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Autore: Luli87    08/11/2010    13 recensioni
Dedicata a Berenike, che mi ha fatto sognare con i suoi racconti, e spero continuerà a farlo. Solo per lei ho scritto questa storia, e su suo consiglio la pubblico qui. Grazie Berenike!
Trama: Quella notte. Una notte, oggi, che Kate vuole trascorrere da sola nei suoi pensieri. Ma Castle non vuole più vederla soffrire, e fa di tutto per starle vicino.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ore 20.00 Nella palestra del distretto.
La palestra era deserta. Solo Kate si stava allenando. Tirare pugni e calci al sacco le permetteva di sfogarsi, di liberare la sua rabbia, di svuotare la mente. Quel giorno, quel maledetto giorno di undici anni prima.
Il telefonino squillava da mezz’ora, ma non voleva rispondere, né sapere chi fosse a chiamarla. Se in centrale avessero avuto bisogno di lei, sapevano dove trovarla, bastava scendere le scale. Il capitano lo sapeva, Rayan ed Esposito anche. Josh era di turno in ospedale. Perciò, chiunque fosse, al momento voleva essere lasciata sola.
 
Ore 20.30
Esausta, si sedette per riprendere fiato su una panca. Guardò il telefonino: 8 chiamate perse, tutte di Castle. Non adesso Castle, non stasera, pensò. 
All’improvviso una voce.
“Beckett, ti chiamo da più di un’ora, si può sapere perché non rispondi?”
Kate si voltò a guardare la porta d’ingresso. “Castle che diavolo ci fai qui?” Castle aveva il fiatone, sembrava avesse corso per chilometri.
“È venerdì sera, sono quasi le 9 e sei in palestra da sola. E anche se vederti tutta sudata mi fa molto piacere, ti consiglio di andarti a fare una doccia e di metterti qualcosa di comodo, perché stasera voglio offrirti la mia compagnia.”
Kate lo guardò, con un espressione curiosa ma allo stesso tempo stanca. “Castle non stasera grazie, finisco il mio allenamento e me ne torno a casa.”
“Sì, ti accompagno io però.”
Restarono a guardarsi negli occhi per pochi istanti. Istanti che sembrarono non finire mai. C’era poca luce, ma Castle era attratto dal brillare degli occhi di Kate, mentre Kate lo osservava attentamente, immobile.
“Senti Castle, vai a casa o chiama Gina e raggiungila, ok? Josh è di turno in ospedale e davvero stasera non ho tempo per te, ho promesso a Lanie di accompagnarla in un nuovo locale. Non ci sono casi che mi aspettano, e …”
“Kate, non mentirmi. Hai rifiutato l’invito di Lanie per questa sera.”
Non rispose. Prese la salvietta e si asciugò le gocce di sudore dal viso e dal collo. Castle la osservava in silenzio e le si avvicino, piano. “Kate, so che questa sera è quella sera. Ma non puoi restare da sola e chiuderti in un guscio. Sei arrabbiata, ti chiedi se lo scoprirai mai, se ne verrai a capo e..”
Kate lo interruppe “Castle, cosa intendi con quella sera?”
“Io so.” Rispose. “E mi fa piacere come dimentichi che io sia uno scrittore dalle mille risorse.” Aggiunse sorridendo. Poi riprese, con sguardo serio “So molte cose Kate, ti seguo da due anni ormai, non solo nei tuoi casi. Fai parte della mia vita e io faccio parte della tua.”
Kate si voltò per riprendere l’asciugamano, ma non era sudore quello che doveva asciugare dal volto. Era triste, non aveva mai condiviso con nessuno la sua tristezza. Quella sera era soltanto sua.
Castle proseguì “Lo so, la tua vita è privata, la mia è sui giornali alla portata di tutti. Quello che volevo solo dire è che stasera non mi va di lasciarti da sola.” Si avvicinò a lei e le mise una mano sulla spalla.
Kate non si girò, abbassò la testa e appoggiò la mano lì sulla spalla, proprio sopra la mano di Castle.
“D’accordo Castle, dammi il tempo per lavarmi, ci vediamo fuori dal distretto.”
“Perfetto, hai tutto il tempo che ti serve.”
 
Ore 21.00 In taxi
Seduti sul sedile posteriore di un taxi, diretti a casa di Castle, entrambi guardavano fuori dai finestrini, senza dire niente.
Castle, Castle… Non ti ho mai detto la data esatta in cui è morta mia madre. Pensò Kate, ma i suoi pensieri furono interrotti da una brusca frenata.
“Scusatemi, scusatemi, una moto mi ha tagliato la strada! Ehi tu, impara a guidare!! Ma chi ti ha dato la patente??” urlò il taxista. Fu l’unico momento nel taxi in cui i loro sguardi si incrociarono, solo per pochissimi secondi.
Arrivarono a destinazione dopo una ventina di minuti.
“Non disturberemo Alexis e tua madre?”
“No, Alexis è a un pigiama party con delle sue amiche, Martha è andata negli Hamptons per il fine settimana con un’attrice di teatro che ha conosciuto durante il suo ultimo tour teatrale.”
“E Gina?”
“Non preoccuparti, nessuna ex moglie all’orizzonte.”
 
Casa Castle
Mentre Kate si accomodava sull’enorme divano nero, Rick andò in cucina a preparare un paio di drink. Non c’era niente da brindare, niente da festeggiare, ma bere qualcosa li avrebbe distratti dai loro pensieri, permettendogli di rilassarsi, almeno per un po’.
“Avevo capito che mi avresti accompagnato a casa, la mia.”
Ma Castle non rispose, si limitò a sorriderle, con quel suo sorriso che le faceva sempre perdere la testa, e fece spallucce. “Allora, niente casi da risolvere per stanotte? Puoi restare tranquilla?”
“Sì, il capitano è stato molto soddisfatto per il lavoro di oggi, risolvere due casi nello stesso giorno non capita spesso. Montgomery mi ha ordinato di riposarmi e mi ha lasciato un giorno di permesso. Domani credo che andrò a trovare mio padre.”
“E tu hai pensato bene di allenarti stasera. Strano modo per riposarsi, io lo vedo più come uno … stancarsi.”
Kate appoggiò la testa allo schienale, felice di non essere in una stanza da sola.
“Sì beh, stancarmi mi fa anche bene.”
E mentre fuori iniziò a piovere, Castle pensò di accendere il camino. Kate restò ferma sul divano, con il drink tra le mani, immobile. Aveva lo sguardo perso, vagava nei suoi pensieri. Rick le si sedette accanto, le tolse il bicchiere dalle mani e lo appoggiò sul tavolino. “Un penny per i tuoi pensieri” le disse, quasi sottovoce.
“Castle, non sono molto di compagnia stasera. Forse è meglio che torno a casa…” si alzò dal divano, pronta a riprendere la borsa, ma Castle le afferrò il polso, e disse: “Kate ti prego, permettimi di starti vicino. Essere triste a casa, essere triste qui, non cambia no? Qui almeno puoi distrarti un po’. ”
Lei, in piedi, lo fissò negli occhi per quasi un minuto, in silenzio. Appena Castle lasciò la presa, tornò a sedersi e la sua espressione si fece molto seria.
“Come sai che giorno è oggi? E non mi dire che sei andato a cercare negli archivi i documenti sul caso di mia madre, o potrei davvero infuriarmi. Ti ho detto mille volte che il caso è chiuso e che non devi fare ricerche su di lei.”
“Kate, è successo il giorno stesso che mi hai raccontato di tua madre. Non ho riaperto nessun caso, te l’ho promesso. Solo che mi ricordo che giorno è. Ho buona memoria sai? Ho scritto tanti libri e ricordo ogni particolare.. Lo so, quella volta non avrei dovuto e ti ho fatto del male cercando di farti riaprire il caso. Non era mia intenzione farti soffrire ancora, volevo soltanto … aiutarti.”
Kate aveva le lacrime agli occhi, che lucidi brillavano alla luce delle fiamme nel camino. Castle le prese una mano e con l’altra le sollevò il mento, in cerca del suo sguardo. Appena i loro occhi si incrociarono, Kate si appoggiò al suo petto, mentre Castle avvolse le sue braccia intorno a lei e le accarezzò la testa, lentamente.
Dopo pochi minuti, Kate si staccò piano dall’abbraccio.
“Sei stato molto gentile a non volermi lasciare da sola, e scusami ma ti ho bagnato la camicia.” Gli sorrise, ancora con gli occhi leggermente lucidi.
“Kate” Castle le si avvicinò, sempre stringendole le mani “Non andare via stanotte, resta qui… Con me” E le si avvicinò, forse troppo. Kate si alzò dal divano, interrompendo quella scena, quasi spaventata da quella proposta. Già una volta lui l’aveva involontariamente ferita dicendole che sarebbe andato in vacanza con l’ex moglie, e anche se si trattava solo di una notte sotto lo stesso tetto, da colleghi o amici, non le sembrava il caso. Non voleva soffrire di nuovo, non voleva, non adesso che aveva trovato un uomo perfetto, Josh, pronto a tutto per lei, giovane, brillante.
“Castle, davvero, è meglio che io vada.”
Rick si alzò velocemente, le prese il volto tra le mani e la baciò. Kate, al contrario di tutte le aspettative, rispose al bacio, non si allontanò, non fece alcuna resistenza. Un bacio dolce, romantico, tanto aspettato da entrambi, per così tanto tempo.
Ma fu proprio la prima a staccarsi. Si portò una mano alla bocca, mordendosi l’unghia del pollice, come una bambina. L’altra mano la appoggiò sul petto di Castle, cercando di allontanarlo da sé.
“Rick non posso, non possiamo. Gina… e Josh…no io, non possiamo…”
Castle la interruppe, baciandola nuovamente, con un bacio appassionato, coinvolgente. Qualsiasi pensiero la stesse trattenendo, ad un tratto Kate fu travolta dalla passione e dal desiderio. Avvolti entrambi dal calore del fuoco del camino, come il fuoco della loro passione tenuta nascosta per così tanto tempo, si cercarono l’un l’altra, ardentemente. Kate si lasciò dolcemente guidare da Castle, che la fece sdraiare sul divano, sotto di sé. Nel mentre le mani di lei slacciavano i bottoni della camicia di lui, Castle la baciava: guancia, bocca, collo; le sfilò delicatamente la maglietta, scoprendo tutti i lineamenti del fisico della donna da lui tanto ammirata. Si toccarono, si coccolarono, si lasciarono rapire dai desideri, avvolti dal fuoco della loro passione.
 
Non erano ancora passate le 2 del mattino, ed erano ancora sdraiati sul divano, nudi. Castle aveva la schiena appoggiata al divano, Kate appoggiata a lui. Lui la teneva stretta a sé, avvolgendola dolcemente con le sue braccia. Lei gli accarezzava il braccio. Nessuno disse niente, restarono così a guardare il fuoco nel camino, ognuno nei suoi pensieri, che per una volta tanto erano gli stessi. Amore. Passione.
 
Ore 7.30
Kate aprì gli occhi. Era sdraiata sul divano, avvolta in una coperta. Il profumo di caffè e uova strapazzate si stava diffondendo per tutta la stanza. Le girava leggermente la testa. Le immagini di quella calda notte le riempivano la mente. Dio, che bella notte.
“Buongiorno” le disse Castle, “Spero che tu abbia dormito bene sul divano. Forse eri un po’ stretta ma ho fatto il possibile per non farti cadere a terra” e quel sorriso raggiante sul suo volto le fece battere il cuore, per niente pentita della notte appena trascorsa. Indossava una maglietta blu e i pantaloni di una tuta nera. Aveva i capelli bagnati, segno che era appena uscito dalla doccia.
Kate si alzò dal divano, tenendosi la coperta intorno al corpo. Si guardò intorno, la luce del sole illuminava ogni cosa. Castle le si avvicinò per darle un bacio, ma Kate si ritrasse, “Hai preparato la colazione?”
“Sì, mi sono alzato mezz’ora fa. Sei incantevole mentre dormi. Fai dei movimenti con le labbra che… molto molto particolari, davvero incantevole.”
Kate si sentì arrossire, si sedette al tavolo e si rese conto di essere ancora nuda.
“Forse è meglio che vada a vestirmi.”
“No, puoi andare anche dopo aver mangiato. Ho finito il bacon, ma c’è tutto quello che serve per una buona colazione. Sai, magari dopo colazione potresti non avere ancora bisogno di vestiti..”
Ma Kate cambiò argomento “Una tavola così per colazione non l’avevo mai vista, neanche alle colazioni che mia madre organizzava di domenica. Wow, hai cucinato per una squadra di football”.
 Castle si sedette accanto a lei e appoggiò la mano alla sua. Stettero così quasi un minuto, osservandosi in silenzio.
“Castle ascolta, stanotte è stata davvero magnifica… io..” Non riuscì a dire altre parole. Non voleva dire altro. La notte è stata magnifica, non poteva di certo negarlo. E vivere altre notti così era tutto quello che avrebbe voluto. Ma c’erano due enormi problemi: Gina e Josh.
“Kate, cosa c’è che non va?”
“E me lo chiedi? Gina è un esempio!”
“E Josh, immagino che sia l’altro esempio.”
“Sì beh, certo, è il mio uomo, siamo insieme da mesi ed è.. beh, è perfetto per me.”
“Così perfetto da farti fare quello che hai fatto stanotte, con me.”
Kate si alzò, gli diede le spalle e si avviò verso il bagno.
“Castle è stato uno sbaglio, non dovevo venire qui ieri sera e non avrei mai dovuto… io non…”
Castle non si alzò dal tavolo. Ancora seduto, interruppe quel discorso senza senso di Kate.
“Gina ed io ci siamo lasciati, e questa volta definitivamente. Il problema non è Gina, Kate. Il problema sei tu. Dimmi che cosa vuoi tu, perché io so solo che stanotte è stata la migliore notte che avessi mai potuto immaginare. Meglio di qualsiasi altra notte trascorsa, da solo o con altre donne. Kate…” Detto questo si alzò e la raggiunse, mettendole le mani intorno ai fianchi e appoggiando il mento sulla spalla.
Kate, immobile, gli dava ancora le spalle. Che cosa voleva? Lui, soltanto lui, da tempo. Ma lui era un buon padre, non un buon compagno. Due ex mogli alle spalle, molte fiamme, uno scrittore di successo la cui agenda era sempre piena di inviti e appuntamenti e le cui fan facevano la fila per farsi fare un autografo sul seno. Un uomo che però la seguiva da due anni, in ogni caso, ogni giorno. Metteva in gioco la sua vita ogni giorno soltanto per starle accanto. Non più solo per ricerca, per informazioni per un nuovo libro. L’avevano capito tutti, l’aveva intuito anche lei. Le aveva salvato la vita già un paio di volte, forse tre, forse quattro.. Ma come potevano iniziare una relazione? Eppure lo desiderava così tanto… Kate chinò la sua testa e la appoggiò a quella di Castle.
“Rick, questa notte è stata davvero unica, siamo stati bene insieme.” Poi si girò e lo guardò negli occhi “Ma ti conosco, per il più delle volte ti comporti come un bambino, infantile, sciocco, fai di testa tua e te ne freghi di quello che ti dicono gli altri, di quello che si può e che non si può fare.. Sì, mi fai sorridere, ma non mi basta. Ho bisogno di un uomo accanto, un uomo, non un bambino. Un uomo che mi dia sicurezza, che mi stia accanto sempre, che pensi a me come unica donna della sua vita. Ho bisogno di non preoccuparmi della mia relazione mentre sono al lavoro. Faccio un lavoro difficile, lo sai. Stanotte è stata stupenda, non posso e non voglio negarlo, ma… E se fosse stato un errore? Non voglio soffrire per colpa tua né voglio far soffrire Josh. Lui mi ama e io...”
Castle abbassò lo sguardo, per pochi istanti. Istanti che a Kate sembrarono infiniti. Non voleva ferirlo, ma d’altra parte non voleva permettergli di farla soffrire. Ma sapeva di non amare Josh, non poteva mentire.
“Kate, io non posso pensarti come unica donna della mia vita perché ho Alexis e mia madre. Ma ti amo. All’inizio ti desideravo, come desideravo tante altre donne. Al nostro primo caso insieme quando mi hai sussurrato nell’orecchio ho deciso che ti avrei seguita perché mi hai ispirata, sei stata una musa fresca, diversa, nuova. E guarda cos’ho creato grazie a te, un romanzo strepitoso, avvincente e sexy, proprio quello che il pubblico voleva... proprio quello che io volevo.. e fantasticavo su una possibile relazione tra noi, sì, l’ho fatto. Perché ti desideravo. Pensavo che una notte di sesso non è la fine del mondo, non volevo legarmi di nuovo, non ero pronto. Poi con il passare del tempo ho conosciuto molti lati di te, ti sto scoprendo, piano piano, uno strato per volta. Non sei così fredda come ti mostri agli altri. Hai un cuore grandissimo, sai prendere decisioni sagge in situazioni davvero difficili, hai una ferita nell’anima che ti tormenta ogni giorno, ma hai coraggio, molto, e vai avanti sulla tua strada, credi nei tuoi valori e ami, ami con tutta te stessa. Sei diversa da qualsiasi altra donna. Sei tu. Sei quella giusta per me. Sei così diversa da me che sei perfetta per me. Ama me, Kate. Amami, perché io ti amo e voglio starti accanto, voglio proteggerti, voglio farti sorridere ogni giorno, anche dopo un brutto caso o una brutta giornata. Sempre. Sono un bambino Kate, sono un buon padre per Alexis, sono.. Sono io. E ti amo.”
Kate non aveva parole. Lo abbracciò e lo baciò, un bacio travolgente, caldo, profondo. Castle la prese tra le braccia e la sollevò, felice di averle confessato tutto ciò che sentiva. Certo, per Kate si prospettava un difficile compito: chiudere con Josh. Ma Castle aveva le chiavi del suo cuore e le aveva conquistate già da tempo. Li interruppe il telefonino di Kate. Josh. Entrambi guardarono il display. Castle stringeva una mano a Kate, che con l’altra teneva il telefonino. Accettò la chiamata e portò l’apparecchio all’orecchio: “Josh, ciao. Sì.. Sì, anch’io devo vederti. Dobbiamo parlare.”
  
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