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Autore: SHUN DI ANDROMEDA    07/11/2010    0 recensioni
"Dall’alto del suo metro e venti centimetri scarsi, Soukichi Terui era proprio un bimbo fuori dal comune.
E come poteva non esserlo?
Figlio del Soprintendente della Polizia di Fuuto e adorato figlioccio della più celebre, e stramba, coppia di detective mai comparsa in città, Sou-chan era da sempre cresciuto in un ambiente dove l’indagine era il pane quotidiano e fin dalla più tenera età, il suo sogno era uno solo.
Diventare un detective."
Una piccola cavolatina, giusto per introdurre il personaggio di Soukichi Terui, il figlioletto di Ryu e Akiko!
GRAZIE TSUBBI-CHAN E TSUKI-NEESAN!!
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SOUKICHI TERUI E IL MISTERIOSO LAMENTO

Dall’alto del suo metro e venti centimetri scarsi, Soukichi Terui era proprio un bimbo fuori dal comune.

E come poteva non esserlo?

Figlio del Soprintendente della Polizia di Fuuto e adorato figlioccio della più celebre, e stramba, coppia di detective mai comparsa in città, Sou-chan era da sempre cresciuto in un ambiente dove l’indagine era il pane quotidiano e fin dalla più tenera età, il suo sogno era uno solo.

Diventare un detective.

Un detective importante e capace come gli zii o come il nonno: quest’ultimo, purtroppo, non lo aveva mai conosciuto ma nella sua mente doveva essere stata senza dubbio una persona buona e gentile, anche se un po’ burbera, proprio come l’adorato zio Shotaro! E poi, lui stesso portava il suo nome, un nome che lo faceva sentire importante!

Ma per il momento, tra fantasticherie varie, il piccolo doveva finire la scuola!

E anche quel giorno, il giorno in cui questa storia ha inizio, il nostro eroe stava tornando a casa dopo le lezioni e, sulla strada, aveva deciso di fermarsi a fare un saluto all’Agenzia.

Saltellando, il piccoletto entrò dalla porta lasciata sempre aperta, sventolando il proprio fedora a mò di bandiera, ma la visione del corpo dello zio più giovane a terra, svenuto, lo bloccò per un attimo sulla soglia, ma solo per un istante, poi il bimbo si levò le scarpe e le depositò in un angolo, prendendo le pantofole, poi andò vicino alla figuretta distesa a terra; con semplicità, lo sollevò seduto, facendogli poggiare la testa contro il muro, e si accovacciò lì vicino.

Non c’era nulla di cui preoccuparsi, si disse, osservando con aria saputa la strana cintura che il giovane uomo aveva attorno ai fianchi, stanno indagando, va tutto bene.

E infatti, pochi minuti dopo, il corpo all’apparenza senza vita ebbe un sussulto e gli occhi grandi e scuri del ventenne si spalancarono.

“Ojichan!” esclamò il bambino, saltandogli addosso con affetto, “Avete catturato qualche Dopant?!” chiese tutto contento lui, aggrappandosi alla maglia a righe che il ragazzo aveva indosso. Questi lo osservò con aria sperduta e confusa per un attimo, poi sembrò riconoscerlo: “Sou-chan…” balbettò, reggendosi al muro con entrambe le mani per tirarsi in piedi, “Tutto bene?” gli chiese il piccolo con espressione preoccupata, “non stai bene, ojichan?”, ai suoi occhi, Sonozaki sembrava proprio pallido, forse troppo.

Raito si sfregò gli occhi, sorridendogli, poi gli scompigliò i capelli, già di loro spettinati: “Sto bene, sai che quando aiuto Shotarou nelle indagini per me è abbastanza pesante.” lo rassicurò lui, avviandosi in cucina per preparare il tè.

Il nipotino lo seguì docilmente, arrampicandosi sulla sedia più vicina; osservò con attenzione i gesti del ragazzo, tormentandosi le dita paffute: “Philip-ojichan… Devo chiederti un favore.” borbottò il piccolo, mentre si allungava a prendere due tazze sul tavolino di fronte a sé.

Con la teiera in mano, il moro lo osservò con interesse: “Cosa è successo?” lo interrogò lui, versando il liquido nelle tazze per poi finalmente sedersi.

“Sto indagando per un mio compagno di classe, mi ha detto che nella casa accanto alla sua spesso sente dei rumori strani, come dei lamenti. Ma ha troppa paura di andarci e…” ma Soukichi non ebbe nemmeno il tempo di terminare il discorso che già gli occhi scuri del ragazzo si erano illuminati: “Veramente interessante! Andiamo a dare un’occhiata noi!” propose, balzando giù dalla sedia.

Come un razzo, sfrecciò per tutta l’Agenzia, afferrando una sciarpa anche per il nipote, poi lo trascinò per un polso fuori dall’ufficio.

Fuori, sotto il sole, c’era una moto con la carrozzeria lucente.

“Che bello!! Andiamo con la moto di W?!” batté le mani eccitato il piccolo, saltando in sella al mezzo; sulla sua testolina, lo zio mise il casco poi si mise al posto di guida: “Dimmi dove devo andare.”.

§§§

Il luogo dove si fermarono era di fronte a un vecchio palazzo disabitato in una zona residenziale di Fuuto estremamente tranquilla e silenziosa.

I due smontarono dalla moto e subito Soukichi indicò un edificio poco lontano da loro: “Ecco, Seiya-kun abita lì.” spiegò tutto compito lui; spostarono poi lo sguardo sulla sinistra costruzione; in effetti, non era un posto molto rassicurante, l’intonaco dell’esterno cadeva a pezzi e i vetri delle finestre quasi non esistevano più, perfino il cortile era in uno stato di estremo abbandono.

Con cautela, Philip varcò la cancellata, seguito a brevissima distanza dal piccino, tutto attorno a loro c’erano solo rottami e vecchi pezzi di muro, tutto era solo desolazione.

“Entriamo.” decretò deciso Sonozaki, prendendo il nipote per mano e conducendolo dentro.

All’interno, la situazione era anche peggiore, le porte degli appartamenti non esistevano più e vecchi mobili semidistrutti affossavano ogni corridoio libero.

“Mi fa paura questo posto…” balbettò Teruii jr, aggrappandosi con forza alla mano dello zietto, “Ci saranno i mostri?” si informò tutto preoccupato.

Philip scosse la testa: “è solo un vecchio palazzo abbandonato.” lo rimproverò il moro, “Non c’è nulla di cui avere paura!”; ma Sou-chan sembrava non averlo sentito, tremava spaventato da capo a piedi.

All’improvviso, un rumore come di un lamento giunse alle loro orecchie.

“Questo deve essere il rumore sentito da Seiya-kun!” esclamò il bimbo, ritrovando all’improvviso tutta la sua baldanza; staccatosi dal moro, si diresse senza indugio verso la fonte del lamento, corse dritto in fondo a un corridoio, poi sparì dietro un angolo, giù per una scala stretta e buia.

Senza aspettare che lo zio lo seguisse, il piccoletto spinse la pesante porta in metallo che gli si era posta improvvisamente davanti, trovandosi in una grande stanza buia, ancora più desolata e cupa dell’ingresso e del cortile messi assieme.

Il lamento si fece più vicino.

Sou-chan scattò verso il punto da cui sentiva provenire il rumore ma ciò che vide lo lasciò senza fiato: lì, entro una scatola in metallo foderata di pezzi di stoffa, c’era una cucciolata di gattini, li poteva distinguere grazie alla fioca luce che entrava da una finestra in alto, vicino al tetto, erano bianchissimi e miagolavano senza posa, giocavano e si mordevano a vicenda le orecchie.

“Allora ecco cos’era che faceva quei lamenti strani.” affermò tranquillo Philip, comparso improvvisamente alle spalle del bambino; Sonozaki prese in braccio uno dei micetti e cominciò ad accarezzargli la morbida testolina: “Non possono stare qui!” esclamò convinto Soukichi, prendendone un altro tra le braccia, la bestiola prese a strusciarsi sulla sua felpa, era così tenero e indifeso…

All’improvviso, la terra cominciò a tremare sotto i loro piedi, l’aria si riempì di un rombo assordante e spaventoso; gli animaletti miagolarono impauriti e spaventati, mentre attorno a loro si scatenava l’inferno.

Teruii si lasciò cadere a terra per attutire l’impatto con la spalla, poi strisciò sino alla cuccia delle pallette pelose, le prese tutte tra le braccia e si rannicchiò accanto alla più vicina colonna, tenendole strette a sé: “PHILIP-OJICHAN!” urlò, cercando di tenere la propria voce sotto controllo, era terrorizzato a morte, ma doveva cercare di non pensarci.

“SOUKICHI!” gridò da qualche punto imprecisato la voce di Sonozaki, era la prima volta che il ragazzo lo chiamava col proprio nome intero, doveva proprio essere preoccupato, “METTITI AL RIPARO!” gli strillò il maggiore, riuscendo a malapena a sovrastare il fragore del crollo con la propria voce; il minore annuì, strisciando verso un punto più sicuro.

Tra la polvere, il bambino poteva vedere la sagoma snella dello zio fronteggiare un Dopant.

“Trasformati!” gridò spaventato il piccoletto da dietro il suo rifugio, nei suoi grandi occhioni neri c’era scritta tutta la paura che stava provando in quel momento, paura per sé, per i micetti e per il ragazzo che stava combattendo poco lontano.

All’ennesimo colpo in viso, Raito finì contro la parete, sbattendo con la testa contro il metallo; il suo corpo si accartocciò a terra, privo di sensi e inerme, indifeso di fronte a qualunque attacco: “OJICHAN!” urlò Terui tra le lacrime; egli strinse i pugni pieno di rabbia, era stata colpa sua se stava accadendo tutto ciò, era stato lui a parlare al maggiore del’indagine, era stato lui!

Pieno di risentimento soprattutto contro sé stesso, il piccino si rizzò in piedi, si asciugò le lacrime, il suo musetto paffuto era livido di collera.

“LASCIA STARE PHILIP-OJICHAN!” strillò con tutta la sua voce, come una furia scattò verso l’avversario, ponendosi in difesa del ragazzo più grande, la fedora saldamente in capo. Davanti a lui, stava una strana creatura, simile a un dinosauro.

Un Dopant.

Il mostro ringhiò e si lanciò all’attacco del bimbetto, che riuscì a malapena a evitare il colpo, buttandosi ancora di più in difesa di Sonozaki: “Zio, stai bene?!” gridò il cucciolo, scuotendolo con forza per le spalle, era terrorizzato, un rivoletto di sangue scendeva dalla tempia di Raito, il quale non rispondeva ai richiami del nipotino; tra le lacrime, questi chiuse gli occhi, attendendo il prossimo attacco, non poteva reagire, non ne aveva la forza.

Strinse con forza la mano abbandonata a terra del ragazzo più grande, preparandosi.

Udì il passo pesante del mostro avvicinarsi di corsa a loro e trattenne il respiro.

Ma ciò che temeva, non accadde mai.

Una figura alta e robusta si parò in loro difesa, un guerriero nero e mascherato, pronto a reagire.

“Kamen Rider Joker.” Dichiarò questo con voce profonda; poi, passò a sua volta all’attacco, il mostro venne colpito con calci e pugni di inaudita violenza e in breve fu sconfitto, buttato sotto un cumulo di macerie; dalla sua posizione a terra, Soukichi era raggelato, quasi non respirava.

Una mano gentile si posò sulla sua testa, accarezzandogliela: “Stai bene, Sou-chan?” gli domandò con tono veramente preoccupato Shotaro, asciugandogli con la manica le lacrime; il bimbo annuì: “Io si, ma ti prego, salva Philip-ojichan!” gridò, aggrappandosi al braccio dell’altro zio, lo abbracciò alla ricerca di conforto.

“Sono tutto intero, piccolo.” borbottò Philip con voce roca, rialzandosi seduto mentre si massaggiava la testa pulsante, “Certo che hai preso una bella botta, aibou.” Lo rimproverò Hidari, aiutandolo a stare seduto, “Potevi trasformarti.” notò lui con una punta di disapprovazione, “Almeno ti saresti risparmiato tutto questo.”.

Ma Sonozaki scosse la testa, guardando con affetto Soukichi: “Sarebbe rimasto coinvolto pure lui, senza dimenticarci dei gattini.” Dichiarò con estrema serietà; Joker scosse la testa rassegnato, accorgendosi solo in quel momento dei felini che giravano tranquilli e beati per il garage semidistrutto, “Io ci rinuncio a capirvi.” Gemette il detective, tirando in piedi il partner e aiutandolo a muoversi.

Philip si poggiò a lui, spostando poi lo sguardo sul nipote: “Direi che la prima indagine del detective Soukichi Terui può considerarsi conclusa con successo.”.

 

Una piccola cavolatina, giusto per introdurre il personaggio di Soukichi Terui, il figlioletto di Ryu e Akiko!

GRAZIE TSUBBI-CHAN E TSUKI-NEESAN!!

   
 
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