Lunatica
Lei era diversa.
Da loro. Da tutti.
Lo sapeva, in un qualche modo. Non riusciva bene a capire
come, non riusciva a capire bene il perché, ma anche lei in fondo lo sentiva.
Era per questo che alla fine aveva sempre accettato di essere trattata come
tale – diversa da tutti, perché le sembrava giusto, alla fine.
Certamente era felice quando qualcuno la trovava simpatica
o non la chiamava con quel soprannome, ‘Lunatica’ – che poi alla fine la
chiamavano così spesso in quella maniera che anche lei pensava a sé stessa
così; ogni tanto, quando le chiedevano il suo nome, rispondeva: “Lunatica
Lovegood” senza neanche starci a pensare. E quando se ne accorgeva, se
se ne accorgeva, non se ne curava. Che le importava di come la chiamavano,
tanto? I nomi sono solo delle parole usate per riconoscersi, e allora, dato che
tutti la riconoscevano come ‘Lunatica’, lei non era più Luna, o no?
Stava bene da sola, non aveva bisogno di grandi compagnie;
di solito era così. Un giorno però aveva provato una cosa strana – tipo un
soffio nel petto, una cosa del genere – alla vista di Harry Potter, e ogni
tanto desiderava di stargli vicino. Non aveva capito che cos’era. Neanche
adesso. Ma dato che di solito non si poneva grandi domande – era così, e basta;
capirlo non avrebbe aiutato ad eliminarlo, giusto? – non aveva più prestato
attenzione a quella sensazione fastidiosa.
Il Sole filtrò piano da uno spiraglio tra le tende, che
non erano state chiuse bene, e inondò il suo letto di luce e calore; piano
schiuse gli occhi: in realtà non era addormentata, perché ogni mattina si
svegliava sempre un’oretta prima di quanto non avrebbe dovuto fare, ma non si
alzava, faceva finta che stava dormendo. Non sapeva il perché neanche di
questo, ma dato che le andava bene così non si poneva il problema.
Questa volta però si alzò, piano, e si mise seduta sul
letto. Fece passare lo sguardo per tutto il Dormitorio, come se non l’avesse
mai visto prima; e in realtà ogni volta le sembrava così: ogni tanto si
scordava addirittura dov’era, e vagava perplessa e un po’ disinteressata per il
castello,
in cerca della Sala Comune.
I suoi occhi si fermarono sulle sue compagne di stanza.
Dormivano ancora tutte; Luna – Lunatica – piegò un po’ la testa verso
destra, pensierosa.
D’improvviso, un pensiero che forse aveva sempre avuto, ma
che mai aveva esternato, si fece strada piano nella sua mente.
Si immaginò ad essere come loro, di non essere diversa; si
vide alzarsi all’orario giusto la mattina, prepararsi con le altre ridendo di
cose che ora non capiva come potessero interessare, scendere a colazione ed
andare a lezione senza che nessuno la prendesse in giro; si vide anzi ammirata,
magari a braccetto di un ragazzo. E sapeva anche chi sarebbe potuto essere quel
ragazzo, adesso, e probabilmente l’aveva capito anche prima. E senza rendersene
conto si ritrovò a immergersi in quel personaggio in ogni aspetto; Lunatica non
esisteva, esisteva Luna ora. Sentiva uno strano sentimento; era felice, ma era
triste e nostalgica insieme.
-
Lunatica, che come mai ci stai fissando così?
Si riscosse dai suoi pensieri, ritrovandosi gli sguardi
delle altre ragazze puntati addosso; all’inizio si chiese addirittura chi
erano, tanto si sentiva spaesata.
Poi realizzò tutto, di nuovo; non rispose, ma rivolse un
sorriso perso alle sue compagne, che la guardarono come se non si aspettassero
altro da lei – erano abituate a questi suoi comportamenti diversi, si disse
serena.
Si alzò, prese i vestiti e si guardò intorno; quando lo
localizzò, si diresse lentamente in bagno per andare a vestirsi.
Un’altra giornata era cominciata. E Lunatica era
ancora diversa. Ma per la prima volta capì cosa significava veramente.
Si sentì felice di esserlo.
Eccomi qua! ^^ Che dire... Spero che vi sia piaciuta! Eddai...Almeno un po'.. un pochino... Ok, la pianto, eh? XD