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Autore: Hi Ban    04/11/2010    3 recensioni
“Mi hai sul serio posto questa domanda?” Chiese Lyn, tralasciando la parte della strega, della stronza e della strega stronza.
“Tu mi conosci dalla bellezza di…” Iniziò, facendo finta di contare sulle dita “ tredici anni, anche se gli anni dell’asilo non li conto, visto che li abbiamo passati tirandoci i capelli e basta. Cosa ti fa anche solo lontanamente domandare se possa succedere una cosa del genere?”
“Anche adesso ci tiriamo i capelli, Lyn, solo che ora tu hai imparato dove si trova la parte più importante per un uomo e miri sempre a quella!” Le fece presente Nate, facendo sorridere colpevole l’amica.

To Cla! Auguroni!*O*
Genere: Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Are you scared?


Capitolo 1




This is Halloween, this is Halloween
Pumpkins scream in the dead of night!*




Quel giorno era il 31 ottobre, una data che ricordava a tutti la stessa cosa – chi prima, chi dopo –, ovvero Halloween.
Il periodo di Halloween per molti era fonte di divertimento, c’era chi lo attendeva con entusiasmo ogni anno, carico di aspettative da quella festa. Alcuni, forse, lo preferivano persino al Natale, il che denotava un grande attaccamento a quella festa che per altri forse non rappresentava neanche un granché, solo un giorno come quello che lo aveva preceduto e quello che lo avrebbe seguito.
Lyn Price, però, semplice diciassettenne, non rientrava in nessuna di quelle due categorie, anche se alla seconda, più o meno, ci andava vicina.
Lei era una ragazza ordinaria, con la testa sulle spalle, difficilmente influenzabile da oggetti e tendenze culturali. Andava per la sua strada, pensava con la sua testa e agiva con il suo istinto. La sua mentalità – astrusa a parere di molti, più che altro incasinata a suo modesto parere – si basava sul concreto e su ciò che poteva vedere; il resto non era neanche da prendere in considerazione.
Per tale motivo, Halloween a lei non trasmetteva l’eccitazione e la gioia che scaturiva in alcuni, così come non le era totalmente indifferente, tanto da non esprimere neanche un commento su di esso.
Oh, eccome se Lyn lo esprimeva il suo parere su quella festa, che era reticente persino a definire tale, ma per amor di pace, visto che era circondata da membri appartenenti alla prima categoria, non si dilungava troppo su quelle sottigliezze.
Rispettava la leggenda che vi era alle spalle dell’odierna festa – si diceva che i morti, solo per quella notte, potessero fare visita ai vivi –, poiché era la tradizione di un popolo e, in quanto tale, andava rispettata. Non capiva però perché la cosa fosse arrivata fino ai giorni nostri e il perché bisognasse vestirsi da mostri e zombie. Secondo la tradizione Celtica, a far visita ai vivi erano Elfi e Folletti, non mostri di sorta.
Molto probabilmente non vi era un vero e proprio passaggio da una cosa all’altra; oppure, essendo una semplice festa che aveva come scopo quello di far divertire, con il passare del tempo nessuno si era chiesto come fosse nato Halloween. Era semplicemente una tradizione, nulla di più, ma era forse – anzi, quasi sicuramente – la festa che meno riusciva a concepire tra tutte quelle che formavano il bagaglio culturale della sua società.
Lyn non poteva che andare fiera di non aver mai preso parte ad Halloween ed era fermamente convinta che sarebbe stato così fino al giorno della sua morte.
“Lyn, ci sei?” Chiese sbuffando Nate, facendo capolino dalla porta. “Ormai se ne sono andati tutti!” Aggiunse, come e fosse una novità.
La campanella che segnava la fine dell’ultima, pesante e lunga ora del venerdì alla Rosemead High School era suonata da dieci minuti buoni, ma Lyn non se ne era neanche accorta, troppo presa dai suoi pensieri. Quando Nate glielo fece notare si diede uno sguardo intorno, trovando la classe completamente vuota e dai corridoi non proveniva il solito schiamazzo degli studenti.
“Hai intenzione di aspettare direttamente qui la prossima lezione di domani?” Le chiese sarcastico, sorridendo alla reazione infantile di Lyn, che gli fece la linguaccia e mise su un broncio offeso.
“So che il professor Russel può essere affascinante con i suoi novantacinque chili di peso e i suoi baffi canuti, ma non pensavo che-” Questa volta non riuscì neanche a terminare la frase, poiché fu più concentrato a schivare il diario dell’amica, che lo guardò truce.
Lui rise di cuore e le rilanciò indietro l’oggetto, aspettando poi che finisse di preparare la tracolla.
“Suppongo che la tua ritrosia verso Halloween non si sia trasformata in amore viscerale, vero?” Buttò lì il ragazzo, richiamando l’attenzione della ragazza, che si stava mettendo la giacca.
Inclinò di lato la testa, con fare interrogativo.
“In fondo è una festa che fa al caso tuo, dovresti sentirti a tuo agio, hai già anche un costume perfetto! So che può sembrare scontato e che sono in molti a ricoprire questo ruolo, ma tu nella parte della strega stronza sei sempre la migliore! Ti manca solo qualche verruca di sorta, ma quelli sono dettagli.” Disse affabile, rispondendo con un inchino al gesto che gli fece Lyn – un dignitoso dito medio –, non potendo esprimersi a parole visto che era occupata a tenere dei fogli per non farli cadere.
A onor del vero, l’unico titolo che poteva vantare era quello di stronza; non era tanto brutta da poter essere una strega, suvvia. O, perlomeno, era quello che tentava di far credere a se stessa.
Lei non si riteneva una ragazza stupenda e bellissima, altroché, era anonima, niente di appariscente. Né brutta né bella e le andava benissimo così. Andava fiera dei suoi anonimi, lunghi capelli castani mossi, dei suoi occhi castani, della sua altezza normale. Non era la persona più intelligente sulla faccia della terra, tanto da essere paragonata ad Einstein, ma non era neanche stupida da poter essere in competizione con alcuni elementi della sua adorabile classe. Aveva un carattere che forse non la faceva rientrare nella classifica dei Santi d’America, ma si andava avanti lo stesso.
Era una ragazza assolutamente normale, ordinaria e le streghe non lo erano di certo. Non nutriva nessun segreto interesse verso occhi di salamandra e code di topo, il che era un punto a suo favore.
“Mi hai sul serio posto questa domanda?” Chiese Lyn, tralasciando la parte della strega, della stronza e della strega stronza.
“Tu mi conosci dalla bellezza di…” Iniziò, facendo finta di contare sulle dita “ tredici anni, anche se gli anni dell’asilo non li conto, visto che li abbiamo passati tirandoci i capelli e basta. Cosa ti fa anche solo lontanamente domandare se possa succedere una cosa del genere?”
“Anche adesso ci tiriamo i capelli, Lyn, solo che ora tu hai imparato dove si trova la parte più importante per un uomo e miri sempre a quella!” Le fece presente Nate, facendo sorridere colpevole l’amica.
“Non cambiare discorso Shaw, sii un vero uomo con le palle e va’ fino in fondo!”
“Beh, avevo pensato che quest’anno avremmo potuto fare uno strappo alla tua regola anti Halloween.” Le propose, sapendo già che risposta aspettarsi.
Sapeva alla perfezione la posizione dell’amica su quella festa; la sua ritrosia, in fondo, però, non aveva mai rappresentato un problema, dal momento che lui apparteneva al secondo gruppo. Non gli importava granché di quella festa, si limitava semplicemente ad ignorarla.
“Vuoi per caso che venga con te alla festa di Caroline Meddel?” Chiese orripilata alla sola idea.
Quella volta, però, l’orrore non veniva dal fatto che il tema di quella sottospecie di party sconclusionato sarebbe stato proprio la notte del 31 ottobre, bensì perché ad organizzarla era quella gallina.
Aveva un QI talmente inesistente che al posto della materia grigia, non poteva neanche vantare di avere la segatura, perché la sua scatola cranica era priva di qualsiasi cosa, da elementi di rifiuto ad una possibile intelligenza che non poteva vedere neanche da lontano.
Senza ovviamente contare che Lyn non era stata invitata, poiché lei era quella strana: dall’ottica della Meddel, così come in quella di quasi tutta la popolazione giovanile compresa tra i 12 e i 18 anni, avere una repulsione naturale verso feste – Halloween, in quel caso – e divertimento era anormale, perciò lei lo era per diretta corrispondenza.
Tanto per mettere i puntini sulle i, lei non aberrava il divertimento in ogni sua forma, semplicemente non gradiva le feste in cui a troneggiare era il caos e la confusione era l’elemento che stava alla base di essa. Halloween poi era un punto su cui non bisognava neanche perdere tempo a discutere.
Poi, per mettere tutte le virgole al posto giusto, ciò che gli altri pensavano di lei, a Lyn non interessava minimamente. L’unico parere che contava per lei era quello di Nate e della sua famiglia, soprattutto quello di Dominic, suo fratello.
“Ovvio che no, Lyn, non ci andrei neanche se le proposte oscene con cui ha cercato di convincermi fossero state altre.” La informò pacatamente, vedendola alzare gli occhi al cielo.
Nate era senza ombra di dubbio un bel ragazzo, alto, capelli castani lisci, occhi verdi. Intelligente, simpatico, calmo e riflessivo, con una tempra invidiabile. Possibile che, però, dovesse essere comunque così irrimediabilmente idiota certe volte?
“Allora, che hai in mente? Andiamo in un cimitero alla ricerca di qualche zombie, facciamo una foto ricordo con lui e poi lo rimandiamo al Creatore o da dov’è che viene?” Chiese Lyn andando verso la porta, dove lui la aspettava a braccia conserte, poggiato alla stipite. Se continuavano a stare lì avrebbero finito per perdere il pullman, che di certo non avrebbe aspettato le loro Regali e Illustrissime persone.
“No, niente cimitero, troppi mocciosetti che si danno alle prove di coraggio, finendo col farsela addosso letteralmente.”
“Posso farti notare che nel nostro adorabile paese oltre al cimitero, una cartoleria, un minuscolo negozio di alimentari non c’è assolutamente un accidente? Oh, beh, sì, c’è anche la posta, ma dubito tu voglia festeggiare Halloween lì, vero?” Si informò sarcastica, beccandosi un pizzicotto sul fianco da Nate che se la rideva allegramente.
Quei due erano sempre stati così, si punzecchiavano a vicenda senza riserve, con un sarcasmo che a volte solo loro due riuscivano a comprendere. Il che, il più delle volte, era un bene.
“No, niente posta cara mia, anche se so che è un bellissimo e spaventoso posto.” Disse, fermandosi per aprire la porta e far passare Lyn, che sorrise in risposta.
“Non c’è neanche una macelleria a Drake Ville! Lo sanno tutti che nelle macellerie non ci sono solo e soltanto petti di pollo e quarti di bue!” Disse in tono tetro Lyn, proponendo scenari horror che rasentavano l’assurdo.
Effettivamente chiunque fosse nato a Drake Ville, rimpiangeva il suo destino, perché quel piccolo paesino sperduto in una vallata dimenticata da Dio e da qualsiasi altra divinità esistente, era tanto microscopico da contare, con cani, gatti e animali vari, circa seicento abitanti.
Escludendo gli edifici che erano obbligatori per far sì che un paese potesse definirsi tale, non vi era null’altro. Non vi era neanche la scuola, il che costringeva i giovani di Drake Ville a spostarsi in altri paesi che, tanto per aggiungere un altro punto alla sfortuna di quel paese, si trovavano ad una non trascurabile distanza. Due ore di pullman o di macchina non se li scampava nessuno se voleva muoversi da quel minuscolo paesino in cui viveva.
“Hai presente l’ex parchetto un po’ fuori Drake Ville? Quello che si usava un bel po’ di tempo fa, poi hanno deciso di crearne un altro così non c’era rischio di morte per chi ci andava?” Domandò Nate, mentre continuavano a camminare.
“Oh, sì, quello dove dicono ci siano gli spiriti!” Rispose ridendo, ritenendola, a suo parere, una cosa seriamente esilarante.
Un altro punto decisamente negativo del loro stupendo paesino, era che, essendo minuscolo, accadeva qualcosa degno di nota molto molto di rado e, quando succedeva, di certo rimaneva nel memoriale del paese per molto tempo.
Quel parco, per l’appunto, faceva parte di una di quelle cose accadute che non si dimenticavano facilmente; quasi dieci anni prima, proprio in una notte di Halloween, un gruppo di ragazzi si era riunito in quel parco, in quanto si sentivano troppo grandi e troppo furbi per passare quella notte in un cimitero, come quella marmaglia di idioti che ci andavano.
Quella notte non erano tornati a casa, erano stati ritrovati il mattino seguente dalle famiglie, preoccupate poiché non erano rincasati. Erano stai rinvenuti addormentati in un burrone affianco al parchetto. Al loro risveglio avevano parlato di presenze che si erano aggirate nel parco con loro quella notte, spaventandoli e spingendoli nel burrone.
La trama di quella già molto complicata faccenda era stata ulteriormente ingigantita; infatti iniziò a vociferarsi che le presenze che avevano attaccato quei poveri fanciulli fossero degli spiriti che rivendicavano il loro territorio. Quella fantasiosa interpretazione dei fatti accaduti era stata avvallata dal fatto che quel parco pubblico era stato costruito sui resti di un vecchio cimitero.
Quella era la versione ufficiale, ovvero che gli spiriti non gradivano incursioni nel loro territorio, ma potevano manifestare la loro volontà solo la notte di Halloween, in cui, appunto, gli spiriti potevano fare visita ai vivi. Nessuno, quando parlava di quel misterioso avvenimento, faceva riferimento al fatto che in quel luogo, con i ragazzi, erano state ritrovate sostanze che non erano esattamente borotalco e zucchero, per intenderci.
Così, quel parco era stato abbandonato, nessuno vi metteva più piede e se ne era costruito un altro, su cui non vi erano ancora leggende paesane.
Lei non aveva mai creduto a quella storia e sentirne parlare le provocava solo un attacco di risate convulse. Quando si accorse che Nate non stava ridendo con lei e che la stava guardando con un cipiglio incuriosito, smise immediatamente di ridere, per sostituire un’espressione ilare con una seria.
“E che c’entra con Halloween? Non crederai a quella fesseria?”
Effettivamente Lyn non si era mai chiesta quale fosse la posizione del ragazzo in base alla faccenda, dando per scontato che anche lui credesse che fossero tutte baggianate.
“Allora?”
Ora i due erano fermi, in quanto erano arrivati alla fermata del pullman, che trovarono irrimediabilmente vuota: avevano perso il pullman. Ora avrebbero dovuto aspettare quello delle quattro e trenta.
Fortunatamente avevano già fatto abbastanza tardi da non dover aspettare molto, solo una ventina di minuti.
Posarono lo zaino a terra e si sedettero sulla panchina di ferro. Lyn inviò poi un messaggio a suo fratello, per avvisarlo di quel piccolo imprevisto.
“No, non ci credo a quella stupidaggine, era solo per andare a dare un’occhiata, così, tanto per.” Disse alzando le spalle allo sguardo sospettoso e per nulla convinto della ragazza.
“Ma che ci andiamo a fare se tanto sappiamo che non c’è nulla?” Chiese ancora lei, che non era per nulla convinta della proposta dell’amico.
“Era tanto per cambiare un po’! Solo perché ci andiamo non vuol dire che festeggiamo Halloween.” Le fece presente.
“Appunto, se non c’entra con Halloween, che senso ha andarci questa sera?” Tentò ancora di capire le motivazioni del ragazzo.
Nate si voltò di colpo verso di lei, con un sorriso malandrino sulle labbra.
Lyn alzò un sopracciglio, incuriosita da quello sguardo: solitamente quando quel sorriso incurvava le sue labbra non era qualcosa di buono, perlomeno non per colui a cui lo rivolgeva.
“Lyn Price ha paura di andare in un innocuo parchetto? Uh, interessante!” Disse, lisciandosi l’immaginaria barba in maniera concentrata.
Notando l’espressione sconcertata che assunse la ragazza scoppiò a ridere, buttando indietro al testa e dando qualche pacca affettuosa a Lyn, che aveva ancora un’espressione sconvolta in volto.
“Cos– Che? Spero tu stia scherzando! Io non ho paura!”Disse indignata, schiaffandogli sul braccio una manata che non era stata esattamente leggera come una piuma.
Lei non aveva paura, era un dato di fatto. Questo perché lei era razionale e non credeva a ciò che non aveva una spiegazione. Come poteva, perciò, avere paura di spiriti e presenze, dal momento che nessuno di quelle cose sovrannaturali avevano una spiegazione logica su cui basarsi?
Questo non certificava con assolutezza che lei non avesse nessuna paura: aveva la fobia dei ragni, degli insetti e dei Clown, ma erano tutte cose reali, materiali, che esistevano – purtroppo.
“Oh, su, non c’è nulla di male ad avere paura!” Disse, senza smettere di ridere.
“Io non ho paura, Nate!”
“Certo, certo.”
“Nate…” Disse minacciosa, tirandolo per un braccio.
“Ma ti sto dando ragione! Ti caghi soltanto sotto alla possibilità di andare in un piccolo parco, di notte, dove si vocifera ci siano simpatici spiritelli che di certo non vogliono prendere il tè con te!”
Non sapeva quanto la psicologia inversa funzionasse su Lyn e un buon modo per scoprirlo sarebbe stato tentare.
“Sei uno stronzo!” Lo rimbeccò, dandogli un calcio e se possibile facendolo ridere ancora di più.
No, su di lei non funzionava neanche per sbaglio, quello era appurato.
Quando le risate del ragazzo cessarono, calò il silenzio, rotto soltanto dal rumore delle auto che sfrecciavano sull’asfalto.
Lyn si voltò verso Nate, che a sua volta guardava lei.
“Sent–” Iniziò il ragazzo, ma lei non gli diede tempo neanche di finire una parola, che lo interruppe.
“Io non ho paura, chiaro?”
Lui sghignazzò, per poi riprendere quel che stava iniziando a dire.
“Stavo dicendo, spiegami perché non ci vuoi andare.” Propose lui, alla ricerca di una motivazione plausibile che gli avrebbe fatto mettere l’anima in pace.
“Tu dimmi perché ci vuoi andare proprio questa sera.” Suggerì di rimando, incrociando le braccia al petto e osservandolo con sguardo eloquente.
Lui sorrise di fronte alla sua tenacia, consapevole che non avrebbe avuto vita facile con lei e che non avrebbe ottenuto una risposta decente nel giro di poco.
“Potremmo andare in qualsiasi momento, ma dato che è Halloween darebbe un’aria più misteriosa andare questa sera!”
“Allora lo ammetti che è un modo astruso per festeggiare Halloween!” Disse con un cipiglio severo e puntandogli il dito contro.
Stava per rispondere, quando si accorse che stava arrivando il pullman; fece segno a Lyn ed entrambi si prepararono a salire, prendendo le borse da terra. Fortunatamente per loro era quasi vuoto, il che garantì ad entrambi di potersi sedere cosa che, con il pullman che prendevano di solito, non accadeva quasi mai. Si sedettero quasi a metà, né troppo indietro né troppo davanti, Lyn vicino al finestrino come sempre. Era ormai da molti anni che prendevano il pullman insieme e la disposizione era sempre stata così.
Il pullman partì e nessuno dei due disse nulla. Dopodiché, sbuffando, Lyn lo incitò a rispondere, ancora piuttosto irritata per quella faccenda.
Lei odiava Halloween e lui tentava di propinarle uscite in parchi pseudo infestati da solo Dio sapeva cosa la notte di Halloween, nonostante asserisse convinto che non c’entrava nulla con quella festa sciocca. A quel punto sarebbe quasi stato meglio che Nate le avesse proposto di andare alla festa di quella decerebrata di Caroline: avrebbe potuto rispondergli con un chiaro e secco no, senza dover dare giustificazioni, dal momento che erano palesi.
Qui, invece, dal momento che si ostinava a far presente che non aveva nulla a che vedere con l’andare a chiedere ‘dolcetto o scherzetto’ in giro – il che effettivamente era vero –, non sapeva come giustificare il suo totale rifiuto verso quell’allegra scampagnata.
“Te l’ho detto, è solo per andare a dare un’occhiata, non ti sto chiedendo di vestirti o altro!” Tentò ancora lui, che, a mali estremi, estremi rimedi, sperava di prenderla per sfinimento – fisico, psicologico o entrambi.
“In più, se noi andiamo per vedere se è vera quella storia, ciò che aveva attaccato quei ragazzi è uscito la notte di Halloween, non si è sentito nient’altro durante altre comuni e normali notti.” Le fece presente in tono animato, certo che quell’argomentazione sarebbe stata inconfutabile da parte di Lyn.
Certo, la Price era nota anche perché era capace di contestare l’ovvio, ma erano dettagli.
“Beh, ma se sai che non è vera che ci dobbiamo andare a fare! Tra l’altro, per far riuscire l’esperimento, dovremmo anche sniffarci qualcosa di forte perché è solo così che poi finiremmo addormentati in un burrone!”
“A quello non ci pensare, mi procuro io un po’ di farina, proveniente dalla cantina personale della nonnina, che la usa per fare la torta. È tutta roba di ottima qualità!” Disse in tono solenne, facendo riferimento al fatto che la vera ricetta della nonnina veniva bene solo perché, una volta che ti facevi un trip, il gusto della torta non poteva che essere buono.
“Lo zucchero e il latte che fine fanno, caro il mio pusher personale? Ci hai già pensato tu a farla scomparire? Viste le proposte che fai…” Fece Lyn, che chiaramente non aveva intenzione di cambiare discorso.
“Uffa, Lyn, dammi un solo buon motivo per cui non dovresti venire con me! E non tirare fuori la storia di Halloween perché non c’entra assolutamente nulla!”
“Non ne vedo l’utilità e poi…” Iniziò, ma non aveva idea di come continuare, visto che il perché della sua reticenza ad andare in quel dannato posto era sconosciuto anche a lei.
Sapeva per certo che paura non era, dal momento che aveva le idee ben chiare sul cosa ci fosse e cosa no in quel parco e, non essendoci assolutamente nulla, il problema non si poneva.
Semplicemente, per trascrivere in maniera esatta la motivazione della sua decisione, l’idea di andare al parco, così come una qualunque altra sera le sarebbe andata a genio, quella sera non le andava per nulla. “Non ho paura, è solo che non mi va.” Concluse spiccia, voltandosi verso il finestrino.
“Lyn…” La chiamò Nate, per nulla intenzionato a demordere. “Io so perfettamente che non c’è nulla e lo sai anche tu. Prendila come una passeggiata tra amici, che questa sera non hanno una beneamata mazza da fare.” Tentò ancora.
Lui, dal canto suo, ero solo e semplicemente curioso, nulla di più e, dal momento che il tutto era partito da una notte di Halloween, molto probabilmente, se si sarebbe ripetuto, lo avrebbe fatto solo ed esclusivamente in quella notte dell’anno.
“Fa finta che questa notte non sia il 31 ottobre ed è la stessa cosa, no?”
Lei non disse una parola, quasi Nate stesse parlando con il vetro.
“E dai!”
“Nate, hai intenzione di finirmi psicologicamente e farmi ammettere ciò che non voglio?”
“Esattamente, mia cara.” Disse sorridendo e Lyn finalmente si era voltata verso di lui.
“Sei uno stronzo, sai?”
“Me lo hai già detto.”
“E lo sai?”
“Beh, in tutti questi anni che ci conosciamo me lo hai ripetuto più volte e sono una persona a cui il concetto entra in testa dopo che gli viene ripetuto per una trentina di volte di seguito.” Disse risoluto.
“Questo spiega come fai a sapere sempre così bene Filosofia, il professor Quirrel ha il gene ridondante.” Convenne lei, accorata e comprensiva.
Nate annuì come se avessero appena svelato il suo più grande segreto, molto più grande di quello che nascondeva Clark Kent.
“Beh, non si è mai troppo previdenti: sei uno stronzo Shaw.” Disse lei sorridendo.
“Sulla mia tomba cosa farai scrivere, qualcosa tipo ‘amato figlio, buon’anima, amico stronzo’?”
“Nh, c’è ancora tempo per pensarci. Certo, se vuoi provvedo subito, anche se non sono molto d’accordo su quel–”
“Amico stronzo?”
“No, buon’anima.”
Lui scoppiò in una fragorosa risata che fece voltare quelle quattro persone che erano sul pullman, ricevendosi anche un’occhiataccia da un’anziana signora, seduta nel sedile di fianco al loro, che avevano svegliato.
“Di certo il suo non sarebbe stato un sonno rinvigorente o ringiovanente.” Disse Nate, facendo ridere Lyn.
“Allora, sono riuscito a convincerti?”
La Price sbuffò, assestando una piedata all’amico, che borbottò qualcosa, che sicuramente non erano elogi alla forza della ragazza.
“E dai, non fare la sostenuta! Okay che alle ragazza piace essere pregate, ma più di così mi resta soltanto di votarmi a Sant’Agostino!”
“Idiota.”
“Mi ci vorrà molto ad abituarmi a questo nuovo complimento.”
“Stronzo.”
“Ah, le vecchie abitudini che tornano!” Disse in tono sognante, facendo sbuffare più pesantemente Lyn, che quando faceva così lo sopportava davvero a stento. Gli voleva bene, per carità, ma un giro in un dirupo glielo avrebbe consigliato senza pensarci due volte. O forse avrebbe potuto costringerlo ad andare alla festa della Meddel, tanto tra quello e un dirupo vi era davvero poca, pochissima differenza. Forse il dirupo faceva meno male.
“Tanto riuscirò a convincerti, ho dalla mia parte la nonnina.”
“Tieni in ostaggio una povera anziana?” Chiese in tono sconcertato, portandosi la mano al cuore come se stesse per avere un infarto seduta stante. “Adesso ti metti anche a rapire povere donne di una certa età?” Disse ancora, ma a voce più alta, in modo che tutto il pullman sentisse.
Questa volta, la vecchietta spalancò gli occhi sconcertata e sì, anche un po’schifata da quella che, sicuramente, nella sua mente stava catalogando come la gioventù scellerata di oggigiorno.
“Allora?”
“Ci devo pensare, ti farò sapere.”
“Pensi di liquidarmi così?”
“Ovvio che sì, caro mio. Ora, buona notte!” Così dicendo, Lyn si voltò verso il finestrino e poggiò la testa sullo schienale del sedile: ci mancava ancora un bel po’ prima di arrivare, aveva sonno e quello sarebbe stato un ottimo modo per far smettere Nate di parlare, che tentava di farla acconsentire.
“Ti vuoi mettere a dormire?”
“Sì.”
“Cosa ti fa credere che io te lo permetterò?”
“Il fatto che, impedendomelo, ti giocheresti quella minuscola possibilità che io questa sera venga con te.” Disse affabile e sorridendo compiaciuta.
“Sì, beh, se però tu questa sera vieni io ti lascio in pace, non è un equo scambio?”
“Buona notte, Nathaniel, chiamami quando arriviamo!”
“Sì, riposati va’, che questa sera potremmo fare tardi!” Le disse a bassa voce, convinto che lei non lo avrebbe sentito.
“Sì, le nostre partite a domino spesso finiscono per andare per le lunghe.” Convenne Lyn con voce bassa e calma, segno che non ci avrebbe messo molto ad addormentarsi per davvero.
“Ehm… Lyn, noi non giochiamo a domino.”
“Ecco perché vanno per le lunghe.” Disse sorridendo, mettendo fine alla conversazione.



Prima che mi perda in sproloqui insensati: buon compleanno Cla!*O* *abbraccia piovrosamente*
*intona (?) canzoncina allegra, ma le esce fuori una nenia funebre* Ahm, non è colpa mia, ho mal di ola!u_ù
Ti dedico questa storia, nella speranza che ti possa piacere anche se effettivamente è utile e apprezzabile piuttosto se si è alla ricerca di qualcosa che stimoli efficacemente la defecazione!.____.
Spero apprezzerai lo sforzo!xD Detto ciò, ti auguro un Buon compleanno enorme!^^ Auguri cara!X)


Passando alle specificazioni su questa storia: è composta da due soli capitoli, che non sono esattamente corti, ma nemmeno lunghissimi e infiniti. La Rosemead High School esiste davvero, si trova in California, mentre il paese dove è ambientata la storia, Drake Ville per l’appunto, è puramente inventato. Così come lo sono anche i nomi dei personaggi.
La strofa della canzone che ho messo all’inizio è ‘This is Halloween’, del film ‘Nightmare Before Christmas’. Non so bene come e quando, ma quando ho visto il testo di quella canzone ci avevo visto n collegamento con la storia; la cosa è un po’ astrusa, visto e considerato che non so quale sia questo collegamento, semplicemente ci stava bene suppongo!xD
Ci terrei a precisare, anche se frega una pantofola a nessuno, che il riferimento che ho fatto al professore di filosofia e al suo gene ridondante è reale, in quanto è ispirato alla mia professoressa!:)
La mia personale considerazione su questa storia è che ci ho messo davvero tanto per scrivere questa storia, è stato difficile scriverla, in quanto è la mia prima originale. Non sapevo come muovermi in questo ambito nuovo, essendo abituata a scrivere fan fiction su opere già esistenti e in cui, bene o male, vi è già una base da cui partire. Fortunatamente, andando avanti sono riuscita a prendere l’andazzo e a continuare a continuare a scrivere ^^.
Non ho altro da dire vostro onore!ù___u
Spero vi piaccia!:3
  
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