Zia Mandy
Ci volle
ben un'ora per convincere Linda e Andreea che ero nel pieno delle mie
capacità mentali.
Non
riuscii ahimè a convincere Gertrude.
Ma
andiamo, Gertrude non esisteva.
Vero?
No, dico,
vero?
"Certo
che esisto"
"No!
Non è vero! Devi stare zitta"
" Se
non esistessi, non mi diresti di tacere"
"Va
bene, domani prenoto dalla psichiatra"
"Ci
sto, sorella"
"Ehi,
sorella a chi?"
Il mio
discorso tutto interessato con la mia vocina preferita, per modo di dire, venne
interrotto da Linda.
- Io
direi di continuare con i colloqui, altrimenti Hanna-spara-cacca non la rifileremo mai a nessuno-
E fu
così, quindi, che altre 4567837 persone s'intrufolarono in casa.
Okay, va
bene, va bene, non esageriamo.
10 anime
pie.
10 anime
pie che, quando vennero a sapere dei piccoli problemi di contenimento della
pargola, o per meglio dire, quando
assistettero ad ogni sua scagazzata ( una all'ora, per la precisione, quantità
di massa variabile), scomparvero drasticamente, lasciandomi solo una vecchia
bacucca davanti.
Sembrava
Brianne invecchiata.
Ehi, no,
un attimo, sembrava Brianne e basta.
- Salve,
lei è?- mentre lo chiedevo, notai una cosa.
Una cosa
alquanto difficile da non osservare.
Ipnotizzati, intendo.
Era un
porro. Uno bello grosso, cioè, praticamente gigante,
un terzo occhio, sotto il naso, il che gli dava l'aspetto più di una
mega caccola, che di un occhio.
Ma
comunque.
Avete
presente quel conduttore italiano, là, Bruno vespa? Ecco, i suoi a
confronto erano puntini.
Iniziai,
di conseguenza a fissarla.
- Il mio
nome è... Janet Crofford. Sì-
Io non
risposi. Ero tipo tutta presa da quel coso orripilante.
Andreea,
da dietro, mi tirò un calcio. Uno di quelli davvero dolorosi, da saltare
su e urlare come scemi, ma il porro funzionò da anestetico.
Nel vero senso
della parola; non sentii minimamente il dolce conficcarsi del piede della mia
coinquilina nella schiena.
- Va
bene-
- Ehm,
sì... Io... io... ho esperienza coi bambini...-
s'interruppe.
- Mi pare
giusto-
- Prego?-
- Eh?-
- Ma mi
sta fissando il neo?-
Io
distolsi finalmente lo sguardo.
Neo? Neo?
Ma quello era una betoniera impiantata sotto il naso!
- No!
Giuro!-
-Lei mi
stava fissando il neo!-
Linda
intervenne - No, è che tende spesso a imbambolarsi. sa,
soffre di questa rara patologia dalla nascita, e non v'è cura. si chiama deficienza-
- Vero,
vero- annuii. Poi, esaminando l'accusa della mia amica aggiunsi- Ehi, tu, piano
con le parole-
- Sta'
zitta, Emma - Andreea sorrise falsa come Virginia (sapete, no? Il culo del
babbuino e blablabla), tirandomi un altro calcio.
Questo lo sentii.
- Cielo,
Andreea, vuoi perforarmi la schiena? - urlai, saltando su.
- Se non
taci, sarà solo la cosa più delicata- rispose lei, prendendomi
per le spalle e abbassandomi per farmi sedere - sta' buona, su-
Janet, la
vecchia, si voltò preoccupata verso Linda - Ma..
ma è grave? Voglio dire, è pericolosa?- sussurrò.
- No,
assolutamente no- poi aggiunse- Solo, non rimanga sola con lei. Non si sa mai-
Io
lanciai uno sguardo alla tipa blu.
Doveva
essere uno sguardo pieno di quei sentimenti tipo odio, vendetta e roba simile,
ma con gli sguardi non ci ho mai saputo fare. Tipo i puzzle.
Effettivamente,
sembravo una mezza scema.
Janet si
allontanò visibilmente dal divano.
- Credo,
credo che tornerò la prossima volta- aggiunse, infine.
Afferrò
la borsa, prese il suo soprabito senza indossarlo e fece per allontanarsi. Poi torò indietro, si avvicinò ad Andreea e disse
- Se vi serve aiuto.. Be', sì, se siete...
insomma... in pericolo, chiamatemi,
care- infine, si voltò verso di me - A-Arrivederci-. Prese l'ombrello
dalla borsa a mo' di difesa, mi puntò il manico in faccia e piano, piano
si allontanò.
Non feci
in tempo a pretendere scuse dalle mie coinquiline, per avermi fatta passare per
maniaca (perché io non lo ero, vero?) che il telefono squillò.
Rispose
Andreea - Pronto?-
Silenzio.
- Oh,
sì, James, ti passo Linda-
James.
James. Oh, sì, James.
- oh,
dimmi-
Silenzio.
- Emma?-
chiese Linda, al telefono.
-
Sì?- urlai io.
- No, non
tu-
Ah, sigh. Non era giusto, non poteva illudermi così.
Sprofondai
nel divano.
-
Stasera? Passa stasera- disse la mia amica, sorridendomi.
silenzio.
- Ah,
domani? Va bene. A domani, ciao-
- Cosa?-
chiesi io.
Sembravo
un'adolescente in calore, tipo quelle nei film di Hilary Duff.
Dovevo smetterla di vedermi quei film.
- Deve
passare a prendere delle robe per nostra madre-
- Che
c'entro, io- chiesi, speranzosa.
Già
m'immaginavo che lei mi dicesse cose del tipo "ah, no, niente, voleva
assicurarsi che stessi bene, perchè è seriamente innamorato di
te".
- No, la
vicina di casa di nostra madre si chiama Emma, e l'ha chiamato a casa dicendo
che a mamma era caduta la dentiera nel gabinetto-
Oh.
Romantico.
- Ah.-
Il
telefono squillò ancora. Io mi slanciai per prenderlo, ma Linda fu
più veloce.
-
Sì?- silenzio - ah, James, sì, dimmi. Domani sera? A cena?-
Io
dall'altra parte facevo segni di vittoria.
- Con
Virginia?-
Sbiancai.
No, oh, che storia era? No, quella rifattona in casa
mia non la volevo.
Avrebbe
portato altre piantine disgustose.
No.
No.
No, manco
se mi pagava una liposuzione delle sue.
Che poi,
modestamente, io non ne avevo
bisogno.
Scossi in
segno negativo la testa - Ah, no, James, mi sa che non è una buona idea.
Sai, Virginia non è quel che si dice simpatica-
Ci fu un
altro silenzio.
- No,
James, no. Ah, sì, lei sì. No, Virginia? Sì, va bene-
Poi,
chiuse la telefonata.
Stavo per
urlare che non avevo intenzione di accogliere quella specie sottostante di
essere umano nelle mie mura, quando il telefono squillò ancora.
Mi tuffai
a pesce, e questa volta fu mio.
- JAMES,
QUELLA NON
In
risposta, ebbi un singhiozzo.
Si era
offeso? Oddio, per quella sciacquetta là, si era offeso?
Suvvia,
non ero stata poi tanto dura. No, per niente.
Avrei
potuto aggiungere che stava con lui per i soldi, che si sarebbero sposati, lei
si sarebbe rifatta le tette la settecentoventunesima
volta ed infine l'avrebbe piantato in asso per andare con un appena maggiorenne
aitante.
Un altro
singhiozzo.
No, non
era per niente virile, suvvia.
- James?-
- tesoro...-
Okay, il
fatto che James mi chiamasse tesoro non mi dispiaceva, ma il fatto che l sua voce fosse la stessa di un maschio castrato era
alquanto preoccupante.
- Chi
sei?-
- Io,
tesoro. Sono mamma-
Occristo.
- Mamma?-
- E'
successo un disastro-
- Non
dirmelo. Hai di nuovo distrutto la cucina con la pentola a pressione-
Un'altra
volta no. Dai, non poteva essere.
Mia madre
era fissata con la cucina italiana; era una patologia avanzata, ormai.
Ogni due
mesi distruggeva la cucina, e sempre in modi diversi.
La sua
ultima passione era la pentola a pressione, il che era preoccupante.
Ricordo
ancora quando la comprò
"guarda, tesoro! Guarda qui che oggetto delizioso"
"
mamma, è una pentola"
Mi guardò come se avessi bestemmiato " non dirlo! Non dirlo! Questa non è
una pentola, questa è la mamma di tutte le pentole. Lei
è... lei è... la pentola a
pressione"
"
Ah"
" Nooooo, noooo, non dire ah. Devi
dire cavolo, mamma, che emoziooooone! e' la mamma
delle pentole. Come se io fossi una pentola a pressione, e tu un pentolino"
Ecco,
dopo quel discorso decisi che era giunto il momento di
trasferirmi.
Comunque
sia.
- No,
tesoro, no, è successo una disgrazia- sospiro- Zia..
z-zia Mandy è...è... morta-
Silenzio.
Iniziai a
pensare convulsamente a chi cazzo fosse
zia Mandy.
- Oh, oh,
che peccato! E.. e papà come sta?- chiesi.
Forse era la sua prozia.
- Oh,
papà l'ha presa bene, non ci ha mai parlato-.
Okay, non
era la prozia.
- Ah. E.. e... che dicono Harry e Miranda?- tentai. erano i miei cugini di ventesimo grado, tipo, forse era
madre loro.
- Ma loro
non la conoscevano, tesoro-
Okay,
fuori due.
Ma
allora, chi era?
- Ehm...
mamma...ma, chi.. chi è?-
Silenzio,
poi mia madre iniziò a piangere più forte.
-No, no,
mamma è che ho preso una botta in testa, prima, e ho qualche problema
con la memoria. Ma sono sicura che zia Mandy sia
stata la donna più favolosa del mondo!-
- Te-tesoro, era la simpatica vecchietta che vendeva le pere
al mercato!-
Ah.
Ecco, ora
ricordavo.
Era
quella odiosa vecchietta che si faceva chiamare da tutti zia Mandy, quando non aveva un cane di parente.
Ecco.
Da
piccola, ricordo, andavo sempre al suo banco perchè mia madre mi ci
mandava spesso a comprare la frutta.
Arrivavo
e le dicevo " Ciao, mi dai un chilo di pere?"
Cavolo,
ero tenera!
Una volta
mi prese la mano e mi disse a bassa voce " Senti, mocciosetta,
la prossima volta che tocchi le mie pere con la tua manina piccola e sporca,
prometto che prendo le tue belle treccine rosse e te le taglio".
Okay, va
bene, avevo la mania di toccare le sue pere
- non pensate male-, ma giuro che le mani me le
lavavo.
Da quella
volta, rimasi scioccata.
- Che peccato!- risposi.
- Quando
vieni?-
Eh? Eh?
Di che parlava?
- Dove?-
- A casa!
Devi esserci, il funerale è una cosa importante-
- No, no,
mamma, non posso prendermi permessi-
- Tesoro,
esigo che tu torni immediatamente. Faceva parte della famiglia!-
Ma cosa? Cosaaa? Col barbone sotto casa avevo più parentela!
- No,
mamma...-
- Tesoro!
Niente paghetta-
Ma era
scema?
- Mamma,
ho lo stipendio-
- Che c'entra?-
- Mamma,
non mi hai mai dato la paghetta!-
- Ah.
eppure nei film questo ricatto funziona sempre-
- Mamma,
tu non vedi film. Tu vedi solo Beautiful!-
-
Infatti! Ieri Ridge l'ha detto ad Amanda-
Desolazione
infinita, gente.
- No,
mamma, non verrò!-
- Tesoro,
ti voglio qui entro stasera!-
- Mamma,
ma non posso!-
-
Sì che puoi. Cos'è, Londra ti ha fatto dimenticare i veri valori?-
No, ti
prego, non di nuovo la storia sui veri valori.
Ti prego, noooo.
Iniziava
dicendo 'sta frase, e continuava a parlare per ore, finchè
tutto non si concludeva con la pizza italiana.
- Mamma,
non posso assentarmi!-
- Tesoro,
i valori non bisogna mai trascurarli, nè la famiglia, nè...-
La
lasciai sfogare una mezzoretta, finchè,
finalmente, non terminò la filastrocca.
- ... prendi
gli italiani, per esempio, e la loro pizza!-
- Certo.
Certo.-
- Allora
verrai?-
Senza
neanche pensarci, risposi - Certo, certo-
- oh,
benissimo, allora ti aspetto per cena-
Oddio no,
no, che avevo fatto.
- No,
mamma, mamma, mi sono confusa, no, no, no!-
Ma lei
non rispose, avendo già chiuso la telefonata.
Restai
un'altra mezzora piena a piangere sul divano, disperata.
Io non
volevo andare da zia Mandy, la odiavo!
Feci i
salti mortali per avere un biglietto di andata e ritorno per il paese.
Fu un vero
trauma chiedere tre giorni di permesso a Brianne per telefono, me la
menò per un'ora sul fatto che noi dipendenti eravamo tenuti ad essere
sempre presenti.
Quando
finalmente il treno arrivò a destinazione, sentii nell'aria l'odore di
pioggia.
Cavolo,
in quel buco di pese pioveva anche a ferragosto.
Uscii
dalle porte del treno in depressione, con Hanna aggrappata come una ventosa
addosso ( non potevo lasciarla in balia di Linda e Andreea) e le mutande
infilate nel sedere.
Iniziai
di conseguenza a muovermi scoordinatamente, mentre la
gente mi guardava scioccata.
- Eccola,
eccola, John, te lo dicevo che sarebbe venuta- sentii mia madre urlare.
Vidi mio
padre dietro di lei trascinarsi annoiato.
Quell'uomo
lo dovevano fare martire.
Mia
madre, una pallina dai capelli rossi e ricci, bassa e grossa
mi si avventò contro.
- Ecco il
mio orsacchiotto- urlò davanti a tutti - E' tornata, è tornata da
Londra! il mio pulcino!-
Ecco.
Questo
era il motivo per cui sono scappata da casa.
No, non
per mia madre, no.
Perchè
tutti, in quel dannato paese, mi conoscevano come Emma-orsacchiotto.pulcino.
E la mutanda continuava a seghettarmi tra le cosce.
eccomi, gente.
Ho scritto davvero tanto questa
volta o_o
Comunque sia, sono in ritardo,
come sempre.
Nel prossimo capitolo ci sarà
un bel po' di movimento *O*
Non posso ringraziare tutti, sono super super di fretta e mia mamma
sono tre ore che urla -.-"
Un bacio
caramella <3