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Autore: Dike_Nike    06/11/2010    3 recensioni
"Arthur" chiamò, la sua voce tanto bassa da risultare un sussurro incolore.
Il tempo sembrava scorrere lentamente mentre spendeva quegli ultimi minuti della sua 'gloriosa' vita al fianco di Arthur; mentre vedeva gli ultimi granelli di sabbia nella clessidra cadere in un vana attesa di un amore mai corrisposto e a cui non avrebbe potuto nemmeno dire addio.
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, Yaoi | Personaggi: Merlino, Principe Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Prologo

 

 

Il sole scendeva lentamente, bagnando il corpo riverso del giovane di una luce calda e sanguigna, che ben si sposava con la pozza di sangue scuro e rosso che pian piano si allargava sotto di lui.

Erano ombre fosche quelle che gli occhi socchiusi riuscivano a vedere oltre la patina di dolore.

La sua mente era leggera leggera, come una di quelle piume che volteggiano nell'aria, dondolando placidamente fino a che non si adagiano silenziosamente a terra; il dolore ormai era lontano, come un'eco sbiadita di una vita precedente.

E nell'astrattezza del momento, si chiese se fosse giunto il momento di lasciare la scena con dignità.

La tentazione di lasciarsi andare era così forte, quasi quanto la piacevole sensazione di calore che lo avvolgeva come una coperta e lo attirava con una falsa promessa di serenità verso un mondo evanescente fatto di ombre, come la falena, abbagliata, che si avvicina alla fiamma per poi esserne bruciata.

"Arthur" chiamò, la sua voce tanto bassa da risultare un sussurro incolore.

Il tempo sembrava scorrere lentamente mentre spendeva quegli ultimi minuti della sua 'gloriosa' vita al fianco di Arthur; mentre vedeva gli ultimi granelli di sabbia nella clessidra cadere in un vana attesa di un amore mai corrisposto e a cui non avrebbe potuto nemmeno dire addio.

Se solo avesse potuto vederlo…si sarebbe accontentato del suo profilo lontano, sarebbe bastato per sussurrare un ti amo che per troppo tempo aveva taciuto.

Improvvisamente un'ombra calò sul suo volto; cercò di spalancare gli occhi più che poteva e riconobbe lo scintillio di quegli occhi chiari, che avrebbe tanto voluto solo per , come colui a cui appartenevano. 

Vide le sue labbra che si schiudevano e si deformavano, stirandosi e contraendosi, ma nessun suono giungeva al suo udito.

Era così strano vedere Arthur a corto di parole; lui, il principe ereditario di Camelot, capace di uccidere decine di nemici senza incertezze, ma allo stesso tempo preoccupato per il suo popolo più che per la sua stessa vita, dolce e premuroso verso Gwen, orgoglioso, borioso, leale, giusto.

"Ti amo" gli disse, mentre la mano del ragazzo gli si posava sulla guancia a pulire un rivolo di sangue raggrumato.

Arthur spalancò leggermente gli occhi e, dopo un attimo di smarrimento, si stiracchiò sulle sue labbra spaccate un sorriso appena accennato, mesto e colmo di una tristezza infinita, mentre la mano spostava una ciocca di capelli scuri dalla fronte sudata del mago.

"Riposa ora" si chinò su di lui, invitandolo a chiudere gli occhi stanchi, solcati da occhiaie che sul volto cinereo spiccavano come preludio di morte.

"Perdonatemi"mormorò Merlin con un sorriso dolce, permettendo finalmente al suo corpo stanco e martoriato di distendersi, rassicurato dalla presenza di Arthur e dalle dita che erano intrecciate alle sue.

Il calore di Arthur lo cullò e il sapore di morte che gli invadeva la bocca parve quasi avvolgente in quella mescolanza di ombre e luci che lo guidava alla fine.

Già, la fine; non si era mai chiesto cosa avrebbe avuto in serbo per lui quel destino che si divertiva così tanto a giocare con lui, nel bene e nel male.

Un modo così misero e giusto di lasciare la vita non compariva neanche lontanamente nella sua chilometrica lista di opzioni, avere a fianco Arthur andava oltre ogni folle desiderio.

Abbassò lentamente le palpebre, quando le labbra di Arthur si posarono leggere sulla sua fronte; e a quel punto un rimorso tanto profondo da togliergli il fiato si impossessò di lui.

Se ne avesse avuto la forza si sarebbe abbandonato alle lacrime, ma la stanchezza ed il corpo ormai svuotato non gli permisero di abbandonarsi al rammarico, alla gioia, alla frustrazione che si attorcigliavano in un marasma emotivo fatto di fili sottili ed inestricabili.

Si aggrappò con tutti i rimasugli di forza che aveva alla vita, che si rivelava però troppo scivolosa per fornire un valido appiglio.

Dilaniato da contrasti pregò affinché  la solitudine della morte non gli portasse via quelle ultime immagini di Arthur, se doveva essere dannato che almeno gli facessero ricordare il calore del peccato.

Ci fu un tonfo sordo e poi, il nulla.

Quando riaprì gli occhi il dolore era scomparso; non più sangue, terra o Arthur, solo un odore acre a riempirgli le narici.

Odore di carne in putrefazione.

 

 

 

I commenti li metto io per sta volta sperando che la mia socia perdoni la tracotanza.

Che dire…questo prologo è nato da un idea su msn, un modo come un altro per passare il tempo. Fra un discorso e l’altro buttavamo giù una frase e questo è il misero risultato.

 

Dato che nasce dall’ispirazione del momento nessuna delle due ha la più pallida idea di come proseguirà, anzi, dato che l’ultima frase è mia, la mia dolce metà credo non sappia neanche cosa mi stia passando per la testa.

 

Ci tengo a precisare che questo capitolo, come il resto della storia, ha origine dalle menti di Dike e di Nike, nessuna parola è scritta in solitudine, tutto nasce dalla fantasia e dalla bravura (o meno) di entrambe.

 

Ringrazio chiunque voglia lasciare un commentino, vedremo di rispondere.

Ora non vi annoio e vi lascio, in attesa del seguito.

 

Un bacio Dike…

 

 

  
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