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Autore: I Walk With Shadows    02/11/2010    7 recensioni
Non si può vivere nel ricordo.
Non si può vivere senza felicità.
Non si può vivere senza Ronnie.
Genere: Dark, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, Yaoi | Personaggi: Max Green , Ronnie Radke
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: i personaggi non mi appartengono, non vivono in casa mia, non li conosco -purtroppo- e i rapporti tra Ronnie Radke -ex cantante degli Escape the Fate e gran pezzo di figo- e Max Green -bassista degli Escape the Fate e ex gran pezzo di figo- non sono davvero come sono descritti, NESSUNO PENSA CHE STESSERO INSIEME, VERO RAGAZZI? U___U * coffcoff *




A Ronnie. Per quanto questa FF sia stupida e triste, alla mia personale Ronnie.


Forever and ever


Da quando era tornato Ronnie, tutto gli sembrava più bello.

Il mondo sembrava tornato a sorridergli, come aveva fatto per quei cinque anni in cui, con lui, aveva dominato il mondo.

Dopo due anni, finalmente, il gruppo poteva essere finalmente chiamato tale. Tutti erano tornati a sorridere, anche Max.

Max che sembrava aver perso ogni speranza, che aveva versato ogni lacrima per quegli errori imperdonabili che aveva commesso con Ronnie. Con quel ragazzo fantastico, con quella voce capace di farti tremolare il cuore e quel sorriso capace di far sciogliere chiunque lo guardasse, anche solo per un momento.

Max che era così innamorato di lui, che avrebbe dato ogni cosa per aiutarlo. Ma non poteva. Era stato un idiota, e non poteva risolvere nulla.

Max che adesso poteva guardarlo di nuovo, sentirlo cantare come una volta, sciogliersi al suo sorriso e svenire ad ogni suo tocco, come era sempre stato.

E poi le labbra di Ronnie, Dio santo, le labbra di Ronnie.


-Bentornato.

Robert lo aveva sussurrato nel caos della festa per il ritorno di Ronald. Lui sorrideva, teneva Max con la mano destra cercando di non perderlo -era piccolo, anche il minimo spintone lo avrebbe gettato via.

-Grazie, mi siete mancati bastardi.

Era stato in prigione per quattro anni buoni, ne riportava i segni: dei graffi sulle guance e qualche livido qua e là. Max aveva notato anche dei tagli sui polsi ma non ci aveva fatto molto caso.

Era ancora stupito di quanto lui fosse restato immutato da quando l'aveva visto l'ultima volta, nella macchina della polizia, con le lacrime agli occhi e il sangue in viso.

Non lo aveva ucciso lui.

Non era stato Ronnie a uccidere quel ragazzo, lo sapeva fin troppo bene.

Ma ormai, tutto quello è passato, e, come del resto il suo non più ex cantante diceva sempre, il passato lo si lascia alle spalle.

Adesso sorrideva, guardando il volto così dannatamente bello del ragazzo che lo teneva per mano, delicatamente, quasi fosse la cosa più preziosa.

Ronnie si girò verso di lui e lo alzò, portandolo al sicuro, quasi fosse fragile.

Come una bambola di porcellana, al minimo scossone cade, si rompe irreparabilmente.

Lo guardò in quegli occhi nocciola impenetrabili, così scuri da riuscire a perdersi dentro, a perdersi e a non trovare più la via d'uscita.

Max trascinò la sua mano sulle guance del più grande, accarezzandolo, mentre i suoi occhi verdi affondavano in quelli marroni del ragazzo.

-Ti amo.

Il più piccolo lo sussurrò con una tale velocità da mangiarsi le parole. Ma poi arrossì e sorrise, guardando Ronnie.

Lui fece lo stesso, avvicinando di più il suo volto a quello di Max, e sfiorando le sue labbra, facendolo attendere. L'altro sorrise e riuscì a trascinarlo verso sé, baciandolo.

Le labbra di Ronnie erano morbide. Sapevano di fumo, di birra, di fragola mista a latte e cacao al contempo. Davano quasi una dipendenza, potevano trascinarti via, uccidendo. Potevano diventare una droga, potevano diventare tutto. L'importante è che te le saresti godute, in quel momento.

A quel contatto, il più grande sorrise, sbattendolo contro il muro. Scese sul collo, facendogli leggeri succhiotti ai lati. E Max diventava caldo, lo sentiva ogni volta che appoggiava le labbra sulla sua pelle.

-Ti amo, ti amo davvero, ti amo da morire.

Ronnie sorrise a sentirlo dire e si avvicinò di più alle sue orecchie.

Poi il bassista lo sentì diventare freddo, sentì delle urla rimbombargli nella testa, e sbarrò gli occhi stringendogli ancora più forte i fianchi. E per quello che riuscì a vedere da quella prospettiva, fu sicuro di veder Ronnie piangere.

-Max, svegliati. Ti prego, svegliati.

Poi ci fu il buio, niente di più, niente di meno.


Sentì le urla farsi più forti e si svegliò, sentendo le lacrime scivolare giù per le guance.

Di nuovo, un altro incubo di nuovo.

Avrebbe voluto farla finita, come aveva fatto Ronnie. Non riusciva nemmeno ad immaginare quell'orrore. Il cranio straziato da quel proiettile, i tagli sulle vene, e poi il sangue, il sangue che doveva essere uscito da tutte quelle ferite mortali.

Tutta colpa sua, tutta colpa sua.

Appoggiò il viso nelle mani, sentendole bagnate. E solo in quel momento, Max desiderò di non essere mai esistito, di non averlo mai incontrato, ma cos'era la felicità senza Ronnie?

Solo uno stupidissimo pensiero, perchè la verità è che quel ragazzo era la gioia. La sua incarnazione. Perchè ogni suo gesto aveva fatto miracoli, aveva cancellato la tristezza dai volti di amici e conoscenti.

E amanti.

Se Max tornava a pensare a cosa Ronnie aveva fatto per lui, non avrebbe superato niente. Pensare che il giorno prima la lapide era così lucida, quasi brillava al sole, quasi lo faceva rivivere di vita propria. La sua foto, lì sopra, sembrava sorridere alla vita.

O ad un ricordo, ad un ricordo molto lontano della vita.

Lasciò cadere le lacrime insieme alle braccia, arreso. Era palese. Non ce l'avrebbe fatta.

Ronnie era morto. Si era suicidato. Per lui. Per colpa sua.

La persona che amava aveva pensato bene di non importargli più niente. O peggio. Pensava che non riuscisse neanche a guardarlo. Odio non era certo la parola più adatta per descrivere quello che il bassista provava nei suoi confronti, ma a quanto pare Ronald l'aveva pensato.

Quante volte Ronnie lo aveva stretto a sé dicendogli che era tutto? E Max avrebbe dovuto credergli. Avrebbe dovuto tenerlo stretto.

I sogni lo tormentavano da un po': sogni in cui tutto inizia bene, e Ronnie c'è. E' tornato nel gruppo, canta, e lo fa come non aveva mai fatto prima.

Sogni in cui Ronnie alla fine diventa freddo, pallido, e piange, mentre le urla gli riempiono la testa.

Monte gli aveva consigliato di andare da qualcuno di specializzato. Ma gli strizzacervelli non sarebbero serviti a niente.

Aveva bisogno di lui. Di quel ragazzo dolce che lo stringeva ai fianchi, che lo baciava con una tale delicatezza da farlo impazzire, che gli sussurrava “ti amo” mentre facevano l'amore.

Altrimenti tutto sarebbe diventato niente.

Si alzò, deciso, e prese la pistola dal cassetto.

Che non ce l'avrebbe fatta lo sapeva già da prima.

Guardandosi allo specchio se la puntò in gola: sentì il metallo freddo sui denti. Lo sentì bagnato dalle lacrime che continuavano a scendere.

Non si può vivere nel ricordo.

Guardò ancora il cielo, sperando che Ronnie lo stesse aspettando ancora, e sorrise.

E se non fosse così, allora pensò “perdonami”.

Premette il grilletto subito dopo. Lo schizzo di sangue rosso intenso arrivò sulla parete, veloce.

Non si può vivere senza felicità.

Cadde, con un suono secco e terribile, mentre le lacrime cadevano insieme al liquido rosso.

E con quel poco che gli rimaneva, pensò “per sempre”.

Era un giuramento, e lo avrebbe mantenuto.

Non si può vivere senza Ronnie.

Buio.



***Walks Angle.

E' veramente BRUTTISSIMA. Almeno, a me non piace, poi giudicate voi. E' anche molto triste, veramente triste, questo sì. Non voglio nemmeno rileggerla. E' terribile, solo il pensiero mi spaventa, non so come ho scritto questa cosa.

Ho preso ispirazione ascoltando la famosissima e bellissima “I Don't Want to Miss a Thing” degli Aereosmith. Forse una delle miglior canzoni dolci mai esistite.

Boh, vi lascio qui. Mi raccomando di recensire, ci tengo molto a sapere cosa ne pensate, guys.

A presto.

Peace, Love and Mannie. ♥

Walks.

  
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