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Autore: Julia Weasley    03/11/2010    27 recensioni
Il protagonista di questa fanfiction è Marius Black, unico Magonò della famiglia Black.
Sai di essere una vergogna e nemmeno tu vuoi infangare la loro reputazione. Avresti voluto renderli fieri di te. Ora la sola cosa che puoi fare è quella di togliere il disturbo in silenzio.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Famiglia Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Nota introduttiva: credo che sia d'obbligo! Questa one-shot ha come protagonista il "conosciutissimo" Marius Black, zio di Alphard, Walburga e Cygnus e, cosa più importante, Magonò (o_O). Ho saputo della sua esistenza tramite il mio sempre fedele albero genealogico dei Black (link) e mi ha subito fatto pena. Insomma, fazzoletti alla mano anche stavolta!

Disclaimer
: i personaggi appartengono alla zia Row, io non ci guadagno niente, a parte la soddisfazione di scrivere sui Black!

Avvertimenti: c'è un vaghissimo accenno all'autolesionismo. Niente di patologico, però visto che si tratta di un bambino ho pensato di avvertire i più sensibili.



Tempo scaduto
 
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Tic tac, tic tac, tic tac…
 
Il ticchettio del pendolo risuona sinistro nella dimora silenziosa, penetrando quasi con violenza attraverso i tuoi timpani e rimbombando nella testa.
Ti agiti nel letto, cercando una posizione comoda che concili il sonno, tappandoti le orecchie con le mani e nascondendo la testa sotto il cuscino.
 
Tic tac, tic tac, tic tac…
 
Ma non serve a nulla. Il tempo scorre inesorabile e tu non riesci a trattenerlo: cerchi di afferrarlo e costringerlo a fermarsi, ma scivola via attraverso le tue dita, insensibile e sfuggente.
Reprimendo un singhiozzo, accendi un lume posto sul comodino e guardi la sveglia riccamente decorata d’argento.
 
Ancora mezzora.
 
Hai aspettato per anni, nella speranza di dimostrare di essere degno della famiglia in cui sei nato. Sei sempre stato fiero di farne parte: sei un Black e, come tale, ti ritieni perfetto, superiore, invincibile…
Ma gli anni sono trascorsi velocemente e non è successo nulla. Stai per compierne undici.
 
Il tuo tempo ormai sta per scadere.
 
Un sudore ghiacciato ti imperla la fronte, appiccicando il pigiama alla tua pelle. Sotto le coperte, tremi di terrore.
Non può succedere proprio a te. Tu non sei come tutti i rinnegati dai nomi bruciati sull’arazzo di famiglia. Tu non hai scelto di tradire la tua casata.
 
Non è colpa tua. Non hai mai avuto scelta.
 
Qualcun altro ha già deciso per te: destino, sfortuna, maledizione? Non lo sai. L’unica domanda che ti poni è: perché?
Non hai mai trovato la risposta. Il tuo viso brucia intorno agli occhi ma tu ti rifiuti di cedere. Un vero Black non piange mai.
Ma il panico che ti sta assalendo è subdolo e desidera che tu soffra. Ti tornano in mente tutti i tentativi compiuti: non ricordi nemmeno quante ore hai trascorso a fissare la penna d’oca riposta sul tavolo. Rimanevi ore e ore con gli occhi spalancati, senza mai battere le palpebre, finché non iniziavano a lacrimarti. Ma tu continuavi imperterrito, nel vano tentativo di provocarle anche il minimo spostamento senza toccarla.
 
Ma la penna è rimasta immobile.
 
Ti sembra di sentire i commenti sussurrati a metà dai tuoi familiari pieni di vergogna: ti fanno male più di ogni altra cosa. Non vuoi perderli, non sarebbe giusto. Non vuoi creare scandali… ma è quello che stai facendo.
Sollevi le maniche del pigiama e fissi i lividi bluastri sulle tue braccia, segni delle punizioni che ti sei inflitto da solo, ogni volta in cui i tuoi tentativi di usare la magia fallivano.
 
Odi te stesso.
 
Ti senti mutilato, come se ti mancasse qualcosa che ti è stato sottratto senza un motivo. Ti detesti più di quanto i tuoi parenti si vergognino di te. Hanno voluto aspettare fino all’ultimo, nella speranza illusoria che ti rivelassi come loro.
Ti senti distruggere dal desiderio di accontentarli ma sei del tutto impotente.
 
Don, don, don…
 
Per dodici volte il pendolo batte i suoi rintocchi. La mezzanotte è giunta: ora hai ufficialmente undici anni.
In uno slancio d’orgoglio, getti di lato le coperte e ti alzi in piedi. Le tue ginocchia tremano e i pugni serrati fanno altrettanto. Fissi la penna d’oca che giace ancora sul tavolo.
È la tua ultima occasione. Sogni di frequentare Hogwarts, di diventare un ambizioso Serpeverde e di rappresentare degnamente la tua famiglia.
Fissi la penna come hai già fatto infinite volte. Gli occhi socchiusi, digrigni i denti e tremi da capo a piedi, cercando di trasferire tutta la tua furia su quella stupida penna.
 
Ma non c’è magia in te.
 
Questa consapevolezza ti uccide. Con un grido di rabbia e disperazione, afferri la sveglia e la scagli contro il muro. Cade per terra, rompendosi in mille pezzi, proprio come te.
Sei distrutto e annientato dall’evidenza. Tutte le tue ambizioni, tutto ciò in cui hai sempre creduto ti ha voltato le spalle.
Non sei quello che vorresti. Sei ciò che disprezzi.
 
Toc, toc.
 
Sobbalzi all’improvviso e il terrore ti fa cadere sulle ginocchia. Sai cosa sta per accadere: è il momento che hai temuto dal giorno in cui il sospetto si è insinuato nella tua mente di bambino, privandoti della serenità infantile.
Tua madre entra nella tua stanza e il cuore ti si ferma mentre la guardi: è già vestita.
Ti basta una sua occhiata per capire quel che devi fare.
Senza dire una parola, ti vesti a tua volta e prendi il baule già pronto e che avevi sperato di far salire sul treno per Hogwarts. Poi la segui fuori dalla tua stanza.
La casa è deserta e immersa nel buio. Nessuno ti è venuto a salutare.
Forse tua madre vuole farti sparire prima che tutti gli altri si sveglino, in modo che la mattina tu sia solo un vago ricordo.
 
Presto, per loro non sarai mai esistito.
 
Ma è meglio così, pensi. Sai di essere una vergogna e nemmeno tu vuoi infangare la loro reputazione. Avresti voluto renderli fieri di te. Ora la sola cosa che puoi fare è quella di togliere il disturbo in silenzio.
Il tuo cuore ha una fitta: non potrai rivederli mai più.
« Addio » sussurri alla casa che ti ha ospitato per undici anni, e che non sarà mai più tua.
Quando siete in strada, tua madre ti afferra per il polso. Non c’è più alcuna tenerezza in quella presa; non le importa di farti male.
Vi Smaterializzate davanti ad un edificio cupo e deprimente e tu inorridisci alla sua vista: quell’orfanotrofio Babbano d’ora in poi sarà la tua nuova casa.
 
Vivrai in mezzo alla feccia che hai imparato a disprezzare: non può esistere per te un’umiliazione peggiore.
 
Ti volti a guardare tua madre. Il suo viso è contratto in un’espressione sofferente. Sta trattenendo anche lei le lacrime.
« Vi chiedo perdono, madre. Non è dipeso da me » sussurri, tremando.
Lei non risponde e si allontana senza dire una parola.
« Madre! » urli, precipitandoti dietro di lei, ma ormai è già scomparsa.
Continui a correre in preda alla disperazione, ma inciampi e cadi sul marciapiede, sbucciandoti le ginocchia e i palmi delle mani.
 
Le lacrime iniziano a sgorgare dai tuoi occhi, come fiumi in piena. Non riesci a trattenerle, ma non sei più costretto a nasconderle.
Un Black non piange mai.
Ma tu non sei più un Black.
 
Sei solo Marius, uno schifoso Magonò.


*Angolo autrice*

L'altra domenica mi sono svegliata con la strana voglia di scrivere qualcosa su Marius Black, ed è venuta fuori questa one-shot. Credo che sia una delle fanfiction più angoscianti che abbia mai scritto...
Non so se è andata davvero così, però visto che il suo nome è stato bruciato nell'arazzo di famiglia, devono averlo fatto quando ormai avevano la certezza che non sarebbe mai stato un mago, quindi non dopo i suoi undici anni: mi vengono i brividi solo a pensarci! ç__ç
Insomma, questo penso che sia il destino dei Maghinò nati in famiglie del genere... Mi ricordo un personaggio delle figurine delle Cioccorane che aveva trasformato i suoi 7 figli in porcospini, ma ora non mi viene in mente il nome... vabbè. u.u

A dire il vero, ho trovato alcune difficoltà a postare questa fic, perché casualmente la mia connessione saltava di continuo per misteriosi motivi, e ho ragione di credere che qualcuno la stesse sabotando appost-

Walburga:  Imperio!
Io:  x_x Ehm, guardate che stavo scherzando! Naturalmente non è mai esistito nessun Magonò nella Nobile e Antichissima Casata dei Black, figuriamoci, che assurdità! Chiunque vi dica il contrario ha intenzioni malvagie e vuole soltanto diffamare la famiglia. Sono solo calunnie, menzogne e falsità ideate dai filo-Babbani che vogliono gettar discredito sui Black! Tutta invidia u.u  Detto ciò, vi saluto e mi raccomando: non credete a certe insinuazioni malefiche! u.u
  
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