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Autore: Harira    01/11/2010    0 recensioni
E' l'ora di dormire e Rukia si sofferma per qualche minuto per pensare alla sua vita ed ad una persona che è sempre stata importante per lei, il costutituente della sua prima, vera famiglia.
Piccolo esperimento di Renji x Rukia
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kuchiki Rukia, Renji Abarai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Rukia si infilò sotto alle coperte soffocando un sospiro di piacere. Come stava bene nel suo letto, a casa di Byakuya. Si sentiva così vicina ad avere una famiglia. Una vera famiglia.
Una volta, quando era bambina, il suo letto era un pavimento impolverato e suoi fratelli dei randagi scalzi ed affamati. Com'era cambiata la sua esistenza da allora! Quante cose erano successe e quanto il suo destino era stato capace di ribaltarsi! Un tempo era stata una bambina senza futuro, senza nessuna prospettiva di vita. Ora, invece, era una Shinigami, il membro di una delle quattro famiglie nobili della Soul Society. Aveva un fratello, degli amici, dei colleghi che la rispettavano. Nessuno la guardava più dall'alto in basso trattandola come una nullità. C'era rispetto nella sua vita, c'era affetto e... amore.
Rukia si rigirò nel tepore del letto. Così tante cose erano cambiate, eppure qualcosa era rimasto sempre lo stesso.
-Buonanotte Rukia- sussurrò la voce di Byakuya attraverso la parete.
Rukia sorrise tra sé.
-Buonanotte Byakuya-nii-sama-
No, non era quello ad essere rimasto lo stesso. Ma qualcosa di vicinissimo a quello.
Rukia quasi non poteva credere alla fortuna che aveva avuto. Oltre ad aver trovato una famiglia, all'essersi creata un futuro, ad essere finalmente nella posizione di poter Vivere la propria vita appieno, poteva godere anche della stupenda compagnia della sua prima, vera famiglia.
Si dice che la strada non sia il luogo adatto dove metter su famiglia, eppure era proprio lì, lungo una strada sterrata, che lei aveva trovato la sua. Un ragazzino con un incendio di capelli scarlatti sopra la testa. Un uomo, ora, il suo Renji.
Come avrebbe potuto non volergli bene? Anche da bambina era sempre stata attratta irresistibilmente da quel suo modo deciso e disordinato di amare. Un cane randagio, forse, un ribelle si poteva dire di lui. Ma nel suo petto batteva il cuore più fedele del mondo.
Il suo Renji, da qualche parte nella Seireitei, doveva essere sul punto di coricarsi a sua volta, chiudendo gli occhi su un'altra giornata di lavoro.
Tra poco, assieme a lei, anche il respiro di lui sarebbe divenuto regolare e dolce e la sua mente si sarebbe incamminata di nuovo per l'avventuroso viaggio nel mondo dei sogni. E lei, Rukia, si sentiva traboccare d'affetto al pensiero di Renji, in un letto, addormentarsi docilmente.
Anche se erano moltissimi anni che non dormivano più sotto lo stesso tetto, Rukia avvertiva chiaramente il suo cuore alleggerirsi ogni sera, al momento di coricarsi, pensando a Renji fare lo stesso da qualche parte, non così lontano, mai troppo lontano.
Per quante persone avrebbe potuto incontrare e per quanti uomini potessero volerle bene, sentiva che avrebbe sempre avuto questo legame speciale. Un filo di seta rossa annodato stretto nel fondo del suo cuore, un filo che portava al polso di Renji Abarai.
Aveva quasi paura ad ammettere di poter provare qualcosa come l'amore per lui, che era un amico, un fratello, una famiglia. La sua prima, vera, famiglia.
Quell'affetto istintivo che Byakuya era troppo rigido per lasciarsi sfuggire con lo sguardo, sembrava che Renji fosse in grado di irradiarlo con la sua semplice presenza.
Il modo in cui le scompigliava i capelli quando si incontravano per strada, il modo in cui le faceva sentire che entrambi erano parte dello stesso mondo, dello stesso destino, quel modo di fare che solo Renji poteva avere senza malizia e senza paura. Piccoli, magici gesti che dichiaravano che le avrebbe voluto bene per sempre, senza dimenticarla o abbandonarla mai. Che erano legati, stretti indissolubilmente uno all'altra, da quel giorno in cui Rukia lo aveva aiutato a rubare l'acqua laggiù, nel loro inferno quotidiano del settantottesimo distretto, fino all'educatissima pulizia di Villa Kuchiki, dove Renji entrava sempre in punta di piedi.
Quello sguardo che solo Renji sapeva avere, uno sguardo che diceva che aveva fatto tutto quanto solo per starle vicino, che aveva sopportato decine di prove e lo spigoloso disappunto di Byakuya soltanto per lei.
Uno sguardo che Rukia non si sarebbe mai stancata di ricevere. Uno sguardo capace di riempirle il cuore.
Come poteva osservare il corpo di Renji senza ricordare come si gli si era stretta addosso tanto spesso, un tempo, cercando un appoggio, un nido, un rifugio contro una vita troppo amara? Quelle mani l'avevano sollevata quando era caduta nel fango e le avevano tolto la polvere dai vestiti logori. Una casa più bella, abiti migliori non le avrebbero fatto dimenticare quella genuina passione di sperare in un futuro migliore, qualcosa di non scritto, un sussurro lontano da afferrare nel vento.
Nati per stare assieme,lei e Renji, nati per rincorrere le stelle tenendosi per mano.
La solitudine poteva essere scacciata via facilmente, semplicemente pensando al suo viso sicuro.
Rukia non poteva fare altro che sperare che anche Renji le volesse bene in quel modo totale, infinito nel quale lei voleva lui.
Eppure, non avendo il coraggio di dichiarargli nulla, di fargli capire quanto fosse importante per la sua vita, prima di dormire, ogni sera, Rukia si alzava un'ultima volta e osservava il cielo stellato dalla sua finestra, attraversando spazio e tempo in un solo, lungo sospiro, mentre la sua mente ed il suo cuore erano felici di immaginare le labbra di Renji schiudersi per sussurrarle un
“Ti amo, Rukia”
  
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