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Autore: Mio Akiyama    01/11/2010    3 recensioni
Se solo gli dèi fossero sempre protettori. Sempre benevoli. Sempre amorevoli. E invece. Invece sono molto più umani di noi. Gelosi, traditori, iracondi, violenti, vendicativi...
Oh, aspro fato! Se tu non fossi così impassibile ai sentimenti dell'uomo! Se tu potessi evitare il dolore agli uomini!
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IV Classificata al contest "SasuSaku nella storia:" di Amaranth93
Genere: Romantico, Sentimentale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Eco

Un panorama di verde foglia si lascia coprire di luce davanti ai miei occhi. Il sole è alto nel cielo, quasi bianco per il chiarore estivo.
Porto una mano sulla fronte, permettendomi di vedere meglio la valle che, dal ciglio del burrone su cui mi trovo, si estende in tutta la sua primitiva bellezza. Qua e là, tra i campi arati e i prati incolti, dei puntini bianchi fanno capolino nel verde giallognolo: marmi di templi, colonne, piccoli teatri. E su di essi si riflettono i raggi solari, come se la loro magnificenza non bastasse a renderli una gioia per gli occhi.
Acuisco lo sguardo. Mi porto più lontano, verso la costa. Intravedo un'insolita figura umana in lontananza, ma di evidenti dimensioni gigantesche.

Atena Parthenos.

Impossibile pensare che un uomo potesse scolpire qualcosa di divino. Eppure gli ateniesi, in quell'occasione, vi erano andati pericolosamente vicini. Bella. Immensa. Incute davvero timore, a vederla dal mare. Come un avvertimento, un altolà. “Questa città è sotto la protezione di Atena”. Il grido della statua sembra risuonare a gran voce in ogni angolo dell'Attica.

Se solo gli dèi fossero sempre protettori. Sempre benevoli. Sempre amorevoli. E invece. Invece sono molto più umani di noi. Gelosi, traditori, iracondi, violenti, vendicativi...
Mi bruciano gli occhi. Passo il braccio destro ad asciugare quelle poche lacrime sul viso.

È senza dubbio la terra alzata dal vento.


E di vento non ve n'è neanche un soffio. Mi volto a sinistra, inizio a camminare in quella direzione. Sull'orlo del baratro. Tra la vita e la morte. Tra l'essere e il non essere. Eppure ormai la differenza non è più così netta. Ed io sono fortunato. So che un giorno morirò, ma quel giorno inizierà la mia eternità nell'Ade. Sarà una fine definitiva. Un punto fermo, un valico, una porta da oltrepassare.
E se anche io non avessi questa fine definitiva? Se anch'io mi trovassi costretto per sempre ad una misera esistenza immortale eppure non vivente sulla terra? Se anch'io fossi colpito dall'ira di una divinità e dovessi scontare sulla terra la mia pena?
Mi asciugo di nuovo le lacrime.

Maledetto vento.


Lentamente, mi fermo. Eccola, davanti a me. La rupe. La mia rupe. Coperta di alberi di pesco in cima. Un incanto di rosa e verde. Ed è straziante vederla così rigogliosa, ogni giorno di più. Straziante pensare che questa rupe continuerà ad esistere quando io me ne sarò andato. Straziante sentirmi imprigionato e non poter fare nulla per cambiare questa situazione.

«Sei meravigliosa!»

«Meravigliosa...»

«Stai soffrendo?»
«Soffrendo...»

«Sappi che ancor ti amo!»
«Amo...»


Sono passati mesi. Anni. Decadi.
Molti peschi hanno perso i loro ultimi fiori. I tuoi continuano a trasmettermi la vita che c'è in te.
Eri splendida come oggi. Correvi, saltavi, ridevi, scherzavi. Eri la ninfa più vitale che gli dèi stessi avessero mai avuto con loro sull'Olimpo. E se gli dei non fossero state creature d'odio e inganno, oggi saresti ancora lì. In riva agli specchi d'acqua, o nascosta nei boschi.
Per guardarlo arrivare. Per guardarlo cacciare la selvaggina con l'arco teso e l'occhio acuto. Per guardare il fisico scultoreo contratto nell'uccidere un cervo, o la fronte bianca imperlata di sudore sotto i lunghi capelli corvini.
Ti sentivi una predatrice. Lo seguivi, lo osservavi nell'ombra, assimilando ogni suo singolo movimento. Come nutrendoti di quegli attimi, non lasciandotene sfuggire nessuno. Sembrava che ti aspettassi il destino che ti è sopraggiunto.


Oh, aspro fato! Se tu non fossi così impassibile ai sentimenti dell'uomo! Se tu potessi evitare il dolore agli uomini!
Tu che sai il nostro nome ancor prima che veniamo fecondati, avresti potuto placare l'ira della dea! Avresti potuto fermarla, calmarla, portarla altrove con un soffio di zefiro!
Invece la sua maledizione è giunta. E da quelle labbra rosse, non fiorì più alcuna parola se non quelle degli altri. Ogni parola a te rivolta, oh amore, tornava indietro pronunciata dalla tua bocca mai sfiorata.
Rimanesti un fiore non colto, il tuoi capelli rosei come petali avvolti su se stessi, i tuoi occhi verde foglia come boccioli destinati a non schiudersi.


E tu ancora lo amavi. Ancora amavi celarti nell'erba alta a guardarlo torcersi nello sforzo della lotta con i compagni. Ancora amavi sussultare a spiarlo durante i bagni nei freschi e aulenti fiumi all'alba. Senza poter proferir parola, senza potergli dire quanto morivi per lui.
Lui che non ti pensava minimamente. Lui che rifiutava chiunque gli si avvicinasse. Lui che desiderava solo appagare il proprio desiderio con sentimenti che nessuno era in grado di fargli provare. Lui che aveva un ideale nella mente, e nella sua folle corsa per inseguirlo si dimenticava di non potersi compiere da solo. Lui che ti causò tutto il tuo dolore.


Poggiasti un piede veloce su un ramoscello secco. Lui sollevò lo sguardo dall'arco che stava tendendo. Si guardò intorno, in cerca della fonte di quel rumore. Si alzò in piedi.

«C'è nessuno?»

«Nessuno...»

«Fatti vedere!»
«Vedere...»

«Esci allo scoperto, villano!»
«Villano...»


Lui si sentì offeso. Tu avevi gli occhi pieni di lacrime. Uscisti dall'ombra, e lui ti vide per la prima volta. Il tuo viso deformato dal dolore di non poter esprimere il proprio amore. Il tuo corpo molle nel terrore di trovarsi, infine, di fronte a lui a volto scoperto. Le vesti lacerate dai rovi nei quali ti eri nascosta. Tutto ciò colpì il tuo amato a tal punto da farlo sobbalzare all'indietro.

«Lungi da me, fauno! Non toccarmi. Non voglio avere alcun contatto con te e le tue luride membra!»


Corresti via, senza un lamento. Avresti voluto urlare, piangere, gridare agli dei la rabbia che covavi dentro. Ma proprio a causa loro non potevi.
E piangesti, piangesti, piangesti fino a deperire. Sempre più lontana dalla vita e vicina all'Ade, gli dèi cercarono di ricompensarti per il tuo sacrificio.
E ti punirono ancor più di quanto non avessero fatto in precedenza.


Ed eccoti. Mutata in una magnifica rupe. Che guarda l'Attica con sguardo assorto, dall'alto, estranea agli eventi che imperversano nell'acropoli. E non te ne importa, perché nell'eterna esistenza non viva che ti attende sai che ti troverai di fronte a periodi di guerra, di pace, di odio, di amore, di anarchia, di dittatura. Tu non ti curerai mai più dei mortali, né ti esporrai più, per evitarti altre sofferenze. Ti limiterai a ripetere le parole che gli uomini ti lanceranno. La tua voce sarà l'Eco di questa ed ogni altra valle. Fino alla fine dei tempi.


Le mie guance sono ormai solcate da scie brucianti di lacrime salate. Il sole mi batte contro, scaldandomi, confortandomi. Unendo i suoi aurei raggi all'oro dei miei capelli.
Mi accovaccio, colgo un fiore, te lo lancio. Non posso fare altro.

«Sakura, ti amerò sempre!»

«Sempre...»

E come ogni giorno, ti saluto con l'unico atto di dolcezza che puoi porgere tu nei miei confronti.

«Naruto!»

«Naruto...»


È più dolce pronunciato da te.

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IV Classificata al contest "SasuSaku nella storia:" di Amaranth93

Correttezza grammaticale; 10
Non ho trovato errori.
Stile e lessico; 10
Hai usato un lessico appropriato, hai scritto in maniera corretta articolando bene le frasi. Mi è piaciuto il tuo stile, vagamente classicheggiante.
Originalità; 10
L’originalità in una storia è una delle prime cose che mi colpiscono insieme alla grammatica e allo stile. Hai avuto davvero una bella idea a utilizzare il mito di Narciso. Direi che Sakura nei panni di Eco è perfetta, così come Sasuke in quelli di Narciso. Interessante inoltre il fatto che per raccontare la storia tu abbia fatto entrare in gioco un osservatore, una specie di testimone. Naruto è perfettamente azzeccato per il ruolo che gli hai dato.
IC; 5
Purtroppo però non posso darti di più nell’IC perché non traspare molto del carattere dei due protagonisti. Noi lo conosciamo a priori, ma una persona che non segue il manga non credo riesca a capire come sono Sakura e Sasuke. Sei stata un po’ superficiale nella descrizione delle loro caratteristiche e questo è davvero un peccato.
Attinenza al tema; 5Altra pecca della storia è l’attinenza al tema. Il SasuSaku non è stato molto trattato. Va

benissimo la scelta di far narrare a Naruto la storia, ma tenendo conto del poco SasuSaku il NaruSaku (anche se non corrisposto) risulta eccessivo.
Destrezza nel descrivere l’epoca storica; 3
Hai descritto bene l’epoca storica. Sono subito riuscita a calarmi nel contesto: vedevo i campi e i prati, i tetri e i templi. Mi sentivo lì, sulla rupe e vedevo la maestosa statua di Atena. Davvero brava, non ti sei limitata solo a questo aspetto, hai anche approfondito la mentalità dell’epoca. Gli dei dell’Olimpo, che Omero, o chi per lui, ha a suo tempo descritto, sono esseri volubili, dalla passioni umani. Amavano, odiavano, più raramente perdonavano, si vendicavano.
Giudizio personale. 3
Nonostante il poco SasuSaku, la storia mi è piaciuta. Hai scritto bene, hai usato belle frasi, hai saputo rendere reale l’epoca storica.

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Sono orgogliosa di questo risultato, perchè, sinceramente, è la prima fic nel fandom di Naruto che non sia Naruhina :P

Quindi il fatto di aver svolto un buon lavoro mi fa molto piacere! Certo è che il fatto di non amare il SasuSaku non mi ha aiutata, anzi: l'IC era completamente invalutabile! Quindi, Amaranth troppo generosa... Io troppo fortunata!

  
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