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Autore: Waanzin    01/11/2010    1 recensioni
In una Gotham City sempre più simile all'inferno sulla terra, la vita della ragazza problematica Harleen Quinzel sta per essere stravolta suo malgrado dalla guerra tra il bene ed il male, rappresentati da un vigilantes mascherato che alberga tra le ombre e dal "principe pagliaccio del crimine".
Genere: Dark, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Dopo una piccola coppia di one-shot e una lunga fanfiction ambientate nel mondo di Resident Evil, mi sono appassionato all'universo del Cavaliere Oscuro della DC Comics e mi è venuto il tarlo di realizzare qualcosa ambientato in quell'universo. Questa fanfiction tenta di adattarsi ai toni più cupi e tenebrosi che Batman richiede, mantenendo al contempo un occhio di riguardo per la psicologia dei personaggi. Ovviamente, come l'altro mio "prologo", questo è una sorta di "esperimento" e deciderò come andare avanti in seguito... in ogni caso, spero vi piaccia!

Si tratta della mia seconda fiction vera e propria, e la speranza è quindi di non fallire nel tentativo di realizzare una bella storia capace di far divertire fan del personaggio e non. Se chiunque abbia voglia di leggere questa fic avrà intenzione di recensire sarà il benvenuto: ho bisogno come sempre di consigli per migliorare, essendo un "fanfictionista" in erba, e ogni recensione per me ha un valore inestimabile. Come sempre, risponderò ad ogni recensione personalmente.

Contestualizzazione: questa fiction è ambientata in una mia personale versione dell'universo di Gotham visto nella recente serie animata "The Batman" con influenze da parte degli ultimi due film di Christopher Nolan, Batman Begins e The Dark Knight. Cronologicamente si può collocare dopo la prima puntata di The Batman e prima della seconda, ma non tiene conto di tutto ciò che è avvenuto in seguito.

Beh, direi di avervi annoiati anche troppo... si apra il sipario! 

 


 



Prologo:
Incubo di una Notte di Mezzo Inverno

 

Mezzanotte.

La notte giaceva sulla città di Gotham... troppo fredda per essere percepita, troppo scura per essere vista. Come un amante distante, avvolgeva i pilastri dei quartieri bassi e nascondeva i peccati della giungla d'asfalto.

Il vicolo era sporco, ma la pioggia l'aveva reso una lucida bettola, oltre che completamente spoglio di qualsiasi vita, fatta eccezzione per i ratti che brulicavano tra l'immondizia. Ratti che corsero al confortevole sudiciume delle loro tane quando il tintinnio di anfibi sull'asfalto spezzò il silenzio.

Harleen camminava a testa bassa, persa nel tintinnio dei grossi stivali avvinghiati nel cuoio. Non era immersa nei suoi pensieri, nè faceva caso a dove stesse andando: il freddo era tutto ciò che occupava la sua testa. Gli occhi scuri, evidenziati dal mascara, erano leggermente appannati ed il sinistro vibrava... un fastidioso tic lasciatogli come regalo dalle anfetamine prese qualche ora prima.

Il resto del suo corpo era coperto soltanto da un corpetto rosso e nero che in quel momento avrebbe scambiato volentieri con quei disgustosi lunghi cappotti di pelliccia in cui le bigotte dei quartieri alti usavano soffocare e da un paio di pantaloni di pelle, anch'essi resi spiacevolmente fastidiosi dal gelo.

Una sigaretta le penzolava tra le labbra, nere come il suo umore, mentre i capelli biondi erano stati forzati in due code da bambina che al confronto con il resto del suo aspetto avevano l'effetto di un pugno in un occhio. Stringeva la borsetta a forma di bara come se potesse fornirle tutto il caldo del mondo.

Thump.

Un tonfo, sordo quanto metallico, a pochi metri di distanza. La testa di lei scattò, gli occhi si staccarono per la prima volta dall'asfalto della città da quando aveva abbandonato la centrale di polizia, con una ramanzina sulle spalle a causa di qualche sostanza di troppo nascosta nel corpetto, e la certezza di essere scampata ad una notte in cella solo grazie al suo aspetto di ragazzina maltrattata.

Il suo sguardo ispezionò il vicolo, ma non c'era nulla. Nulla di preoccupante... nè nulla di rassicurante. Era tutto di un vuoto disarmante. Con passo svelto, Harleen riprese a camminare... e finalmente il pensiero di dove si trovava le accarezzò la mente. Aveva camminato istintivamente verso casa, ma doveva essere finita in una strada parallela, perché non riusciva a capire in quale quartiere fosse.

Alla sua destra e alla sua sinistra, soltanto grandi palazzine fatiscenti che le ostruivano il campo visivo. Davanti e dietro di lei, le strade alle estremità del vicolo non le sembravano meno pericolose del posto in cui si trovava.

Thump.

Di nuovo. Questa volta era vicino... qualcosa stava sbattendo contro il muro della palazzina alle sue spalle... era come se qualcuno stesse tirando testate contro la parete della propria stanza dall'interno. Inarcò un sopracciglio, e gettò a terra il mozzicone di sigaretta. Osservò il muro da cui proveniva il suono e allungò una mano staccandola dalla borsetta, sfiorandolo senza toccarlo...

«Ma che diav...» Con un fragore impressionante, il muro le esplose in faccia. La polvere le intasò i polmoni nel giro di un secondo e lei fu scagliata contro la parete alle sue spalle abbastanza velocemente da non farsi sfigurare dalle macerie. Mentre alcuni mattoni colpivano il muro alla sua sinistra, la ragazza crollò confusa e dolorante a terra.

Prima che potesse rendersi conto di cos'era successa, un corpo le arrivò addosso.

Tentò di gridare, ma si ritrovò in bocca degli unticci capelli verdi, e le venne da vomitare. L'uomo che le era venuto addosso la guardò per qualche istante: il volto di lui era pallido quasi quanto quello di lei, ma c'era qualcosa di diverso... non era trucco. Era pelle bianca.

E quegli occhi... indecifrabili. Contorniati di nero, rossi al proprio interno, ma con delle iridi di un verde che confondeva... in quei pochi istanti in cui si guardarono, Harleen si sentì rabbrividire... era come trovarsi davanti a un alieno... ma lei sapeva chi stava osservando. E la risata di lui, mentre si accasciava dolorante su di lei, non le lasciò alcun dubbio.

«Oh, Cristo...» gemette, tentando di toglierselo di dosso. Lui la precedette e l'afferrò per una delle sue code, scagliandola a un paio di metri di distanza. Mentre il dolore le si ripercuoteva su tutto il corpo, la voce del pagliaccio le perforò il cranio: «Mi scusi, signorina... tendo a dimenticare le buone maniere quando sono con certe brutte compagnie!»

Prima ancora che un'ombra nera e possente potesse fuoriuscire dal buco del muro, Harleen aveva già realizzato tutto quanto. Seppe di esser finita in uno di quegli scontri che tutti speravano di vedere soltanto in televisione... quel folle vigilantes mascherato, Batman, e il pagliaccio assassino di nome Joker se le stavano dando a pochi metri da lei.

E non era una situazione piacevole da gestire.

Il suo primo istinto fu di fuggire, ma poi si ricordò della borsetta... giaceva vicino ai piedi del pagliaccio, mentre quest'ultimo stava schivando i pugni di un enorme ed informe massa nera che sembrava fondersi con le ombre. Harleen chiuse gli occhi per un istante. “Ora” Sussurrò a se stessa, prima di scagliarsi ad afferrarla...

Fallì. Alla grande.

Con un gesto rapido, il Joker la afferrò per il collo e la rivolse verso Batman. Mentre la ragazza, bloccata in una morsa dalla quale non poteva liberarsi, sentiva un coltello premergli delicato e gelido allo stesso tempo contro la guancia, sbarrò gli occhi e fu travolta dalla visione dell'uomo che chiamavano Cavaliere Oscuro.

Gli occhi bianchi di lui la esaminarono per qualche istante... «Lasciala stare, Joker. Lei non fa parte del tuo circo di folli!» La voce cavernosa e perforante dell'uomo pipistrello vibrò nell'aria e fece irrigidire Harleen, bloccata nella morsa del pagliaccio. Quest'ultimo però, non sembrava molto impressionato.

«Oh, non ancora Batsy! Ma se mi dai un secondo...» Esclamò... e ridendo come soltanto un pazzo può fare, conficcò la lama del coltello nella guancia di lei, procurandole uno squacio fino alle labbra così finemente truccate. L'altro, il Batman, scattò in avanti e liberò la ragazza con uno strano boomerang che le fischiò vicino all'orecchio destro, ma lei non ci fece caso e si lasciò cadere in silenzio mentre i corpi di entrambi i contendendi cozzavano l'uno contro l'altro e rotolavano alle sue spalle.

Il dolore sul volto e la consapevolezza di essere stata accoltellata da un pazzoide con la pelle bianca stavano già corrodendo il suo cervello provato. Si accasciò a terra e si portò le mani sul volto gemendo, mentre i due si rincorrevano e fuggivano dal vicolo e dalla sua vita... per ora. I suoi palmi s'imbrattarono pesantemente di sangue e lacrime.

La vita di Harleen Quinzel fu sconvolta per sempre.
 

 

H A R L E E N

  
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