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Autore: crissi    01/11/2010    24 recensioni
"Marron Glacè. Un nome strano. Anzi, un nome ridicolo! Spesso mi domando che avesse in testa mia madre quando decise di chiamarmi così."
Pensieri malinconici di Nanny in un giorno d'estate e, nonostante l'apparenza, one-shot tristissima.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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LA VITA VISTA DA QUAGGIU'


LA VITA VISTA DA QUAGGIU’


Marron Glacè. Un nome strano. Anzi, un nome ridicolo!
Spesso mi domando che avesse in testa mia madre quando decise di chiamarmi così.
... Probabilmente, le intenzioni erano buone...
Lei era cuoca, quindi la sua era una deformazione professionale.
Insomma, sono fortunata a non chiamarmi “bignè”!
Mio marito mi chiamava sempre “pasticcino”.
E litigavamo.

Ma in realtà mi piaceva.
Vorrei fosse ancora qui per litigare e fare pace.
Se ne è andato così presto, tanto tempo fa, che faccio fatica a ricordarne il viso, la voce, l’aspetto.
Due cose non dimentico, di lui: quegli occhi di smeraldo ed il suo tocco.
Sono oramai vecchia, ma le sue carezze sulla pelle le sento ancora.
... Nessun’altro mi ha carezzata come lui...
Eravamo così giovani, così stupidi a pensare che la vita insieme sarebbe stata lunga. Invece, neanche il tempo di veder nascere la nostra bambina e lui era già sottoterra.
Cosi’, siamo rimaste sole, la mia piccola ed io.

Lavoravo già per questa nobile famiglia e poi, quando Auguste, il mio primo “bambino”, crebbe e si sposò, rimasi con lui e madame.
... Che bel matrimonio fu il loro!
Tanti invitati, bella musica, abiti e gioielli abbaglianti. ...  Il fior fiore di Versailles.
Fu anche un matrimonio fuori del comune: un matrimonio d’amore.
Marguerite era raggiante e lui, beh, non lo nasconderò, ...ho sempre pensato a lui come ad un uomo veramente bello, ma quel giorno, ... sì, aveva una luce negli occhi, quando guardava la sua sposa, una luce che lo rendeva magnifico!
Poi arrivarono le bambine.
La casa si riempì di grida festose ed avevo sempre molto da fare.
Sempre a cucire abiti graziosi, sempre a infornare torte di compleanno, sempre a organizzare feste.
Il signor Conte adorava le sue figlie, ma il non avere un erede maschio, col tempo, cominciò a diventare un problema.
... La gente può essere molto cattiva…
Sentiva la derisione dei parenti, dei compagni d’arme.
L’uomo incapace di avere un figlio maschio, era per tutti.
Cominciò a diventare ombroso e chiuso in sé stesso.
Cominciò a tenere tutti a distanza.
Madame avrebbe fatto di tutto per l’uomo che amava, ma il medico fu chiaro: mai più figli o lei sarebbe morta.
Perciò la loro sesta figlia, fu anche l’ultima.
Così, lui perse la ragione.
Non può essere spiegato in altro modo, quel che fece!
Decise che quella notte, al generale Jarjaies era nato un figlio maschio e nessuno riuscì ad opporsi alla follia.
Tutte le loro bimbe erano perfette e bellissime, ma, Dio mi è testimone,… lei … lei era un angelo!
Ed il tempo mi diede ragione, perché solo un angelo avrebbe potuto sopportare quel che il generale le fece passare.

Poi venne il giorno in cui il mio cuore si spezzò nuovamente, come mai dovrebbe accadere.
Prima, avevo dovuto essere forte per la mia povera figlia orfana di padre ed ora … dovevo esserlo per mio nipote, orfano di entrambi.
Andrè, il bambino più triste che avessi mai visto, mise piede a palazzo in un giorno pieno di sole.
Un esserino fragile, naturalmente educato, con due grandi occhi scintillanti, spalancati su quel mondo che mai aveva visto.
Ogni cosa, ogni persona, anche particolari insignificanti, causavano in lui stupore.
... E lo stupore divenne meraviglia quando conobbe Oscar...
Il generale vide la cosa come un’oppurtunità: quella di far crescere suo "figlio" con compagnia maschile.
... E quello fu la sua rovina.
La sua rovina e la mia preoccupazione.
Sapeva essere così cieco, a volte.
A volte … Sì, a volte lo avrei preso per il collo come faccio coi polli!
Era così evidente l’attaccamento reciproco di quei due bambini soli…
Non era altro che questione di tempo…
... I miei ragazzi…
Anche loro pensavano la vita sarebbe durata a lungo.
Anzi, sembrava desiderassero che la loro infanzia non finisse mai, ora che erano insieme, ora che non erano più anime a metà.
Sembravano uniti dal fato.
Due eterni fanciulli, nello spirito.
Due esseri gentili, appassionati …
E complementari nelle loro diversità.

Ironia del destino: il generale voleva fare di lei un maschio e la figlia, invece, diventava col tempo sempre più bella, col tempo sempre più donna.
Come poteva il mio piccolo ignorare ciò?
Come poteva un uomo resistere a tanto?
Io capivo che si consumava nel tentativo di farlo, ma non potevo aiutarlo in alcun modo.
Per questo fui felice, quando Oscar, per la prima volta nella sua vita, decise di andare ad un ballo di corte vestita da donna, invaghita di un aristocratico straniero.
Speravo che sarebbe stata lei ad allontanare il mio Andrè.
... Ma qualcosa non funzionò...
Oscar relegò quell’abito e la donna che l'aveva indossato, nel fondo di un baule che non aprì più.
Fui altrettanto felice quando il conte Girodelle la chiese in moglie.
Un giovane posato, di buona famiglia, di bell'aspetto.
Se lui l’avesse portata via, il mio Andrè avrebbe dovuto rinunciare a lei e, magari, col tempo, farsene una ragione.
Ma lì fu Oscar a mandare tutto a monte.
... Era un brutto periodo per lei, quello...
Aveva lasciato la guardia Reale e, non so perché, ma era arrabbiata col  mio piccolo.
... Non conobbi mai il motivo di quel loro brusco allontanamento...
Intanto, ogni giorno che passava, lei era sempre più pallida e stanca.
Ogni notte che arrivava, lui era sempre più triste e disilluso.

Sta di fatto che lei sembrava aver preso una pericolosa strada in discesa.
E Andrè la seguiva.
L’avrebbe seguita anche all’inferno.

***


Sono seduta qui, sola, in cucina, preda della mia malinconia.
Qui, a
piangere in silenzio ed a guardare la vita da quaggiù, dalle stanze della servitù.
Una vita che scorre senza che io possa frenarla, né, tantomeno, cambiarla.
Ogni giorno, per un numero di anni che neppure conto più, sono stata la prima ad alzarmi in questa casa e l’ultima a toccare il cuscino.
... Col mio solito vestito, col mio solito grembiule…
Su e giù dalle scale, a regolare la vita di questa famiglia.
A guardare da fuori le loro gioie ed i loro dolori, rimanendone imprigionata mio malgrado.
... La loro vita, tutta la mia vita...
Ho vissuto per loro.
Come è possibile che sia finita così?
Se ne sono andati!
Le bambine  si sono sposate …
Madame, ormai risiede a Versailles, dalla Regina …
Il Generale, ha i suoi soldati …
Mi hanno lasciata per seguire la loro strada.
E solo di tanto in tanto, si ricordano che sono qui, ad aspettarli.
... Ma così va la vita, mi dico …
Anche loro due.
I  miei bambini.
Insieme, infine, se ne sono andati quattro giorni fa.
Contro la legge, contro ogni convenzione, contro il buonsenso …
... I  miei benedetti ragazzi …
Avrei dovuto intuirlo dall’abbraccio forte del mio Andrè, ma solo da quelle due misere righe di Oscar al padre, ho capito che non li avrei rivisti.
Non stavano andando al lavoro, quella sera.
Iniziavano la loro vita.

Il sole tramonta ancora all’orizzonte.
Un’altra notte sta arrivando.
Io sono sempre più sola.
Sempre più stanca.
Improvvisamente, non ho bambini da accudire, abiti da cucire, pietanze da sfornare...
Faccio un giro di controllo tra queste ampie stanze, lucide, eleganti.
Sistemo un centrino, raccolgo dal tavolo alcuni petali di rosa, caduti da un vaso...

... Sono sola con me stessa, con i miei ricordi, in una grande casa silenziosa.
Ma? … vedo con la coda dell’occhio un cavallo fermarsi nel cortile.
E’ un soldato!
Uno di quelli di Oscar, ma non è il mio Andrè.
Il cuore comincia a battermi veloce...
… No …  no! …
Lo riconosco, è quel ragazzone strano, l’amico del mio piccolo!
E’ smontato, viene qui.
Mi ha vista.
Mi muovo piano verso la grande porta finestra del salone, spalancata per permettere alla brezza serale di portare un poco di profumo d'estate in queste stanze vuote.
Lui sale i tre gradini.
Ha gli occhi arrossati ed in mano stringe il berretto; nervosamente lo rigira.
... Non c’è bisogno mi dica nulla...
Non dopo i disordini che stanno accadendo.
Se anche uno solo dei miei bambini fosse vivo, lui non sarebbe qui con quella espressione in volto.
Mi chiedo "perchè?"
Perchè Dio abbia deciso ch'io debba sopportare tutto ciò!
Lui estrae una busta dalla giubba e me la porge.
Riconosco la calligrafia minuta e precisa della piccola Rosalie.
Una grossa lacrima percorre le rughe sul mio viso; cade sulla scritta “ per Nanny” e sbaffa l’inchiostro.
-    Mi dispiace tanto, madame... – mormora l’omone con voce incerta.
Accenna un inchino e se ne va.
Torno piano alla mia poltrona davanti al camino della cucina, che è acceso anche se siamo a metà luglio.
Non so perché, ma ho stranamente freddo stasera.
Non riesco a levare lo sguardo dalla busta sigillata con la ceralacca, mentre le fiamme scoppiettano vivaci.
... Loro, la sola cosa realmente viva e calda in questo palazzo...

Mi decido.
La apro.
Dentro solo poche righe, una breve … spiegazione, per dove, come, quando. 
E anche quelle scritte sono sbaffate da lacrime.
Poi, mi cade qualcosa in grembo.
Sono due ciocche di capelli tenute insieme da un nastrino nero.
Una è bionda, l’altra castano scuro.
Porto la mano al cuore, che si spezza per l’ultima volta.
Sento il generale chiamarmi dal suo studio.
-    Nanny, chi era alla porta? Nanny !
… Ma non posso più rispondergli.


- fine -
   
 
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