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Autore: Jules_    01/11/2010    5 recensioni
Questa è una shot Fic che parla di una ragazza in coma e della sua piccolo esperienza. Spero vi piaccia :)
Genere: Fantasy, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, George Harrison, John Lennon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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New York, USA. 17 ottobre 2010

-Signori Blair, mi dispiace veramente, ma...-

-La prego, dottore, mi dica che si puo' fare qualcosa!-

-Signora, si calmi, le stiamo dicendo che stiamo facendo il possibile, ma la ragazza è in gravi condizioni!-

La signora Nicole guardo' per un attimo la figlia che giaceva sul letto, piena di tubi.

Immobile.

Quella vista per lei orrenda la obbligo' a voltarsi dall'altra parte ed a buttarsi nelle braccia del marito che faceva di tutto per essere l'uomo della situazione.

Non meno di cinque ore prima la loro unica figlia, Martha, di appena 17 anni, aveva avuto un incidente stradale. Un guidatore ubriaco stava andando a tutta velocità sulla strada. Martha stava attraversando un incrocio con la sua auto quando la macchina la prese in pieno sulla fiancata e fece volare l'auto con dentro la ragazza per piu' di 20 metri. L'uomo ubriaco se la cavo' con qualche lesioni, ma Martha era in uno stato piu' grave: era in coma.

La madre s'avvicino' al letto d'ospedale e si sedette affianco alla figlia, in lacrime. Ad un certo punto prese tra le mani il ciondolo che la ragazza portava al collo, una J. una J grande quasi quanto due polpastrelli, d'argento. Nicole sorrise. Quella J. Ormai tutti sapevano per cosa stava. Per John. John Lennon. Martha lo adorava. Tutti la prendevano per pazza, ma lei se ne fregava: adorava quel grande uomo, anche se sapeva che non lo avrebbe mai incontrato. Improvvisamente la vista di tutti quei tubi e macchine a cui era attaccata portarono la tristezza nel cuore di nicole, che tiro' fuori dalla borsa l'ennesimo fazzoletto di carta.

 

''Nothing's gonna change my world''

 

-Ma...dove sono?- disse subito Martha.

Tutto, attorno a lei era bianco. Era in una stanza completamente bianca. Anche i suoi vestiti erano bianchi. Una maglia a maniche lunghe, una gonna, delle calze lunghe e degli stivaletti. Tutto bianco. Non c'erano porte, ne finestre. Nulla. Il fatto che le facesse capire che si trovava in una stanza era perchè c'era un grande pianoforte a coda, bianco anche quello, a pochi metri da lei. Appena lo vide le si illuminarono gli occhi e s'avvicino'. Si sedette su quello sgabello comodissimo e fisso per un po' quei tasti.

Poi si decise, e suono' un Re. In quel preciso istante, il soffitto scomparve e vide in cielo. Allora riprovo' e fece un Do diesis e una parte della parete che aveva davanti lascio' intravedere delle nuvole. Allora provo' andare avanti e suono' l'intro di Across the Universe, una delle poche canzoni che aveva imparato con il piano. Ad ogni nota una parete o una parte di muro scompariva, fino a che non restarono lei e il pianoforte immersi nel cielo, su delle nuvole o qualcosa del genere. Martha continuo', fino a che non snet' una voce cantare...

-Thoughts meander like a restless wind inside a letter box,They tumble blindly as they make their way across the universe-

La ragazza si spavento e lascio' cadere le sue mani sui tasti del pianoforte, che produsse un rumore assordante, e si guardo' attorno. Non vide nessuno. Penso' che quel piano fosse stregato e si alzo' di scatto. Poi la voce continuo'.

-Comunque, sei molto brava!-

L e sembrava di riconoscere quella voce e quell'accento, ma non ne era sicura, quindi contunuo' a cercare la persona da cui proveniva, invano.

-Chi sei?- disse lei. Ma molto probabilmente la risposta la sapeva gia'.

-Pensavo mi avresti riconosciuto!- e fece una risata.

Improvvisamente, da dietro una nuvola comparve un uomo sulla quarantina, vestito con una camicia azzurra e una giacca bianca. Portava dei pantaloni bianchi aveva delle scarpe nere. Batteva le mani mentre s'avvicinava a Martha, che resto' senza fiato.

-Complimenti, la suoni molto bene!-

-Tu......-

-Si! Io!- e si sistemo' i piccoli occhiali tondi che portava.

-Non ci credo...-Martha sarebbe svenuta, ma la poca dignita' che ancora aveva le impediva di svenire davanti al suo idolo: John Lennon.

-A cosa non credi? Che sia davvero io? Fammi delle domande!-

-No, bhe, si, c'è, no, voglio dire si, ci dredo! Ma...che ci fai qui? Che ci faccio qui, dove sei tu? Dove sono?-

-Ohi, calma e respira! Sinceramente non so perche abbiano mandato proprio me pensavo che avrebbero mandato un tuo parento chissa' chi...- Martha lo guardava senza capire.

-Oh, bhe, qui siamo ovunque tu pensi che sia! Io sono qui perchè tu mi hai chiamato! Proprio mentre ero in bagno, ma mi hai chiamato tu!-

-Come ho fatto a chiamarti, scusa!?-

-Non lo so! Fatto sta che io sono qui e tu sei qui. A proposito, come ti chiami?-

-Io? Martha Blair.

-E senti Martha...cos'è l'ultima cosa che ti ricordi di aver fatto prima di ritrovarti qui?-

La ragazza ci penso'. Ci penso' a lungo. Si sforzo' di ricordare, scavo' nei suoi ricordi, fino a che s'illumio'.

-Una macchina. Una macchina che mi viene incontro. Il dolore. Tanto dolore. E poi la sirena dell'ambulanza. Dopo il buio.-

Entrambi restaro in silenzo, fino a che lui non le si avvicino' e le mise una mano attorno alla spalla, sedendosi per terra.

-Allora, com'è il mondo laggiù?-

-Bhe, è molto cambiato da...dall'80. Il verde dei campi e dei prati è diminuito, c'è molto piu' inquinamento e ormai non si respira piu'...-

-Bhe, anche quando c'ero io era un po' così...parlami della musica!-

-Musica? La musica vera penso che si sia fermata dopo il 2000 se non poco prima. A parte i grand artisti che continuano a stupire, ormai la scena della ''musica'' è dominata da ragazzette che si mettono in tanga e reggiseno e che sculettano davanti a delle telecamere, ''bambini'' che si fingono cantanti e tutto è computerizzato.-

Martha tiro' un sospiro' scoraggiato e poso' la sua testa sulla spalla del cantante.

-E...c'è ancora chi si ricorda di...di me? Di noi?-

La ragazza s'illumino'.

-Ma certo! Io per esempio! Io ti adoro! Adoro te e gli altri Beatles! C'è ancora chi si ricorda di voi, e anche di te! Non vedo come possiate essere dimenticati!-

John sposto' lo sguardo un po' triste e si guardo' le punte dei piedi. Passo' un po' di tempo. Non si puo' definire in minuti; lì non c'erano minuti, ma passo' un po' tempo. E quel tempo lo passaro in silenzo. Pero' non era un silenzio imbarazzante. Ad un certo punto, Martha riprese a parlare.

-Quindi...se tu sei qui e io sono qui vuol dire che...io sono...morta?-

John si volto' di scatto verso la ragazza e la guardo' attentamente. Sembrava volerle leggerle nella mente o qualcosa del genere. Poi ad un certo punto mosse la mano davanti a lui e, improvvisamente, tutto attorno ai due comparve una sala di proiezione cinematografica. La ragazza e il cantante si trovarono, da un secondo all'altro, su due poltroncine in una sala vuota. Davanti a loro uno schermo. Nero. Il proiettore inizio' a fare un rumore starno e sullo schermo si riuscivano a vedere le prime immagini: una sala d'ospedale vista dall'alto. Una ragazza sdraiata su un letto, tanti tubi e macchine attorno e una donna. Cambio d'inquadratura. La scena vista dal capo del letto. La donna alla sinistra che, in lacrime, stringe la mano della ragazza.

-Mamma!-

Urlo' Martha. Rimase impietrita davanti a quelle immagini mentre John, ma mani incrociate, si spaparanzava sulla poltroncina.

-Si, è tua madre. E quella sei tu, non sei morta, no. Sei solo in coma.-

La ragazza si volto' verso il cantante con un'aria enigmatica, tra la maliconia e lo stupore e si rimise a sedere, sconvolta.

-Non è ancora il tuo momento...-continuo' Lennon.-...ci rivedremo ancora, ma spero che sia tra molto tempo.- e rivolse alla ragazza uno dei suoi sorrisi migliori.

Martha ricambio' il sorriso e chiuse gli occhi. Le scese una lacrima per la gioia. Ad un certo punto, pero' una voce da dietro' la fece sobbalzare.

-Gradisce dei Pop Corn, signorina?-

Martha si volto', stava per cacciare un urlo quando s'accorse che, vestito da maschera del cinema, aveva davanti un cinquantottenne George Harrison con dei pop corn in mano.

-George, ma proprio ora!?- disse l'amico John girandosi.

-Scusa, ma non ho resistito, John.-

Martha osservava quella scena esterefatta: aveva davanti due suoi Idoli! A momenti sveniva.

-Ma...ma quindi sono veramente...nell'aldilà!-

-Si, ehm, dove credevi di esssere?- disse ridendo George.

-Ma come mai sei vestito così?-

-ah, da maschera intendi? Esigenze sceniche.- e con uno schioccar di dita il cinema attorno a loro scomparve e si ritrovarono come prima, nel nulla, circondati dal cielo azzurro; solo che adesso John era finito a terra: la sua sedia non c'era piu'.

-Ahio! La prossima volta, George, fai piu' attenzione!- disse massaggiandosi il fondoschiena.

-Scusami John.- e con un inchino fece il bacia mano alla ragazza.

-Piacere, George Harrison e tu sei....?-

-Martha. E comunque, lo so chi sei!-

-Ah bene! Almeno ci si parlera' meglio!-

-E' qui di passaggio.- rettifico' John che s'era alzato da terra - Non vorrai mica che una ragazza di 17 anni venga subito qui! E' ancora presto!-

-Ah gia', giusto, scusa.-

-Comunque- continuo' l'idolo della ragazza -adesso penso sia meglio che tu vada.-

-Ma io avrei tante cose da chiederti!-

-Te l'ho gia' detto. Arrivera' il giorno che ci rincontreremo te lo prometto. Ma intanto, goditi quella vita che a me è stata troncata. Goditi ogni fottuto secondo. Fino alla fine. Solo così potrai dire di aver vissuto veramente.-

Martha e John si guardaro a lungo poi lui si accorse d'una cosa.

-Ehi, bella collana! Quella J per che cosa sta? Per il tuo ragazzo? Un motivo in piu' per non restare qui!-

-No no! Ce l'ho il ragazzo, ma si chiama Dave.- e divenne tutta rossa.-Questa J sta per...John. John Lennon- Martha non credeva d'averlo detto. Si sentiva una sciocca.

-Wow...-rispose lui, un po' a disagio. Poi torno' a guardarla e le sorrise.-Grazie. Tieni. Tieni questi in mio ricordo!- e, togliendosi gli occhiali, li porse nelle mani della ragazza.

-Oh no, non posso accettare i tuoi occhiali! Non posso proprio!-

-E perchè no? Voglio regalarli a te lo faro'!-

-Ma...sei proprio sicuro che...posso tenerli?-

-Ma certo! Tanto ne ho altre migliaia di paia di là!- e rise.

-Grazie. Grazie mille John.- Martha era quasi commossa.-Senti, posso chiederti un ultima cosa?-

-Ma certo! Cosa?-

-Posso...posso abbracciarti?-

-Ma certo! Vieni qui!-

E i due sabbracciarono. A Martha non sembrava vero: stava abbracciando una delle poche persone in cui credeva al mondo. Quella persona che considerava come un padre, come un confidente, come la soluzione a tutto, adesso poteva sentire il suo profumo, poteva finalmente abbracciarlo.

-Grazie di tutto, John.- disse alla fine.

-Di niente Martha, è stato un piacere.- e le sorrise ancora.

Poi, ad un certo punto, Martha si sentì come stanchissima, le palpebre erano diventate pesanti e non riusciva a resistere a quel sonno improvviso. Mentre chiudeva pian piano gli occhi riusci' ad intravedere John e George che la salutavano, con la mano. Lei strinse bene gli occhiali che aveva in mano. Poi niente. Un piccolo tonfo. Il buio.

 

''Jai Guru Deva Om''

 

-Martha? MARTHA!?-

Le urla di Nicole sovrastavano anche i segnali della macchina, che aveva iniziato a produrre un rumore strano, un BIP ogni tot di secondi.

-Dottore, dottore, che succede?-

-Signora, si calmi! Si sta riprendendo!-

In quel preciso istante Nicle si volto' verso la figlia e vide che stava strizzando le palpebre. Improvvisamente tutto il dolore che non aveva sentito prima si scaglio' su Martha che tiro' un piccolo ''Ahia!'' appena la madre le strinse la mano.

-Scusa bambina mia! Oddio, sei viva!- e l'abbraccio'.

-Si mamma, sono viva! Sono ancora qui!-

-Non sai quanto sono stata in pensiero!- la madre aveva cominciato a piangere di nuovo.

-No, non piangere mamma, adesso sono qui, no? Non piangere!- e abbraccio la madre.

D'un tratto s'accorse che c'era qualcosa sotto le coperte, affianco alla sua mano, le sollevo' pian pian e li vide. Gli occhiali di John. Lì afferro' e se li strinse al petto. Poi sussurro' qualcosa di impercettibile, ma che qualcuno, ovunque fosse stato, avrebbe sentito.

-Grazie John. Ti vogliamo ancora bene....-

  
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