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Autore: eleanor89    06/11/2010    20 recensioni
Alla fine giunse in camera da letto e appena varcata la soglia si bloccò con un urlo di terrore: George e Ginny erano lì, entrambi morti, gli occhi spalancati verso il soffitto e una culla vuota e abbandonata invece che il letto in fondo alla stanza. Accanto alla culla vi era Fred, che si reggeva contro di essa e fissava i due corpi senza vita con orrore. «George...» soffiò lei, incapace di muoversi. «Cosa farò ora?» domandò Fred, e Molly fu straziata all'idea di cosa sarebbe stato di tutti loro senza George e Ginny nelle loro vite, ma soprattutto cosa ne sarebbe stato di Fred, che era bloccato in quella stanza con loro, che li aveva persi per sempre, che già sembrava così morto... «Mamma!» strillarono diverse voci e Molly spalancò gli occhi, trovandosi di nuovo accanto al camino di Grimmauld Place, con i gemelli, Ginny ed Hermione attorno a lei che la chiamavano e scuotevano.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: George, e, Fred, Weasley, Molly, Weasley, Sirius, Black
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Dopo la II guerra magica/Pace
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I grieve.




La stanza era nella penombra e il fuoco crepitava nel camino, scaldandole le gambe e la coperta che Ginny le aveva poggiato sul grembo prima di andarsene a letto, baciandole una guancia e salutando con calore Sirius, Remus e Tonks che stavano chiacchierando poco più in là intorno a un tavolino.
Molly sorrise al pensiero di come la figlia fosse cresciuta e di come anche Sirius ne avesse tessuto le lodi poco prima, anche se il fatto che fosse Sirius ad apprezzarla era in parte fonte di inquietudine.
Eppure anche lui si era mostrato così caloroso nel volerli tutti lì a Natale che lei non aveva potuto fare a meno di lasciarsi contagiare dal suo entusiasmo, e ciò le aveva dato un'altra dose di dubbi su quell'uomo così contorto.
Quell'estate aveva avuto modo di conoscerlo meglio, di scoprire che sapeva essere ai limiti della maleducazione quando si trattava della sua casa, della sua famiglia e del suo elfo, che era impossibilmente lunatico, che era burbero e che spesso beveva un bicchiere di troppo. Ma aveva anche visto il modo in cui guardava Harry, il modo in cui era improvvisamente diventato più ospitale all'arrivo del figlioccio, il modo in cui sorrideva ai suoi figli e complottava chissà quali diavolerie coi gemelli, che lo adoravano, il modo in cui sapeva essere genuinamente felice come un bambino per le cose più piccole, almeno quanto poteva imbronciarsi o diventare gelido se non accontentato. Era come un adolescente nel corpo di un trentaseienne, e in un certo senso lo era, perché aveva solo ventun'anni quando la sua vita era finita, cancellata da Azkaban, e soltanto ora stava avendo la possibilità di crescere trovandosi accanto ad altri adulti.
Molly da una parte ancora si sentiva in colpa per quell'orribile commento sul suo non essere stato presente, perché Sirius era riuscito a lasciare Azkaban dopo tredici anni di prigionia solo per salvare Harry dalla minaccia di Pettigrew e non era certo colpa sua se il ragazzo era cresciuto con quegli orribili Dursley, ma d'altra parte lei considerava Harry come uno dei suoi figli e si era ritrovata immersa nelle morti e sparizioni già quindici anni prima, e non voleva che lui facesse la fine di Fabian e Gideon, eroe ma morto nel fiore degli anni. Preferiva che “il bambino sopravvissuto” restasse all'oscuro di tutto, non c'era alcun bisogno di mettere altri pesi sulle sue spalle, e invece Sirius, che era chiaramente attratto dal pericolo quanto i gemelli lo erano dagli scherzi, non si curava della pressione a cui tutti lo stavano sottoponendo e a lei non sembrava neppure il più adatto ad educare un adolescente, considerato che Harry sembrava già più maturo di lui.
Non riusciva a capire Sirius, era questo il problema. Non riusciva a fidarsi perché non riusciva a capire cosa gli passasse per la testa, come mai Harry, Fred, George e persino Ginny fossero così incantati da lui; come Remus, che invece era un uomo con la testa sulle spalle, fosse così comprensivo con lui. Certo, erano cresciuti assieme, però proprio per questo avrebbe dovuto provare a impedirgli di fare sciocchezze come ubriacarsi o fare i capricci perché odiava Kreacher.
La risata bassa di Remus attirò la sua attenzione e si voltò a guardarli, seduti a tavola con una bottiglia ormai vuota davanti a loro, Tonks che aveva una mano sul viso e soffocava le risa, coi capelli rosso fuoco che la facevano sembrare una di famiglia, Sirius che, per una volta completamente rilassato forse grazie ai drink e alla presenza di entrambi i suoi più cari amici, sorrideva in modo diverso dal solito e le permetteva di intuire la bellezza prematuramente sfiorita nascosta dietro la sua trascuratezza, e Remus che scuoteva la testa con aria rassegnata.
«Era impossibile.» disse quest'ultimo, e poi guardò verso di lei e sorrise con aria di scusa, «Ti abbiamo svegliata?»
«Non dormivo, non preoccuparti.» si affrettò a dire lei, sentendosi improvvisamente di troppo.
«Non riesci a farlo senza Arthur?» domandò Tonks, con poco tatto ma con cuore, il viso che si faceva comprensivo.
«Non sono abituata.» mormorò lei, «Dopo tanti anni... Ma non voglio interrompervi il divertimento, andrò in camera.»
Tutti e tre protestarono, compreso Sirius.
«Puoi restare quanto vuoi, Molly, non ci stiamo dicendo certo segreti! Se ti trovi bene in quella poltrona, e posso capirlo, resta lì.»
«In un certo senso era un segreto.» commentò Remus casualmente e i tre sghignazzarono assieme. Molly aggrottò la fronte.
«Oh, parlavamo di James.», lo sguardo di Sirius si era fatto guardingo, quasi si aspettasse che lei dicesse ancora qualcosa in proposito, «Avventure a Hogwarts, sai com'è.»
«Immagino foste delle pesti.» disse lei, sorprendendo entrambi. Aveva parlato in tono spontaneamente affettuoso, pensando ai gemelli, e alla fine Sirius rise.
«Sì, credo ci si potesse definire tali. La cara Minerva avrebbe apprezzato.»
«Ma c'era anche Remus di mezzo, non credere all'innocenza del suo faccino ingenuo.» ridacchiò Tonks e Remus cercò di sembrare indignato, senza riuscirci minimamente. Lei pensò per un momento che fossero una bella coppia, poi ricordò l'età e la condizione di Remus, che non le sembrava si concedesse di avvicinarsi facilmente alle persone.
«Beh, non che Lily non ci marciasse sopra... al suo bel faccino.» precisò Sirius, divertito, «Tutta la storia del Prefetto e Caposcuola... Alla fine era pessima quanto noi, se non di più! Almeno noi ammettevamo le nostre colpe!»
«Se lei non si faceva beccare era perché era più furba.» ribatté Remus, «Come me, del resto.»
«Ma sentilo...»
E se Sirius e James Potter potevano ricordarle i gemelli, allora Lily era un po' come Ginny, furba e intelligente, e Remus era un po' come Ron, incapace di fermarli e sotto sotto complice.
Era piuttosto confortante pensare a loro come figli, visto quanto le veniva spontaneo sgridare Sirius, e lasciò che gli occhi le si chiudessero mentre ascoltava i loro racconti.
«James aveva fatto questo incantesimo che...»
«... E dei fuochi d'artificio dappertutto...»
«Che dovevamo essere gemelli, dici?»
«... Oh, oh, ora ricordo! Gli aveva incollato i capelli!»
Le voci si stavano fondendo e si rese conto di essere nel dormiveglia quando si accorse di aver sentito la voce di Arthur; stava quasi sognando ma veniva svegliata ogni volta che loro alzavano appena il tono di voce.
Si accorse appena delle parole di Tonks mentre scivolava in un altro sogno.
«C'è la loro statua a Godric's Hollow... La gente è andata per anni a vederla, a vedere anche la casa, è rimasta esattamente come quella notte... E la lapide è bianca... c'è scritto...»
E poi Molly si ritrovò a stringersi nel cappotto, immersa nella neve fino alle ginocchia. Davanti a lei c'era il monumento alla memoria dei Potter, e sollevando lo sguardo vide le statue che raffiguravano Ron ed Hermione, coi visi terrorizzati e che si tenevano stretti l'uno all'altra, e mentre li guardava sapeva che erano i Potter, appunto, la stessa statua che aveva visto anni prima quando aveva visitato il paese con Arthur. Si allontanò a fatica ed entrò a Grimmauld Place, dove trovò Sirius che era seduto da solo a tavola, davanti a una bottiglia mezzo vuota e un bicchiere di vino, i capelli lunghi e un principio di barba che gli davano un aspetto ancora più trasandato e quasi sporco.
Quando l'uomo alzò gli occhi per guardarla si rese conto che in realtà era Fred, e il cuore le saltò in gola.
«Tesoro, che stai facendo?» gli domandò, strofinandosi le mani per scaldarle e guardandosi attorno. Si accorse in quel momento della lapide bianca in un angolo della stanza, Snape la stava spolverando e borbottava maledizioni.
«Vattene, elfo inutile!» ringhiò Fred, e Snape gli lanciò un'occhiataccia orribile. Molly poteva sentire l'odio tra loro e temette che il professore gli si sarebbe scagliato contro, ma Snape obbedì e si allontanò imprecando a bassa voce contro i traditori del loro sangue.
Lei si avvicinò alla lapide, sentendo la pelle d'oca all'improvviso, e gli occhi le si riempirono di lacrime prima che potesse leggere i nomi; ma già li conosceva, dopotutto:

George Weasley, nato il 1 aprile 1979, morto il 31 ottobre 1981

Ginny Weasley, nata l'11 agosto 1981, morta il 31 ottobre 1981

L'ultimo nemico che sarà sconfitto è la morte.


Molly scoppiò a piangere, mormorando un “no” soffocato e sfiorando la lapide con le dita, voltandosi poi verso Fred, che ora era di nuovo soltanto Fred, coi capelli rossi un po' troppo lunghi e un la barba appena accennata, gli abiti simili a quelli di Mundungus e gli occhi...
Gli occhi erano ancora quelli di Sirius, diverso colore ma stessa espressione, e lui sembrava più vecchio cent'anni, quasi ingrigito, bastava guardarlo per capire che si era rotto qualcosa dentro di lui, che la sua metà era sparita per sempre e che la sua anima era stata spezzata in due.
«Se n'è andato.» disse Fred con voce roca, «Era il mio migliore amico, mio fratello... Azkaban non è nulla in confronto a questo
Molly cercò di parlare, ma riuscì solo a singhiozzare più forte, cercando di sfiorare il figlio che si ritrasse infastidito, guardandola quasi con disgusto e tirando poi un calcio a una sedia.
«Odio tutto questo!» ringhiò Fred; si voltò a guardarla, cadde in ginocchio e implorò: «Aiutami!»
Harry entrò quasi di corsa, con la bacchetta già in mano e l'aria spaventata: «Cosa succede?»
«Devi aiutarmi!» disse subito Fred, e accanto a lui ora c'era Sirius, che tendeva una mano verso il figlioccio.
«Dobbiamo far scoppiare i fuochi d'artificio a Hogwarts!»
Molly aprì la bocca per protestare, ma ciò che riuscì a dire fu soltanto: «Lui non è George!»
Sirius abbassò la testa con espressione imbarazzata, Harry e Fred invece si voltarono a guardarla, e quest'ultimo lo fece quasi in lacrime.
«Lo so benissimo, grazie!» ribatté rabbiosamente.
«No, non volevo dire questo...» mormorò lei, allarmata, ma Fred si stava già allontanando a grandi passi e Molly scattò in piedi e lo seguì per la casa, chiamandolo più volte senza che lui si fermasse.
Alla fine giunse in camera da letto e appena varcata la soglia si bloccò con un urlo di terrore: George e Ginny erano lì, entrambi morti, gli occhi spalancati verso il soffitto e una culla vuota e abbandonata invece che il letto in fondo alla stanza. Accanto alla culla vi era Fred, che si reggeva contro di essa e fissava i due corpi senza vita con orrore.
«George...» soffiò lei, incapace di muoversi.
«Cosa farò ora?» domandò Fred, e Molly fu straziata all'idea di cosa sarebbe stato di tutti loro senza George e Ginny nelle loro vite, ma soprattutto cosa ne sarebbe stato di Fred, che era bloccato in quella stanza con loro, che li aveva persi per sempre, che già sembrava così morto...
«Mamma!» strillarono diverse voci e Molly spalancò gli occhi, trovandosi di nuovo accanto al camino di Grimmauld Place, con i gemelli, Ginny ed Hermione attorno a lei che la chiamavano e scuotevano.
«Molly, stai bene?» domandò anche Sirius, che era dietro di loro.
Lei per tutta risposta lo fissò senza riuscire a muoversi nonostante fosse sveglia.
«Mamma, mi stai spaventando.» l'avvisò Ginny, suonando parecchio allarmata.
Lei si voltò a guardarla e poi le poggiò una mano sul viso, rendendosi vagamente conto di piangere.
«Urlavi il mio nome.» disse George debolmente, «Hai svegliato praticamente tutti.»
«George.» mormorò lei, «Oh, venite qui!» disse con voce soffocata, costringendoli tutti in un abbraccio stritolatore. Harry e Ron non erano lì, la loro camera era la più lontana, ma c'era tempo per abbracciare anche loro.
«Ho fatto un sogno terribile...»
«Ce ne siamo accorti!» esclamò Fred, col viso schiacciato contro la sua spalla, e lei gli diede qualche leggera pacca sulla testa.
«C'entravo io, immagino.» disse anche George.
«E io, hai chiamato anche me!» esclamò Ginny, «Vuoi raccontarcelo?»
«No, mai!»
Aveva alzato la voce e i figli si ritrassero sorpresi. Hermione aveva fatto qualche passo indietro e Molly ricordò la statua del sogno e fu quasi spaventata nel vederla con gli occhi spalancati e pallida.
«Ho bisogno di svegliarmi del tutto.» disse frettolosamente, balzando in piedi; Ginny raccolse la coperta che le era caduta e continuò a guardarla con sospetto.
«Va tutto bene.» aggiunse allora, lanciando un'occhiata a Sirius, «Vado a preparare la colazione.»
«Sono le sei.» puntualizzò George.
«Beh, io ho fame. Voi tornate a letto.» ordinò, asciugandosi il viso velocemente, «Sirius, anche per te?»
«No, grazie.» borbottò lui, mantenendosi distante. Ma appena i ragazzi furono usciti, poco convinti, si avvicinò subito a lei.
«Che è successo? È per via di Arthur?»
Molly si sentì indecisa, infine annuì. L'uomo la guardò, chiaramente altrettanto incerto su cosa dire.
«Senti, Molly... Lo dimetteranno tra l'oggi e il domani...» disse, a disagio.
«Lo so, lo so, era solo un sogno, non preoccuparti!» tagliò corto lei, «Vado a mangiare qualcosa, sono davvero affamata!»
«Sì, la paura fa questi scherzi.» annuì lui, serio. La sua conoscenza in fatto di paura non aiutò Molly, che riuscì giusto a chiudersi la porta della cucina alle spalle prima che le mancasse il fiato. Si portò una mano alle labbra e strinse gli occhi con forza.
Era persino impossibile da immaginare, quel disastroso orribile vuoto che era rimasto nella vita di Sirius, e lei non se n'era mai curata. Sirius aveva perso il suo George, la sua metà, e anche una sorella con lui, aveva perso ogni cosa ed era finito ad Azkaban da innocente, con ogni possibile pensiero positivo succhiato via all'istante, condannato a languire senza mai poter dimenticare o andare oltre, sentendo la mancanza di James e Lily ogni istante senza che il tempo potesse passare, con davanti a sé solo il deserto di un'esistenza di puro dolore senza possibilità di cambiamento. E dopo essere riuscito a fuggire, tutto per Harry, si era ritrovato in quella casa maledetta, lasciatagli da una famiglia che lo aveva sempre odiato e con un elfo che gli ricordava tutto ciò da cui era fuggito, e come unico riparo ora poteva soltanto bere e aspettare che Remus, unico fantasma ancora presente del suo passato, lo raggiungesse per poter vivere ancora di qualche ricordo, perché ormai le loro memorie erano l'unico momento felice e tutto ciò che restava di quel ragazzo che somigliava tanto a Fred era l'uomo che lei aveva sempre visto davanti a sé, pieno di dolore, rabbia, impotenza.
Se fosse capitato qualcosa a George, Fred sarebbe stato esattamente così. Anzi, Fred avrebbe avuto tutti loro a lenire in parte il dolore, a cercare di riempire il vuoto. Fred avrebbe avuto una speranza, anche se non l'avrebbe vista, mentre Sirius non l'aveva mai avuta.
E Sirius ancora amava, segno che il suo cuore doveva essere stato davvero grande, e ogni tanto emergevano ancora la sua ironia, la sua giocosità pari a quella dei gemelli, il suo vero sorriso che era come il riverbero dei raggi di sole tra le onde, fugaci, brillanti, splendidi e soprattutto condannati a scomparire al tramonto o alla prima nuvola, le tracce di un Fred che era riuscito a sopravvivere nel fondo dello sfacelo e che faceva capolino quando si trovava accanto a persone che amava e che l'amavano, come Harry.
Harry, che per Sirius non era James, ma era il suo figlioccio, la sua unica ragione di vita, un ragazzo che dal primo momento aveva creduto alle sue parole, che lo aveva aiutato a fuggire, che già gli voleva bene nonostante fossero così diversi.
Molly avrebbe amato anche quel James e quella Lily, avrebbe amato conoscere quel trio, anzi, quel quartetto insieme a Remus, che erano sempre piaciuti anche a Fabian e Gideon, e che di sicuro dovevano essere un gruppo formidabile e pieno di vita esattamente come erano i suoi figli.
Pianse per due ore intere, ringraziando che i suoi figli fossero a letto e persino che Sirius non fosse più in grado di relazionarsi con gli altri essere umani e quindi non l'avesse cercata non sapendo come comportarsi con lei, fino a rendersi conto di quanto ciò fosse crudele e piangere ancora di più. Riuscì a calmarsi e a preparare la colazione in tempo per il momento in cui Ron, il più affamato dei suoi figli, decise di dar segno della sua presenza chiamandola a gran voce e lei si preparò a giustificare gli occhi arrossati con la mancanza di Percy, che del resto la feriva davvero.
Non disse nulla a Sirius, non aveva trovato le parole per comunicargli un sentimento così grande, e lui da parte sua evitò di fare riferimenti a quella mattina, così come fecero i figli, anche se ogni tanto li sorprese a guardarla di sottecchi.
Non era riuscita a dire nulla fino al giorno della partenza a Hogwarts, rischiando quasi di piangere quando Sirius abbracciò Harry in modo adorabilmente impacciato, e quando lei e Arthur tornarono a Grimmauld Place con gli altri per prendere ciò che avevano lasciato, la casa le parve più tetra e spaventosa che mai e trovò Sirius terribilmente solo, che guardava tutti andarsene dalla zona più buia dell'atrio con le braccia incrociate e l'aria torva.
Fu allora che gli si avvicinò, sperando di sembrare disinvolta, e gli occhi di lui si piantarono su di lei.
«Senti, Sirius...» cominciò Molly, sentendo la bocca improvvisamente secca, «Tu non programmi vacanze estive particolari, vero?»
L'espressione di Sirius rispose per lui e anche lei si diede della stupida per quella domanda così mal posta.
«Perché mi stavo chiedendo... ovviamente se non è di troppo disturbo... Insomma, i ragazzi ti adorano e questo è il posto più sicuro in cui stare...»
Gli occhi di lui si stavano sgranando, «Sì?»
«Sarebbe possibile passare l'estate qui con te? Intendo noi Weasley, finché Harry non ci raggiungerà, sperando che Dumbledore lo faccia venire presto quest'anno...»
«Stai scherzando? Sai benissimo quanto la casa sia spaziosa e poi no, certo che non ho programmi, cosa vuoi che faccia? Sono bloccato qui! Mi farebbe un enorme piacere se veniste tutti qui, i ragazzi sono completamente ricambiati!» disse lui d'un fiato, entusiasta come lo era stato all'idea di passare il natale assieme, e Molly sorrise con affetto.
«Non insegnerai trucchetti ai gemelli, vero?»
«È un po' tardi per quello.» sogghignò lui.
Lei sospirò pesantemente e il suo sorriso si allargò.
«Bene, noi andiamo, Sirius, ma ti verremo a trovare presto.» lo salutò Arthur, porgendogli una mano.
«È sempre un piacere.»
«Grazie ancora per averci permesso di restare per Natale!»
«Quello è stato un piacere ancora più grande!» replicò lui, porgendo la mano a Molly, che tirò su col naso, di nuovo commossa dal suo modo di fare.
«Oh, su!» riuscì a dire, andando ad abbracciarlo. Sirius si irrigidì di colpo, ma un istante dopo le restituì l'abbraccio, e lei sentì che tratteneva una risata.
«Ora so cosa intendono i tuoi figli con “abbraccio Weasley”.»
«Non si è mai troppo grandi perché io non consideri qualcuno come un figlio.» ribatté lei con un'alzata di spalle, «Quindi vedi di avere cura di te. Ti tengo d'occhio.» lo minacciò scherzosamente, sperando cogliesse l'allusione al fatto che lo considerasse parte della famiglia.
Gli occhi di Sirius brillarono mentre lui rispondeva che sì, si sarebbe guardato le spalle.
Arthur non le domandò nulla, limitandosi a poggiarle un braccio sulle spalle quando furono fuori, e lei valutò per un momento se raccontargli del sogno, ma poi decise di tenerselo per sé. Non era il caso di farlo preoccupare un qualcosa di così ridicolo, mentre per ciò che riguardava Sirius, l'importante era che lei avesse finalmente capito ciò che per gli altri era stato probabilmente dolorosamente ovvio.

Ma non avevano passato l'estate con Sirius a Grimmauld, né aveva avuto modo di conoscerlo meglio, di verificare se la sua somiglianza con Fred era reale, di sapere se lui aveva capito quanto lei fosse cambiata in quei pochi giorni, quanto la sua opinione su di lui fosse cambiata, perché pochi mesi dopo lui era morto. Aveva finalmente raggiunto James e Lily.
E poi Fred aveva raggiunto lui.
E guardando George, che era seduto nella penombra della sala da pranzo della Tana, con una bottiglia mezzo vuota di firewhisky davanti a sé e gli occhi vuoti fissi su ciò che restava del fuoco, un accenno di barba e i vestiti che gli cadevano addosso tanto era dimagrito nei pochi mesi trascorsi dalla fine della guerra, Molly si risvegliò di colpo dal lutto e dal gelo che l'avevano avvolta da quando aveva perso suo figlio, e si accorse di tutto ciò che i suoi occhi avevano visto ma la sua mente non aveva recepito, di come tutti i suoi figli fossero devastati, Ginny piangeva sempre, proprio lei, e Ron non toccava cibo e Percy non parlava mai e Charlie era sparito nel nulla e Bill, Fleur che aspettava il bambino, Harry ed Hermione si prendevano cura di loro e della casa, dato che lei non riusciva quasi più a muoversi dal letto, mentre Arthur lavorava come non mai e quando tornava dal Ministero era la persona più dolce e comprensiva del mondo, spaventato dalla prospettiva che lei si lasciasse semplicemente impazzire, e sarebbe stato bello riuscirci, o che George decidesse di seguire Fred; forse era proprio per quel motivo che Ron lavorava al negozio e passava ogni secondo con lui: per controllare che non facesse qualche pazzia
Tutta la realtà le piombò addosso e lei realizzò tutto questo, ma anche che non era come per Sirius, che per George c'era ancora tempo, come ce n'era per tutti loro, che avrebbero avuto una vita di tempo; e si riscosse dal torpore, si alzò dalla poltrona dove era rimasta perché incapace di alzarsi fingendo di voler dormire lì, avvicinandosi a lui e prendendo una sedia per mettersi a tavola, appellando un bicchiere anche per sé.
George a malapena la guardò, e lei sapeva che sarebbe stato sarcastico, crudele e per nulla il vecchio giocoso George, ma sapeva anche che il suo cuore spezzato batteva ancora, che Sirius aveva trovato Harry e che anche lui avrebbe trovato qualcuno. Si versò da bere e ne versò anche a lui, stringendosi poi nella coperta che aveva sulle spalle e sollevando il bicchiere.
«Buon Natale, Fred.» sussurrò, voltandolo verso la foto del figlio, che sorrideva entusiasta da sopra la mensola.
George alzò silenziosamente il bicchiere e fece un cenno con la testa. Bevve e poi guardò lei, probabilmente in attesa che parlasse.
Ma lei sapeva che non doveva rimproverarlo per essere rimasto al buio, ringraziando mentalmente Sirius perché sapeva invece esattamente di cosa parlare, e gli poggiò una mano sul braccio, stringendolo appena, prima di versarsi ancora da bere. George annuì una volta, come per permetterle di restare, e poi le prese la bottiglia.
«La prima volta che voi avete assaggiato il firewhisky avevate quattro anni ed era quello che Bill aveva scordato di nascondere dopo il brindisi di Capodanno.» sussurrò lei e George si irrigidì per un momento, guardando il fondo del proprio bicchiere appena svuotato.
Passarono una ventina di minuti, prima che lui aprisse bocca, la voce molto rauca e quasi incerta.
«La seconda volta è stato al secondo anno a Hogwarts, a Natale. Eravamo alla Testa di Porco.»
«Secondo anno? Come siete arrivati a Hogsmeade?» domandò lei debolmente.
Le labbra di George ebbero un guizzo, quasi che volesse sorridere, e poi lui scosse la testa.
«Avevamo questa Mappa...»
Doveva essere appena l'alba quando Ron accese la luce, e Molly catturò la sua solita spontanea espressione sofferente prima di dover chiudere gli occhi.
«Cosa...» lo sentì mormorare. Lei si abituò alla luce, sapendo che George non gli avrebbe probabilmente prestato attenzione, e poi lo guardò mentre lui si versava un bicchiere d'acqua.
«Parlavamo di Fred.» rispose lei, leggermente intimorita dalla sua possibile reazione.
Ron sobbalzò come se lo avesse colpito e il bicchiere gli scivolò di mano, andando in pezzi sul pavimento.
«Perché?» domandò, truce e inorridito.
«Perchè è divertente.»
Era stato George a rispondere, e sia lei che Ron si voltarono verso di lui a bocca aperta; ma lui non li guardò, giocherellando col bicchiere.
«Porta un'altra bottiglia.» gli suggerì Molly, frastornata per la sorpresa, «Puoi unirti a noi.»
«Che succede?» domandò Ginny, pallida come un fantasma, fermandosi alla porta.
«Stiamo ricordando gli anni di George e Fred a Hogwarts.»
Ginny sobbalzò, e poi automaticamente le lacrime cominciarono a scendere sulle sue guance, probabilmente senza che lei se ne accorgesse. Molly si domandò se quel riflesso fosse dovuto solo a Fred o a tutto ciò che aveva represso dalla Camera dei Segreti in poi, con tutte le morti per cui invece i suoi occhi erano rimasti asciutti e tutte le sofferenze che aveva passato.
«Posso unirmi anche io?» sussurrò.
«Chiamo Percy.» disse improvvisamente Ron, con voce ancora arrabbiata ma tremante, e Molly sperò che riuscisse a convincerlo, perché per qualche oscura ragione lui e Percy erano ancora convinti che fosse anche colpa loro dato che era avvenuto tutto sotto i loro occhi, e perché finalmente forse sarebbe riuscita a farli sfogare o perlomeno a far reagire Percy e far sorridere, sebbene in modo nostalgico e addolorato, Ron. Non che ci avesse realmente provato nei mesi passati, dato che a malapena si accorgeva della loro presenza nella stanza. Si accorgeva solo di George, perché a volte lo guardava in cerca di Fred, e non doveva essere l'unica a farlo; forse George stesso lo faceva e ciò aveva a che vedere con il motivo per cui aveva rotto tutti gli specchi in casa e al negozio qualche tempo prima, non sapeva neppure definire quanto fosse passato da allora, e col motivo per cui ora invece guardava il proprio riflesso nella bottiglia con estrema attenzione.
«Sveglio Bill.» mormorò Ginny, «E papà.»
Quando Harry, Hermione e Fleur scesero per preparare la colazione li trovarono tutti lì, a metà tra il pianto e le risate mentre George ricordava loro gli scherzi fatti alla Umbridge, e Molly non avrebbe saputo dire come si sentisse; sapeva soltanto che era un po' come avere ancora Fred con loro, che George aveva l'espressione malinconica invece che quella gelida, e questo per ora era sufficiente.
«Dovevo andare a trovare Teddy...» cercò di dire Harry, e lei gli sorrise.
Lui la guardò stupefatto e poi le sorrise a sua volta, pieno di affetto come era sempre stato.
«Vai pure, stiamo bene. Penso che preparerò io la colazione oggi.»
Fleur si sedette accanto a Bill, prendendolo per mano e ascoltando ora Arthur parlare di un estate in cui i gemelli erano stati particolarmente pestiferi, mentre Hermione aveva poggiato le mani sulle spalle di Ron.
«Uova e pancetta per tutti vanno bene?» domandò Molly, alzandosi e andando a prendere il grembiule abbandonato da mesi in cucina.
Tutti annuirono e poi Ron domandò, con voce ancora cupa: «Vedi se c'è anche della salsiccia...»
Per un momento calò il silenzio, perché Arthur si era interrotto bruscamente e tutti si erano voltati a guardare Ron, George compreso; Harry si era fermato con la mano sul pomello della porta aperta della cucina, e per un solo secondo il suo sguardo incrociò quello di Molly e lei si accorse che i suoi occhi erano improvvisamente lucidi.
Poi Harry fuggì velocemente fuori e fu lei a scoppiare in lacrime, entrando di corsa in cucina sperando che non la sentissero, mentre Arthur riprendeva a parlare con voce più tremante.
Fu Percy a venire da lei qualche minuto dopo, con aria sperduta, e abbracciarla.
Un cane abbaiò nelle vicinanze e lei pensò a Padfoot, alle sue serate nostalgiche che avevano ispirato questa, e lo ringraziò ancora mentalmente mentre stringeva il figlio tra le braccia.




I Grieve è anche il titolo della canzone che stavo ascoltando mentre scrivevo la storia.
Per il sogno spero sia chiaro che era volutamente incasinato e che James e Lily erano rappresentati prima da Ron ed Hermione in quanto Molly sapeva benissimo cosa c'era tra i due e poi George e Ginny per via del paragone fatto ascoltando quei tre parlare. In teoria dovevo fermarmi a George che era davanti alla bottiglia vuota stie Sirius, ma poi il resto si è scritto da sé, insieme al primo barlume di vita che ha colto tutti i Weasley dalla morte di Fred.
Sirius era rappresentato da Fred e Snape era il suo Kreacher perché, per quel che ne sa Molly fino a quel momento, è Snape la persona che meno piace a Sirius. E la frase “lui non è George” era il senso di colpa per quel “lui non è James” sparato da lei qualche mese prima.
Volevo dire la mia a proposito di come e perché Molly vedesse Sirius in un certo modo l'estate del quarto anno – Sirius non è una personcina facile e senza Harry in giro... - e volevo anche fargli fare “pace” con lui capendolo, perché basta pensare a come sarebbe Fred senza George per intuire la sua situazione.



   
 
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