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Autore: mise_keith    14/11/2005    10 recensioni
Se si parla di destino, Ron Weasley sa di essere predestinato a fare cavolate. E quando si capisce che piangere sul latte versato è inutile, basta farlo su qualche altro liquido. La pioggia, ad esempio. (Nessuno spoiler, solo idiozia e romanticismo sdolcinato.)
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi fido di te

 

Title: “Mi fido di te”

Author: mise_keith

Characters: Ron Weasley, Hermione Granger, Harry Potter (solo di sfuggita).

Disclaimer: Harry Potter & Co. appartengono al geniaccio J.K.Rowling e bla bla bla

Rating: PG13, più per il linguaggio che per altro.

Notes: Ebbene. Ammetto a malincuore la fonte d’ispirazione di questa one-shot, ovvero una... canzone di Jovanotti, che dà il titolo alla fic. Però questa NON è una song-fic, anche se potrebbe sembrarlo (anche perché non ammetterei mai di aver scritto qualcosa ispirato a Jovanotti né ad alcunché lo riguardi), specialmente viste le evidenti citazioni (solo perché stavano bene nel contesto, sia ben chiaro), ma semplicemente il prodotto di una mente malata sottoposta ad intensa solitudine, isolata dal mondo in un paesino turistico siculo, con la sola compagnia di genitori e fratellino dodicenne che ascolta esclusivamente il sopracitato. Ecco tutto. E non ridete!

Notes2: Niente a che vedere col fatto che adesso sia uscito il singolo, roba del genere. Non la pubblico per questo, né perché mi piaccia particolarmente, anzi. Ma mi ero ripromessa che non avrei sprecato queste mie “risorse estive”. E, diciamolo, avevo bisogno di pubblicare qualcosa. Grazie per l’ascolto.

Thanks to: a Jovanott... no! Scherzavo!

A Chiara, Thilwen, a lei ed ai suoi incoraggiamenti, semplicemente per ciò che è, ciò che è stata, la sua amicizia, la sua compagnia, i nostri progetti. Ed anche perché di sicuro senza di lei non sarei tornata a scrivere fanfictions, sia ben chiaro. Grazie, grazie, grazie!

(Aggiornate) A chi ha letto e recensito Danae’s Truth. A Briseide, grazie per la tua meravigliosa recensione, per tutti i tuoi complimenti; ne sono rimasta commossa. Mi hai fatto desiderare di avere il tempo per ritrovare, nero su bianco, ciò che avevo perduto. Grazie.

Dedicated to: Rileggendola, ho capito, che avrei fatto un torto a chiunque l’avessi dedicata. È romanticismo per dodicenni. È solo il frutto di qualche delusione di non troppo conto, alimentata dalla solitudine. Ma forse a qualcuno farebbe piacere.

(Ad Andrea, per quello che credevo fossi per me. Ci abbiamo provato.)

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Fottetevi tutti quanti. E allegramente.”

In verità non so nemmeno se sia io a parlare adesso, di fronte a questa notte troppo grande e troppo vuota per me. Non so se riuscirò a superarla, perché non m’interessa nemmeno.

Ho paura. Io, ora, adesso, ho paura.

Non della pioggia che mi scorre davanti agli occhi, fiumi di tristezza lancinante sull’asfalto, perché dopotutto anch’io vorrei avere la possibilità di farla finita dentro a un tombino.

Se solo questo precipizio non fosse così alto, se solo potessi vederne la fine.

Grande invenzione l’alcool. Riscalda. Un surrogato d’amore, parte dalle membra arriva sino al cuore, batte, palpita, sempre più lontano nella mia mente lontana.

E deserta come questa strada infestata dall’acquazzone.

Vorrei dire di essere solamente un osservatore stasera, sotto al mio angolo di tettoia, gocciolante, infreddolito, ma ciò non è vero, e non ha importanza. Mi sento anch’io precipitare dall’umido all’ignoto come queste gocce insistenti, inconsapevoli, che vivono e muoiono in gorghi e ruscelli solitari.

Cazzo Ron. Ma quante volte ti sei ripetuto che per una donna non avresti mai fatto niente del genere?

Un altro sorso di scotch, sperando che m’affoghi, o almeno che sfoci in un salutarissimo coma etilico.

Idiota. Una donna, mai.

Ma probabilmente piacerebbe anche a me imputare a qualcosa di diverso le fitte che attraversano il mio corpo addormentato dall’alcool.

In realtà allora la colpa è mia. Donne, mai, l’abbiamo detto; prima il lavoro, e non c’è manco quello, (OK, ma che cazzo ho combinato finora, madre di tutti i Weasley?), la lotta per gli ideali, e anche così, ma quale?, riuscire a stare il passo di Harr... Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato (o forse quello era un altro)?

Ma quando Hermione è diventata tanto importante per me?

Ecco il punto, penso, mentre un dolore inconcepibile mi squarcia a metà. Innaffiare con abbondante medicina, grazie dottore.

Sarò anche un po’ (molto) confuso, ma lei è chiarezza (lo è sempre stata) e chiarezza adesso è anche dolore.

Ma quando cazzo Hermione è diventata tanto importante per me?

Stupenda domanda, Ronald Bilius. E dopo averla accesa e circondata di lucine intermittenti, nonché abbandonata fra polvere e ragnatele (ovunque fosse meno visibile), che si fa?

Ecchecazzo ne so. So solo che se un destino esiste davvero, è bastardo dentro, perché fa vincenti e sfigati, e fra loro li accoppia.

E non sto parlando degli sfigati.

Perché quando quella sera, località Tana, mi sono impadronito per la prima e ultima volta delle sue labbra, dopo tante parole non dette, sorrisi soffocati, istinti repressi, e lei e la sua bocca così a portata dalla mia, non ho lasciato correre e ignorato chissà quale divinità dell’amore che si agitava dentro ai miei jeans, e lei non ha risposto il tanto agognato quanto già raro “Oh, Ron!”. Devo dire che non ho mai sentito le sue mani tanto lontane quanto quella sera.

“Ron, io...” e i suoi passi affrettati e ormai distanti sull’erba.

C’è da dire anche che non avrei mai pensato che delle parole potessero essere così acuminate.

Mi porto una mano sul cuore. C’è ancora, e me ne stupisco. Forse mi rassicurerebbe vederlo schizzare fuori adesso, pezzo a pezzo (come lo sento addosso), vederlo scomparire nell’oscurità, trascinato via sotto questa spessa cortina trasparente.

Ora mi ritrovo quasi a sperare che fosse finita lì. Probabilmente adesso sarei solo fradicio d’acqua e scotch cantando a squarciagola al centro della via grigia di notte, di sonno e malinconia. E non starei qui a volere e ad aborrire questo prolungare la mia esistenza in dense boccate di disperazione.

Avete mai udito lo strano strappo della speranza quando viene completamente e repentinamente sradicata dallo spirito?

Ah, no, scusate, tornate a vivere concentrati sui vostri mal di denti.

“Scusate, io e Hermione vorremmo fare un annuncio.”

Credo di non avere mia visto la sua testa riccia e agitata chinarsi tanto.

“Ci sposeremo entro Maggio. E non vediamo l’ora. Giusto, tesoro?”

Non riesco proprio a capire come quello possa essere ancora vivo fra i tanti scongiuri miei e di qualcun altro. Mettiamo da parte quelle minchiate sulle doti dei Grifondoro, perché il suo si chiama solo culo.

“Ron, io... mi dispiace...”

Fottetevi tutti quanti. E allegramente.”

 

Ma cosa c’è dall’altra parte del mondo? Un’oscurità più pacifica dello stesso buio che cerco ma rifiuto? O sono già sulla metà sbagliata della luna?

Qualunque cosa o dove stia cercando, non vi troverò lei. Lo so. Ma fa male.

In fondo, non ce l’ho con Harr... Harr-Harry (ecco. L’ho detto). Lui non ha colpa. Poveretto. È stupido. E lei è sempre stata lì, accanto a lui, o poco più lontana. Come me, del resto.

Ma possibile che lui, nel suo smisurato egoismo, non abbia capito niente? Che anche gli altri (e anch’io) sono smisuratamente egoisti?

E il mio ego non vuole, né desidera, ma esige Hermione, dolce, e indispensabile, e in misura inversamente proporzionale di quanto lo sia mai stata per lui e per il resto del mondo.

Che Harry Potter impari a stirarsi i calzini da solo. Lui non potrà mai essere per lei ciò che sarei io. E soprattutto, lei non sarebbe per lui ciò che per me è stata da sempre.

Come dice, dottore? Tre somministrazioni al giorno, dopo i pasti?

Ma non c’è un modo tenerla sempre in qualche angolo del mio petto, sotto la pelle, fra le mie mani, e ancora, ancora sempre?

Il muro dietro alla mia schiena non c’è, non c’è terra sotto ai miei piedi, forse c’era un passo indietro.

Quanto pesano quelle sue morbide labbra nella mia memoria, rugiada, toccasana e sofferenza sotto ed oltre lo scrosciare della pioggia?

E quanto ancora incomberà il suo fantasma sulla mia vita e morte?

 

Ho freddo. Forse è la nebbia, il sole in mezzo e su di essa.

È l’alba.

Dovrei alzarmi, mi dico. Le pozzanghere perdono presto d’interesse. L’acqua scorre giù dalle grondaie con e come l’ultima goccia di scotch attraverso la gola.

“Ognuno si riscalda come può.”

Sussulto. Una voce. Quella voce. Bassa, incredibilmente celeste e densa come nei miei ricordi. Riemersi chissà come da questa valle di lacrime.

Lei è stretta nel suo mantello, la vedo quasi tremare, il suo viso è sporco e rigato dalla pioggia (o forse dal pianto). L’ennesimo boccolo ribelle le ricade dritto sul naso, sbattuto, crespo come non mai, umido.

Mi accorgo di aver dischiuso la bocca. Sono ancora intorpidito, ma la consapevolezza della sua presenza mi scuote e squassa la certezza delle mie tristezze.

Della sua sterminata assenza.

“Ti è mai capitato di leggere in tutto ciò che ti circonda la presenza di un avvertimento? Che comunica e ricorda uno sbaglio? Lo sbaglio più grande della tua vita.”

Non sono sicuro di aver capito bene. Ma detto da lei tutto sembra così chiaro. Lineare.

Annuisco. “Sì.” Quindi faccio un pausa perplessa. “Cioè... no.”

Scoppia a ridere. Si volta verso di me, ed è sicura, serena.

Inoppugnabile come la limpidezza dei suoi occhi.

“No.” Scuote la testa, un sorriso che le increspa le labbra. Quelle labbra. Ed è così bella.

“Mi fido di te. Cosa sei disposto a perdere?”

Dottore?, penso. Che sintomi ha la felicità?

 

Un ringraziamento anche a Izumi, Abigale, ed Ida, che sta leggendo adesso Danae’s Truth, e mi sta riempiendo di immeritati complimenti. Grazie ancora a tuti!

  
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