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Autore: whateverhappened    31/10/2010    6 recensioni
Un urlo le venne naturale quando vide un bambino di circa un anno, avvolto da una coperta scozzese, abbandonato sul gradino d'ingresso. Si tappò immediatamente la bocca con le mani, sperando di non aver svegliato nessuno né in casa né fra i vicini, e si concesse un sospiro di sollievo quando non udì nessun rumore all'infuori di un gatto che strusciava fra i cespugli. Dopo qualche istante di sconcerto, Petunia tornò a guardare il bambino, che all'apparenza era l'unico ad esser stato svegliato dal suo grido e ora la guardava ad occhi sgranati. Per poco Petunia non si lasciò andare ad un altro urlo quando incrociò lo sguardo del bambino: quegli occhi erano così simili ai suoi.
[Scritta per la challenge "Characters&Themes" indetta da vogue]
Genere: Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Petunia Dursley
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Personaggio: Petunia Dursley, 42
Tematica: lettera












The Face I Can't Forget






La notte era passata con estrema lentezza. Dudley non stava bene e con pianti e grida le aveva fatto chiaramente capire che voleva che lei stesse al suo fianco, come ogni volta lei aveva assecondato i desideri del suo bambino. Non aveva chiuso occhio, temendo che se si fosse appisolata anche solo per un istante la febbre di suo figlio sarebbe salita a dismisura. Solo all'alba, quando la fronte di Dudley era ormai fresca, si concesse di scendere al pianterreno a far colazione. Normalmente Petunia aspettava il marito per mettersi a tavola, ma la notte insonne le rendeva necessario un caffè. Muovendosi silenziosamente per non svegliare Vernon o Dudley, appena addormentato, si avvicinò lentamente alla porta. La aprì con delicatezza per prendere il latte, ma quando notò ciò che c'era sul primo gradino tutti i suoi propositi di compiere ogni gesto in religioso silenzio sparirono.

Un urlo le venne naturale quando vide un bambino di circa un anno, avvolto da una coperta scozzese, abbandonato sul gradino d'ingresso. Si tappò immediatamente la bocca con le mani, sperando di non aver svegliato nessuno né in casa né fra i vicini, e si concesse un sospiro di sollievo quando non udì nessun rumore all'infuori di un gatto che strusciava fra i cespugli. Dopo qualche istante di sconcerto, Petunia tornò a guardare il bambino, che all'apparenza era l'unico ad esser stato svegliato dal suo grido e ora la guardava ad occhi sgranati. Per poco Petunia non si lasciò andare ad un altro urlo quando incrociò lo sguardo del bambino: quegli occhi erano così simili ai suoi. Ma no, non poteva essere.

La donna si abbassò fino ad inginocchiarsi di fronte al piccolo, notando per la prima volta una cicatrice a forma di saetta sulla fronte, coperta appena dai capelli. Solo dopo qualche istante vide un foglio spuntare da sotto il braccio destro del bambino. Lo afferrò immediatamente, riconoscendo al tatto quella stessa carta pergamenata della lettera che aveva visto tanti anni prima. In elegante calligrafia era stato appuntato il destinatario: signora Dursley. Spinta dalla curiosità e da una strana morsa allo stomaco, Petunia strappò la busta con un impeto che non le era solito. Fece scorrere lo sguardo su quelle poche righe, strabuzzando gli occhi più volte e arrivando alla fine trattenendo il pensiero.

Così, quello era suo nipote, Harry. Non poteva credere che fosse reale, probabilmente era stata vinta dalla stanchezza e si era appisolata accanto al lettino di Dudley. Si pizzicò il braccio ma nulla attorno a lei cambiò, il bambino era sempre sul gradino e la lettera fra le sue mani. Petunia sospirò, rileggendo ancora una volta quelle parole.

Sua sorella ha donato la vita per difendere suo figlio.

Petunia allungò la mano fino a toccare la fronte del bambino, quella cicatrice che secondo la lettera era il segno di una maledizione. Quella stessa maledizione che aveva colpito sua sorella, che però non aveva avuto la stessa sorte. Lily era morta, non l'avrebbe vista mai più. Lily era morta, e lei non aveva fatto in tempo a dirle che le voleva bene nonostante le parole che le aveva rivolto. Lily era morta, nessuno l'avrebbe riportata indietro, ed era tutta colpa di quella stupida magia. Lo aveva sempre detto che i poteri di Lily non avrebbero portato alcun bene, ma nessuno le aveva dato ascolto, tutti lodavano sua sorella per quello che riusciva a fare. Eppure, alla fine, aveva avuto ragione lei: se Lily era morta era solo colpa delle sue doti e di quel buono a nulla che si era sposata, un altro mago. Se sua sorella le avesse dato ascolto sarebbe stata ancora viva. Non avrebbe mai dimenticato l'espressione sul suo volto nel momento in cui le diceva che non sarebbe andata al suo matrimonio con quel Potter, mentre ancora una volta le ripeteva che sarebbe stata la sua rovina. Petunia scosse appena la testa, tornando a guardare le parole impresse nella lettera.

Il nome di suo nipote è già famoso nel mondo dei maghi.

Petunia storse il naso a quelle parole. Suo nipote sarebbe diventato come lei e quel Potter, come quel bambino disgustoso che vedevano quando andavano a giocare nel parco vicino a casa. Sarebbe andato in quella scuola dove era andata Lily, forse per poi fare la stessa fine. Petunia tornò a guardare gli occhi del bambino, sorridendo tristemente. Non erano simili a quelli di sua sorella, erano esattamente identici. Harry aveva gli occhi di Lily, in lui l'avrebbe sempre rivista.

Sarà suo il compito di spiegare ad Harry cosa è successo ai suoi genitori e per quale motivo. Gli faccia conoscere le sue origini e il mondo a cui appartiene.

Petunia accartocciò la lettera in un moto di rabbia. Così, stando alle parole di quel Silente, avrebbe dovuto crescere suo nipote per poi vederlo andare al massacro come sua sorella. Tornò a guardare quei grandi occhi verdi, mentre dentro di sé si faceva sempre più chiara una decisione. Harry era tutto ciò che le rimaneva di Lily, non avrebbe permesso che facesse la sua stessa fine. Lily era morta per proteggerlo, come lei avrebbe fatto per Dudley, e avrebbe fatto in modo che sua sorella non se ne fosse andata per nulla. Scrutò ancora quegli occhi verdi, scorgendovi quello stesso sguardo della sorella, quegli stessi lineamenti che non poteva dimenticare per quanto ci provasse.

Suo nipote sarebbe vissuto all'oscuro di tutto, seguendo ciò che lei decideva per lui. Non avrebbe fatto come Lily, non avrebbe buttato la sua vita per la sciocchezza di una bacchetta di legno.
















Questa storia è stata scritta per la challenge "Characters&Themes" indetta da vogue.
Avevo in mente da tempo di scrivere una storia come questa, alla fine è stato più uno sfogo che altro. Il fatto che sia uno sfogo implica che non me ne frega nulla che faccia schifo e pubblico comunque XD

Ho messo l'avviso OOC per Petunia perché oggettivamente è impensabile che sia andata a fare ragionamenti come quelli che ho scritto, più probabilmente si sarà incavolata per quel bambino rifilatole tra capo e collo. Tuttavia leggendo il capitolo sulla vita di Piton ne I doni della morte mi sono chiesta che cosa possa aver provato Petunia nel vedere sua sorella separarsi sempre più da lei, quando prima erano legate... mi piace pensare che non la odiasse davvero, che fosse più un modo per mascherare la rabbia/delusione/tristezza. Certo, se così fosse stato avrebbe trattato meglio Harry, ma almeno in una brevissima (e schifosissima) oneshot ho voluto darle questa connotazione un po' più "positiva".
Il titolo è una frase della canzone "She" di Charles Aznavour - al solito ero a corto di idee.

Dettò ciò, auguro a tutti una buona serata di Halloween!
   
 
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