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Autore: Leliwen    04/11/2010    0 recensioni
Draco si trova a dover ospitare l'anima di Regulus e finisce con l'interagire con personaggi usciti dalle serie televisive più disparate. Più che una storia, la definirei una serie di flash, leggibili più o meno indipendentemente le une dalle altre.
Già "Illness".
CROSSOVER: cap1 - Grey's Anatomy; cap2 - Ghost Wisper; cap3 - Doctor House
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altro personaggio, Draco Malfoy, Regulus Black
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
Capitoli:
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Titolo: Illness
Fandom: Harry Potter + Grey's Anatomy
Personaggio/Coppia: Regulus/Draco (SI'! Avete letto bene!!!)
Prompt: Malattia per [info]bingo_italia
Rating: Pg15
Beta: momentaneamente assente, lasciate un messaggio dopo il segnale acustico
Avvertimenti: Crossover, Possessione, Post 6° libro
Genere: Crossover, avventura
Riassunto: L'avevano trovato in un vicolo di Seattle, non troppo lontano da uno degli attracchi dei Ferryboat, vestito con gli abiti stravaganti ma di ottima fattura di un Halloween fra ricchi, con una febbre da cavallo e in stato di incoscienza. Ed erano quindici giorni che non apriva gli occhi se non per piccolissimi momenti ed ormai erano più di quarantotto ore che non avvenivano nemmeno quegli sporadici episodi.

 

O________O Ma perchè mi vengono in mente certe cose?! Ok, la storia SEMBRA non aver capo né coda, ma giuro, giuro! che se cercate bene ci stanno sia il capo che la coda.

Ora mi vado a sotterrare un pochino...
BUONA LETTURA

PS: sono quasi certa di aver fatto un pastrocchio coi warnings... ma è più che altro una sensazione...




La soluzione fisiologica scivolava nella flebo piano piano, una goccia dopo l'altra, senza fretta. Il monitor, accanto al letto dalle lenzuola bianche, emetteva un bip a cadenza lenta e regolare. La fresca brezza d'autunno entrava dalla finestra appena socchiusa, rinfrescando la stanza troppo calda per colpa di un impianto di riscaldamento impazzito che li stava facendo dannare ormai da un paio di giorni.
L'avevano trovato in un vicolo di Seattle, non troppo lontano da uno degli attracchi dei Ferryboat, vestito con gli abiti stravaganti ma di ottima fattura di un Halloween fra ricchi, con una febbre da cavallo e in stato di incoscienza. Ed erano quindici giorni che non apriva gli occhi se non per piccolissimi momenti ed ormai erano più di quarantotto ore che non avvenivano nemmeno quegli sporadici episodi.
Nessuno ne aveva denunciato la scomparsa. Era come se fosse apparso in quel vicolo dal nulla, per venire a farsi curare al Seattle's Grace. O almeno per farsi tenere in vita.
Le infermiere facevano la spola nella sua stanza, anche solo per osservarlo in quello stato di sonno apparente. Il Principe, così lo avevano soprannominato: biondissimo, occhi grigi, pelle pallida e dita lunghe. Bellissimo.
Quando l'avevano trovato in molti l'avevano scambiato per una donna. In ambulanza c'era stato il primo malinteso: il ragazzo respirava regolarmente e non presentava altri problemi visibili se non la mancanza di coscienza e la febbre molto alta; la lunga veste di velluto nero sormontata da una cappa dello stesso colore li aveva cosìtratti in inganno. Anche la maschera d'argento sembrava esser troppo fine per appartenere ad un ragazzo.
Oltretutto erano arrivati sul posto per una rissa sfociata nell'accoltellamento di un ragazzo e, mentre recuperavano il corpo, uno dei presenti aveva notato il Principe svenuto. Nessuno di loro lo conosceva. I paramedici l'avevano preso in ambulanza con l'accoltellato ed erano ripartiti a sirene spiegate. Quando erano arrivati il pronto soccorso era, come ad ogni Halloween, un girone infernale, ed il ragazzo incosciente era stato affidato al dottor Marck Swan, chirurgo plastico. Le infermiere che erano con lui possono giurare di averlo visto sbavare sul volto angelico del bell'addormentato. Quando, togliendogli i vestiti si erano resi conto che la stupenda fanciulla che aveva determinato una simile reazione in Mark in realtà era un uomo... beh, erano due settimane che a Seattle's Grace non si ridacchiava d'altro.
La diagnosi iniziale era stata meningite nonostante non presentasse tutti i sintomi e soprattutto non mostrasse alcun tipo di progressione né in un senso né nell'altro. Solo la febbre, dopo qualche tempo, aveva iniziato ad abbassarsi. A favore del medico sciupafemmine c'era da dire che nessun'altra diagnosi sembrava possibile dati quei sintomi e che, al momento, continuava ad essere la migliore ipotizzata, nonostante fosse palesemente errata.
C'era solo da capire cosa in realtà fosse e come fare per svegliarlo.
Meredith era lì per l'abituale prelievo di sangue, quando gli occhi del Principe si spalancarono all'improvviso e tutti i monitor impazzirono.
"Infermiera!!!" urlò per richiamare l'attenzione ma non ve n'era alcun bisogno: tre donne s'erano praticamente materializzate al suo fianco non appena le spie avevano iniziato a suonare. La siringa di ... da iniettare in vena fu pronta in un batter di ciglia e le palpitazioni del Principe cessarono in pochi secondi.
"Dove mi trovo?" tossì fuori e la voce gracchiò sulle sue corde vocali inutilizzate.
Un'infermiera fu richiamata altrove, mentre le altre due rimasero nella stanza, troppo interessate ai successivi sviluppi per perdersi il risveglio del Principe.
Meredith gli mise una mano su una spalla e sentì i muscoli sotto le sue dita tendersi "Sei al Seattle's Grace, un ospedale." specificò guardando la confusione farsi strada in quegli occhi d'argento fuso "E io sono la dottoressa Meredith Gray. Ti sei sentito male la notte di Halloween, ricordi?"
La dottoressa poteva quasi vedere le rotelle ruotare dietro quegli occhi incredibili alla ricerca del ricordo da lei evocato, senza però riuscire a trovar nulla.
"Da dove vieni?"
Un'infermiera si mise a trafficare con i monitor che controllavano l'andamento delle funzioni vitali del biondo, mentre l'altra aggiornava la cartella clinica.
"Inghilterra." ribatté lui senza timore "Come sono finito a Seattle?!" sussurrò tra sé e sé ma in modo perfettamente udibile dalla dottoressa. D'un tratto - appena un batter di ciglia - gli occhi virarono al grigio fumo, l'espressione cambiò completamente, la bocca assunse un'espressione diversa e il tracciato del battito cardiaco e delle attività cerebrali scartò "Cercavamo l'altra metà del medaglione." si rispose da solo, ma anche la voce era diversa, più bassa di parecchi toni. Qualcuno fu anche pronto a giurare che i capelli biondo platino si fossero d'un tratto scuriti.
L'infermiera fissò il monitor come se fosse stato posseduto, osservando un tracciato completamente diverso dal precedente. Immediatamente diede ordine alla macchina di stampare gli ultimi minuti di entrambe le spie mentre Meredith, che stava per firmare la cartella che gli veniva passata, sgranò gli occhi a quel cambiamento: schizofrenia? Possibile? "Dove sono le... mie cose?" chiese la voce, indugiando sul pronome.
"In quell'armadietto." gli rispose l'infermiera addetta alla cartella clinica.
Il Principe sorrise "Può controllare che vi sia anche un medaglione e un... un bastoncino di legno di biancospino?" chiese con la voce più gentile che le tre donne avessero mai sentito. Poi provò a far forza sulle braccia per mettersi seduto ma il fisico provato non gli rispose.
"Non così in fretta." lo redarguì la dottoressa avvicinandosi con cautela e azionando il dispositivo che alzava il letto permettendogli di stare in una posizione seduta senza la necessità di sforzasi "Sono due intere settimane che non ti muovi e il tuo corpo ne ha risentito."
La personalità del biondo scartò ancora: gli occhi tornarono di brillante argento liquido e la voce riacquistò tutti i suoi toni "Quando passerà?" chiese, le labbra morbide piegate in un broncio davvero tenero "Mi stanno aspettando." completò iniziando a giocherellare distrattamente col dispositivo che muoveva il letto.
Meredith sorrise comprensiva a quelle parole, mentre l'infermiera passava al malato gli oggetti che aveva chiesto "Dovremmo sottoporti ad alcuni test ed alla riabilitazione motoria, che non dovrebbe comunque durare molto." non appena il Principe afferrò il bastoncino, l'aria si fece elettrica e, ancora una volta, i monitor scartarono per un istante prima di riassestarsi sui normali valori del Principe.
Il ragazzo biondo sbuffò "Farò il bravo bambino finché non mi dimetterete, allora." continuando ad avere sulle labbra quel broncio che lo faceva sembrare davvero un bambino. Il medaglione era stato repentinamente appoggiato sul lenzuolo tra le gambe, mentre il bastoncino rimaneva tra le dita del biondo, come se fosse il suo alloggiamento naturale.
"Oh, a proposito, non avevi documenti addosso e le tue generalità ci servono per il triage." disse riaprendo la cartellina che aveva precedentemente chiuso "Nome, cognome, data di nascita, cose così."
Il Principe sbatté un attimo le palpebre, piegando lievemente la testa, prima di rispondere "Mi chiamo Draco Malfoy, sono nato il 5 giugno del 1980 e vivo in Bran Bretagna, nello Wiltshare. Serve altro?"
"No, per ora no. Riposati e non tentare di sforzarti troppo." gli diede le ultime indicazione su come fare a chiamarli, prese le stampe di encefalogramma e cardiogramma, diede istruzione affinché ci fosse sempre qualcuno a controllare il paziente e se ne andò alla ricerca di Derek e di qualcuno per un consulto psichiatrico. Quel ragazzo era... strano. Sì decisamente strano.

Il bastoncino di biancospino era appoggiato costantemente sul materasso, a portata di mano, il medaglione era finito sul comodino e, con una mappa ed una penna bic in mano, Draco Malfoy stava tracciando percorsi sulla cartina della città, apparentemente senza alcuna logica. Si era fatto anche portare una penna, della carta da lettere e una busta, ma nessuno di loro sapeva che fine avesse fatto o a chi il ragazzo avesse scritto.
La psicologa era stata da lui qualche ora prima, mentre il neurochirurgo aveva avuto un intervento d'urgenza.
Ecco perché il dottor Shepherd si stava dirigendo solo in quel momento alla porta del ragazzo: bussò prima di entrare ed il ragazzo ripiegò la mappa facendo un sorriso di circostanza. Gli occhi erano grigio fumo, i modi estremamente posati, come un lord d'altri tempi. La differenza tra quel ragazzo e il campione di hokey ricoverato un paio di stanze più in là era sconcertante, soprattutto considerando che avevano la stessa età.
Il dottore si presentò e prese la cartella clinica del ragazzo "Hai idea di come sei finito in quel vicolo?" gli chiese fissandolo negli occhi.
"Come ho detto mentre era qui la sua collega, la dottoressa Grey, stavo cercando l'altra metà del medaglione." un cenno lievissimo del capo in direzione del comodino, nulla più.
"E quando è arrivato a Seattle?"
"La notte di Halloween, ovviamente." e gli occhi divennero d'argento "Forse è il caso che continui io." sorrise, la voce molto più acuta e un sorriso più vero dipinto sul viso "Sono venuto a Seattle per cercare l'altro pezzo del medaglione, è vero, ma non avevo previsto Halloween. Devo essermi ubriacato e forse qualcuno ha messo qualcosa nel mio cocktail." Shepherd lo guardò attentamente, cercando di riconoscere tutti i disturbi comportamentali dovuti da malattie neurodegenerative, ma oltre a una straordinaria abilità alla menzogna, non riusciva a riscontrare null'altro.
"Questo spiega sicuramente molte cose." accondiscese il dottore, facendo finta di credergli mentre il paziente faceva finta di non sapere che l'altro aveva mangiato la foglia "Vorrei poterle fare degli esami, mentre è ancora qui. Giusto per assicurarmi che il qualcosa messo nel suo bicchiere non abbia creato danni"
"Mi pare una richiesta ragionevole." asserì Draco Malfoy con un cenno del capo, gli occhi nuovamente grigio fumo "Solo, potrebbe evitar... mi” nuovamente un incertezza nel pronome “una nuova visita della vostra psicologa? Davvero, non è necessaria e dubito fortemente che le sia mai capitato tra le mani un caso come il mio."
Derek Shepherd sgranò gli occhi per un istante, fissandoli in quelli color fumo dell'alter ego bastardo del Principe. O più probabilmente erano bastardi tutti e due, dato che il sorriso dolce su quelle labbra sottili non apparteneva al repertorio del secondo.
"Vedrò cosa posso fare, ma non so se mi sarà possibile, dopotutto siete un paziente di quest'ospedale."
"Dopotutto io posso sempre rifiutare le cure." il sorriso divenne ferino, quasi agghiacciante "O pensate che non abbia capacità d'intendere e volere?"
"Arrivederci, signor Malfoy."
"Arrivederci, dottor Shepherd."

"Regulus dovresti smetterla di comportarti come uno stronzo. Siamo nelle loro mani al momento e non ho intenzione di ritrovarmi con una camicia di forza all'interno di una stanza bianca a sbraitare io non sono pazzo. Sarebbe davvero seccante."
"Quella donna era noiosa. Terribilmente noiosa. E civettuola come tutte le femmine di questo posto. Sembrano non abbiano mai visto un bel ragazzo, eppure il neurochirurgo non mi pare male, no?"
"No, decisamente non è niente male. Ma non credo sia interessato al mio corpo."
"Io invece sono molto interessato al tuo corpo..."
"Regulus... ti pre-ego, potrebbero entrare da un momento all'altro..."
"E che si godano la scena."
"Oddio!"
"Ti piace essere accarezzato sul collo, vero? E qui?"
"Merlino! Merlino ancora!"
"Hai i capezzoli così duri... mi piacerebbe leccarli... ma mi sa che mi devo accontentare."
"Reg... se-ei un ba-a-stardo!"
"Sì, me l'hanno ripetuto in molti."
"Prova a fermarti e ti esorcizzo!"
"Non ne ho alcuna intenzione."
"A-ancora!"

Quando Meredith Grey entrò nella stanza di Draco Malfoy, il ragazzo stava pacificamente dormendo. Il fatto che le coperte gli si fossero attorcigliate addosso era un buon segno per il ripristino completo delle sue abilità motorie. Controllò sui monitor i valori del ragazzo e non sembravano esserci alterazioni in corso.
Non appena fece tintinnare il macchinario, sbattendoci contro per passare a chiudere la finestra, si ritrovò un paio d'iridi d'argento brunito a fissarla.
"Scusami, non volevo svegliarti." disse, imbarazzata da quegli occhi accusatori.
Il paziente scosse la testa "Da un po' di tempo ho il sonno estremamente leggero." un ghigno amaro gli incurvò le labbra.
"E come mai?" chiese lei chiudendo finalmente la finestra.
"La... ricerca del medaglione." la pausa fu troppo lunga per non far insospettire ulteriormente la dottoressa "Mi sta togliendo il sonno. Era un cimelio di famiglia."
"Ma certo, capisco perfettamente."
"No, per sua fortuna non può in alcun modo capire."
Categorico. Quasi offensivo.
"Come va la riabilitazione motoria?" cambiò argomento.
"Tra due giorni posso andarmene." ghignò. "Ci sono stati problemi per il pagamento?"
"No. Nonostante non avessimo mai visto coordinate bancarie simili, il pagamento è avvenuto senza problemi di sorta."
"Siete poi riusciti a capire cosa mi abbia mandato in come per una settimana?"
"Finiremo gli ultimi accertamenti per quando sarà in grado di lasciare l'ospedale."

Era appena uscita dalla stanza del Principe, quando s'imbatté nel dottor Shepherd "È inquietante..." bisbigliò "Forse dovremmo chiamare la polizia..."
Shepherd la guardò con un sorriso ironico sul volto "E dirgli cosa, Meredith?" chiese di rimando, mantenendo la voce bassa "Aiuto, abbiamo un ragazzino senza documenti, con un conto bancario strano che ha uno sdoppiamento di personalità particolare?"
L'espressione della dottoressa si fece imbronciata "Derek..."
"No, Meredith. Non ha senso e lo sai anche tu. Il ragazzo ha qualcosa da nascondere, e questo è palese. È perfettamente consapevole di entrambe le personalità che albergano in lui ed è talmente strafottente da sfidarci a provarlo." la superò e posò una mano sulla maniglia "E questo chiude la questione."
Entrò nella stanza e trovò il Principe in piedi, vicino agli abiti con cui era arrivato.
"Forse dovremmo procurarti qualcos'altro per quando uscirai di qui. Halloween è passato da un pezzo."
Draco Malfoy si voltò, gli occhi argentei sfavillavano di malizia "Meglio questi che le vostre tutine imbarazzanti."
"Touché."
Il ragazzo rimise le sue cose a posto poi caracollò sul letto.
"Le gambe fanno ancora un po' fatica a sostenere il mio peso."
"E' abbastanza normale vista la situazione in cui t'abbiamo trovato." prese la cartella clinica scorrendola velocemente "Devo ammettere che inizialmente ho pensato a una malattia immuno-degenerativa, ma non appena avuti i risultati della tac quest'ipotesi è immediatamente caduta. Non hai alcun tipo di malformazione degenerativa dei tessuti, e di questo dovresti esserne felice." lo guardò attentamente "Ma questo tu lo sai già."
"Sono piuttosto preparato sul mio stato di salute pre-Halloween." le iridi scintillavano di argento liquido, ricolme di sfida.
"Quindi saprai che per un caso di schizofrenia c'è necessità della firma di un tutore per poter uscire." gli chiese, sperando di coglierlo in fallo.
"Avete provato che soffro di schizofrenia?" un sopracciglio biondissimo salì fino all'attaccatura dei capelli mentre le labbra si tendevano in un sorrisino impertinente.
"Tuoché, nuovamente."
"Dottore, parliamoci chiaramente. Io ho la possibilità di uscire da qui quando voglio, senza che nemmeno ve ne accorgiate." Shephard tentò di ribattere ma Draco alzò una mano bloccando sul nascere le possibili recriminazioni del neurochirurgo "Vi ho accordato i giorni richiesti perché mi sembravano ragionevoli e utili per il ripristino delle mie abilità. Ma non ho intenzione di rimanere un minuto di più, o di favi da cavia per qualche vostra ricerca sperimentale o quel che è." parlava lentamente, scegliendo le parole accuratamente, come se stesse traducendo la frase da una lingua straniera eppure, per sua stessa ammissione, era inglese.
"Dove hai intenzione di andare una volta fuori?" decise di cambiare argomento "Ho visto che in questi giorni consultavi una cartina di Seattle."
"Seguivo il medaglione." replicò, come se non ne potesse più di ripetere a tutti la stessa cosa "Fortunatamente sembra essere ancora qui e queste tre settimane di ritardo non ne hanno determinato la perdita."
Dereck lo osservò attentamente: no, non era il Draco bastardo, era se stesso, eppure ora sembrava il suo alter-ego.
"Come fai a esser certo che sia ancora qui?" chiese, le mani sprofondate nelle tasche.
L'altro ghignò, in quel modo tipico che il suo alter-ego non aveva "Fa parte delle mie abilità, dottore."
Il dottore sospirò e fece per andarsene quando la voce dell'altro lo bloccò sulla porta.
"Sa dirmi qual'è il modo più veloce per tornare in Inghilterra?"
Shephard si voltò verso di lui "Il modo più veloce?" rimase momentaneamente interdetto "Ci dovrebbero essere dei voli diretti."
"Potrebbe procurarmi del materiale informativo?" chiese zuccheroso, sbattendo una volta sola le ciglia di miele.
Dereck corrugò le sopracciglia in un'espressione confusa "Certamente, ma non puoi tornare così come sei venuto?"
Gli occhi brillanti di Draco fecero il giro della stanza prima che le labbra si aprissero in un'espressione tra l'allibito e il divertito "Non ho intenzione di ripetere l'esperienza, grazie."
Il sopracciglio tornò tra i capelli e l'espressione del volto era più che esplicativa: niente domande, grazie.

"Non possiamo farlo andar via." sibilò Meredith per la decima volta. Solo che, questa volta con loro c'era anche il direttore.
"Dottor Shephard?" chiese il direttore, con quell'espressione di chi non ne può più.
"Il ragazzo è strano, i suoi tracciati sono strani e forse soffre di schizofrenia ma, nonostante ciò, sembra essere pienamente consapevole non solo di se stesso ma anche di tutto ciò che lo circonda."
"Avete diagnosticato la schizofrenia?"
"No. La psicologa brancola nel buio, anche perché lui non ha intensione di seguire le cure di una donna arrapata che le sbava dietro. Parole sue, non mie."
"Gli sbavava davvero dietro?!" ruggì il direttore rivolgendosi questa volta a Meredith.
A dottoressa alzò le spalle sgranando gli occhi nel tentativo di difendere una collega ed evitare comunque di mentire al suo superiore "Il ragazzo sa di essere molto bello, persino Mark se n'è accorto. Non credo che la collega si sia comportata in modo meno che professionale, ma io non ero presente durante il loro colloquio. Ad ogni modo," continuò prima che uno dei due uomini riprendesse la parola "ritengo sia pericoloso lasciar uscire il ragazzo così presto, senza alcuna garanzia che non sia dannoso per se stesso o per gli altri."
"Dereck?"
"Per me il ragazzo è perfettamente in grado di badare a se stesso. Ha solo una lingua che potrebbe distruggere l'autostima di una persona con tre parole, ma questo non è mai stato sinonimo di alcun tipo di malattia."
"Ha messo in riga anche te?" gli chiese Meredith, con un'aria a metà tra lo sconcerto e il sarcasmo.
"Ha provato." accondiscese.

"Regulus, davvero, io ti esorcizzo!"
"Vorresti dire che non ti piace?"
"Cosa? Che mi fai una sega mentre sto cercando di rivestirmi? No! Non mi pia-ace!"
"A me non sembra..."
"Dannazione a te... ora basta, non ORA!"
"Ok, ok, me ne sto buono buono allora."
"Reg, sono convinto che tu non fossi buono buono nemmeno in culla."
"Che crudeltà! Ti perdono la cattiveria solo perché sei uno schianto."
"No, non sono uno schianto. Sono solo la perfezione fatta mago."
"Egocentrico."
"Basta oziare. Andiamo a recuperare l'altra metà del medaglione e facciamola finita. Ci aspettano."
"Hai mai preso un aereo?"
"Ovviamente no!"
"Dovremo andare a fare shopping temo."
"Non credo sarà un grosso problema... e nemmeno trasfigurare questi vestiti."
"Che spreco."
"Lo so."
"Ti serve il passaporto."
"E secondo te il depliant cosa diverrà?"
"Piccolo genio."

Il dottor Shepherd e la dottoressa Gray lo aspettavano fuori dalla sua stanza: il primo aveva un'espressione rilassata l'altra corrucciata.
"Sei sicuro di sentirti pronto ad andare?" chiese il neurochirurgo nel vano tentativo di incitarlo a rimanere in osservazione ancora per qualche giorno, lasciando scorrere lo sguardo sulla figura ammantata di nero. Doveva ammettere che aveva ragione: il suo abbigliamento era molto meno imbarazzante delle tutine fornite dall'ospedale.
Gli occhi di Draco scintillarono "Se resto qui un minuto di più impazzisco." ghignò, più che soddisfatto della reazione della dottoressa “Oltretutto l'Ordine potrebbe mandare qualcuno a prendermi, anche se in questo momento non possono permetterselo.”
“L'Ordine?” chiese lei e il sopracciglio biondo s'inarcò nuovamente in un'espressione ironica.
Derek s'intromise tra i due cercando di cambiar leggermente argomento "Quel medaglione sembra essere veramente importante per te." constatò.
Gli occhi di fumo affondarono come lame in quelli del neurochirurgo "Non ne potete avere idea."
L'uomo deglutì prima di ritrovare il suo sangue freddo e salutare il suo paziente "Beh, signor Malfoy, spero che non ci rivedremo troppo presto."
Il ragazzo quasi rise mentre rispondeva "Lo spero anche io, dottor Shepherd. Dottoressa Gray." poi si voltò e svanì nel via vai di un pomeriggio di sole di una giornata d'autunno come tante a Seattle.

Dopo due giorni il notiziario della sera raccontava di un efferato omicidio avvenuto in un sobborgo alla periferia ovest. L'uomo era un apotecario molto conosciuto che aveva avuto nel passato qualche guaio con la giustizia, soprattutto per la sua seconda attività di strozzino e rigattiere.
Al telegiornale non passò, ma la sola cosa che si trovò sulla scena del crimine fu un lembo di una stoffa nera ricamata d'argento ed estremamente costosa.




Leli cerca di apparire indifferente... e sgattaiola via alla velocità della luce! E schiva tutti i pomodori!!! La folla applaude in delirio il favoloso gesto atletico... to faded

  
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