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Autore: Selenite    01/11/2010    1 recensioni
Quando il coraggio viene dalle parole di qualcuno a noi vicino. Quando la forza di un eroe viene dal suo cuore e non dalla forza della sua spada. Quando le lacrime di un amore nascondono dentro sè un potere ed una forza pari solo a quella dell'universo stesso.
Dedicata ad una persona speciale, perchè possa rimanere sempre la splendida persona che è ^-^
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dedicata a Dust_and_Diesel.
Perchè speciali si nasce. Come gli eroi.
E lei sa benissimo di cosa parlo.
Grazie dal più pronfondo del mio cuore.



***



La tua storia...

mi ha fatto capire che davanti a delle difficoltà
bisogna avere la caparbietà e l'assoluta determinazione
di riuscire a superare tutti gli ostacoli
e le persone che in qualche modo fanno di tutto per distruggerti
o per farti sentire una nullità
quando invece sono loro che cercano solamente di sentirsi superiori...
e invece non lo sono

Queste parole mi hanno aiutata a completate il mio destino. Sono state la mia forza, la mia determinazione. Sono state il motivo per cui ho continuato a combattere. Io sono io…e finalmente…posso dire di essere felice.
Grazie a te…

Quando la battaglia imperversava, quando il sangue correva sulla terra, senza mai fermarsi. Quando la forza di cui mi sentivo forte…mi aveva abbandonato. Quando ormai era tutto perduto…in quel lago di sangue color della notte. Quando ormai sentivo che non c’era più speranza. Quando io ero diventata troppo debole…
Però tu mi sostenevi, con la tua forza e con le tue parole.

A quel tempo…io combattevo a fianco della mia Fendente mortale, l’unica spada al mondo a riuscire a parlare…l’unica spada al mondo ad avere un nome.
Insieme abbiamo affrontato mille battaglie. Mille pericoli…
Non mi ha mai abbandonato. Mai, nemmeno un istante. Ed io, allora, le ho regalato speranza e fiducia, proprio come lei ne aveva donate a me.
Fendente mortale aveva una lunga lama. Una lunga lama d’argento…sprigionando il suo potere si anneriva e diventava come il cielo notturno. Il cielo notturno pieno di stelle. Scuro…ma pieno di piccole luci argentate. Essa proveniva infatti dal cielo…e vi sarebbe ritornata, dopo quell’ultima battaglia.
Io non volevo che andasse a finire così. Ma purtroppo quella sarebbe stata la mia ultima battaglia. Questo…lo sapevo bene. Le lacrime vennero fuori con fin troppa facilità…

Tu sei diventata la mia compagna, il mio sostegno, la mia forza. Mi hai aiutato a credere in me e nelle mie capacità, hai portato avanti i miei sogni anche se sapevi avrebbero comportato la tua distruzione e il ritorno alla tua prigione.
Mi dispiace di averti deluso…di averti ferita.

Fendente mortale…l’unica spada al mondo capace di parlare. L’unica spada al mondo ad avere un nome.
L’unica spada al mondo…ad avere un cuore.

***

Ti ricordi? Insieme avevamo compiuto un lungo viaggio. Persino lui si era arreso alla morte, nonostante le mie minacce di non visitare mai la sua tomba.
Non mi ha ascoltata.
Insieme a me hai pregato davanti alla sua lapide, bagnata dalla pioggia e dalle mie lacrime. L’unica persona al mondo che abbia mai amato…mi ha lasciato senza darmi il tempo di rivelargli i miei sentimenti.
E tu sapevi che io lo amavo. Tu sapevi che sarei impazzita.
Quell’uomo doveva morire.
Sicuramente mi avrebbe uccisa…mi avrebbe derisa, dal momento che io sono solo una ragazzina. Ma il mio cuore è quello di una donna…ed il mio orgoglio è quello di un guerriero.
Ricordi…? Me lo ripetevi in continuazione: “Tu sei un guerriero. E i guerrieri non si arrendono”.
Si…io ero un guerriero. Perciò non potevo tirarmi indietro.
Venuta a conoscenza delle mie intenzioni, nonostante sapessi che finito il mio viaggio sarebbe finita anche la tua vita…non hai cercato di fermarmi. All’inizio lo avresti fatto. Ma non è stato così.
Stupita delle mie azioni nel passato, sentire la mia voce pronunciare tali parole, mi avevi detto che io non ero una bambina, ero una donna. Poi ci hai ripensato e mi hai detto che non ero una donna. Ero un guerriero.
Adesso…adesso che è tutto finito, adesso che sono disarmata, cosa sono? Non sono più un guerriero…ma non sono neanche una donna…e non più una bambina.
Ciò vuol dire che il mio viaggio ricomincia…? Se così fosse…come farò ad andare avanti? Tu non sei più accanto a me, non mi dai più forza. Mi sento sola…e triste…e debole.
Le tue ultime parole, prima dello scontro finale, mi hanno dato la forza di lanciare il tuo colpo più potente contro quel mostro, che aveva causato a me ed al mondo grandissima sofferenza.
Per la prima volta…mi dicesti parole gentili. Mi dicesti…che io sono io.
Ma che vogliono dire queste tue parole…?

Ricordo ancora quella notte…quell’orribile notte.
In cui tutto cominciò…e in cui tutto ebbe fine.
Tu eri accanto a me…e mi dicesti di andare avanti. Sapevi che sarebbe finita…
e allora perché…? Io me lo domando ancora…

-Ehi…come sarebbe a dire che devo andare avanti?- la mia voce tremava, speravo di aver sentito male.
-Smettila, stupida…vuoi avere adesso dei ripensamenti?- la tua voce metallica…la tua lama splendeva.
-Io…non posso. Se io combatto, tu morirai…-
-Sbaglio…o ti ho detto di smetterla?- la tua lama scintillò, ancora una volta.
Me lo ricordo ancora. Tu eri nella fodera, appoggiata accanto al fuoco che, acceso a pochi passi da me, stava per spegnersi. I rumori della foresta erano intensi, i profumi si mescolavano. Il mio cervello batteva, batteva forte…pensava ad una soluzione. Non era possibile…non poteva non esserci soluzione…
Già lui mi aveva abbandonato…perché anche tu dovevi andartene via? Proprio adesso che mi consideravi degna di impugnarti, io non potevo permetterlo…
Pensavo e ripensavo a qualcosa che potesse salvarti, proprio come era successo con lui.
Era un grande mago…ma era troppo poco per lui. Un colpo di spada…e già la sua vita si era spenta. Insieme alle risa di quell’uomo…che io ormai odiavo più di chiunque altra persona al mondo.
Volevo vendetta…però…non volevo che te ne andassi…no, non a questo prezzo. La vendetta non valeva così tanto. O ero io che davo alla vita della persona che amavo…un valore tanto basso?
-Allora…? Ti sei decisa?- la tua voce sibilò parole durissime per me. Io volsi la testa, rassegnata.
-Una vendetta non vale una vita…-
-Ma io non sono viva…lo dovresti sapere, no…?- lo stridio metallico della tua voce mi trapassò il cuore. Come se la tua lama d’argento mi avesse ucciso all’istante. Io non volevo…non volevo abbandonarti…
-Non sei…viva?- il mio sguardo si posò su di te, le lacrime mi riempirono gli occhi. Le lacrime scesero, lente, lungo le mie guance. Quella notte…non so dire quando dolore ho provato. Non so se fu a causa della tue parole…o di ciò che realmente intendevi dire.
-Andiamo…la prima volta che mi hai sentito parlare mi hai dato del demone…-
-Io ero…spaventata…-
-Forse la conoscenza di quell’uomo ti ha cambiata così tanto…da farti accettare anche un mostro come me…?-
-Smettila…tu non sei un mostro…-
La tua lama, appoggiata accanto al fuoco, brillò di nuovo. Un guizzo di luce percorse il taglio perfetto…la mia mente si vuotò delle sue parole. Era forse una lacrima nascosta, quella? Io non riuscivo a capire…e le mie lacrime non riuscirono a fermarsi.
-Smettila…io, io…-
-Preoccuparsi del nemico…fin dall’inizio del nostro viaggio, questo è stato il tuo difetto più grande…-
-Fendente mortale…smettila…-
La tua voce si spense, quella notte. Dopo avermi detto le tue ultime parole -Non chiamarmi mai per nome…-

La mattina dopo avevo ancora nelle orecchie le tue parole. Legata ad una cinghia di cuoio che mi permetteva di portarti a tracolla, speravo in un tuo cenno, in una tua parola.
Ma le tue parole si erano spente in un modo così crudele, quella notte…
-Ehi…Principessa, andiamo…- ti ricordi? Principessa era il solo modo di farti parlare. Secondo te, era il tuo vero nome…anche se sapevamo benissimo entrambe che era una bugia…
-Principessa…andiamo…-
-Smettila…- la tua voce metallica era proprio come quella di un essere umano, adesso. Era bassa…quasi roca…sembrava che tu avessi davvero pianto. Un sorriso mi percorse il volto…ero così felice di sentirti parlare…
-Andiamo…lo sai che sono una ruffiana tremenda, no?-
-Si…e non capisco cosa faresti senza di me…-
Le mie risa forse ti fecero piacere. Sapevi che, nello stesso tempo, io stessi piangendo. E apprezzasti il mio gesto così spontaneo e palesemente bugiardo…perché sapevi che, se me lo avessi fatto notare, non ti avei dato pace.
-Cos’hai da ridere…? Brutta sciocca che non sei altro…-
Sai…ancora oggi mi viene da ridere. La tua lama divenne forse rosea, dalla vergogna?
Mi immaginavo spesso, a quel tempo, come saresti stata se avessi avuto sembianza umane. Mi immaginavo una ragazza bellissima, dai lunghissimi capelli biondi e gli occhi azzurri…insomma, davvero una principessa delle fiabe.
Immaginavo il tuo rossore innocente sulle gote, la tua espressione corrucciata. Ero sicura saresti stata bellissima…anche se mi sarebbe spiaciuto. Dopotutto…mi dicesti che, se ti fossi trasformata in un essere umano, saresti stata comunque cieca…ma che non ti sarebbe dispiaciuto, visto che eri sicura io fossi una racchia…
Furono proprio queste le tue parole in passato…vero?
-Si…sono una sciocca, Principessa. Scusami…-
-Ecco brava…almeno a darmi delle scuse ci sei arrivata. E poiché io sono magnanima…ti perdonerò…- la tua voce di nuovo assunse tonalità simili a quelle degli umani che tanto detestavi ed una luce soffocata vibrò fin da fuori la fodera. Stavi forse piangendo anche tu, come la sera prima?
Non mi hai mai dato risposta…e non me la darai mai.
Peccato…

-Siamo arrivati…?-
-Quasi…credo- la mia voce tremava. La nostra ultima sfida…sarebbe cominciata da lì a poco.
-Hai seguito le indicazioni…?- la tua voce, invece, era tornata quella metallica e impalpabile del passato.
-Beh…credo di si…-
-Ahh! Sei un’impiastro. Non capisco proprio come mai abbia scelto te. Non sei buona neanche a seguire delle indicazioni…sei veramente un’inetta completa, sai?-
-Oh, andiamo…smettila! Non erano indicazioni precise-
-Segui il sentiero e, al primo bivio che incontrerai, un bivio cui in mezzo troverai una pietra a forma di aquila, devi svoltare a sinistra. Percorri il percorso accidentato che troverai al bivio successivo, quello sulla destra…e arriverai davanti al maniero…non mi pare fossero indicazioni vaghe…- come sempre mi rimproverasti aspramente, nonostante sapessi benissimo che il mio senso dell’orientamento era oltremodo pessimo…
-Cavoli…scusami tanto. Eppure io ho seguito alla lettera le indicazioni che mi avevano dato. Ma non riesco a trovare la fine di questo diavolo di percorso…- strinsi la cinta di cuoio, facendoti aderire al mio corpo sudato.
Ero spaventata, scossa…anche se il finire il nostro viaggio avrebbe portato sollievo nel mondo, io non volevo lasciarti andare via. In quel momento, sentendo la tua lama coperta dalla fodera battere contro la pelle della schiena, mi sentii davvero una stupida. Ero così…egoista…
-Forza…continua…-
-Va bene, va bene…- tirai la cinta, il cuoio mi graffiò un po’ sulla spalla, per la violenza del mio gesto.
Strinsi gli occhi, perché il dolore che sentii fu minimo. In passato mi sarei messa a piangere. Ma niente poteva più farmi male…non dopo la sua morte.
-Kamelot…- la mia voce sussurrò un nome, pianissimo.
-Cosa hai detto, scusami…?-
-No…no, niente…-
Davvero non lo capisti? O fu solo un modo per non farmi provare ancora più dolore di quello che già non provavo in quel momento? Dopotutto…quel nome…non era nient’altro che un ricordo, ormai.
Il ricordo della persona che più avevo amato al mondo.

-Principessa…credo che siamo arrivati…-
-Davvero…? Come fai a dirlo? Ci siamo persi e temi a dirmi la verità?-
Arrossii vistosamente -È successo solo una volta…-
-Non vedo perché tu non possa compiere di nuovo un’azione così sciocca…le capacità di farlo le hai…-
Sbuffai. Ma non perché mi fossi arrabbiata…solo perché avevi ragione. Eppure, quella volta…eravamo davvero arrivati a destinazione.
-No…non mi sono persa. Siamo davanti al maniero…- la mia voce si bloccò. Non riuscivo a dire altro.
-Capisco…- un attimo di silenzio, anche da parte tua -Descrivimelo…-
Ricordo perfettamente anche il maniero di quell’uomo. Situato all’uscita est della foresta del silenzio, in cui noi due avevamo rotto il sigillo che non permetteva a niente e nessuno di produrre suoni. Un ponte sospeso ci divideva dalla collina sconnessa, dove non cresceva erba, dove vi erano solo ammassi di pietre e massi giganteschi. Dove il cielo era perennemente coperto di nuvole scure…e dove la notte sembrava predominare tutto.
Un maniero di mattoni scuriti dal tempo, percorso da un tipo di edera velenosissima. Torri alte fino al cielo, alcune nascoste dalle nuvole, situate ai quattro lati del castello in stile gotico.
Spaventosi gargoyle ci guardavano con i loro occhi minacciosi…come a volerci intimare di andare via. Ma il nostro coraggio, il mio ed il tuo, quello di una cieca, ci esortò ad andare avanti.
Io affrontai quegli occhi con le mie forze…ed i miei piedi percorsero il ponte sospeso. Che aveva, nonostante l’aspetto vecchio e instabile, travi solidissime. La mia permanenza sopra non le fece neanche scricchiolare…
-Principessa…fra poco sarà davvero finita. Lo sai…?-
-Non perdiamoci in chiacchiere. Dobbiamo lottare…-
-Io ho…paura…- la mia voce forse ti convinse della veridicità delle mie parole.
-Io resterò al tuo fianco fino alla fine…- anche la tua voce fu convincente, sai?
Quella fu la prima e unica volta che tenesti fede alla tua promessa.

La porta davanti a noi si innalzò in tutta la sua magnificenza. Che tipo di legno sarà stato…?
Mogano? O qualcosa di ancor più prezioso, più resistente. Non ebbi il tempo di farmi queste domande.
La porta si spalancò, facendo risuonare negli altri delle stanze che ci si presentarono davanti, risa isteriche di chi è convinto di essere il più forte.
Quell’uomo sarà stato anche orribile, ma aveva un gusto nell’arredamento davvero particolare. Non mancavano quadri di inestimabile valore appesi alle pareti, per quanto riuscivo a vedere, alcuni dei quali erano sicuramente rubati. I drappi rossi, poi, non si contavano. Rosso cariminio…il colore del sangue, come disse quando lo uccise.
Deglutii a fatica. E, dopo aver fatto un lungo sospiro, entrai. Ti sfoderai lentamente. Le mie mani tremavano…te n’eri accorta subito, perché non aspettasti molto per farmelo notare…
-Non avere ripensamenti. Bambina…-
-Principessa…non ho ripensamenti…- mentii.
-E allora cos’è questo tremolio isterico che sento? Non riuscirai mai ad usarmi per bene, se tremerai così…-
-Io…scusami…- abbassai lo sguardo, dopo aver compiuto un passo.
Il portone dietro di me si chiuse di botto, rinchiudendoci in quella trappola inespugnabile.
-Ma che bell’accoglienza…ci hanno rinchiuse come topi, vero?-
-Già…la porta d’entrata è stata appena chiusa…-
-Ho sentito. Sono cieca ma mica sorda. Lurido verme…vigliacco…-
Le risa di quell’uomo ci raggiunsero, di nuovo. La tua voce irritata, come quella di poco prima, forse a voler raggiungere la sua, ebbe un eco rimbombante. Urlasti…il tuo disprezzo per lui…
-Ehi! Lurido verme che non sei altro! Noi siamo qui…ti staneremo. È inutile che cerchi di fuggire la morte…noi non ti lasceremo vivere. Hai capito?!- il silenzio ci accolse. Le nostre orecchie non sentirono più alcun rumore. Tranne quello della pioggia, che lentamente al di fuori del maniero aveva iniziato a scendere…
-Ci avrà sentito…?- la mia domanda era ovvia. Ma la tirai fuori solo perché speravo in una risposta diversa da quella che sarebbe stata. E fu.
-Credi il contrario…? Bambina…ti ho detto di crescere…e stringi la mia impugnatura!-
Scuotendo la testa e rendendomi conto che non potevo più tornare indietro, strinsi l’impugnatura. Stretta…stretta a me. Forse anche tu, tramite quel gesto, acquistasti coraggio. Perché anche tu, in fondo, avevi paura.
-Bambina…andiamo. Verso la nostra ultima battaglia insieme…-
Annuii silenziosamente -Principessa…è stato un piacere combattere con te…-
La tua voce sussurrò parole che, prima di quel momento, avresti avuto vergogna a dire. E forse fu per quello che le sussurrasti così piano -Anche per me, bambina. Anche per me…-

Scalinate, lunghe scalinate. Dieci, cento, mille scalini.
Gargoyle che guardano al di fuori del maniero.
Luce sfavillanti all’interno delle stanze. Drappi color sangue appesi alle pareti.
Furore, coraggio, tenacia e distruzione. Le parole che non dici sono il tuo vero potere…
Ricordati guerriero, che niente è come sembra. Abbi il coraggio di mostrare la tua forza…

Anche quella volta cantasti, come all’inizio del nostro viaggio, quella trucida canzone che io odiavo sentire. Le prime strofe, dicevi, appartenevamo alla tua leggenda. Quella del luogo che ti rinchiudeva. In quel momento avevo il dubbio che tu parlassi di quel luogo.
Le ultime due strofe, dicevi, si riferivano al guerriero che ti avrebbe impugnato per l’ultima volta. Ed io iniziai a chiedermi se non fossi davvero io.
-Principessa…-
-Dimmi bambina…- distolsi la tua attenzione dal canto. E la tua voce stranamente umana tornò ad avere quello strano stridio metallico. Come ormai mi ero abituata a sentire…
-Ma questa canzone…-
-Non te l’ho già spiegato? Parla di me…e di te…-
-Ecco…proprio di questo…- abbassai lo sguardo e mi fermai -Sei proprio sicura che sia io…?-
-Bambina…ma che dici?- eri irritata? No…eri stupita da quella mia domanda.
-Perché, vedi…credo che la canzone della leggenda non parli del luogo in cui sei stata rinchiusa. Ma bensì di questo luogo. Sto salendo una lunga scalinata…- in effetti era da un po’ che mi ero fermata a contare gli scalini.
Erano tantissimi…ero ormai arrivata a contarne novecentocinquanta.
-Sono…circa mille. E se fossero davvero mille…-
-E se fossero davvero mille…? Cosa faresti, bambina? Ti strapperesti tutti i capelli urlando istericamente? Non farmi ridere…- ora eri arrabbiata. E tanto anche…
-Ma…se hai sbagliato a interpretare la prima parte della canzone, come puoi…-
-Smettila di avere ripensamenti. O smetterò davvero di ascoltarti…-
-Ma…ma…-
-Andiamo…bambina…- ascoltai attentamente. La tua voce sembrava…dolce…
Mi fermai. Ripromettendomi di riprendere a camminare solo quando tu mi avessi dato una valida spiegazione.
-E va bene. la canzone della leggenda parlava del luogo dell’ultima battaglia. E allora…? Nessuno aveva mai detto che non poteva essere. L’ho intesa io in questo modo, perché nel luogo in cui sono stata rinchiusa, ricordo che la scalinata che portava all’altare avesse mille scalini…o qualcosa del genere. E se la canzone parlasse invece di questo luogo…mi dici cosa cambierebbe? Io mi aspettavo di essere liberata dal mio guerriero, eppure ti sono caduta addosso dal cielo…- il tuo taglio iniziò a colorirsi di nero. E mille e mille punti argentati spezzavano quel colore. Ti stavi forse preparando a sferrare da subito il tuo colpo finale? -Smettila di preoccuparti…non fare la bambina…-
-E perché…? Io lo sono…-
-Ormai…ormai non più. Tu non sei una bambina, bensì una donna. Ma ormai non sei più nemmeno quello. Una donna piangerebbe, si ritirerebbe dalla battaglia, lasciandomi qui. Preferirebbe veder morire il mondo, piuttosto che rischiare di morire. Invece tu…-
-Invece io…?-
-Invece tu mi hai impugnata tante volte…anche se ti maltrattavo. Anche se ti davo dell’incapace. Hai imparato a maneggiare una spada pesante quale sono io…e non ti sei mai lamentata per il dolore. Cioè…lo facevi all’inizio. Ma dopo aver conosciuto Kamelot hai smesso…-
-Quello…quello…- arrossii, cercando di trattenere le lacrime -Quello è perché io…lo amavo…-
-E allora…? Che il tuo coraggio e la tua forza ti siano date dall’amore e non da altro, non ti rende certo meno forte, anzi. Io credo che tu sia la persona più forte di questo mondo. Perché trai ciò che ti rende speciale da un sentimento grandissimo…e inestinguibile…- mi soffermai sulle tue parole. Mi stavi forse dicendo…per la prima volta…che ero diventata forte…?
-Tu non sei più una donna, quindi. Tornerai ad esserlo dopo quest’ultima battaglia. Ricordati Wukai…tu sei un guerriero…- credo che quella fu la prima volta che mi chiamasti per nome.
-Principessa…- non potei fare a meno di sobbalzare. E tu, in quel momento, non facesti niente per fermare la mia infantile reazione.
-Su…riprendi a camminare. Non facciamolo aspettare…Wukai…- mettesti particolare enfasi nel mio nome, la seconda volta. Ed io non potei non accontentare il tuo consiglio.
-Va bene…andiamo Principessa…-
-No…da adesso e fino alla fine…mi devi chiamare con il mio nome. O non potrò utilizzare il mio colpo…-
Il cuore mi batté forte. Ecco perché mi era riuscito solo quelle volte…perché dovevo dire il tuo nome. E tu, nonostante avessi giurato al cielo che mai mi avresti detto il trucco per usare quel colpo…me lo avevi appena detto. Il mio volto si aprì in un sorriso.
-Va bene. Andiamo…Fendente mortale…- ti guardai, sorridendo.
La tua lama divenne nera come la notte e mille piccole stelle apparvero su quella lama scura ma lucente.
Eravamo ormai pronte alla battaglia.

L’ultimo scalino di quella lunga rampa fu il più duro da superare. Come avessi affrontato un muro di vento…poggiare i miei piedi sul lastricato di marmo striato che mi si parava davanti mi dette coraggio. Forza.
Ero ormai pronta a giocarmi il tutto per tutto.
Davanti a quella scalinata, solo un enorme muro. Ed un portone, grandissimo, di legno brillante. Ti impugnai con più forza, ricordi? Stavo cercando di darmi coraggio. E tu me ne desti, tantissimo.
-Andiamo Wukai…- io annuii, facendomi forza.
Feci due passi verso quel portone, senza aspettarmi niente di bello. Questi si aprì, scricchiolando vistosamente, facendo sorgere in me un po’ di paura. Aspettai che il portone finisse di scricchiolare…sicuramente quello fu un invito a proseguire. Non feci in tempo a compiere un altro passo che lo vidi.
Capelli lunghi fino alle ginocchia, nerissimi, occhi verdi e volto affascinante. Un sorriso odioso. Una lunga tunica aperta sul petto, pantaloni larghi che lasciavano movimento alle gambe. Completamente bianco, quel bastardo…come a volersi schernire di me.
Stavo per fare un passo avventato, ma la lama di Principessa vibrò. Io mi calmai.
Ero pronta.

-Benvenuta…bellissima Wukai…-
-Fottiti Tanathos…- la voce di Fendente era tremendamente arrabbiata.
Mi ricordo che mi disse il significato del nome di Tanathos…voleva dire Morte, se non mi sbaglio.
-Principessa…calmati…-
-Oh, scusami…forse dovevo salutare anche la bellissima principessa…-
Tanathos fece due o tre passi verso di me. Ora che guardavo bene lui si era alzato, o così mi sembrava di aver visto. Era seduto…su una specie di trono. In fondo a quel salone gigantesco…
Le pareti erano gremite di vetrate di un gusto raffinato e delizioso. Vetri di cristalli colorati, mosaici di immagini sacre. Una dimostrazione di fede che Tanathos non aveva. Drappi bianchi spiccavano in quella sala, l’opposto di quelle inferiori, in cui spiccavano invece drappi, tende e panneggi color carminio, che davano a chi li vedeva una sensazione sgradevole. Scossi la testa. Mi decisi a domandargli cosa volesse da me.
-Vedo che il tuo gusto nell’arredamento è qualcosa di estremamente sviluppato…-
-Oh…grazie Wukai…-
Lo vidi fare un leggero inchino, mostrando da lato la lunga spada dalla fodera intarsiata. L’ultima volta aveva detto che anche la sua spada aveva un nome. Aveva detto di averglielo dato lui. “Immacolato Paradiso” si…
-Come mai questi drappi sono bianchi…? Nelle stanze sottostanti sono tutti color carminio…-
-Oh…te ne sei accorta…?- aprì le braccia, facendo un sorriso che non prometteva niente di buono -Ma guarda…sei la prima che, entrando in una nuova stanza, si accorge della differenza del colore dei miei drappi. La verità è che…sono tutti bianchi. Il colore che hanno…è solo il colore del sangue di chi si è avventurato qui…per me…-
La prima reazione che ebbi, alle sue parole, fu quella di scappare. Ma quando feci l’atto di voltarmi, il portone che si era aperto scricchiolando si chiuse all’improvviso.
-No, no, no…suvvia cara, non vorrai abbandonare il luogo della tua esecuzione prima che questa abbia avuto luogo, nevvero? E poi hai qualcosa che vorrei che mi donasti…di tua spontanea volontà, se vuoi aver salva la vita. Dopo ti permetterò anche di fuggire come un cane…- la sua risata penetrò nelle mie orecchie.
Sentii di non voler mollare senza lottare. Avevo paura? La paura si supera. Un affronto all’orgoglio, invece, non si cancella. Strinsi l’impugnatura di Fendente con tutte le mie forze.
-Fendente mortale…pronta?-
-Oh bambina…non aspettavo altro- la voce di Fendente era carica. Stava scuotendo dall’impazienza.
-Andiamo!-

I miei passi risuonarono per l’enorme salone. Guardando un attimo il pavimento, mi accorsi che era di…cotto, forse. E i vari pannelli, piccolissimi, formavano uno strano mosaico. Un’immagine che avevo già visto.
Quando alzai gli occhi, mi ritrovai il volto di Tanathos davanti gli occhi. Spalancai gli occhi, lui sorrise.
Abbassai lo sguardo…e vidi goccioline di sangue traversare la lama di Immacolato Paradiso e cadere fino a terra.
-I drappi di questa stanza saranno i più rossi ed i più belli. Svuoterò il corpo del tuo sangue…vedrai, rimarrai anche tu, per sempre, all’interno di questo maniero…-
-Fe…Fendente…-

Caddi a terra, facendo risuonare un tonfo soffocato. Le mie ginocchia scricchiolarono…ma le mie mani non lasciarono l’impugnatura di Fendente. No…non era ancora giunto il momento…
-Ma…maledizione…- sentii le forze scivolarmi via. Tanathos spingeva la lama in profondità, sentivo un dolore inimmaginabile.
-Wukai…Wukai!- la voce di Fendente mi fece preoccupare più di lei che di me stessa -Che è successo…?-
-La lama di…Immacolato…ngh…- non riuscivo a crederci…neanche un secondo e già stavo per arrendermi.
-Wukai! Ti ha colpita…?-
-Principessa…vedrai come sarà bello stare fra le mie mani. Non solo non riuscirai ad uccidermi…ma dovrai sottostare ai miei ordini. Insieme renderemo il mondo migliore…-
-Wukai!-
-Fe…Fendente…io…Fendente, non mi arrendo…io…- cercai di far forza sulle ginocchia.
Tanathos mi guardò con occhi sbalorditi.
-Oh…ma che forza straordinaria…- aspettò che mi fossi rialzata in piedi, poi spinse la lama della spada ancora più in profondità. Le ginocchia cedettero un poco…e si piegarono -Non opporre resistenza, Wukai…lasciati andare alla morte, dolcemente…vedrai che andrà tutto bene…ti ricongiungerai al tuo amato Kamelot…-
Le sue risa svegliarono la mia mente intorpidita. Avevo solo una gran voglia di piangere…e nessuna intenzione di arrendermi. Così mi alzai di nuovo in piedi, guardando Tanathos con sguardo astioso di una persona incorruttibile.
-La morte può attendere…non mi avrai così facilmente…-
Afferrai la lama di Immacolato Paradiso con la mia mano libera. Cercai di liberare il mio corpo dal suo taglio…Tanathos credeva non ce l’avrei fatta, non fece niente per fermarmi.
E invece…
Con la mia forza di volontà, spinsi fuori la lama, la mano si tagliò in profondità…non che il dolore potesse fermarmi, a quel punto. Urlai, dal dolore che sentivo, mi venne concesso. Fendente non disse una parola.
Tolta la lama dal punto in cui mi era stata conficcata, credo fosse vicino lo stomaco…o qualcosa del genere, indietreggiai e caddi a terra.
-Fe-Fe-Fendente…-
-Wukai…stai bene? Dove ti ha colpita…?-
-Lo stomaco, credo…oh, Fendente, non credo di farcela…fa male…-
-Andiamo…non farmi pentire delle mie parole. Ti ho dato del guerriero, ricordi…?-
-Peccato che io non lo sia…non ce la faccio, sento troppo dolore…-
-Andiamo…Wukai! Non puoi dargliela vinta. Ha ucciso Kamelot…-
-E ucciderà anche me, qualsiasi cosa faccia. Non ho resistito nemmeno un decimo del tempo di Kamelot…almeno lui è riuscito a lottare…-
-Oh…Wukai…che sorprendente forza di volontà…-
-Tu…tu sei un pazzo, Tanathos…-
-Ma che dici…sei tu la pazza. Credi che il tuo innamorato…avesse lottato?-
-Co…come…?- il respiro già irregolare si fece silenzioso -Cosa intendi…che vuol dire…?-
-Andiamo, io credevo lo aveste capito…- guardò la lama di Immacolato Paradiso, alzo la tunica bianca e ne pulì la lama. Un alone vermiglio insozzò la sua corruttibile purezza -Il tuo innamorato ha ceduto ancor prima di te…-
-Come…cosa stai…cosa stai dicendo…? Lui era…un grande mago, e…-
-Andiamo! Non valeva niente…-
-No, fermati…non glielo dire…!-
-Non dirmi…non dirmi cosa…? Fendente…-
-Allora te n’eri accorta? Vuol dire che tu, a differenza di lei, hai sentito le sue parole…-
-Fen…Fendente..?- mi sentivo una sciocca. Sentivo una spiacevole sensazione…
-Ma dai, Wukai…non dirmi che non ti sei accorta che ho giocato con lui, non è vero…?-
Il mio voltò si irrigidì ed il mio respiro si fece quasi inesistente -Cosa…cosa stai dicendo…?-
-Il tuo innamorato era pazzo di te. Nonostante non avesse il coraggio di dirtelo, poiché tu eri una guerriera, era rimasto al tuo fianco. Aveva deciso di confessarti il suo amore al termine del tuo viaggio. Mi ha chiesto di non dirti niente…se lo avessi ucciso. Perché voleva dire che non era degno di te…-
-No…non è…Kamelot era…-
-Un mago come chiunque altro. La sua forza era niente, per me…-
-No…no…-
-L’ho ucciso così alla svelta…non mi sono neanche divertito. Ha continuato ad alzarsi tante e tante volte…-
-Ma lui…non perdeva sangue…-
-Infatti. Le magie non fanno perdere sangue, se utilizzate a dovere…-
Ricordi di non aver più pensato. Io…io sapevo cosa gli avesse fatto.
Gli aveva strappato il cuore. E Kamelot, orgoglioso com’era…aveva cercato di resistere fino all’ultimo. Quindi il lampo di luce che aveva visto…era la magia di Tanathos. Lui era quindi già morto, quando un colpo di Immacolato Paradiso lo aveva ucciso…
-Bastardo…-
-Cosa Wukai…?-
-Bastardo…sei un…bastardo…-
-Oh…ma che paroloni…-
-Bastardo, bastardo, BASTARDO!- mi alzai in piedi, furiosa.
Ricordo che non vidi il volto di Tanathos che rideva, quella volta. Sentii solo la sua voce. I miei occhi erano troppo pieni di lacrime…ed il mio cuore era troppo distrutto per fare caso se non che al mio dolore.
-Muori…bastardo…-

-Oh…Wukai…- la lama di Immacolato Paradiso era proprio contro quella di Fendente mortale -Che hai…?-
-Tu hai ucciso…senza pietà né rispetto…un mago che ha dato tutto se stesso per il suo paese…-
-Ma nessuno glielo aveva chiesto. Io non lo consideravo certo un eroe…-
-Si è rialzato seppur morto…potevi avere almeno un po’ di rispetto per le sue spoglie…-
-A me non importava né di lui né di quelli venuti prima di lui- sorrise, cattivo -Voleva morire in modo dignitoso…mi sembra di averlo fatto…no? Sono stato fin troppo buono e rispettoso…-
-Abbi rispetto almeno per i morti, STRONZO!- spinsi la lama di Fendente, lasciando cadere fino a terra le mie lacrime.
Lo odiavo…adesso più di prima. Non solo aveva ucciso l’uomo che più amavo al mondo…ma non aveva avuto rispetto di lui nemmeno da morto.
-Wukai…calmati…-
-E tu, perché…perché non me lo hai detto…?-
-Io…non potevo. Lui aveva espresso quell’ultimo desiderio, e…-
-Io non capisco…come fai a dire che sono io il guerriero della leggenda? Io non…non…- stavo mollando.
Lo sentiva anche lei…stavo mollando la presa sull’impugnatura, stavo mollando la forza nella spinta. Come aveva detto Tanathos…stavo cedendo dolcemente alla morte.
-Wukai, non farlo…-
-Perché no…? Se morirò io tu rimarrai in vita ed io andrò da Kamelot e potrò finalmente dirgli che l’amo…-
-Wukai…metteresti in pericolo il mondo per un tuo capriccio…?-
-Perché…il mondo non ha messo in pericolo me per un suo capriccio…?- le lacrime mi stavano spingendo nel baratro della pazzia. Il dolore era troppo grande…
-Smettila Wukai! Tu non sei così…io lo so…-
-Ah si…? E com’è che sono…?-
-Tu sei…una ragazza speciale. E da ciò che mi hai raccontato, io so che non parleresti mai così, se non per il dolore che provi. Tu mi hai insegnato una lezione importante, Wukai. La tua storia...mi ha fatto capire che, davanti alle difficoltà, bisogna avere la caparbietà e l'assoluta determinazione di riuscire a superare tutti gli ostacoli e le persone che in qualche modo fanno di tutto per distruggerti o per farti sentire una nullità. Quando invece sono loro che cercano solamente di sentirsi superiori...e invece non lo sono- io lo sapevo.
Sapevo a chi era rivolta quell’ultima frase…era rivolta a Tanathos.
-Per quanto cercherà di umiliarti, ferirti o indebolirti…tu non ti arrendere. Tu sei forte, Wukai, te lo assicuro io. Sei una delle persone più forti che io abbia mai conosciuto. E anche Kamelot lo sapeva. Per questo…per questo lui ti amava in modo così profondo. Per questo si è sacrificato per te…-
-Ma io non gliel’avevo chiesto…io volevo che lui vivesse…-
-Non si può tornare indietro. Se ti lascerai morire, Kamelot non te lo perdonerà mai. Alzati, Wukai…lotta, stringi i denti. Il dolore è forte…ma passerà. Fa in modo che il sacrificio di Kamelot non sia vano…dai un senso a quella dimostrazione di amore e di coraggio…-
-Io…io…-
-Muori, Wukai…e dammi la spada!- Tanathos mi si avvicinò, velocissimo.
Il dolore scomparve, a quelle parole di Fendente. Il mio cervello pensò solo al nome del colpo, pensai solo a volerlo uccidere… urlai con quanto fiato avevo in gola il nome di Fendente.
-FENDENTE MORTALE!-
-Andiamo…Wukai…-
Il cielo stellato della lama di Fendente si illuminò, la stanza venne invasa da una luce accecante. Il colpo era partito.
La battaglia era finita.

-Uhm…dove sono…?- i miei occhi bruciavano…così tanto che preferii tenerli chiusi.
-Wukai…apri gli occhi. È finita ormai…-
-Fendente…?- aprii gli occhi, mi accorsi di essere distesa. Mi misi a sedere e mi trovai di fronte una splendida ragazza, dai capelli neri e lunghissimi. Gli occhi di uno strano colore violaceo, sul blu scuro. Intorno a noi solo il bianco…nient’altro che il bianco. Il nulla.
-Oh…Fendente…? Dove sei…?- mi guardai attorno, ma non vidi la mia spada.
-Sono qui…davanti a te…- la ragazza davanti mi parlò.
-Mi scusi…?-
-Wukai…sono io…-
-Fe-Fendente…?- indicai la ragazza con il dito, sbigottita. Quella bellissima ragazza…era Fendente…?
-Ehi…! Non indicarmi con il dito. Piccola impudente…sei una donnina maleducata, eh…?-
Si, era proprio lei. Quella voce corrucciata, non metallica ma umana, eppure con quel tono così familiare…si, era proprio lei. La guardai per qualche secondo senza avere la forza di oppormi a quella sensazione ambigua che avevo dentro di me. Poi lasciai perdere il cervello e mi buttai al collo di quella ragazza. La strinsi forte…
-Wukai…mi fai male…-
-Fendente…ma sei bellissima!-
La ragazza mi guardò, arrossendo -No Wukai…adesso sono Principessa…-
Sorrisi, piacevolmente divertita -Certo…scusami…-
-Ti ho guarito la ferita. Quando ti sveglierai potrai tornare a casa…-
-Ferita…?- mi guardai il fianco. Perfettamente strappata la stoffa, estremamente curata la pelle. Quasi come non avessi mai avuto una ferita -Ma come hai fatto…?-
-Beh…diciamo che volevo salutarti per bene…e ringraziarti…-
-Oh…quindi te ne andrai via davvero…?- la guardai annuire e volsi la testa -Capisco…-
-Su Wukai…adesso basta. Forse, adesso, anche Kamelot potrà essere felice. Ora capisco perché ti amasse così tanto…-
-Uhm…?- sentivo la mano di Principessa sulle mie guance, gentile.
-Non credevo che fossi così carina…-
Ci misi un po’ per arrivare a comprendere le sue parole. Poi urlai, presa dalla felicità.
-Sono cosa…?-
-Ma…Wukai! Nemmeno i complimenti ti vanno bene…?-
-No, non era per quello…cioè anche…insomma Principessa…mi vedi?!-
Principessa sorrise -Non avrei mai creduto di vedere…questo è il mio ultimo desiderio concesso…-
Principessa sorrise. Poi sentii il mio corpo farsi caldo, caldissimo. Principessa mi baciò sulla fronte, sorridendomi.
-Wukai…è l’ora…- mi prese la mano dolcemente e mi sorrise di nuovo.
-Principessa…?- mi avvidi troppo tardi delle sue parole.
-Addio…Wukai…-

-No…!- la mia mano si alzò fino al cielo.
Il mio corpo era disteso. Mi misi quindi a sedere, scossi la testa. Accanto a me il corpo di quell’uomo.
-È…è finita…?-
Me ne resi conto adesso. Mi guardai attorno, non vidi che Immacolato Paradiso, accanto a me, con la lama spezzata. Di Fendente mortale nessuna traccia.
Non so dire come e perché…ma mi ritrovati fuori del maniero. Il sole che brillava alto…
L’incantesimo era finito.
Mi voltai al maniero un’ultima volta ed effettuai una preghiera per Tanathos, anche se lo considerai più un atto di pietà che altro, per Kamelot. E per te.
-Addio…addio Principessa…-
L’ultimo tuo desiderio era stato esaudito. E anche le tue parole stavano avverandosi.
Non ero più una bambina. E adesso neanche un guerriero. Adesso, grazie a te, ero una donna.

Ti rivolgo perciò, nuovamente, le parole che ti dissi quel giorno. Grazie.
Ora capisco il testo delle ultime strofe…di quella canzone:

Scalinate, lunghe scalinate. Dieci, cento, mille scalini.
Gargoyle che guardano al di fuori del maniero.
Luce sfavillanti all’interno delle stanze. Drappi color sangue appesi alle pareti.
Furore, coraggio, tenacia e distruzione. Le parole che non dici sono il tuo vero potere…
Ricordati guerriero, che niente è come sembra. Abbi il coraggio di mostrare la tua forza…

Rimarrai bloccato al tuo passato, al tuo compagno morto.
Ovunque tu andrai, l’odore del sangue ti accompagnerà.
Il tuo sentimento più nobile sarà corrotto dal dolore e dalla pazzia per l’averlo perduto.
Solo la tua forza e le parole di questa canzone ti daranno la forza di andare avanti.
Ricordati che alla fine non sarai più guerriero…



***



Come premesso, dedico questa vecchissima shot a Dust_and_Diesel. Grazie di averla letta e avermi dato un tuo parere. Grazie di accettare la "me stessa del passato" e la "me stessa del presente". Spero che mi farai l'onore di accettare anche la "me stessa del futuro", fosse anche solo tramite Efp e chiacchierate sporadiche e preziose su msn. Grazie di aver sorriso a quella che sono. Grazie di essere semplicemente te stessa ^-^

  
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