e mi misi a ridere come una bambina!

Ormai le prove erano finite, dovevo lavorare, indossai tutto il necessario e mi diressi verso la Hall, dove in meno di 7 minuti sarebbe arrivato il mio primo gruppo, camminavo e cercavo di guardarmi in torno il più possibile, volevo cogliere ogni aspetto di quel luogo.

Ero quasi alla fine del corridoio quando persa a guardare le foto sulla parete mi scontrai con qualcosa di duro.

Guardai dalla parte opposta, con aria preoccupata, sperando di non aver urtato un qualche tipo di oggetto prezioso e invece mi accorsi che non era una cosa, ma era una persona.

Alzai gli occhi e con tono dispiaciuto cominciai a dire “Mi scusi signor” e poi mi dovetti fermare, quel viso non mi era affatto nuovo ed evidentemente il mio non lo era per lui, perchè mentre ero paralizzata per lo shock fu lui a parlare e con sguardo stupito mi disse:

E tu... tu cosa diavolo ci fai qui?”

 

Scusami diario, ora devo scappare altrimenti mi va a fuoco la cena, ci sentiamo appena posso, tornerò presto a saziare la tua sete di conoscenza! Promesso!

A presto mio caro amico!

   
 
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