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Autore: NonnaPapera    02/11/2010    4 recensioni
L’assordante rumore della musica, martellava la testa e i timpani di Mikael.Quel lavoro, quando l’aveva trovato, più di sei mesi prima, era stato per lui provvidenziale.[...]Lavorare in una discoteca aveva molti lati positivi, primo fra tutti il frastuono… quello ti impediva di pensare e lui per lungo tempo ne aveva avuto bisogno.
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il riscatto

 

L’assordante rumore della musica, martellava la testa e i timpani di Mikael.

Quel lavoro, quando l’aveva trovato, più di sei mesi prima, era stato per lui provvidenziale.

Si girò a suo agio dietro il bancone del bar.

Lavorare in una discoteca aveva molti lati positivi, primo fra tutti il frastuono… quello ti impediva di pensare e lui per lungo tempo ne aveva avuto bisogno.

Una bella ragazza bionda si avvicinò a lui e gli fece l’occhiolino.

Mikael sorrise.

Quel lavoro gli aveva fatto scoprire un lato, mai neppure immaginato delle persone.

Di notte, nel mezzo delle luci psichedeliche, con le orecchie che rimbombavano impazzite, la gente si trasformava.

Non erano più tristi impiegati che vivevano con la mamma, non c’era traccia delle madri frustrate che non venivano capite dai mariti.

Le persone che entravano nella discoteca lasciavano a casa i loro problemi, i loro crucci, le loro personali croci… e diventavano altro.

Affascinanti uomini ben vestiti ballavano sulla pista, avvinghiati a donne strepitose che camminavano con non-calanche su tacchi vertiginosi.

Ogni cosa in quel luogo era sfalsata, la realtà diventava una cosa lontana ed indistinta… mera illusione riempiva gli animi di tutti i presenti.

Era bello.

Inizialmente strano, a volte affascinante altre spaventoso, ma decisamente bello.

Anche perché lui era il primo fra tutti che, in quel posto pieno di fumo, luci e rumore assordante si nascondeva.

Tutto era cominciato come uno di quegli incubi che sogni la notte e che invadente ed insistente ti perseguita anche durante il giorno.

Il suo rapporto con Kristobal all’inizio era stato tutto rose e fiori… perlomeno a lui così era sembrato.

Però, si sa, l’amore sfalsa di molto la cruda realtà.

Kristobal era bello.

Anzi definirlo semplicemente bello, era quasi un insulto verso la sua persona.

Da quell’uomo latino americano, dal temperamento focoso e testardo, emanava un’aura di sensualità veramente magnetica.

Ecco perché inizialmente anche il semplice fatto di passare del tempo in sua compagnia al povero Mikael era parso un idillio.

Purtroppo col passare dei mesi era stato chiaro che Kristobal soffriva del complesso di Narciso.

E non solo di quello.

Oltre ad essere innamorato solo ed esclusivamente di se stesso, si era rivelato anche un taccagno, un egoista ed uno stronzo.

Non uno di quegli stronzi giustificabili, che ogni tanto fanno vedere al resto del mondo il loro lato buono.

No, Kristobal era proprio uno di quelli senza speranza… uno stronzo nell’anima.

Ci godeva a maltrattare gli altri, soprattutto se gli altri si riconducevano alla persona di Mikael.

Con lui era sempre stato particolarmente perfido.

Per lungo tempo Mikael però questo non l’aveva capito.

Innamorato com’era non c’era stato verso che vedesse più in là del proprio sentimento.

Anzi probabilmente a tutt’ora sarebbe continuato ad essere il magnifico scendiletto di Kristobal, se quest’ultimo non l’avesse trattato come una mera puttana di fronte a tutti i suoi amici.

Amici di Kristobal, beninteso, perché il fottuto bastardo si era premurato di fare terra bruciata attorno a Mikael, facendolo via via allontanare da tutte le persone che gli volevano bene.

Soprattutto per via del fatto che queste ultime avevano tentato di metterlo in guardia dallo stare con il bel argentino.

Così quando quella maledetta sera si era ritrovato di fronte ad un sacco di uomini ubriachi che ridevano a crepapelle per le oscenità che il moro gli rivolgeva, aveva finalmente e dolorosamente aperto gli occhi.

Purtroppo si era ritrovato completamente solo.

Senza soldi, in una città che non gli apparteneva –perché naturalmente Kristobal a suo tempo lo aveva convinto a trasferirsi- si era ritrovato in mezzo ad una strada.

Mortalmente ferito nell’anima, sprovvisto pure di quei pochi centesimi che gli avrebbero permesso di telefonare a casa, per cercare aiuto e comprensione presso uno dei suoi molti amici con i quali aveva tagliato i ponti, aveva vagato mortificato ed umiliato per alcuni giorni senza sapere cosa fare.

Poi era successa una cosa singolare, una di quelle che succedono solo nei film d’amore della Disney.

Era andato letteralmente a sbattere contro la larga schiena di uno sconosciuto.

Andreas.

Andreas l’aveva aiutato a rialzarsi e poi l’aveva fissato dubbioso con un sopracciglio sollevato.

“Quant’è che non mangi?la tua faccia è talmente scavata che se ti vedesse uno zombie scapperebbe terrorizzato” una domanda diretta e senza giri di parole, cosa che –poi lo avrebbe capito- era propria del carattere dell’uomo.

Era così che aveva trovato lavoro.

Nulla di speciale, tanto banale quanto lo può essere uno sbadiglio.

“Sono il proprietario di una discoteca… mi servirebbe qualcuno che pulisca i bagni”

Mikael aveva accolto la proposta come se lui fosse Mosè e Andreas fosse il Signore in persona –c’era mancato poco che si inginocchiasse e gli baciasse i piedi-.

Per non parlare poi delle lacrime che aveva versato quando Andreas, scoperto che non aveva un posto dove dormire, gli aveva offerto di utilizzare una stanza proprio sopra la discoteca.

“Così mi fai da cane da guardia, quando la discoteca è chiusa”.

Ironia.

Era la principale caratteristica del carattere del solare proprietario della discoteca.

Però era una di quelle ironie, velate e sornione.

Non c’era cattiveria nelle parole che uscivano dalle labbra di Andreas.

Scherzava finemente con tutti, prendeva in giro chiunque ma non si sarebbe mai permesso di insultare nessuno.

Così Mikael a poco a poco aveva cominciato a riappropriarsi della sua vita.

“Sai scrivere?”aveva domandato un giorno Andreas.

Mikael l’aveva guardato smarrito senza capire.

 “Che domanda idiota” aveva sbuffato infine.

“Sempre meglio chiedere… da domani farai il cameriere”

“Cameriere?”

“Che c’è preferisci continuare a lottare con lo scopettone e la carta igienica?”

Così era stato “promosso” prima a cameriere e poi a barista.

Andreas si fidava di lui.

Col tempo era arrivato a delegargli incarichi anche molto importanti e non si curava più di controllare la cassa se c’era Mikael a gestirla.

In poche parole lui ed Andreas erano diventati amici.

Mikael alzò lo sguardo e fissò l’alta figura di Andreas gesticolare al telefono, attraverso i vetri oscurati del suo studio al piano superiore.

Poi si riconcentrò sui personaggi che si agitavano, come in preda a degli inesistenti spasmi, sulla pista da ballo.

Sorrise a due gemelli vestiti identici che tenevano a braccetto –stile sandwich- una bella ragazza mora piuttosto minuta.

Entrambi la stavano corteggiando, e nel complesso la scena era piuttosto ridicola.

Soprattutto perché i due parevano uno la fotocopia dell’altro.

Spostò lo sguardo verso un ragazzetto che appariva insignificante anche sotto le luci psichedeliche della pista, che si agitava come un forsennato, dando prova di insospettata abilità nel muovere il bacino.

Una donna con il viso spigoloso e piuttosto arcigno lo chiamò dal lato opposto del bancone.

Mikael le sorrise cordialmente e lei rispose mettendo in mostra una fila di denti storti.

Ordinò delle coppe di champagne e ringraziò cordialmente lasciando una bella mancia.

Un ragazzo tutto palestrato le si fece incontro e la baciò sulle labbra stringendole la vita con fare possessivo.

Lei rise e poggiò la testa sulla spalla muscolosa.

L’immagine dei due che si allontanavano venne coperta da quella di una bella donna dalla folta capigliatura bionda.

Si sedette allo sgabello del bar ed ordinò un cocktail analcolico, accavallando le gambe con movimento felino.

Scambiarono qualche parola, mentre Mikael preparava quanto richiesto.

Quella sera, gli spiegò, non poteva bere, avevano estratto a sorte e lei doveva guidare.

“Tanto meglio, altrimenti domani chi si alza più per andare al lavoro?” aggiunse sorridendo apertamente.

Un uomo si sbracciò dall’altro lato del bancone.

“Che bisogna fare qui per essere serviti? I segnali di fumo?”

 Il maleducato quella sera ci mancava proprio…

“Cosa prende?”

“Fai tu, basta che sia alla moda” oltre che maleducato pure cretino… un cocktail alla moda?

Mikael mosse la testa in segno affermativo sorridendo condiscendente.

Mischiò a caso alcuni alcolici e gli fece pagare il doppio… l’uomo se ne tornò soddisfatto al tavolo –altro cliente soddisfatto-.

Osservare tutta quella gente, che si affollava e si scontrava nel grande salone stracolmo, continuava nonostante fosse passato del tempo ad affascinarlo.

Ogni persona si lasciava dietro un pezzo della propria storia personale e Mikael si divertiva a fare supposizioni, illazioni sulle loro vite al di fuori.

Come erano nella vita quotidiana? Cosa facevano? Che pensavano?

Continuò così, immerso in un ritmo frenetico di ordinazioni e di piccoli problemi da risolvere per un’altra ora.

Poi preparò due caffè e salì –come ormai era abitudine- da Andreas.

Aprì la porta senza preoccuparsi di bussare e si diresse con passo spedito verso il largo tavolo di plexiglass poso nel centro esatto della stanza.

L’arredamento essenziale e moderno dava un senso di perennemente incellofanato a tutto ciò che si trovava all’interno della grande stanza.

Andreas sollevò lo sguardo strizzando l’occhio a Mikael e riprendendo poi a parlare al telefono con il fornitore.

Dopo alcune ultime frasi di cortesia, riagganciò e si stiracchio –con un movimento molto simile a quello di un grosso panda-

Mikael rise divertito a quel pensiero.

Andreas era un bell’uomo, alto con i lineamenti nordici –merito della madre olandese- ed una voce bassa e musicale.

Però era se così lo si può definire, un gran pantofolaio.

Brillante e molto astuto negli affari, per carità –quell’azienda sforna soldi l’aveva messa in moto tutta da solo-, però con un retro carattere pigro e decisamente sonnolento.

Esattamente come un panda.

“Si vede che stai pensando cattiverie sul tuo capo… sii almeno più discreto” borbottò Andreas guardandolo di sottecchi, mentre sorseggiava il caffè macchiato e molto zuccherato che l’altro gli aveva posato di fronte.

Mikael  ghignò rilassato, come solo in presenza di Andreas gli capitava di sentirsi e senza dire nulla si accomodò sulla comoda poltrona di fronte al suo capo.

“Come vanno le cose giù?”

“Bene nulla da segnalare. Farai un salto più tardi?”

“E perché dovrei? Ci sei già tu che fai tutto… Poi mi toccherebbe rifarmi le scale per salire qui nuovamente… mica ne vale la pena”

Mikael rise di gusto.

“Ho visto statue molto più vitali di te!”

Andreas lo fissò con finto astio:

“Questa è insubordinazione, se fossimo in mare aperto, sarei costretto a fucilarti!”

“Zi badrone, scussa badrone” scimmiottò Mikael di rimando, poi si alzò e si diresse vero la grande vetrata, osservando la fauna che si muoveva sotto i suoi piedi.

La discoteca quella sera era veramente affollata.

Il vetro fatto a specchio gli rimandò la sua immagine e lui perse alcuni attimi ad osservarsi.

Magro ma non troppo, capelli castani tagliati di fresco, occhi chiari –di un colore indefinito tra il nocciola e il verde-, nel complesso non un divo di Hollywood ma neppure l’ultima ruota del carro.

Lo sguardo si velò leggermente.

Come sempre quando si soffermava troppo a pensare a se stesso.

Ora stava bene, però si sentiva comunque solo.

Avrebbe tanto voluto ricontattare i suoi vecchi amici, rivedere facce conosciute, però temeva di essere respinto a male parole.

Aveva lasciato tutto accecato da Kristobal, mandando letteralmente a cagare persone che gli volevano bene.

Oltre a questo si sentiva solo anche a livello strettamente sentimentale.

L’esperienza devastante che aveva vissuto l’aveva reso restio –quasi pauroso- nei confronti di nuove possibili relazioni.

Sebbene ora si sentisse molto meglio di sei mesi addietro –e questo lo doveva solo ed unicamente ad Andreas - il suo cuore continuava a custodire quasi gelosamente un grande spazio vuoto, troppo spaventato per cederlo in prova a chicchessia.

“Tutto bene? Hai uno sguardo stile Bambi”

Mikael si riscosse e lo fissò stralunato.

“Hee?”

“Si, ma dai non dirmi che non hai mai visto Bambi…”

“L’ho visto, ma continuo a non capire”

“Sai quando gli uccidono la mamma e lui si ritrova solo soletto?... ecco poco fa avevi lo stesso sguardo smarrito.”

Mikael lo guardò stupito, Andreas aveva sempre avuto quella strana attitudine a leggergli così perfettamente nell’anima.

“Non ho nulla…”rivolse nuovamente lo sguardo al brulicare sottostante.

Notò un’ombra, che gli fece tornare alla mente i tristi ricordi dei momenti passati con Kristobal.

Seguì quell’uomo con sguardo attento, il fiato sospeso in gola.

Il modo di camminare e di gesticolare con le mani, ne era certo era proprio lui, le luci e tutta la gente che gli si affollavano attorno non potevano averlo confuso.

Era Steven, il miglior amico di Kristobal.

Deglutì tentando di calmarsi, ma le mani parevano aver perso tutto il sangue e le sentiva informicolate e gelate.

Dopo Kristobal, Steven era la persona più stronza che avesse mai avuto la sfortuna d’incontrare nel percorso che era stata la sua vita fino a quel momento.

Era stato con Steven che Kristobal l’aveva ripetutamente tradito.

Era stato con Steven che Kristobal l’aveva deriso di fronte a tutti.

Se possibile Mikael avrebbe detto che, probabilmente, odiava molto più Steven di Kristobal.

Ricordava ancora quel suo modo subdolo e spietato di parlare.

Quelle cattiverie, che a differenza di quelle i Kristobal,- dirette e grossolane- si intrufolavano come serpenti nella sua autostima.

Tutti lo definivano come un uomo ironico e velatamente caustico.

La verità era che Steven era perfido e malvagiamente sarcastico.

Mikael strinse forte i pugni, una rabbia cieca aveva preso a montargli nel petto.

Tutta quella frustrazione, che aveva tenuta repressa per tutti quei mesi, si stava preparando ad esplodere violenta.

Voleva sbattergli in faccia tutto il suo odio.

Dirgli che lui e Kristobal erano degli esseri della peggior specie e che augurava ad entrambi, con tutto il cuore, di trovare persone che li facessero soffrire, tanto quanto loro avevano fatto soffrire lui.

Senza attendere oltre si precipitò come una furia, fuori dall’ufficio di Andreas e scapicollandosi giù per le scale si fiondò al centro della pista.

Senza concedersi neppure il tempo di organizzare i pensieri, afferrò il gomito di Steven e lo costrinse a girarsi verso di lui.

L’uomo dal corto taglio di capelli lo fissò con i suoi occhi piccoli e leggermente sporgenti.

Quando si rese conto di chi aveva di fronte il suo sguardo si assottigliò e brillò di una luce che non prometteva nulla di buono.

“Ma guarda chi si rivede” sussurrò lascivo, facendo però in modo che, tutta la compagnia con la quale era uscito quella sera, si voltasse e seguisse la conversazione.

“…tu…” la rabbia era talmente forte che le parole si contorsero all’interno della bocca di Mikael, bloccandosi lì, tra la lingua e i denti incapaci di uscire chiare come avrebbe voluto.

“Sei così felice di vedermi che non sai cosa dire vero?” si avvicinò e lo baciò su entrambe le guancie, come si fa tra amici di vecchia data.

“sai giusto ieri parlavamo di te con Kristobal…”

“Kristobal…” mormorò Mikael con il cervello in blackout.

“Ci si chiedeva come te la passassi”

Lo guardò con sguardo cattivo e poi riprese.

“Sai siamo stati crudeli con te … volevo scusarmene. Anche Kristobal l’ha ammesso tempo fa. Ora però è diventato un angioletto, dovresti vedere come coccola il suo Mark…”

Gli occhi di Mikael si dilatarono leggermente.

“C’è anche da dire che Mark è molto più dolce di te… Giusto ieri Kristobal mi diceva di come sta bene con il completino nero… sai quello di pelle che ti sei sempre rifiutato di indossare…”

Il cuore mancò un colpo.

Steven parlava di quella volta che Kristobal di fronte a tutti gli aveva lanciato un completo di pelle da sadomaso dicendogli:

“Preparati che poi ti raggiungo”

Il viso gli si colorò di rosso per l’imbarazzo, visto anche che molti della sua vecchia compagnia stavano ghignando divertiti.

Gli occhi iniziarono a bruciargli, che stupido era stato a pensare di poter affrontare Steven.

Mentre stava per scoppiare in lacrime si ricordò di cosa alcuni mesi prima gli aveva detto Andreas, proprio riguardo alla sua storia con Kristobal:

“Ricordati una cosa Mikael: le ingiurie sono molto umilianti per chi le dice, quando non riescono ad umiliare chi le riceve… se mai ti capiterà di trovarti nuovamente di fronte a Kristobal… non permettergli di ferirti”

Mikael soppesò quella frase nella sua testa per alcuni istanti e poi disse:

“Alla fine quel completino l’avevo indossato, sai cosa aveva detto Kristobal?”

Steven rise tra sé, Mikael era così stupido che si stava ulteriormente umiliando di fronte a tutti, facilitandogli di non poco il compito.

Mikael sollevò lo sguardo e alzando il tono della voce riprese:

“Mi aveva detto che mi stava bene… molto meglio di come stava a te”

Il voltò di Steven si imporporò dall’imbarazzo quando la sua mente registrò le parole di Mikael.

Tutti i presenti che avevano seguito la conversazione si misero a ridere, additando Steven come fosse un fenomeno da baraccone.

Mikael guardò la scena divertito.

Sussultò quando sentì una mano forte posarglisi  sulla spalla.

Il volto solare ed abbronzato di Andreas, lo stava fissando sorridendo:

“Ben fatto, complimenti… però mi hai rovinato la scena… io già mi immaginavo nei panni del cavaliere dall’armatura lucente pronto a salvarti dalle grinfie del drago… invece ti sei salvato da solo!”

Mikael sorrise soddisfatto, mentre osservava Steven che spintonava la folla facendosi largo verso l’uscita.

Poi le labbra calde di Andreas si posarono leggere e rispettose sulle sue.

Mikael lo fissò stupito, indeciso su cosa dire.

“Scusa, so che può sembrarti una cosa del tutto improvvisa… però ti assicuro che non lo è. Giuro su quanto ho di più caro che è già molti mesi che mi struggo di desiderio per te… tu mi piaci!”

Il fiume di parole uscito dalla bocca di Andreas travolse Mikael riempiendolo di calore e felicità.

“Perché solo adesso…” domandò incerto.

“Volevo che venissi a patti con i tuoi sentimenti per Kristobal… prima di dichiararmi. La scena di poco fa mi ha fatto capire che non sei più soggetto alla sua influenza…”

Mikael l’abbracciò saltandogli al collo.

Nel mezzo della pista da ballo si baciarono incuranti di tutto e di tutti.

Un senso di libertà si fece largo nel cuore di Mikael e si sentì leggero come non lo era mai stato.

Si staccò leggermente dalla bocca di Andreas e mormorò:

“Poi ricordami che devo fare delle telefonate” riappiccicando subito le sue labbra a quelle del compagno senza dargli il tempo di rispondere.

Ora voleva solo baciare Andreas… poi avrebbe cominciato a richiamare i suoi vecchi amici per scusarsi di come si era comportato…

Magari alla fine avrebbe fatto anche uno squillo a Kristobal… giusto per par condicio nei confronti di Steven…

 

End

 

PICCOLO SPAZIO PRIVATO

PArtecipate al "the Hate contest" ultima classificata

Nulla da segnalere... spero vi sia piaciuta... anche se il personaggio di Andreas verso il finale è poco credibile

Se lo yaoi vi appassiona e vi piacciono anche le storie originali allora siete invitati tutti sul mio forum ( mio e di una mia amica che si chiama Dragona). E' un forum totalmente dedicato alle storie, ai disegni e ai fumetti yaoi e slash originali ( quindi tutto frutto della fantasia degli utenti)
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