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Autore: LadyoftheSea    06/11/2010    1 recensioni
Aveva uno sguardo intenso, penetrante, e un taglio degli occhi molto particolare, sembravano quasi quelli di un felino. Però quel ragazzo così fragile non aveva nulla del predatore, pareva più una preda.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jin, Kazuya
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Avevo voglia di scrivere qualcosa con un bel po' di angst, quindi a chi non piace il genere... ecco, avverto fin d'ora che forse non è il caso di proseguire nella lettura! Però non sono una sadica pura e semplice, ci saranno anche tante scene piacevoli in questa fanfiction...

Per farla breve, aggiungo solo che è una fiction Akame AU... e anche questa, come la mia precedente, è dedicata a Nori-chan! Aishiteru <3 Spero che ti piaccia, a prescindere dal prologo un po' triste! Non so ancora quanti capitoli saranno in tutto, ma sicuramente non sarà una storia breve... quindi, abbi pazienza con me!

Buona lettura!


Prologo

Faceva freddo e a quell'ora di notte quasi nessuno era in giro per le strade di Tokyo, ma a Kazuya non importava. Nel quartiere dove viveva era difficile fare brutti incontri... ed era così stanco che non gli importava di niente e di nessuno, mentre rientrava dal lavoro, esausto. Ancora una volta aveva finito per rimanere più del previsto e ancora una volta l'aveva fatto di proposito, perchè non voleva rientrare, non voleva tornare a casa. Ogni giorno, anzi, ogni notte era la solita storia. Ma ogni tanto doveva pur andargli bene, no? La fortuna doveva girare dalla sua parte, una volta ogni tanto...
Si chiuse piano la porta d'ingresso alle spalle, senza preoccuparsi di serrare a chiave. E tutte le sue flebili speranze vennero infrante quando sentì quella voce roca spezzare la quiete notturna. "Vieni qui, Kazuya."
No. Non di nuovo. Tremando leggermente, si diresse verso la cucina. Quell'uomo stava mandando giù l'ennesimo bicchiere di sake. Kazuya guardò le bottiglie sul tavolo, due erano vuote e la terza era piena solo per un quarto. "Sì?" chiese, cercando di mostrarsi calmo. Come un animale, sapeva che l'altro poteva fiutarlo. Fiutare la sua paura. E Kazuya non poteva permetterselo, o sarebbe andata molto peggio di quanto già non fosse.
"Perchè torni così tardi?" quella voce profonda, sgraziata, che conosceva fin troppo bene, quella voce che temeva, ma che non poteva evitare mai. Quella voce così familiare, l'unico punto fermo nella sua vita. Era sempre lì, giorno dopo giorno... notte dopo notte...
"Ho fatto un po' di straordinari... per guadagnare un po' di più questo mese..." mormorò pacatamente in risposta. Strinse i lembi della sua giacca di jeans, aveva freddo, tanto freddo. Aveva fame, ma non poteva mangiare, tanto avrebbe rimesso tutto. Voleva solo essere lasciato in pace per una volta, voleva dormire... dormire, dormire per un secolo, senza svegliarsi mai...
"Non dire balle!" furioso, l'uomo si alzò e sfracellò una bottiglia vuota contro al bordo del tavolo, brandendola poi vicino al viso di Kazuya. Lo afferrò alla gola, stringendo forte. Il suo alito sapeva di alcol e Kazuya fece una smorfia, era impossibile abituarsi a quel tanfo insopportabile. "Cosa devo fare con te, Kazuya? Non capisci, non capisci mai! Mi costringi sempre a punirti!" lasciò andare il ragazzo e buttando la bottiglia a terra, che si infranse con un frastuono tremendo, si scagliò su di lui e lo colpì forte con un pugno allo stomaco, che mozzò il fiato a Kazuya e lo fece accasciare a terra, boccheggiante. "Sei un disastro!" gridò l'uomo, iniziando a tempestarlo di calci allo stomaco, sulla schiena, sulle braccia, sulle gambe. Ovunque ma non in viso. Non poteva permettersi che qualcuno lo notasse. E poi, quel viso era troppo bello per rischiare di rovinarlo.
"Non credere di potermi prendere in giro, chiaro?" l'uomo sollevò Kazuya per il colletto della maglia e lo guardò con rabbia. La vista era annebbiata dall'alcol, ma per qualche motivo i movimenti erano sicuri e tutto meno che incerti. "Ricordati chi sei e chi sono io!"
Kazuya strizzò gli occhi, gli faceva male tutto e desiderava solo coricarsi sul suo letto, anche se non si sarebbe mai addormentato così in fretta. Era dolorante e l'adrenalina che gli scorreva in corpo gli avrebbe impedito di prendere sonno. "Sì..." ansimò, a fatica, in risposta.
L'uomo lo lasciò andare e per un attimo Kazuya si sentì sollevato. Forse si era calmato, sorprendentemente in fretta, ma per una volta avrebbe anche potuto essere.
"Kazuya, inginocchiati. Subito!"
Doveva ben saperlo che non poteva essere così fortunato... trattenendo il fiato, obbedì. Si inginocchiò di fronte ad una sedia e si appoggiò con le braccia, stringendo i bordi con le mani. Sapeva cosa sarebbe arrivato presto. E infatti l'uomo si era sfilato la cintura e iniziò a ricoprire di sferzate la schiena di Kazuya, che si aggrappò ancora più forte alla sedia davanti a lui, gemendo e strizzando gli occhi, mordendosi le labbra così forte da farle sanguinare.
Alla fine, come ogni volta, l'uomo si calmò e se ne andò dalla stanza in silenzio. Kazuya non aveva la forza di alzarsi e si accasciò a terra, con la maglietta incollata alla pelle piena di tagli sanguinanti, che bruciavano come se fosse stato marchiato a fuoco e la testa che rimbombava. Fu solo molto più tardi che si addormentò, sprofondando nell'oscurità di un sonno privo di sogni.

Jin aveva appena finito di svuotare gli scatoloni nel suo nuovo appartamento. Aveva traslocato quella mattina, ma nel pomeriggio era stato fuori e si era messo a ordinare solo dopo cena, optando per finire di sistemare il più possibile. E, incredibilmente, aveva finito: erano le tre di notte, ma era stato velocissimo per i suoi standard. Non che avesse chissà quanta roba, il nuovo appartamento era già completamente ammobiliato e gli averi di Jin consistevano perlopiù in vestiti e orpelli vari.
"Fatto!" esclamò, contento, lasciandosi cadere sul divano. Era decisamente di buon umore, nonostante l'ora tarda e la stanchezza: aveva finalmente deciso di cambiare appartamento non solo perchè col suo lavoro poteva permettersi un luogo più spazioso e confortevole, in una buona zona, ma anche perchè per il suo stesso lavoro era molto più vicino. L'unico inconveniente era che avrebbe dovuto far insonorizzare una delle stanze, in quanto musicista e cantante provava in continuazione e non poteva disturbare i vicini a tutte le ore del giorno e della notte. Beh, ci avrebbe pensato nei prossimi giorni.
La quiete notturna venne interrotta dallo squillo del suo cellulare. Jin lesse il nome sul display e alzò gli occhi al cielo. Era la sua ex ragazza, una delle tante ex ragazze che non si arrendevano all'evidenza, non accettavano di essere state lasciate. Sospirò, che colpa ne aveva lui se erano tutte così noiose, così poco interessanti, buone per una cosa sola? Decise di ignorare la chiamata e si alzò per andare a prendersi da bere in cucina, mentre rifletteva sul fatto che avrebbe davvero dovuto farsi due numeri differenti, uno solo per le ragazze che abbordava e l'altro per gli amici e i datori di lavoro.
Andò in balcone e osservò le luci notturne che illuminavano la città di Tokyo, mentre mandava giù una lattina di birra dopo l'altra. Era solo, da molto tempo, ma non importava. Meglio soli che male accompagnati, recitava il proverbio, e Jin era pienamente d'accordo. Aveva pochissimi amici, la maggior parte della gente che conosceva lo sfruttava, o voleva farlo, per attirare l'attenzione, per avere soldi in prestito, per frequentare bei posti. Perchè Jin Akanishi era un musicista emergente, ma era nell'ambiente dello spettacolo da anni, e sapeva bene come funzionavano le cose. Non poteva fidarsi, di nessuno, tranne dei suoi più vecchi amici e della sua famiglia, sua madre, suo padre e suo fratello minore.
Un po' brillo, sentì le palpebre che si chiudevano contro la sua volontà e andò a coricarsi in divano. Si addormentò subito, sprofondando in un piacevole torpore grazie all'alcol.

  
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