Anche se non so perchè

Entra con gli occhiali da sole, bello come sempre, anzi di più.

A passo sicuro si dirige verso un posto vuoto e poggia la borsa piena di libri, sorridendo mentre si sfila gli occhiali e si toglie il giubbotto di pelle nera.

Si guarda intorno e giocherella con le mani, scambia qualche parola con alcuni ragazzi, osserva di sfuggita alcune ragazze, ride e scuote la testa.

Prende il portafogli dalla borsa ed esce, ritornando poco dopo con in mano un pezzo di cioccolata, misero pasto prima di una nuova lezione.

All’arrivo del prof. si siede veloce e tira fuori il quaderno e la penna nera dalla borsa.

Si distende sulla sedia a braccia conserte, il viso serio e ascolta la lezione, prendendo di tanto in tanto qualche appunto, con quella sua calligrafia minuta e strana, o concedendosi qualche sorso d’acqua naturale dalla sua bottiglietta

Ogni tanto sorride a qualche battuta del prof. o di qualche ragazzo, si aggiusta i capelli distrattamente e poi torna serio e concentrato.

Quando la lezione finisce, si alza e rimette quaderno e penna nella borsa, si infila il giubbotto e saluta con un sorriso e qualche cenno della mano.

Esce di nuovo dall’aula a passo svelto, rimettendosi gli occhiali da sole e correndo, forse, ad una nuova lezione.

Ogni giorno, questo rituale si ripete, ma lui non si è mai accorto che io lo osservo e che ho imparato a memoria i suoi gesti, anche se non so perché.

Nota dell'autrice :)

Questa piccola descrizione racconta una mia esperienza personale che si verifica ogni giorno da quando ho iniziato l'università. Sentivo il bisogno di scrivere questa sorta di sfogo e l'ho fatto!

Mi farebbe piacere ricevere un commento o una critica, qualsiasi cosa! Grazie!

Baci, Giraffetta