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Autore: arwen_eli    05/11/2010    9 recensioni
Il piano dei Mangiamorte è fallito. Qualcuno viene catturato, ma fugge, cercando rifugio in quello che crede essere il solo porto sicuro.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Pansy Parkinson
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
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Grey Ice.




Freddo.

Da giorni, nemmeno lei avrebbe saputo dire quanti, tutto ciò che sentiva era freddo.
La stanza buia, in cui restava rinchiusa, il pavimento su cui si ostinava a sedere, l'aria stessa che stava respirando. La sola cosa che riusciva a fare, in tutto quel gelo, era ricordare.


La stesura del piano, i programmi meticolosi, le ronde intorno al Quartier Generale dell'Ordine.
L'ultima notte, l'ultima uscita prima del momento in cui il piano sarebbe stato attuato. Il buio della notte davanti a quel palazzo nella Londra babbana e i sussurri di Theo.

- Domani...ancora una sola notte e sarà il nostro momento. -

Il sorriso che sentiva nascere a quelle parole. Il pensiero della vittoria, del trionfo e dell'ascesa, finalmente, dell'Oscuro Signore. Il potere che ne sarebbe conseguito e forse, chissà, nella gioia della vittoria, anche, una volta per tutte, lui.
Rumori nella notte, automobili babbane, un'anziana signora che porta a spasso un barboncino bianco, una coppia di ragazzi che si bacia all'angolo della via. Una ronda come tutte le altre, l'ultima ronda uguale a tutte le altre.

E poi...

Tanta era la quiete, tanto comparve il chiasso.

- Eccoli. -

La voce dietro le spalle. Quel verde nascosto dietro gli occhiali ridicoli, la fottuta cicatrice che l'ha reso così speciale agli occhi di tutti, ma non ai suoi. Potter. Subito al seguito la Mezzosangue, bacchetta puntata dritta verso di lei, mentre Potter e la Donnola tenevano sotto tiro Theo.

- Non muovetevi. -

Non fu quasi nemmeno un combattimento tanto li avevano presi alla sorpresa. Soltanto Theodore era riuscito a lanciare una maledizione che, purtroppo, non era arrivata a segno. Ricordava soltanto il nulla, dopo lo Schiantesimo della Mezzosangue.
Si era svegliata in una stanza angusta, con un tavolino, legata ad una sedia di metallo. Sola. La sua bacchetta era dall'altra parte della camera, su uno scaffale di alluminio.
Pochi minuti dopo aveva accolto l'Auror Potter come gli si confaceva, con una sequela di insulti e uno sguardo di disprezzo. Era rimasta quasi interdetta, davanti al suo sguardo. Si aspettava lo stesso odio che provava lei verso di lui, si aspettava il disgusto. E invece vedeva pena, vedeva compassione. Lui la stava compatendo per le sue scelte.

- Vaffanculo Potter, non guardarmi come se fossi una povera vittima. Ho fatto le mie scelte e ne vado fiera. Lasciami andare, non ti dirò mai niente. -
- Bevi, Pansy. -

Le aveva avvicinato una fialetta alle labbra, tenendole indietro la testa con una mano. Lei aveva stretto le labbra sottili, spalancando i suoi occhi neri, fiammeggianti d'odio.

- Non berrò niente che provenga dalle tue sporche mani. -
- Bevi adesso, non fare in modo che debba obbligarti. -

Lei aveva serrato ancora di più i denti, guardandolo con sfida, mentre lui le afferrava i capelli neri e con l'altra mano le prendeva il mento. Si divincolava, scuotendo vigorosamente la testa tra le sue mani, sentendo il dolore dietro alla nuca per gli strattoni che riceveva ad ogni movimento.

Passi leggeri. Boccoli marroni nella sua visuale. La Sanguesporco era arrivata ad aiutare l'amico fedele. Che tristezza, lo Sfregiato aveva bisogno di aiuto anche solo per obbligarla a bere chissà che pozione.
La Mezzosangue aveva preso in mano la piccola ampolla, mentre Potter le teneva ferma la testa e la bocca aperta. Mentre le versava il liquido tra le labbra i loro sguardi si erano incrociati e per qualche secondo, anche in lei aveva visto quel senso di dispiacere.
Mai possibile che non capissero che la Guerra è guerra? Come potevano provare dispiacere per il nemico? Avevano preso lei e Theo è vero, ma non avrebbero mai vinto.
Non si vince una guerra con l'amore per i nemici. Le guerre si vincono con l'odio, si vincono con il dolore, la tortura, la morte. Lei, nei loro panni, non avrebbe avuto pietà. Sarebbe stata felice di vederli imprigionati.
Il liquido le scivolò sulla lingua, fino in gola.

Veritaserum. Cazzo.

Aveva parlato. Aveva raccontato tutto, rispondendo alle loro domande come una maledetta spia. Aveva spiegato il piano, aveva rivelato ogni dettaglio, ogni nome.
Se n'erano andati soddisfatti, con le loro notizie, ad ideare un contrattacco. Si era lasciata andare contro lo schienale della sedia, guardando in alto, ricacciando indietro lacrime di rabbia. L'avevano giocata e lei aveva tradito. Spia. Puttana.
Aveva tradito il suo Signore, i suoi obbiettivi. Aveva tradito lui.
Un'esplosione nella stanza accanto, fumo che filtrava sotto la porta bianca, che si apriva con un colpo secco. La sagoma di Nott che si stagliava sulla soglia.

- Pansy cazzo svegliati! -

Un incantesimo che scioglieva le corde con cui era legata. Era scattata in piedi, recuperando la sua bacchetta e aveva infilato la porta, subito dietro a Theo. Correvano tra i corridoi, senza realmente capire dove stessero scappando. Una scala a sinistra. Nott l'aveva sorpassata senza vederla.

- Theo di qua! -

Era riuscita a gridare, mentre iniziava ad arrampicarsi sui primi gradini. Si era girata per controllare se l'aveva sentita e aveva visto soltanto un lampo rosso investirlo in mezzo alla schiena e la piccola Mezzosangue che sbucava dall'angolo.
Merda.
Era fuggita su per le scale, fino a un altro corridoio, fino ad un portone massiccio, che si era aperto sulla notte londinese. Si era smaterializzata sul marciapiede, in mezzo ai babbani. Soltanto una la meta che le era venuta in mente.
Se gli avesse raccontato tutto subito, se fosse riuscita a fermare il piano, prima che tutti si rivelassero, lui le avrebbe creduto, lui l'avrebbe protetta.
Ancora con il fiatone era comparsa nel giardino della grande villa, davanti al bianco colonnato. Le aveva aperto un elfo domestico, che l'aveva scortata nel salone, dove il padrone di casa l'attendeva, in piedi, davanti al tavolino che ospitava la bottiglia di Firewishky.
Si era voltato, tenendone in mano un bicchiere colmo.

- Come mai già qui Pansy? Dov'è Theo? -

Le aveva chiesto serafico, come se lei fosse arrivata in anticipo ad un ballo di Gala e senza il suo cavaliere. Non aveva nemmeno notato i suoi abiti strappati, i lividi sulle braccia. O forse li aveva notati e non gli interessavano.
Dio, quant'era bello. Era regale, elegante, mentre muoveva qualche passo verso di lei, squadrandola dal basso verso l'alto. I suoi capelli biondi, quasi bianchi, la sua pelle diafana e i suoi occhi. Ipnotici. Gelati, come il freddo che la circondava da giorni.

- Qualcosa è andato storto? -
La sua voce era piatta, calma, misurata.
- Siamo stati catturati dall'Ordine. -

L'aveva guardata, alzando un sopracciglio.
E lei si era gettata verso di lui, aggrappandosi alle sue spalle; non appena aveva sentito la sua mano scivolarle intorno alla vita, gli aveva raccontato l'accaduto. Sentiva che lui avrebbe capito. Che lui l'avrebbe salvata.
Lui non aveva mai parlato. L'aveva ascoltata fino alla fine, tenendole sempre quella mano alla base della schiena, mentre lei si scioglieva in lacrime.
Quando alla fine aveva alzato lo sguardo sul suo viso, certa di trovare la gioia di vederla viva, certa di trovare comprensione, sollievo, aveva trovato ancora quel ghiaccio. Aveva trovato quel cielo d'inverno, giusto funestato da qualche nuvola. Presagio di tempesta.
L'aveva spinta indietro, lontano dal suo corpo, lontano da lui.

- Hai tradito l'Oscuro Signore. Hai tradito me. -
- Ti ho spiegato Draco, ti ho raccontato. Il Veritaserum...mi hanno costretta!- 
L'angoscia nella voce. La paura. La paura di perderlo.
- Saresti dovuta morire per lui. -

Le aveva preso il polso, tirando con malagrazia il suo braccio verso di sé, esponendo il Marchio Nero sulla pelle delicata dell'avambraccio di lei. 

- Tu sei sua. Lo sei, come lo sono io. Avresti dovuto ucciderti, piuttosto che tradirlo. Piuttosto che tradirci. -

Sentiva le lacrime pungere, qualcosa spezzarsi dentro di sé, vedendo il disprezzo con cui lui la stava guardando. L'avrebbe preferita morta.
Mantenendo la presa su quel polso, l'aveva trascinata fuori dal salone, su per la grande scala nell'atrio; l'aveva condotta in quella stanza in cui ancora era, nella stanza in cui lei tante volte aveva dormito dopo che avevano fatto l'amore, prima che tutto iniziasse.
L'aveva spinta oltre la soglia con ben poco riguardo e si era chiuso la porta dietro le spalle, dopo un ultimo sguardo di muto disgusto. Un incantesimo per sigillarla e poi il silenzio.


Non avrebbe saputo dire quanto tempo fosse passato dall'ultimo momento in cui l'aveva visto. Una notte, forse due. Magari un mese. Si era solo raggomitolata nell'angolo più lontano dalla porta, avvolta in una coperta.
Nessuno si era più presentato in quella stanza e lei non aveva fatto altro che fissare l'uscio, per ore, aspettando di rivederlo. Sperava ancora che la rabbia di lui potesse sparire, con un po' di riflessione. Lo amava da così tanto tempo, gli era accanto da sempre. Sì, lui l'aveva tradita con altre, più volte, ma che importava. Era sempre tornato da lei. Questo contava. Solo questo.

Di nuovo la sua voce; la porta che si apre.
Lui. Pantaloni scuri e scarpe eleganti, che si avvicinavano a lei, che era riuscita soltanto a chiudere gli occhi, per non soccombere alle troppo violente emozioni che la sua presenza riusciva a risvegliare in lei.

- Guardami Pansy. -

La sua voce vellutata, sussurrata nel silenzio di giorni.
Un sussurro simile a quelli che tante volte, in quella stanza, aveva ascoltato.
Aveva aperto gli occhi, alzando la testa verso di lui. Le sue labbra sottili erano strette, mentre la guardava dall'alto. Una mano stingeva la bacchetta.
Lei gli aveva sorriso. Non avrebbe saputo spiegare perchè, ma aveva voglia di sorridergli.
Si era accovacciato davanti a lei, poggiando i gomiti sulle ginocchia, lasciando penzolare la mano con la bacchetta. Aveva sorriso anche lui. Uno dei suoi soliti sorrisi. Bellissimo. Disarmante. Calcolato.
Aveva allungato una mano verso il suo viso e l'aveva attratta verso di sé con due dita.
In quel momento lei aveva rivisto tutto quello che in quella stanza aveva vissuto. Scene simili a questa, il viso di lui che si avvicinava, le sue mani sul suo corpo.
Le sue spalle larghe, sulla vita sottile. La pelle candida, quei muscoli accennati sul fisico asciutto. Il suo peso su di lei. I suoi occhi. Sempre i suoi occhi, alla fine, che si annebbiavano nel piacere che lei era riuscita a regalargli. La bellezza del suo viso quando si addormentava, quando lei restava sveglia in quel letto, che in queste notti non aveva voluto toccare, soltanto per rivedere per qualche secondo il ragazzino di anni fa.
Aveva sentito l'altra mano che passava dietro la sua schiena, mentre continuava a guardarla. Aveva ricordato il loro primo bacio, la sua prima volta, con lui. Il bimbetto saccente e arrogante e l'uomo potente che era diventato.
Soltanto un sussurro era uscito dalle sue labbra, a pochi centimetri dalle sue:

- Ti amo Draco. -
- Traditrice. -

Lei si era spinta verso di lui, azzerando quella distanza, per sentire il suo sapore, per averlo per sé, ancora questa volta. L'aveva lasciata fare, dischiudendo le labbra sulle sue.
Aveva sentito una sorta di vuoto, al posto di tutto ciò che doveva esserci nel suo addome.
Ogni volta era sempre la stessa cosa. Lui era tutto ciò che le serviva per andare avanti.
Aveva sopportato di tutto per lui, per le sue idee e avrebbe sopportato ancora.
Si era allontanato di poco, guardandola di nuovo negli occhi neri.
E, ancora, lei aveva visto comparire su quel viso un sorriso. Che, per la prima volta, la fece rabbrividire di terrore.
Soltanto ghiaccio, negli occhi. Ecco da dove veniva il freddo. Era in lei, dentro di lei. Instillato da quello sguardo.
La punta della bacchetta tra le scapole.
E l'ultima cosa che aveva sentito, da quella voce suadente, da quella carezza all'anima, era mormorata come le parole di un amante.


- Avada Kedavra. -

Eccoci alla fine, visto che ci siete arrivati.  :D
Innanzitutto devo ringraziare Valaus, per aver ispirato, con il suo Draco, nella sua October & April, tutto quello che avete letto fin qua. Ma soprattutto la voglio ringraziare per l'entusiasmo con cui ha accolto questa mia sciocchezza, ancora prima di averla letta.
GRAZIE.
(Se non conoscete la storia di Val, FATELO, non ve ne pentirete!!! :D)
Un piccolo ringraziamento, come sempre, alla mia prima lettrice, la mia Lu, sempre pronta a leggere ogni cosa esca dalla mia testa bacata e a sostenermi, in ogni impresa decida di intraprendere.

E ora...veniamo alla nota delirante... XD
E' la prima volta che scrivo in questo fandom e devo ammettere che ho avuto più di una perplessità nell'avventurarmi in questa cosa. Non so spiegarvi perchè. Forse perchè la Rowling  mi incute soggezione o forse perchè me la incutono certe fanwriter davvero eccezionali (e una l'ho nominata là sopra) che scrivono da queste parti. Ma ormai è fatta e siamo qua!
E' una storia che non rientra nelle mie solite argomentazioni, chi mi legge da prima sa che di solito io finisco sempre per cascare nel lemon, quindi...un cambiamentone, anche se non ho resistito e un pizzichino di sesso ce l'ho messo...
Come potevo non farlo? Con questo protagonista come potevo?!?! ;)
E' una shot nata praticamente da sola,  rileggendo alcune parole scritte in O&A, non ho fatto altro che lasciar andare le dita sui tasti.
L'ambientazione è circa quella della storia di Val: una guerra magica che dura da 5 anni, in cui Voldie non è stato sconfitto da Potter con un Expelliarmus e in cui tutti combattono per la loro fazione. Hermione combatte con Harry e Lenticchia, mentre nella storia di Val è una medimaga (idea che adoro, già l'ho detto), ma non iruscivo a rinunciare all'idea di vederle a confronto. Nel mio immaginario LA coppia sono Draco e Hermione, quindi vedere la Mezzosague e Pansy che si "affrontano" anche solo a sguardi mi piaceva troppo.
Probabilmente i personaggi non sono esattamente IC, quindi ho inserito l'avvertimento OOC, nel dubbio... L'idea di Pansy marchiata e Mangiamorte convinta forse è discutibile, ma io l'ho vista così in questa storia, pronta a tutto, anche al marchio, per lui.

Grazie per essere arrivati in fondo, come sempre.
*_*



Per chi desideri una visita guidata nella mia demenza, con acclusi deliri, lamentele e sbavi di ogni genere...si, anche spoiler xD, mi trovate su Facebook: QUI. 

   
 
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