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Autore: Giaele    15/11/2005    1 recensioni
Storia di due ragazze del '400 fiorentino:le loro vicende private si intrecciano con quelle storiche negli anni del terribile Savonarola
Genere: Erotico, Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Berenice e la libertà

Berenice e la libertà

 

Primo capitolo

“Ester e gli altri”

 

Nella vita ci sono sempre un mucchio di persone che ci girano attorno: tra queste ce ne sono poche speciali e tante, forse troppe, indifferenti. Io di persone speciali ne conosco una, Ester. Con la sua guida ho trovato la libertà. Non l’ho trovata nella religione, non l’ho trovata nella politica e nemmeno nella felicità. La libertà è una consapevolezza esaltante, ma non felice. Sta al di fuori di quello che predica la religione: se sei libero non troverai mai un equilibrio interiore, e nemmeno farai quello che ti pare e solo quello. Nessuno potrà mai farlo. La libertà è una cosa più semplice. È quando Marco mi dice che sono una ragazza selvatica, è quando corro in giardino di notte ed è quando mi spoglio e rimango nel dormiveglia. E c’è l’ho anche se sono una semplice serva di un nobile casato. Ester non è così, non proverà mai queste cose. Non potrà mai scopare, né amare qualcuno. Prima di tutto perché diverrà suora secondo perché è troppo colta per sapere cos’è l’amore: per questo abbiamo gusti tanto diversi.

- pensi mai a fare l’amore?- e ho continuato -Io l’ho fatto. Una volta, con tuo fratello.-

-e com’è?- non si è voltata mentre me lo chiedeva. Anche se so che le da fastidio ogni tanto ne parlo, parlo di sesso solo per farla soffrire. Non mi sono chiesta mai perché lo faccio, forse perché in fondo un po’ la odio. È troppo eterea per essere viva.

-non hai risposto: prima mi dici se ci pensi mai a fare all’amore, poi ti dico com’è.-

-Ci pensiamo entrambe in modi diversi: tu perché puoi farlo e io perché non potrò mai. Ma ora rispondimi.-

-mi sento selvatica, proprio come quelle piante brutte e sbilenche che crescono in giardino.Me lo dice sempre tuo fratello. “sei la ragazza più selvatica che abbia mai conosciuto. Sei scostante, addirittura cattiva.”- Ester rideva -mio fratello ha ragione, ma potrebbe riassumere tutto in una parola: sei libera -

Non credo che per essere liberi sia necessario indugiare troppo nei sentimenti. Né forzarli. So di essere cattiva a volte ma non mi chiedo mai perché.

 

Oltre a essere libera sono anche innamorata. Amo una persona che una ragazza di sedici anni timorata di dio non dovrebbe nemmeno sfiorare con lo sguardo. Ha gli occhi scuri e taglienti e il naso leggermente aquilino, di anni ne avrà venti se non di meno. Di nome fa Marcello e di mestiere è prete.

Dopo che abbiamo fatto l’amore per la prima volta l’unica cosa che Marco è riuscito a chiedermi è stata-Non so che ci trovi di buono in quello sbarbatello d’un prete.Sei insaziabile.Credo che sia pure vergine-.

-Beh, non lo ero anch’io fino a un minuto fa?-

Credo che quel povero disgraziato sia innamorato perso di me. -Potrei chiederti la stessa cosa per Monna Elisa! non fare quella faccia, so che te la porti sotto il tavolo ogni volta che puoi…- Marco rideva (credo che il mio effetto sulle persone sia sempre questo, di farle ridere amaramente)  -Non ci trovo che quello che hanno tutte le donne. Poi è bella, anche se è più grande.Non come te, però. Tu sembri fatta di bronzo.-

Il colore della mia pelle è fuori luogo, secondo il buon Marcello. Non vuole più farmi entrare a messa con tutti gli altri. Secondo Marco è solo perché per lui sono eccitante.

-Tiene tanto di quel colore diabolico addosso, distrae i buoni cristiani dalla santa messa-

Lo vedo con il suo bel naso che parla con la mia padrona.

Che parole stupide. Ma Marcello non lo è, almeno per me. Ed il fatto che io distragga i “buoni cristiani” dipende solo da quella bellezza prorompente tipica delle ragazze, non dalla mia razza. D’altronde non posso nascondere quei capelli neri e lunghi del tutto sotto la cuffia, sarebbe uno spreco, né la pelle color nocciola e, per dirla tutta, il mio essere indiana.

 

  
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