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Autore: Helena Velena    02/11/2010    1 recensioni
L'indicibile e infatti mai narrato rapporto tra Severus Snape e il Supremo Inquisitore di Hogwarts, Dolores Jane Umbridge.
Genere: Comico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Silente, Dolores Umbridge, Remus Lupin, Severus Piton, Sirius Black
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Fine della giornata lavorativa, fine di ogni tentazione, ovvero dell’impulso di strangolare gli studenti.
Nella fretta di lasciarseli alle spalle Snape si ritrovò ad attraversare il cortile, dove un piccolo gruppo di marmaglia giovanile stava rapidamente trasformandosi in una folla rumorosa.
In mezzo a tutti spiccavano due noti spilungoni, i gemelli Weasley, che tenevano banco chinandosi verso gli astanti e scribacchiando su un taccuino.
Quando Fred (o forse George), vedendo Snape avvicinarsi, emise un deciso “wow” e si illuminò di soddisfazione, anche il resto della folla si voltò all’unisono a guardare il professore.
Snape fu colto alla sprovvista, e si vergognò come un ladro. Si affrettò a guadagnare una posizione meno esposta, portandosi rasente al muro del portico, mentre dal gruppo si levavano urla scomposte e acclamazioni disordinate degne delle più buzzurre tifoserie di Quidditch.
Dietro di lui passavano gli allievi provenienti dal sotterraneo, dalla lezione di pozioni appena terminata.
Snape fece un cenno a Draco Malfoy e quello gli si avvicinò lusingato, con la sua faccia da schiaffi.
“Sapresti dirmi, Malfoy, cosa sta succedendo laggiù?” chiese con aria perplessa e disarmata, di cui si pentì subito.
Malfoy giocherellò con due falci che teneva in mano prima di rispondergli, evasivo e un po’ beffardo: “I Weasley stanno raccogliendo scommesse, Signore”.
“Ovvio”, pensò Snape, però non spiegava il loro entusiasmo nei suoi confronti.
Se voleva ottenere qualche risposta sensata da quella piccola serpe, verde o no, doveva insistere di più, anche se, oscuramente, già intuiva qualcosa… Qualcosa che non voleva sapere.
“Scommesse, Malfoy? Questo apparirebbe evidente a qualsiasi deficiente decerebrato. Ma tu sai fare meglio di così, non è vero?”
Lo sguardo del Professore di Pozioni si ricompose, tornando torvo e penetrante come al solito. Snape lo rivolse a Malfoy e lo bucò.
Il giovane Serpeverde non era abituato ad affrontare il lato oscuro di Snape.
Quest’ultimo, per lui, era una specie di mentore, disumano e impenetrabile sì, decisamente spietato, ma in un modo benevolo, paterno e rassicurante. Decise di non menare il can per l’aia.
“Scommettono su di lei, Signore, su lei e la Umbridge… Uhm... Su chi avrà la meglio tra di voi. La danno per favorito e la chiamano il loro… Ehm… Oscuro Vendicatore.”
“Sei sicuro? Anche i Grifondoro?” sussurrò Snape con un gemito.
Malfoy faceva di si con la sua faccia da schiaffi.
Dal centro del cortile una decina di ragazzi intonarono un ritornello di cui Snape colse solo la frase “Snape Severus Professore… Nostro Oscur Vendicatore…”, prima che, con una speciale tecnica di Occlumanzia che riguardava l’esclusione dell’udito, decidesse di risparmiarsi il resto.
“Ho capito. Puoi andare, Malfoy” riuscì alla fine ad articolare, e Malfoy se ne andò, giocherellando ostentatamente con le sue falci.
Sconvolto e lacerato nell’anima (quel che ne restava), Snape si ritirò in fretta nel suo ufficio, sfuggendo lungo la strada da tutti gli sguardi così orgogliosi di lui.
“Ignobili mentecatti, ma non capite che vi disprezzo tutti?” ripeteva dentro di sé. Ma poi, quando si calmò, non poté fare a meno di apprezzare quanto “Oscuro Vendicatore” fosse in assonanza con “Oscuro Signore”, e una parte importante di lui si esaltò per la soddisfazione.
Venisse pure la megera! Snape l’ex Mangiamorte, Snape la spia che ingannava Voldemort, nonché Snape Professore di Pozioni (L’Oscuro Vendicatore) l’avrebbe schiacciata, respinta con la sua corazza velenosa, il suo sguardo senza pietà e il suo spirito dannatamente affilato!
“Ma come siamo eroici, Severus” si disse subito dopo, constatando quanto gli venisse naturale fare del malevolo sarcasmo anche verso sé stesso.
“Si prepara la battaglia del secolo… Severus Snape contro una burocrate di mezza età… Patetico.”
Ma non poteva farci niente, la prospettiva dello scontro lo entusiasmava. Si sentiva forte, inarrivabile… Si sentiva inespugnabile! Il suo colorito, da giallo pallido si era fatto verdastro, segno che era risoluto e carico.
Appena in tempo.
Un gufo urgente, che come tale travolse il suo calcinatore preferito, gli consegnò l’orrido avviso che l’indomani Dolores Jane Umbridge avrebbe presenziato alla sua prima lezione della giornata.

Silenzio in classe.
“Avrete notato” disse Snape con la sua voce bassa e sarcastica, “che oggi abbiamo un’ospite”.1 La scolaresca non diede segni o reazioni di sorta, ma Snape poteva sentire che gli studenti erano tutti dalla sua… o quasi.
La Umbridge si era accomodata in fondo all’aula, e prendeva appunti.
Snape iniziò a emanare ondate di acredine e malanimo, componendo una sorta di barriera di nequizia che, nelle sue intenzioni, doveva annientare la volontà del suo nemico.
Dopo una buona mezz’ora passata così, a emanare emozioni negative, apparentemente senza risultati - poiché la Umbridge continuava puntigliosamente a scribacchiare dal suo angolino, del tutto indisturbata - Snape si mise a girare tra i calderoni, facendo finta di controllare le pozioni.
Da dietro di lui arrivò infine un raccapricciante “hem hem” che gli fece accapponare anche l’anima (quel che ne restava). Sapeva che lei stava per attaccare, e si preparò mentalmente.
“Guardami, insignificante piattola, sono pericoloso, selvaggio, profondamente sanguinario… Posso schiacciarti se voglio, e puoi scommettere che lo voglio… Sono pericoloso, terribile, spietato… Appartengo ad una specie a sangue freddo, e posso uccidere…”
Visto da fuori, Snape appariva disumano e imperscrutabile, tenebroso e perturbante (più o meno come al solito), tranne che per una lama di luce nera in fondo agli occhi, a guardarci bene. Una luce pericolosa, ma chiaramente intuibile.
La Umbridge, però, si trovava alle sue spalle, e nulla di tutto questo poteva intimorirla. Parlò dunque al Professore rivolgendosi alla sua nuca, coperta dai capelli neri e stopposi, che al massimo potevano emanare trascuratezza e scarsa cura di sé.
“La classe sembra molto avanzata per il suo livello” disse brusca la Umbridge alla schiena di Snape. “Ma mi stavo chiedendo se sia il caso di insegnare loro una pozione come la Soluzione Corroborante. Credo che il ministero preferirebbe che fosse esclusa dal programma”.2
“Il Ministero lo preferirebbe… Ma nel programma c’è!” Pensò Snape, spiazzato, ripercorrendo in un secondo tutto il programma ministeriale a memoria. Quella degenerata non giocava precisamente secondo le regole, delle quali Snape era un prodotto incarnato. Dove altro sarebbe andata a parare? Il terreno cominciò lentamente a sgretolarsi e a mancargli da sotto.
“Bene… da quanto tempo insegna a Hogwarts?”3 chiese la Umbridge, con la piuma pronta sulla tavoletta.
“Quattordici anni” rispose Snape.
“So che prima aveva fatto domanda per la cattedra di Difesa Contro le Arti Oscure…” continuò la Umbridge.
“Si” rispose piano Snape.
“Ma non ha avuto successo?”
Snape fece una smorfia.
“Evidentemente”.
La Professoressa Umbridge prese nota.
“E tutti gli anni, da quando è arrivato qui a scuola, ha fatto regolarmente domanda per quel posto, se non sbaglio”.
“Si” confermò Snape muovendo appena le labbra. Sembrava furibondo, era furibondo! La maledetta carogna era andata a colpire proprio lì, centrando il suo punto indifeso, aveva messo il dito proprio lì, dentro la ferita aperta.
“Ha idea della ragione per cui Silente gliel’ha rifiutato con tanta costanza?” chiese la Umbridge.
“Le suggerisco di domandarlo a lui” rispose Snape con uno scatto.4
“Oh, lo farò” disse la Umbridge con un dolce sorriso. “Nel corso degli ultimi anni l’insegnamento di Difesa contro le Arti Oscure è stato terribilmente frammentario e discontinuo, con un continuo cambio di insegnanti che pare non abbiano seguito alcun programma approvato dal Ministero” proseguì irrigidendosi impettita nel suo inquietante tailleur rosa.
“Quanto al loro… hem hem… bagaglio di qualità personali, umane… Si sono avvicendati alla cattedra, come sappiamo, emissari di Voldemort, lupi mannari, Mangiamorte camuffati… ”
La Umbridge fece una pausa per squadrare da capo a piedi la figura di Snape.
“E vede, Severus…” continuò, “non ho potuto fare a meno di chiedermi… Che cos’ha lei che non va… Più di loro?”
L’Oscuro Vendicatore salutò Snape con mestizia, e svanì per sempre dalla dimensione del possibile. Il Professore di Pozioni era ridotto all’angolo, cinereo, conciato come uno straccio. Era l’ombra della solita ombra di sé.
Concordare con la Umbridge sulla pessima scelta dei titolari della cattedra equivaleva a prendere le distanze da Silente, a svergognarlo e tradirlo. Altrimenti, l’alternativa consisteva nel passare per un incompetente, per un individuo sospetto, o peggio, per un combattente mediocre. Oh si, poteva conformarsi all’immagine prospettata dalla Umbridge, quella del mago equivoco, più miserabile dei precedenti insegnanti, non all’altezza della Cattedra di Arti Oscure. Mai!
Paralizzato nell’animo, non si sbilanciò.
“Immagino che sia rilevante, vero?” domandò Snape, stringendo gli occhi neri.
“Oh, si” rispose la Umbridge. “Si, il Ministero vuole un quadro completo del… ehm… bagaglio di esperienze degli insegnanti”.5
Gli voltò le spalle e andò a interrogare la classe sulla qualità delle lezioni.
Il Professore vacillò, appoggiandosi a un calderone. La sconfitta era totale.
Avvertiva con pressante chiarezza una nota di muto biasimo provenire dagli studenti presenti: delusione, disdegno, diffidenza. Era stato l’eroe di Hogwarts per un giorno, ma aveva fallito. E con questo, la vita di Snape tornò alla sua solita desolazione.

Note di fine capitolo:
Ho ripreso alcuni passi dall’originale HP5 “Harry Potter e l’Ordine della Fenice” perché volevo che il racconto si amalgamasse a quanto “realmente” accaduto, e c’erano alcuni punti in cui la traccia che segue Snape non poteva prescindere dalla vera trama. L’originale è mischiato al testo del racconto.

[1] Dall’originale HP5 “Harry Potter e l’Ordine della fenice”, pp. 348-349 come diversi altri passi in questo capitolo.
[2] Idem.
[3] Idem.
[4] Idem.
[5] Idem.

   
 
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