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Autore: Venere Williams    07/11/2010    14 recensioni
«Ripeti quello che hai detto?» sussurrò Akito, troppo vicino alle sue labbra.
«Che partirò?» deglutì, leggermente in ansia.
«Prima»
«Che sei costantemente indeciso nella vita?» chiese speranzosa. Aveva capito dove lui voleva arrivare, ma soprattutto cosa lei si era lasciata sfuggire. Ghignò, uno di quei suoi ghigni misteriosi e rari. «Ritenta Kurata»
Prese un respiro profondo e chiuse ancora gli occhi «Che ti amo?»
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Sana Kurata/Rossana Smith
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Like the stars hold the moon.



Chiunque fosse passato per quella via, a notte fonda, in quell'ora precisa, avrebbe sicuramente pensato male di lei.
Eppure Sana non si sarebbe schiodata da lì.
Il trucco sciolto dalle lacrime, le spalle incurvate per il peso di quella scelta e come sarebbe potuta mancare la pioggia battente che le picchiettava in testa?
Eccola lì, quella testarda.
E lei, la grande Sana, non aveva la forza nemmeno di allungare la mano per suonare il campanello. Era troppo scossa e impaurita.
Però per un  attimo, un istante fin troppo breve, immaginò gli occhi di Akito puntati nei suoi, sul corpo di lei, sulla sua anima. Allora tremò.
E, seppur fossero quasi sotto zero, non fu un brivido per il freddo il suo.
Akito le apparteneva. E quella cosa era riuscita a capirla solo pochi minuti prima, quando alzando gli occhi al cielo aveva visto la luna. Poi era passata quella canzone alla radio e alcune delle tante lacrime bollenti erano iniziate a scendere. E tutto d'un botto Sana Kurata aveva capito.
Strano ma vero, lei aveva compreso il perchè del  suo comportamento bizzarro. Aveva capito perchè provava delle fitte dolorose allo stomaco quando li vedeva vicini, perchè ogni volta si sentiva sempre peggio e sopratutto perchè avrebbe voluto gridare e correre via.
Lontano.
Ancora sentiva l'eco di quella canzone nella testa, che ormai aveva inciso un marchio anche nel suo cuore.
Akito era suo. Non c'era niente da fare.
 Presa da una morsa di gelosia, possesso e malinconia improvvisa, allungò la mano e suonò il campanello a quell'ora di notte.
Si sentì immediatamente un'imbecille bella e buona e si voltò per correre via a perdifiato. Lui stava con Fuka, che diavolo le era passato in mente?
Ma tu lo ami praticamente da sempre. Non credi di avere la precedenza, Sana?
Sventolò la mano destra davanti alla faccia come a voler cancellare quel pensiero. Fuggi e basta, fallo prima che qualcuno ti veda.
Scappa perchè tanto è solo quello che sai fare.
E quel pensiero la congelò lì sul posto. Trattenne il fiato, impaurita.
Neanche li sentì quei passi familiari avvicinarsi al cancello, neanche la vide quella figura alta andarle incontro.
«Ma che diavol....Sana?» una voce roca e stupita la scosse dal suo giro di pensieri. Sana non si accorse del modo in cui aveva pronunciato il suo nome.
Si voltò di scatto come scottata e sgranò gli occhi.
«Ehm Akito io...» si torturò le mani guardandosi intorno, distratta.
«Vieni dentro o ti prenderai una polmonite» la afferrò per il braccio e se la trascinò fino dentro casa.
E adessi che gli dici? Complimenti Sana sei un genio!
Le fece segno di accomodarsi e chiuse il portone con uno scatto secco, restando di spalle.
«Che ci facevi qui fuori,sotto la pioggia alle due del mattino Kurata?»
L'aveva chiamata per cognome, di male in peggio.
Inventa una scusa,  Sana, sbrigati!
«Ehm io passavo di qua»
Chiuse immediatamente gli occhi, certo che di fantasia non ne aveva molta. Che attrice da quattro soldi.
Akito si voltò, il viso serio e impassibile. Solo una cosa saltò all'occhio, una cosa che Sana non gli aveva mai visto.
Uno strano sguardo, come uno che aveva perso tutto e all'improvviso si era ritrovato a sperare contro la propria volontà.
«Mi vuoi far credere che alle due di notte tu sei passata per caso davanti casa mia? Con quegli occhi gonfi?» si strinse le mani al petto e parlò andandole in contro.
«No Akito Alt!» gridò facendo scattare la mano in avanti «io ti racconto...ma tu stai a distanza di sicurezza»
Aggrottò le sopracciglia, sempre più confuso dal comportamento della ragazza.
«Vedi,come spiegarti..» ridacchiò Sana nervosa come non lo era mai stata, non sapeva cosa inventarsi eppure era un'attrice lei!
Perchè dovresti inventare? Parla Sana, fallo adesso o non lo potrai fare mai più! Certi treni passano una volta sola...
Era confusa, stralunata, bagnata e lottava persino con la sua mente. Ma non potè fare a meno che abbassare il capo di fronte a quell'affermazione della sua coscienza.
Prese un respiro profondo e alzò lo sguardo, lui era lì in piedi, poggiato al mobile centrale del salone. E di certo non la stava guardando come si guarda un' amica.
Quello le diede un po' di coraggio. Aprì la bocca, e parlò, oh se parlò, colmando quei mesi che era rimasta in silenzio facendo a botte con la sua gelosia.«Io sono gelosa Akito»
Il sopracciglio di lui scattò in su ma non disse nulla.
«No, essere gelosi implica un certo contegno morale. Io sono ossessionata, e non posso più sopportare questa situazione. Ho fatto tanta strada sotto la pioggia a quest'ora della notte per parlarne con te. Per spiegarti che, da due mesi a questa parte io sto lentamente ardendo di gelosia. E non posso più continuare, perchè ho sopportato fin troppo...» abbassò lo sguardo fissandosi le cosce gracili «Se scappare ancora servirà a qualcosa, chiederò io stessa a Rei di cercarmi un lavoro all'estero. Ma Akito...prima di farlo...ti devo chiedere una cosa...»
Il silenzio, fu tombale un istante. E lui ne approfittò per avanzare di qualche passo verso di lei.
Era il suo modo di invitarla a continuare.
«" ti ho voluto molto bene"...» sussurrò solo, facendo cadere qualche altra lacrima salata.
«...Sana...Io...tu insomma,Fuka è tua amica...» balbettò strizzando nervosamente gli occhi.
Lei alzò il capo di scatto «Lascia fuori Fuka, Akito.» si infiammò in un attimo e disse tutto così velocemente da mangiarsi qualche parola «Io...tu forse non hai capito la gravità della situazione. Akito Hayama io ti amo da sempre, non posso continuare a vivere nel terrore perchè sei costantemente indeciso nella vita, perchè non sai cosa fare. Io...io penso che partirò». Afferrò la sua borsetta e si alzò in piedi.
Con un balzo inaspettato Akito avanzò bloccandola contro la parete e le sembrò di vivere un tremendo deja-vù. «Ripeti quello che hai detto?» sussurrò troppo vicino alle sue labbra.
«Che partirò?» deglutì, leggermente in ansia.
«Prima»
«Che sei costantemente indeciso nella vita?» chiese speranzosa. Aveva capito dove lui voleva arrivare, ma soprattutto cosa lei si era lasciata sfuggire.
Ghignò, uno di quei ghigni misteriosi che solo a lui potevano appartenere, e scosse la testa. «Ritenta Kurata»
Abbassò lo sguardo, concentrando l'attenzione sui suoi piedi. «Non so dov...»
Due dita forti le alzarono il mento e quegli occhi, oh quei dannatissimi occhi, comparvero nella sua visuale. Tremò, di nuovo.
«Ridimmelo Sana, ti prego»
Lei si morse il labbro, mentre le mani avevano iniziato a tremare leggermente.
Prese un respiro profondo e chiuse ancora gli occhi «Che ti amo?»
Silenzio.
In quel tempo, si riuscirono a percepire soltando due cuori, cominciare a battere all'impazzata. Nessuno avrebbe potuto stabilire a chi batteva più veloce.
«Sana guardami»
Eseguì il comando e non poté fare a meno che fissargli le labbra.
«Sai qual'è il punto?» sussurrò pianissimo.
Sana scosse la testa.
«Che a Fuka voglio molto bene»
Bam.
In un attimo si pentì di essere arrivata fin lì, si pentì persino di aver detto tutte quelle cose che le erano costate parecchio.
«Le voglio bene come voglio bene a Aya...» continuò serio, con uno sguardo imperscrutabile.
«Ma io Sana...per te non posso dire la stessa cosa»
Allora lei aprì il suo sorriso facendolo passare da orecchio a orecchio.

Le prese dolcemente il viso continuando a magnetizzarla con i suoi occhi dorati, profondi e forti. Si avvicinò ancora e quando percepì il suo respiro sulla pelle, gli venne quasi la pelle d'oca.
La amava,eccome se l'amava.
Sana schiuse leggermente le labbra, e anche se gli avrebbe volentieri gridato "Cosa aspetti a baciarmi?!" restò in silenzio.
Akito le lasciò un bacio lento e umido sul lato destro della bocca. «Io»
Baciò anche il sinistro «non ho smesso»
Si allontanò ghignando con soddisfazione, nel vederla a occhi chiusi con le labbra semi aperte, aspettando quel bacio dannato.
«Di amarti»
E si avvicinò facendo scontrare le loro labbra,che sapevano di pesca acerba. Sapevano di lei, proprio come tutte le altre volte.
E per quella sera Sana si dimenticò di Fuka, dei problemi che sarebbero venuti, della sua coscienza.
Si preoccupò solo di assecondare quelle labbra calde, di seguire il ritmo dei suoi respiri e di far scontrare le loro lingue.
Sana Kurata e Akito Hayama ce l'avevano fatta.





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No, non l'ho neanche controllata ed essendo l'1 e 57 di notte non penso che lo farò. Se leggete qualche stronzata grammaticale (anche piuttosto grave) scusatemi ma ho gli occhi veramente incrociati,sono testarda lo so... ma di andare a letto e rimanere con questa storia che mi ronzava in testa non se ne parlava.
Perciò eccomi qui, ancora io (muhaha), con questa shot terribilmente melensa.
Gente, la pubblico solo perchè poi non riuscirei a prendere sonno.
I personaggi sono loro, Akito e Sana i perenni indecisi, che spesso prenderei a botte per la stupidità. Ho provato in questa shot a descrivere una Sana scaltra che arriva a capire, solo con 8 anni di ritardo e soprattutto mentre lui sta con Fuka, che lo ama.
Sono sadica lo so, ma spero mi accettiate comunque.
Ringrazio tutti i passanti solitari che hanno letto, Peace&Love.
Venere Williams 

   
 
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