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Autore: Harira    03/11/2010    1 recensioni
Orihime si trova a Las Noches, prigioniera di Aizen e dei suoi Espada, spiata in continuazione da indiscreti occhi verdi.
Possibile che anche lì, nel profondo di quello che sembra un freddo inferno, ci sia spazio per far fiorire dei sentimenti?
{Mio primo esperimento di Ulquihime}
Genere: Dark, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inoue Orihime, Schiffer Ulquiorra
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Orihime aveva smesso, oramai, di sentirsi sola e spaventata nella sua stanza a Las Noches. In effetti, non era mai veramente sola. La controllavano, sì, la spiavano. Evidentemente, Aizen doveva avere qualche tipo di morboso interesse nella sua vita, anche se non faceva altro che dormire e stare seduta a fissare soffitto e pareti. Non che potesse fare molto altro: non aveva nulla a sua disposizione.
Forse Aizen si era aspettato che si suicidasse, ma lei non era quel genere di persona. Amava troppo la vita per darsi la morte, anche una vita a Las Noches sarebbe stata meglio che morire. E poi, i suoi amici si erano battuti tante volte per salvarle la vita, dunque non poteva neppure pensare di gettarla via. Sarebbe stato come sputare sul loro affetto, e Orihime li amava troppo per fare qualcosa di simile.
Ogni tanto, a dire il vero, qualcuno le faceva visita. Non conosceva nemmeno lei la ragione di quelle visite, il perché qualcuno di così poco socievole come Ulquiorra venisse mandato da lei. Si aspettavano forse che si mettessero a chiacchierare amabilmente?
All'inizio, Orihime aveva supposto che lui fosse lì per interrogarla o torturarla. Invece lui non le aveva mai posto neppure una singola domanda. La guardava fisso, come se lei fosse una strana illusione ottica e lui volesse svelarne i misteri.
All'inizio, lo sguardo di Ulquiorra l'aveva fatta impazzire di nervosismo. Detestava essere fissata a lungo, anche se non poteva dire di esserne completamente disabituata. Quando si ha quel tipo di fisico e quel colore di capelli non si può facilmente passare inosservati, specialmente se si ha l'imbarazzante propensione ad inciampare e fare cose che la gente considera buffe. Eppure, un conto era attirare l'attenzione inciampando in corridoio a scuola, un conto era ospitare nella propria cella un Espada che la fissava per ore intere sbattendo a malapena le palpebre.
Le ci vollero diversi giorni per avere il coraggio di rivolgere la parola al suo rapitore.
Ulquiorra sedeva come sempre con quella sua posa composta ed immobile, fissandola senza quasi nemmeno respirare. Lei, esausta di tentare di evitare il suo sguardo esplorando i noiosi angoli della propria prigione, lo fissò diritto negli occhi verdi e accennò un tiepido sorriso di circostanza.
-C'è qualcosa di cui ti piacerebbe parlare?- domandò, timidamente.
-Io non amo fare conversazione- rispose lui con un tono talmente piatto da sembrare che quelle parole fossero state pronunciate da una macchina parlante.
Orihime si morse il labbro.
-Beh, però oramai è parecchio tempo che siamo qui seduti in silenzio e mi sembra di aver capito che dovrò passare il resto della mia vita in questa stanza. Se è così, vorrei almeno poter conversare con qualcuno.-
Ulquiorra mosse leggermente un sopracciglio.
-E quindi vorresti fare conversazione con me?-
-Beh, non necessariamente con te, però tu sei l'unico che viene a farmi visita. E poi, penso che tu sia una... ehm... una persona interessante...-
Quel commento sulla persona di Ulquiorra, sempre che un Espada si considerasse una persona, era stato un po' un azzardo da parte di Orihime. Ma, dopotutto, non poteva certo conversare con lui del clima di Hueco Mundo. Sarebbe stato giusto un filino fuori luogo.
Ulquiorra le regalò uno sguardo che poteva dirsi lontanamente interessato.
-Fammi delle domande- le disse, apatico come sempre.
Orihime fu spiazzata da quell'improvvisa disponibilità. E, a dirla tutta, non sapeva bene che cosa domandargli.
-Beh... ecco... qual'è il tuo cibo preferito?-
Ulquiorra socchiuse lievemente gli occhi.
-Noi Espada ci nutriamo di anime-
Beh, certo non era una risposta incoraggiante. Orihime rabbrividì, però qualcosa, molto nel profondo, le disse che lei avrebbe lasciato volentieri che Ulquiorra si nutrisse della sua anima.
Soffocò quel pensiero e si concentrò su qualcosa di diverso.
-Come ti piace passare il tempo libero?-
Ulquiorra distolse lo guardo da lei.
-Io non ho tempo libero. La mia vita è parte del piano di Aizen-sama, non ci sono momenti in cui non sto partecipando alla sua vittoria.-
Orihime cominciava davvero a scoraggiarsi. Possibile che davvero quella fosse soltanto una macchina da guerra di Aizen? Possibile che Ulquiorra non avesse anima?
-Tu possiedi uno spirito?- domandò improvvisamente Ulquiorra alla ragazza.
Orihime sussultò. Che razza di domanda era?
-S-sì, io... io ho un'anima... ne sono piuttosto sicura...-
Ulquiorra sembrava deluso. Si alzò dalla propria sedia e le si avvicinò.
-E com'è avere uno spirito? Che sensazioni si provano?-
Orihime lo osservò.
-Mi stai dicendo che non hai mai provato un'emozione?-
Ulquiorra la fissò impassibile.
-Non credo.-
A Orihime sembrava di impazzire. Era rinchiusa a Las Noches, lontana da tutti, con l'unica compagnia di quell'automa assassino.
-Se ti toccassi sentirei il tuo spirito?- domandò Ulquiorra ad un tratto, avvicinandosi ulteriormente.
Orihime arrossì.
-N-non lo so... io... io non...-
Ulquiorra le appoggiò il palmo della mano destra sul viso, obbligandola a fissarlo attraverso le fessure tra le sue dita pallide.
Orihime si sorprese nello scoprire che la pelle di Ulquiorra era calda, quasi come quella di un essere umano qualsiasi, e che aveva un odore piacevole e sfuggente. Non avrebbe saputo fare una similitudine con nessun profumo di sua conoscenza. Quello era un odore mai sentito primo, piacevole eppure tagliente. Se avesse dovuto compararlo con qualche oggetto materiale, avrebbe detto che soltanto il vetro potesse odorare così.
-Non sento niente di strano- affermò Ulquiorra, un accenno di delusione nel tono di voce.
Orihime sospirò.
-Forse dovrei toccarti da altre parti? Lo spirito si distribuisce equamente nel corpo degli umani? Se ti mangiassi il cuore lo sentirei meglio?-
Orihime si scansò dal suo tocco.
-Non ho nessuna intenzione di lasciarti mangiare il mio cuore!- protestò.
Ulquiorra lasciò cadere il braccio lungo il corpo.
-Pensavo che tu avresti potuto aiutarmi a capire... invece sei soltanto una comune umana-
Orihime si rabbuiò. C'era stato qualcosa di speciale tra loro nel momento in cui lui l'aveva toccata, era innegabile. Doveva essersene accorto anche lui... oppure no?
Si fece coraggio e gli si avvicinò.
-Che cosa fai?- chiese Ulquiorra con estremo disinteresse.
Orihime gli passò le braccia attorno al colpo e si appoggiò al suo petto con l'orecchio per auscultargli il cuore.
Non sentiva alcun battito.
-E' impossibile che tu non abbia un cuore!- dichiarò.
-Non credo che sia impossibile. Se Aizen-sama lo ha stabilito, è plausibile che io viva in virtù della sua forza di volontà.-
-Ma non sarebbe giusto!- protestò Orihime -Tutti devono avere un cuore e... e un'anima e...-
Si rese conto troppo tardi che le veniva da piangere.
Quell'essere che stava abbracciando era incapace di provare sentimenti ma, ancora peggio, non avrebbe mai potuto comprendere i sentimenti che le altre persone potevano provare per lui.
Orihime, in quel momento, sentiva di provare pena ed affetto per lui, anche se l'aveva rapita e strappata ai suoi amici.
E il fatto che Ulquiorra non potesse in nessun modo avvertire i suoi sentimenti o comprenderli la faceva sentire persa.
Si sforzò di trattenere le lacrime ancora per un po' e si allontanò da lui.
-Ferma- disse Ulquiorra tenendola stretta a sé -Era qualcosa di piacevole-
Orihime lo fissò stupefatta. Che sentisse qualcosa, infondo?
Lo strinse più forte. Se c'era un modo per comunicare sentimenti a quell'essere, lei doveva trovarlo a tutti i costi!
-Ulquiorra...-
-Sì?-
-Senti qualcosa?-
-Il tuo cuore batte.-
Orihime sorrise tra sé. Le capitava così raramente di poter stare tanto vicina a qualcuno da fargli sentire il rumore del suo cuore...
-Ma che cazzo state facendo?- domandò una voce alle spalle di Ulquiorra.
L'Espada scansò Orihime e si voltò a guardare l'intruso.
Grimmjow fece un ghigno osservando il “collega” con espressione interrogativa.
-Il Capo vuole parlare al suo zerbino preferito, Quarta. Rimango io con la ragazza per un po'-
Orihime avrebbe voluto trattenere Ulquiorra. Grimmjow le faceva paura. E poi, di nuovo, aveva l'impressione che fosse sbocciato qualcosa di assurdamente bello in quel momento d'abbraccio.
Ulquiorra le lanciò un ultimo sguardo fugace.
-Vedi di non torcerle un capello, Aizen-sama non lo apprezzerebbe, Sesta- fece passando accanto a Grimmjow.
-Tsè!- replicò quello alzando il dito medio alle spalle di Ulquiorra.
La porta si chiuse alle spalle della Quarta e Orihime si sedette sul letto.
Osservò il muro, non volendo guardare Grimmjow, e fu sorpresa da una strana macchia di muffa che, era pronta a giurarlo, soltanto dieci minuti prima non c'era.
  
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