*Non Morto*
M’incammino
a passi silenziosi verso il cimitero, verso quella lapide che ogni
giorno mi
vede arrivare, alla stessa ora, e versare lacrime silenziose. E
sussurrare
parole che lui non sentirà mai. Parole che portano con loro
l’amarezza per non
avergli potuto dire addio per sempre. È sciocco da pensarlo
perché nessuno sa
che quello è il giorno della tua morte. Nessuno sa che non
puoi litigare con il
tuo amico e non fare più pace perché
andrà in uno stupido capannone a suonare
per schiarirsi le idee e che da lì a poco
scoppierà un incendio che se lo
porterà via per sempre. Mi è sembrato stupido
piangere su una bara e non averlo
potuto neppure guardare.
Avrei
voluto portare con me il ricordo di lui che sorrideva con i suoi
capelli
castani da pazzo, con la linea delle labbra sottili piegate a formare
un
sorriso da urlo. E con quegli occhi verdi che ti facevano sentire
importante
ogni volta che ti guardavano. E che avevano anche la
capacità di farti sentire
uno schifo come quell’ultimo giorno. Come
quell’ultimo stramaledetto giorno!
Anzi, non vorrei aver bisogno di un ricordo! Io vorrei averlo qui. Non
vorrei
essere nel cimitero ma a casa mia, o nel suo scantinato, a fare
cazzate. A
ridere. A bere birra e a parlare tanto, a confidarci i nostri sogni.
Nulla avrà
più senso ora che lui non c’è. I suoi
sogni si sono infranti come la sua vita.
E i miei con lui. Lui faceva parte di tutti i miei progetti e non posso
continuare la mia vita facendo finta che andrà tutto come
era stato deciso e
progettato. Avevamo progettato le nostre cose insieme. Io e lui avevamo
deciso
di andare al College insieme e di fingerci fidanzati per suscitare
l’invidia
degli altri. Perché io e lui insieme eravamo imbattibili.
Lucas e Joy: gli inseparabili.
Eppure adesso lo siamo.
Mi
siedo con ginocchia piegate e mi perdo ad osservare quella foto che i
suoi
genitori hanno fatto mettere. Non mi piace. Non lo rappresenta. In
quella foto
era arrabbiato, me lo ricordo bene dato che sono stata proprio a
scattarla dopo
che ha litigato con suo fratello maggiore. Non sorride. Ha lo sguardo
spento e
un cappello da basket che gli copre i capelli e gli fa ombra sul viso.
Non era
così.
“Ciao
Lucas.” Lo saluto dandomi mentalmente della stupida dato che
purtroppo non mi
risponderà mai.
“Oggi
è stato un disastro a scuola, lo sai? Ho preso una C in
Trigonometria,
probabilmente se ora tu fossi qui mi prenderesti in giro e ti saresti
vantato
della A che avresti preso. Vorrei prendere tutte le C e le D di questo
mondo se
questo servirebbe a riportarti indietro. A volte mi sfiora anche
l’idea di
raggiungerti, ovunque tu sia. Questo mondo è solo apparenza!
Ora tutti ti
piangono, certo, eri famoso, ma è tutta apparenza, gli do
qualche altro mese di
tempo e si dimenticheranno di te. Io non lo farò Lucas, io
ti voglio bene.” E ovviamente
delle lacrime solcano il mio viso. Non riesco mai a frenarmi. E solo
qui mi
lascio andare. Non ho fatto vedere a nessuno il mio dolore. Lo vede
solo lui da
lassù se mai un Paradiso esiste.
“Sai
cos’altro? Non riesco a pensare a nient’altro che
non sia tu. Mi manchi
tremendamente. Mi manca ridere con te, giocare e prenderci per
culo.” Provo a
ridere e invece continuo a piangere come una bambina piccola.
“Joy?”
Scuoto la testa. Ora sento anche la sua voce. Mi sto riducendo davvero
male.
Chiudo gli occhi e appoggio la testa sulle mie gambe.
“Joy?”
Sento di nuovo la sua voce, che sembra provenire da dietro di me.
“Smettila.
Esci dalla mia testa!” Mi trovo in piedi ad urlare con le
mani tra i capelli. E
sento la sua risata. Cristallina, soave, divertita e soprattutto vera.
“Joy
ma di che testa parli? Non ho nessuna intenzione di entrare in quella
testa che
ti ritrovi! Soprattutto non con i tuoi capelli rossi!” Mi
volto di scatto e
sento di stare per morire.
Una
mano si posa sul mio petto ansante, come a voler sorreggere il mio
cuore.
Lucas.
Mi
sorride e di riflesso sorrido anche io. È un sogno?
È la realtà? O sono
impazzita davvero?
“L-luc-cas?”
Lo chiamo con voce spezzata. Anche se sto sognando, è bello
poter rivedere il
suo viso perché non sono mai riuscito a sognarlo.
“Joy.”
Ora non ride più. Non c’è
più ilarità sul suo volto ed è
tremendamente serio.
Non è così che volevo sognarlo.
Nient’affatto!
“Come
faccio a vederti?” Chiedo sentendomi ridicola.
“Sono
un vampiro.” Mi dice avvicinandosi.
“Tu
sei cosa? Ma tu… tu dovresti essere là
dentro!” Indico la lapide di cui ormai
conosco a memoria anche ogni angolo e mi appoggio al tronco
dell’albero per sorreggermi.
“E i vampiri non esistono. Sei una mia
allucinazione.” Chiudo gli occhi e
quando li riapro lui è lì, davanti a me, con la
stessa espressione seria e con
quegli occhi verdi che non mi sapevano mai mentire.
“Invece
esistono. E io sono un vampiro. Per favore, non farmi domande inutili
adesso.
Abbracciami… ho bisogno anche io di te. Non ce la facevo
più a osservarti ogni
giorno piangere. Tu sei Joy, la mia amica, tu sei una parte di
me…” Inclina
leggermente il capo, come faceva di solito e si avvicina a me.
“Lucas?”
“Si?
Sono vero, sono io. Toccami.” Allunga le braccia fino a
sfiorarmi il viso con
le sue mani. Sento davvero la consistenza delle sue mani lisce.
Esattamente
come sento il freddo che il suo tocco mi provoca.
Appoggio
le mani sulle sue e incerta faccio un passo nella sua direzione
guardando fissa
i suoi occhi.
“Sei
tu. Lo sei davvero.” Dico convinta di quello che penso. Che
sia fantascienza.
Pazzia. Quello che è. Ci credo. Ho bisogno di crederci.
“Si
Joy, sono io. E ti voglio bene.” Mi attira a se facendomi
scontrare contro il
suo petto. Mi ci abbandono inspirando a fondo il suo profumo.
È
Lucas. È lui e basta. Non m’importa che sia un
vampiro. Per me è il mio amico e
basta.
“Grazie
di avermi reso partecipe di questa tua nuova versione di
te…” Ridacchia e mi
stringe ancora di più contro di lui.
“Non
mi hai cacciato. Non hai paura di me. Non vuoi sapere come sono
diventato
quello che sono?” Mi chiede ancora.
“M’importa
stare con te.”
Un saluto a tutti quelli che hanno letto. :)