“ORA!!”
Appena udii il
comando e vidi il simbolo diventare luminoso come un raggio di sole, premetti
il grilletto della mia cosmogun.
Il tempo sembrò
fermarsi in quel preciso istante. Anche il vento violento smise di soffiare,
mentre il cielo era ancora nero, cupo. Tutto intorno solo un pesante silenzio.
Vidi gli occhi di
Kei diventare lucidi e due lacrime scorrerle lentamente lungo le guance mentre
la stretta delle sue mani intorno alle mie diventava sempre piu’ debole.
Non dimenticherò
mai l’immagine di quegli occhi, dolci ed espressivi, che si stavano lentamente
spegnendo davanti a me….così come
lentamente le sue lunghe ciglia si abbassavano, nascondendo per sempre il suo
sguardo al mio…… senza che io potessi fare niente.
Avevo lasciato
cadere l’arma subito dopo aver sparato il colpo. Era mia
intenzione sorreggerla
in attesa che intervenisse Uriel per risvegliarla dal sonno profondo in
cui sarebbe dovuta cadere….Invece qualcosa non andò come
previsto…..
Il discendente di
Noo era stato imprigionato nella freccia del tempo e questa era stata a sua
volta chiusa dentro il sacro sigillo di Uriel. Lo scopo principale
era stato raggiunto…..ma a quale prezzo!! A quale sacrificio!
Kei era morta.
Per mano mia.
Tra le mie
braccia.
Guardai Uriel, in
attesa che intervenisse. Ma l’espressione con cui mi guardò mi raggelò,
spegnendo in me anche il più piccolo barlume di speranza….
La strinsi forte a
me……come avevo fatto sull’Arcadia pochi giorni prima. Cos'altro potevo fare?
Tutti i membri
dell’equipaggio presenti erano come pietrificati. Nemmeno loro potevano credere
che l’avessimo persa per sempre.
Uriel mi esortò a
portarla verso la parete del tempio che si fondeva con la roccia della montagna.
Deposi il corpo di Kei ai piedi dell’altare secondo le sue indicazioni.
“Dobbiamo seppellire
il suo corpo qui. Questo è quanto dicono le incisioni della lastra!” mi disse
il Sacerdote.
Alzai incredulo il viso
verso di lui e lo guardai con l’espressione più crudele di cui fossi capace:
“AL DIAVOLO VOI E LA
LASTRA!” gridai con rabbia
“Non la lascerò
qui. Tornerà con noi sull’Arcadia!”
“A
cosa servirebbe
portare il suo corpo sull’astronave? Questo è il luogo in
cui deve rimanere. Così è scritto e così
sarà!”
Mi rispose con voce imperativa Uriel.
Così....ora lei riposa
all’interno delle rovine di quel tempio maledetto, in un freddo sarcofago di
pietra.
Dannazione, questi
non erano i patti….chi aveva sbagliato? Tadashi nel costruire il proiettile? Il
Sommo Sacerdote nel pronunciare le formule del rito? Ero io che avevo sparato
nel momento errato? Che cosa era andato storto??
Dovevo trovare una
risposta a queste domande che mi tormentavano l’anima giorno e notte……qualcuno
doveva pagare per quell’ errore!
Eravamo da poco
decollati dal pianeta Gyos ove avevamo riportato il sommo Sacerdote.
Bussarono alla
porta e dopo alcuni secondi entrò con passo leggero Mimeh. Tra le mani
teneva una busta. Si avvicinò e me la porse.
“E’ per te. Kei mi
aveva chiesto di consegnartela una volta terminato il rito.”
Presi la busta ed
andai a sedermi alla mia scrivania. Aprii un cassetto e ve la deposi al suo
interno.
“Grazie Mimeh. La
leggerò più tardi.” Le dissi con voce triste.
“Harlock….quello che
è successo è veramente terribile. Ma probabilmente era così che doveva
andare….” Mi disse, tentando di consolarmi.
“Mimeh….mi chiedo...dove
ho sbagliato? Ho prestato la massima attenzione a quanto stavo facendo….e credo
che anche gli altri lo abbiano fatto….” Le domandai , senza pretendere da lei
alcuna risposta.
“Ne sono sicura.
Credo che dovresti leggere la lettera ora. Forse contiene qualcosa
d’importante….” Mi disse.
“torno nella mia cabina…se hai bisogno di me non
esitare a chiamarmi.” Uscì lentamente, lasciando la porta socchiusa.
Rimasto solo,
aprii il cassetto in cui pochi minuti prima avevo riposto la lettera. Accanto a
quella di Kei, vi era un’altra lettera. L’avevo scritta io con l’intenzione di
dargliela una volta tornati a bordo dell’Arcadia. Erano solo poche parole di
elogio per lei, per il modo dignitoso in cui aveva affrontato quella tremenda
situazione. E poi avevo aggiunto una breve frase, non per l’ufficiale Kei Yuki,
ma per la donna meravigliosa che lei é.
Che lei era.
Sorrisi amaramente
pensando che ormai, non avrebbe più potuto conoscere quelle parole.
Presi la sua
lettera e l’aprii. Feci un lungo respiro e cominciai a leggerla.
“Harlock,
se in questo momento
stai leggendo la lettera, significa che
tutto è finito. Io ora sono libera e di questo devo ringraziare tutti voi amici
miei.
Ma soprattutto devo ringraziare te.
A te è stato affidato il compito più
difficile, il più più ingrato. Se stai pensando che la colpa della mia morte sia tua,
allora sappi che non è così.”
“Ho letto le incisioni
della lastra tramite il computer del dottor Zero. Non so come mi sia stato
possibile tradurle, forse perché dentro di me c’era il discendente di Noo o forse è stato Uriel a darmene la
possibilità imprimendo il sacro sigillo sul mio corpo…..
Ad ogni modo, prima
che il rito si compisse, sapevo già come sarebbe terminato. Quindi mi sono
rassegnata ed ho accettato il mio destino. L’unico pensiero che mi affliggeva
era se dirti o no quanto avevo saputo. Avevo il diritto di caricarti, senza che
tu lo sapessi, di una simile responsabilità? O forse era più giusto rivelarti tutto? Non so
quale sia la risposta.
Un tempo dicesti a Tadashi di agire secondo quanto ti suggeriva l'anima.
Ecco ciò che ho fatto. Ho preferito tacere perché così mi ha
suggerito il cuore.
Se ho sbagliato ti
chiedo scusa. Non condannare né te stesso né
altri per quanto è successo.
Sappi
che per
me è stato di grande conforto sapere che il proiettile l'avresti
sparato tu. Almeno mi è stato concesso di morire accanto all’uomo
che amo e che continuerò ad amare.....
Sempre ai tuoi
ordini, Capitano.
Tua Kei.”
Con uno sforzo
immane ricacciai indietro le lacrime.
Leggere quelle
parole mi aveva fatto molto male. Perché non me ne aveva parlato? Forse avremmo
potuto trovare una soluzione alternativa…..sarei andato ovunque nell’universo
pur di salvarla……ma lei allora non
sapeva ancora che io....
Aprii il solito
cassetto ed estrassi l’altra lettera, quella scritta da me.
“ Kei, ora che tutto è terminato voglio che tu sappia chiaramente quanto
tu sia importante per tutti noi, a bordo dell’Arcadia. Sei un ufficiale impeccabile,sempre pronta ad eseguire i comandi con estrema efficienza. Hai
saputo guadagnarti la stima ed il rispetto di tutti.
Ma soprattutto sei
una donna intelligente, bella e generosa, sempre pronta a batterti e a mettere a
rischio la tua vita per proteggerci.
La dura vita da
pirata non ha scalfito nel tempo quello sguardo che avevi quando ti trovammo,
tanti anni fa, su quella nave che ti teneva prigioniera. Ricordo, come se fosse
ieri, i tuoi occhi fieri che mi guardavano senza paura dalla cella in cui eri
rinchiusa.
Rimasi colpito da
quell’espressione e provai qualcosa che fino a questo momento non ero ancora
riuscito a spiegarmi.
Ora so, che se mai
avessi guardato un’altra donna con amore[1], quella donna saresti stata tu. So
che anche tu hai dei sentimenti per me….spero che sia ancora così e che non sia
troppo tardi per noi…..”
Ora è veramente
troppo tardi.
Presi entrambe le
lettere e, riponendole in un’unica busta, le chiusi nuovamente nel cassetto
della scrivania.
Mi alzai ed uscii
dalla mia cabina. Lungo il corridoio incontrai alcuni membri dell’equipaggio
che se ne stavano seduti con espressione triste, abbattuta.
“Harlock, hai
aperto la lettera?” mi chiese Mimeh, uscendo dall’infermeria in quel momento.
Io continuai a
camminare per raggiungere il ponte di comando.
“Si.” Risposi
brevemente.
Mi prese per una
mano e mi obbligò a fermarmi e a guardarla negli occhi.
“Ma.....tu….hai pianto?!”
sussurrò preoccupata.
Le accarezzai una
guancia e subito dopo la oltrepassai, proseguendo il mio cammino. Aveva già
capito tutto, senza bisogno che le spiegassi.
Prima di arrivare
al ponte, sostai nella sala del computer.
“Abbi cura di lei,
amico mio.” dissi , appoggiando una mano ad uno dei pannelli
luminosi.
Poi, giunto in
sala comando comunicai a tutti gli uomini che avremmo ripreso il viaggio
immediatamente.
Gli uomini vollero
ricordare Kei ancora una volta, sparando a salve alcuni colpi di cannone in sua
memoria.
Se fosse stata
qui, mi avrebbe chiesto : “Capitano, qual è la rotta?”
Mi alzai e mi
diressi al timone, stringendone con forza la ruota.
“Arcadia! Avanti a
tutta forza!”
[1] un’altra donna dopo Maya
In questo
capitolo è Harlock stesso a parlare, proprio per evidenziare "la
fine" di Kei a cui ho fatto raccontare la storia in prima persona
fino al capitolo precedente. Spero vi sia piaciuto e come al solito
grazie a tutte le persone che hanno letto e recensito o semplicemente
letto.