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Autore: Niglia    08/11/2010    8 recensioni
"Un’esplosione, la terra trema e la città emette un grido di terrore. Anche tu sei paralizzata, ma non dalla paura – non solo, almeno. Il tuo sguardo, vacuo, sconvolto, fissa la figura che emerge lentamente dal fumo che va diradandosi, incredula di ciò che sei costretta a vedere. Il tuo innamorato è morto, no, peggio – si è trasformato nel tuo peggiore nemico.
Stai tremando, micina? Sento il tuo cuore battere furiosamente all’interno del tuo petto, vedo le lacrime scorrere sulle tue guance per poi andare a morire su quelle labbra livide e carnose che sono riuscito a baciare poche volte. Dio, ti trovo irresistibile anche così, ferita, ricoperta di polvere..."
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kisshu Ikisatashi/Ghish
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Kisshu's Thoughts
















    Un’esplosione, la terra trema e la città emette un grido di terrore. Anche tu sei paralizzata, ma non dalla paura – non solo, almeno. Il tuo sguardo, vacuo, sconvolto, fissa la figura che emerge lentamente dal fumo che va diradandosi, incredula di ciò che sei costretta a vedere. Il tuo innamorato è morto, no, peggio – si è trasformato nel tuo peggiore nemico.

    Stai tremando, micina? Sento il tuo cuore battere furiosamente all’interno del tuo petto, vedo le lacrime scorrere sulle tue guance per poi andare a morire su quelle labbra livide e carnose che sono riuscito a baciare poche volte. Dio, ti trovo irresistibile anche così, ferita, ricoperta di polvere. Ma la tua attenzione non è per me, non lo è mai stata. Non credo che i tuoi pensieri siano rivolti a questo misero alieno che, malgrado tutto, ti ha amato anche contro la sua stessa natura.
    Sollevi una mano in una muta preghiera, avanzi lentamente verso quella che sarà la tua morte – non volendo arrenderti all’evidenza nemmeno per un istante.
    Chiudo gli occhi e volto il capo da un’altra parte, sentendo anche le mie guance inondarsi di lacrime per te.



*



    Credevo che il mio unico scopo nella vita fosse quello di obbedire ad un sovrano di cui conoscevo soltanto la voce profonda e l’ombra scura che appariva di tanto in tanto al nostro cospetto. Egli ci aveva fatto promesse di speranza e vendetta, istigandoci ad attraversare l’universo per giungere in un pianeta da cui siamo stati costretti a fuggire migliaia di anni fa. Nient’altro contava, per me; ero nato per combattere e uccidere, una mera macchina da guerra, né più né meno che un soldato, troppo giovane e arrogante per potersi fermare un momento a riflettere su quanto stessi facendo. Anch’io, in fondo, rivolevo il pianeta dei miei antenati, la Terra florida e rigogliosa di cui avevo sentito parlare dai cantori e dagli anziani del mio popolo, i quali la conoscevano a loro volta tramite leggende tramandate da centinaia d’anni. Tutto pur di andarmene da quel mondo arido, secco, in cui i terremoti e le eruzioni che lo colpivano abitualmente ci avevano spinto a vivere sottoterra, come le larve.
    Io e i miei fratelli eravamo stati scelti da colui che avrebbe dovuto salvarci, un essere chiamato Deep Blue quasi a voler insistere sugli abissi dai quali era giunto. Per anni non avevamo fatto altro che allenarci e affinare le nostre tecniche di combattimento e infine, per quanto presuntuosi nella nostra gioventù, orgogliosi di essere stati scelti per una missione così importante, ci eravamo imbarcati sull’astronave senza pensare neppure in un momento che, in realtà, il nostro scopo sarebbe stato quello di distruggere un’altra civiltà, altre vite, in favore della nostra.
    Ma poi ho incontrato te, Ichigo. Ed è stato in quel momento – quando ho dovuto combattere contro di te – che ho iniziato a pensare realmente.
   In realtà all’inizio non avevo ancora capito. O meglio, avrei voluto sbagliarmi su di te: credere che fossi semplicemente una ragazzina umana che avrei potuto salvare – l’unica tra miliardi di altri terrestri, sai, un po’ come la vostra credenza di quel Dio che sceglie di mettere in salvo una coppia virtuosa mentre condanna il resto dell’umanità a perire in un diluvio, così da punirla per i suoi sbagli – oh, quanto mi piaceva paragonarmi a un dio, poter disporre di un tale potere su di voi!
    L’idea di portarti via e offrirti un destino migliore della morte era rimasta con me fino a quando non ebbi scoperto la tua vera identità, ed in quel momento il mio mondo si è sgretolato davanti ai miei occhi. No, non avrei potuto salvarti, né tantomeno amarti: io dovevo ucciderti, perché è questo che accade in una guerra.
    Eppure non l'ho mai fatto.
   Se solo tu non fossi stata una Mew Mew, oh, Ichigo, nemmeno i miei fratelli avrebbero avuto da ridire al riguardo: in fondo sono sempre stati abbastanza permissivi nei miei confronti e tolleranti dei miei capricci e dei miei desideri – anzi, Pai avrebbe anche trovato interessante potersi confrontare con una mente e una cultura diversa dalla sua, mentre a Taruto, ne sono sicuro, sarebbe piaciuto avere una sorella maggiore. In fondo nostra madre è morta quando lui era così piccolo da non averne alcun ricordo…
    Ma questi sogni erano più fragili di un castello di carte, e l’ho scoperto a mie spese quando ti sei rivelata ai miei occhi per quello che sei. Anche tu in fondo eri una guerriera, ma Ichigo, non potevi davvero pensare di poter competere con qualcuno che per tutta la sua esistenza ha avuto delle spade tra le mani?
Durante quel nostro primo scontro ebbi la meglio fin troppo facilmente, ma credimi, non ti avrei mai ucciso. E ho ringraziato silenziosamente le tue compagne quando sono intervenute per salvarti, perché mi hanno offerto l’occasione di risparmiarti senza rendermi un traditore agli occhi dei miei fratelli.
    Credo di averti trovato ancora più bella e desiderabile quando il tuo corpo è mutato, rendendoti più simile a me di quanto non avrei mai ritenuto possibile. Ho lasciato che mi sconfiggeste facilmente – mia cara, davvero, non avrai pensato che fossi così debole? – e sono sparito, non prima di averti promesso che ci saremmo incontrati di nuovo. Tu non volevi, e come darti torto? Di certo non eravamo partiti con il piede giusto – ricorderò per sempre il sapore che avevano le tue labbra, quel giorno.
    Eppure, tu mi hai odiato sin da subito. Perché, Ichigo? Solo perché qualcun altro aveva deciso, al posto nostro, che saremmo dovuti essere nemici senza alcuna possibilità di scegliere?
    Oh, aspetta – una scelta l’abbiamo sempre avuta entrambi. In fondo potevamo ritirarci in ogni momento, ignorando ciò per cui eravamo stati chiamati a combattere, ignorando i nostri due popoli per poter vivere la vita tranquilla e serena che ci era stata negata. Tu non hai scelto di essere una guerriera, io sì però: non potevo di certo tirarmi indietro, quando i miei fratelli avevano accettato con gioia l’incarico.
    Ma credimi: ho odiato Deep Blue con ogni singola fibra del mio essere, quando sono stato costretto a farti del male in nome delle sue maledette ambizioni.
   Ogni ferita, ogni graffio che sporcava e scalfiva il tuo giovane corpo era una pugnalata a me stesso: farti soffrire perché non avevo altra scelta era qualcosa che mi uccideva e mi rendeva più crudele, più spietato. Il tuo odio, in fondo, sapevo di meritarmelo; ma allo stesso tempo cercavo di dosare i combattimenti perché sapevo anche che tu non ce l’avresti mai potuta fare in uno scontro nel quale io avessi utilizzato tutta la mia forza. Me ne andavo sempre prima che la lotta diventasse troppo dura, per te – ma ammetto che ci sono state delle volte in cui mi hai preso davvero di sorpresa, e sei riuscita a sconfiggermi. Ti ho amata anche per quello.


    Eppure tu amavi l’altro. Quell’umano senza spina dorsale, quel Masaya, che neanche conosceva tutta te stessa come invece facevo io – che ti amava per metà, perché non aveva idea che dietro quel tuo bel visino, quegli atteggiamenti timidi e un po’ goffi, si celava in realtà una fiera combattente che nascondeva le ferite più gravi sotto la divisa scolastica.
    Non hai mai accettato i sentimenti che io ti offrivo, scambiandoli per un capriccio, una stranezza da alieno: forse eri troppo giovane e ingenua per poter comprendere la portata del mio amore, e hai preferito quello più semplice e puro, quasi banale, che il tuo fidanzatino ti poteva dare. Dì, era della mia passione che avevi paura? Del modo che avevo di rubarti un bacio, un abbraccio, una carezza?
    O forse la colpa era solo tua e dei principi che quel Ryo ti aveva impresso a fondo nella mente insieme al gene del gatto – semplicemente non potevi accettare che uno come me potesse desiderare di volere una come te, era qualcosa ai tuoi occhi contro natura. Noi dovevamo combatterci – fine della storia.
    Maledico il mio orgoglio, Ichigo, e maledico il tuo! Perché se ci fossimo ritirati dalla lotta, forse le cose sarebbero andate in modo diverso. Oppure no, certo, eppure sono sicuro che in quel modo avrei potuto avere almeno una possibilità, con te. Sai che ho desiderato per la prima volta in tutta la mia vita di non essere quello che sono, di poter essere un umano anch’io? Avresti potuto paragonarmi al tuo caro Masaya – e nulla mi dice che tu non l’abbia fatto comunque – e avresti compreso che tra me e lui non ci sarebbe stato confronto. Senza falsa modestia, so perfettamente di essere migliore di lui. Tu non immagini neanche ciò che ti avrei potuto offrire, il modo in cui ti avrei potuto amare, e baciare.

    Ma  è probabile che tutto ciò non avrebbe mai fatto la differenza, in fondo. Mi hai visto piangere, tremare, mi hai visto umiliarmi in ginocchio davanti a te e non hai mai cambiato idea, mai, neanche per un istante. Ho tradito i miei fratelli, la mia causa, ho lottato contro di loro e il tuo sguardo ha vacillato solo una volta, per poi ripetere quelle odiose parole.
    «Io amo Masaya…»
    Perfetto, Ichigo, và da lui, allora. Ormai Deep Blue è risorto dalle ceneri del tuo fidanzato, quale sarà la tua reazione? Perché io ho smesso di venire a salvarti – non mi hai mai voluto in quel ruolo, e d’altra parte non era compito mio, purtroppo non lo è mai stato. Per quanto mi faccia male, oh, non t’immagini quanto, non sarò in grado di oppormi a lui.
    Non so se rimarrò a guardarti morire, probabilmente fuggirò prima. Non posso tradire ancora il mio sovrano in nome di qualcuno che non apprezzerà mai il mio sacrificio.
    Addio, micina.


















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 AA - Angolo Autrice:
    Aehm. Non so da dove sia sgorgata questa one-shot... Stavo giusto pensando che, malgrado questo fosse il primo manga e anime che avevo letto e di cui mi ero innamorata, non avevo ancora scritto niente al riguardo (a parte alcune sciocche fan fiction che non vale neppure la pena di riprodurre xD) che fosse decente, tanto per intenderci. Ed ecco qui! E' venuta fuori tutta in un paio d'ore, minuto più, minuto meno. Questo, ovviamente, tralasciando lo studio... Vabbè -.-''
    Qualora non si fosse capito: io amo Kisshu, letteralmente, è sempre stato il mio personaggio preferito e ho sofferto tutte le volte che Ichigo lo rifiutava - per non parlare delle volte in cui sembrava voler piangere da un momento all'altro ç__ç Che dire, sono per i personaggi dai Non-Lieti fine! Poracci :(
    Dunque, nel caso non fosse chiaro: mi sono ispirata un pò all'anime e un pò al manga - siamo nel momento in cui Deep Blue risorge, e Kisshu osserva la scena in disparte ripensando al suo amore (non ricambiato, come tutti sapete - snif!) per Ichigo. Ho voluto usare i nomi giapponesi perchè secondo me rendono di più e sono più "drammatici" :D
    Comunque, cari lettori chiunque voi siate, spero di avervi regalato cinque minuti piacevoli ^^ Fatemi sapere che ne pensate, se vi va :)
    Un abbraccio, alla prossima storia :)
    Kisses,
    Giuly.


   
 
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