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Autore: Ellens    07/11/2010    6 recensioni
Emma Owens è una giovane ragazza che, stanca della solita routine in paese, decide di trsferirsi a Londra
Trova un appartamento poco invitante in uno dei sobborghi della grande città, dividendolo con due strane coinquiline.
Ma la vita è lunga, il tempo della convivenza è tanto, e presto l'amicizia avrà i sopravvento.
Dal primo capitolo
- Ciao, sei la nuova inquilina?-
- Sì, e tu?- Speravo, sentivo, che mi avrebbe risposto: sono la donna delle pulizie.
- Sì-
I miei sogni andarono in frantumi come un bicchiere caduto dal 45° piano di un palazzo in di New York.
- Piacere... Emma. Emma Owens-
- Come quello delle olimpiadi?-
- Ehm, sì, come quello- annuii convinta.
Di che stava parlando? Quali olimpiadi? Io manco sapevo che fosse il calcio.
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ci volle ben un'ora per convincere Linda e Andreea che ero nel pieno delle mie capacità mentali

Zia Mandy

 

Ci volle ben un'ora per convincere Linda e Andreea che ero nel pieno delle mie capacità mentali.

Non riuscii ahimè a convincere Gertrude.

Ma andiamo, Gertrude non esisteva.

Vero?

No, dico, vero?

"Certo che esisto"

"No! Non è vero! Devi stare zitta"

" Se non esistessi, non mi diresti di tacere"

"Va bene, domani prenoto dalla psichiatra"

"Ci sto, sorella"

"Ehi, sorella a chi?"

Il mio discorso tutto interessato con la mia vocina preferita, per modo di dire, venne interrotto da Linda.

- Io direi di continuare con i colloqui, altrimenti Hanna-spara-cacca non la rifileremo mai a nessuno-

E fu così, quindi, che altre 4567837 persone s'intrufolarono in casa.

Okay, va bene, va bene, non esageriamo.

10 anime pie.

10 anime pie che, quando vennero a sapere dei piccoli problemi di contenimento della pargola, o per meglio dire, quando assistettero ad ogni sua scagazzata ( una all'ora, per la precisione, quantità di massa variabile), scomparvero drasticamente, lasciandomi solo una vecchia bacucca davanti.

Sembrava Brianne invecchiata.

Ehi, no, un attimo, sembrava Brianne e basta.

- Salve, lei è?- mentre lo chiedevo, notai una cosa.

Una cosa alquanto difficile da non osservare. Ipnotizzati, intendo.

Era un porro. Uno bello grosso, cioè, praticamente gigante, un terzo occhio, sotto il naso, il che gli dava l'aspetto più di una mega caccola, che di un occhio.

Ma comunque.

Avete presente quel conduttore italiano, là, Bruno vespa? Ecco, i suoi a confronto erano puntini.

Iniziai, di conseguenza a fissarla.

- Il mio nome è... Janet Crofford. Sì-

Io non risposi. Ero tipo tutta presa da quel coso orripilante.

Andreea, da dietro, mi tirò un calcio. Uno di quelli davvero dolorosi, da saltare su e urlare come scemi, ma il porro funzionò da anestetico.

Nel vero senso della parola; non sentii minimamente il dolce conficcarsi del piede della mia coinquilina nella schiena.

- Va bene-

- Ehm, sì... Io... io... ho esperienza coi bambini...- s'interruppe.

- Mi pare giusto-

- Prego?-

- Eh?-

- Ma mi sta fissando il neo?-

Io distolsi finalmente lo sguardo.

Neo? Neo? Ma quello era una betoniera impiantata sotto il naso!

- No! Giuro!-

-Lei mi stava fissando il neo!-

Linda intervenne - No, è che tende spesso a imbambolarsi. sa, soffre di questa rara patologia dalla nascita, e non v'è cura. si chiama deficienza-

- Vero, vero- annuii. Poi, esaminando l'accusa della mia amica aggiunsi- Ehi, tu, piano con le parole-

- Sta' zitta, Emma - Andreea sorrise falsa come Virginia (sapete, no? Il culo del babbuino e blablabla), tirandomi un altro calcio. Questo lo sentii.

- Cielo, Andreea, vuoi perforarmi la schiena? - urlai, saltando su.

- Se non taci, sarà solo la cosa più delicata- rispose lei, prendendomi per le spalle e abbassandomi per farmi sedere - sta' buona, su-

Janet, la vecchia, si voltò preoccupata verso Linda - Ma.. ma è grave? Voglio dire, è pericolosa?- sussurrò.

- No, assolutamente no- poi aggiunse- Solo, non rimanga sola con lei. Non si sa mai-

Io lanciai uno sguardo alla tipa blu.

Doveva essere uno sguardo pieno di quei sentimenti tipo odio, vendetta e roba simile, ma con gli sguardi non ci ho mai saputo fare. Tipo i puzzle.

Effettivamente, sembravo una mezza scema.

Janet si allontanò visibilmente dal divano.

- Credo, credo che tornerò la prossima volta- aggiunse, infine.

Afferrò la borsa, prese il suo soprabito senza indossarlo e fece per allontanarsi. Poi torò indietro, si avvicinò ad Andreea e disse - Se vi serve aiuto.. Be', sì, se siete... insomma... in pericolo, chiamatemi, care- infine, si voltò verso di me - A-Arrivederci-. Prese l'ombrello dalla borsa a mo' di difesa, mi puntò il manico in faccia e piano, piano si allontanò.

 

Non feci in tempo a pretendere scuse dalle mie coinquiline, per avermi fatta passare per maniaca (perché io non lo ero, vero?) che il telefono squillò.

Rispose Andreea - Pronto?-

Silenzio.

- Oh, sì, James, ti passo Linda-

James.

James. Oh, , James.

- oh, dimmi-

Silenzio.

- Emma?- chiese Linda, al telefono.

- Sì?- urlai io.

- No, non tu-

Ah, sigh. Non era giusto, non poteva illudermi così.

Sprofondai nel divano.

- Stasera? Passa stasera- disse la mia amica, sorridendomi.

silenzio.

- Ah, domani? Va bene. A domani, ciao-

- Cosa?- chiesi io.

Sembravo un'adolescente in calore, tipo quelle nei film di Hilary Duff. Dovevo smetterla di vedermi quei film.

- Deve passare a prendere delle robe per nostra madre-

- Che c'entro, io- chiesi, speranzosa.

Già m'immaginavo che lei mi dicesse cose del tipo "ah, no, niente, voleva assicurarsi che stessi bene, perchè è seriamente innamorato di te".

- No, la vicina di casa di nostra madre si chiama Emma, e l'ha chiamato a casa dicendo che a mamma era caduta la dentiera nel gabinetto-

Oh.

Romantico.

- Ah.-

Il telefono squillò ancora. Io mi slanciai per prenderlo, ma Linda fu più veloce.

- Sì?- silenzio - ah, James, sì, dimmi. Domani sera? A cena?-

Io dall'altra parte facevo segni di vittoria.

- Con Virginia?-

Sbiancai. No, oh, che storia era? No, quella rifattona in casa mia non la volevo.

Avrebbe portato altre piantine disgustose.

No.

No.

No, manco se mi pagava una liposuzione delle sue.

Che poi, modestamente, io non ne avevo bisogno.

Scossi in segno negativo la testa - Ah, no, James, mi sa che non è una buona idea. Sai, Virginia non è quel che si dice simpatica-

Ci fu un altro silenzio.

- No, James, no. Ah, sì, lei sì. No, Virginia? Sì, va bene-

Poi, chiuse la telefonata.

Stavo per urlare che non avevo intenzione di accogliere quella specie sottostante di essere umano nelle mie mura, quando il telefono squillò ancora.

Mi tuffai a pesce, e questa volta fu mio.

- JAMES, QUELLA NON LA VOGLIO, INTESI? IN CASA MIA NO. fammi parlare, non ho intenzione di accoglierla nella mia dimora. manco se si vestisse da topolino e mi ballasse davanti la In tutti i mari e in tutti i luoghi di Scanu, no, no, non ne ho intenzione. Non osare portarmela dentro, nella mia tana. Intesi?-

In risposta, ebbi un singhiozzo.

Si era offeso? Oddio, per quella sciacquetta là, si era offeso?

Suvvia, non ero stata poi tanto dura. No, per niente.

Avrei potuto aggiungere che stava con lui per i soldi, che si sarebbero sposati, lei si sarebbe rifatta le tette la settecentoventunesima volta ed infine l'avrebbe piantato in asso per andare con un appena maggiorenne aitante.

Un altro singhiozzo.

No, non era per niente virile, suvvia.

- James?-

- tesoro...-

Okay, il fatto che James mi chiamasse tesoro non mi dispiaceva, ma il fatto che l sua voce fosse la stessa di un maschio castrato era alquanto preoccupante.

- Chi sei?-

- Io, tesoro. Sono mamma-

Occristo.

- Mamma?-

- E' successo un disastro-

- Non dirmelo. Hai di nuovo distrutto la cucina con la pentola a pressione-

Un'altra volta no. Dai, non poteva essere.

Mia madre era fissata con la cucina italiana; era una patologia avanzata, ormai.

Ogni due mesi distruggeva la cucina, e sempre in modi diversi.

La sua ultima passione era la pentola a pressione, il che era preoccupante.

Ricordo ancora quando la comprò

"guarda, tesoro! Guarda qui che oggetto delizioso" 

" mamma, è una pentola"

Mi guardò come se avessi bestemmiato " non dirlo! Non dirlo! Questa non è una pentola, questa è la mamma di tutte le pentole. Lei è... lei è... la pentola a pressione"

" Ah"

" Nooooo, noooo, non dire ah. Devi dire cavolo, mamma, che emoziooooone! e' la mamma delle pentole. Come se io fossi una pentola a pressione, e tu un pentolino"

Ecco, dopo quel discorso decisi che era giunto il momento di trasferirmi.

Comunque sia.

- No, tesoro, no, è successo una disgrazia- sospiro- Zia.. z-zia Mandy è...è... morta-

Silenzio.

Iniziai a pensare convulsamente a chi cazzo fosse zia Mandy.

- Oh, oh, che peccato! E.. e papà come sta?- chiesi. Forse era la sua prozia.

- Oh, papà l'ha presa bene, non ci ha mai parlato-.

Okay, non era la prozia.

- Ah. E.. e... che dicono Harry e Miranda?- tentai. erano i miei cugini di ventesimo grado, tipo, forse era madre loro.

- Ma loro non la conoscevano, tesoro-

Okay, fuori due.

Ma allora, chi era?

- Ehm... mamma...ma, chi.. chi è?-

Silenzio, poi mia madre iniziò a piangere più forte.

-No, no, mamma è che ho preso una botta in testa, prima, e ho qualche problema con la memoria. Ma sono sicura che zia Mandy sia stata la donna più favolosa del mondo!-

- Te-tesoro, era la simpatica vecchietta che vendeva le pere al mercato!-

Ah.

Ecco, ora ricordavo.

Era quella odiosa vecchietta che si faceva chiamare da tutti zia Mandy, quando non aveva un cane di parente.

Ecco.

Da piccola, ricordo, andavo sempre al suo banco perchè mia madre mi ci mandava spesso a comprare la frutta.

Arrivavo e le dicevo " Ciao, mi dai un chilo di pere?"

Cavolo, ero tenera!

Una volta mi prese la mano e mi disse a bassa voce " Senti, mocciosetta, la prossima volta che tocchi le mie pere con la tua manina piccola e sporca, prometto che prendo le tue belle treccine rosse e te le taglio".

Okay, va bene, avevo la mania di toccare le sue pere - non pensate male-, ma giuro che le mani me le lavavo.

Da quella volta, rimasi scioccata.

- Che peccato!- risposi.

- Quando vieni?-

Eh? Eh? Di che parlava?

- Dove?-

- A casa! Devi esserci, il funerale è una cosa importante-

- No, no, mamma, non posso prendermi permessi-

- Tesoro, esigo che tu torni immediatamente. Faceva parte della famiglia!-

Ma cosa? Cosaaa? Col barbone sotto casa avevo più parentela!

- No, mamma...-

- Tesoro! Niente paghetta-

Ma era scema?

- Mamma, ho lo stipendio-

- Che c'entra?-

- Mamma, non mi hai mai dato la paghetta!-

- Ah. eppure nei film questo ricatto funziona sempre-

- Mamma, tu non vedi film. Tu vedi solo Beautiful!-

- Infatti! Ieri Ridge l'ha detto ad Amanda-

Desolazione infinita, gente.

- No, mamma, non verrò!-

- Tesoro, ti voglio qui entro stasera!-

- Mamma, ma non posso!-

- Sì che puoi. Cos'è, Londra ti ha fatto dimenticare i veri valori?-

No, ti prego, non di nuovo la storia sui veri valori.

Ti prego, noooo.

Iniziava dicendo 'sta frase, e continuava a parlare per ore, finchè tutto non si concludeva con la pizza italiana.

- Mamma, non posso assentarmi!-

- Tesoro, i valori non bisogna mai trascurarli, la famiglia, ...-

La lasciai sfogare una mezzoretta, finchè, finalmente, non terminò la filastrocca.

- ... prendi gli italiani, per esempio, e la loro pizza!-

- Certo. Certo.-

- Allora verrai?-

Senza neanche pensarci, risposi - Certo, certo-

- oh, benissimo, allora ti aspetto per cena-

Oddio no, no, che avevo fatto.

- No, mamma, mamma, mi sono confusa, no, no, no!-

Ma lei non rispose, avendo già chiuso la telefonata.

Restai un'altra mezzora piena a piangere sul divano, disperata.

Io non volevo andare da zia Mandy, la odiavo!

 

 

Feci i salti mortali per avere un biglietto di andata e ritorno per il paese.

Fu un vero trauma chiedere tre giorni di permesso a Brianne per telefono, me la menò per un'ora sul fatto che noi dipendenti eravamo tenuti ad essere sempre presenti.

Quando finalmente il treno arrivò a destinazione, sentii nell'aria l'odore di pioggia.

Cavolo, in quel buco di pese pioveva anche a ferragosto.

Uscii dalle porte del treno in depressione, con Hanna aggrappata come una ventosa addosso ( non potevo lasciarla in balia di Linda e Andreea) e le mutande infilate nel sedere.

Iniziai di conseguenza a muovermi scoordinatamente, mentre la gente mi guardava scioccata.

- Eccola, eccola, John, te lo dicevo che sarebbe venuta- sentii mia madre urlare.

Vidi mio padre dietro di lei trascinarsi annoiato.

Quell'uomo lo dovevano fare martire.

Mia madre, una pallina dai capelli rossi e ricci, bassa e grossa mi si avventò contro.

- Ecco il mio orsacchiotto- urlò davanti a tutti - E' tornata, è tornata da Londra! il mio pulcino!-

Ecco.

Questo era il motivo per cui sono scappata da casa.

No, non per mia madre, no.

Perchè tutti, in quel dannato paese, mi conoscevano come Emma-orsacchiotto.pulcino.

E la mutanda continuava a seghettarmi tra le cosce.

 

 

eccomi, gente.

Ho scritto davvero tanto questa volta o_o

Comunque sia, sono in ritardo, come sempre.

Nel prossimo capitolo ci sarà un bel po' di movimento *O*

Non posso ringraziare tutti, sono super super di fretta e mia mamma sono tre ore che urla -.-"

Un bacio

caramella <3

   
 
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