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Autore: Guazzo89    17/11/2005    0 recensioni
"Una strana forma si muoveva davanti a una stella, una piccola macchia nera nell'immensa estensione della stella, a sua volta un semplice cerchietto luminoso davanti all'infinità dello spazio. Passò qualche istante di incertezza prima che la piccola sagoma si sfuocasse, per poi sparire nel nulla."
Questa storia non comprende nessun personaggio conosciuto. Inserisco nell'elenco solo provvisoriamente un personaggio qualunque, in assenza della dicitura nuovo personaggio^^
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Anakin Skywalker/Darth Vader
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una strana forma si muoveva davanti a una stella, una piccola macchia nera nell'immensa estensione della stella, a sua volta un semplice cerchietto luminoso davanti all'infinità dello spazio. Passò qualche istante di incertezza prima che la piccola sagoma si sfuocasse, per poi sparire nel nulla.

A bordo della nave da guerra galaxis, il giovane Thor venne sbattuto a terra all'attivazione dei motori iperspaziali. C'era poco da fare, non sarebbe mai riuscito ad abituarsi a questo tipo di propulsione: ogni volta che partivano i reattori si esibiva in una caduta veramente molto imbarazzante.

Il giovane si rialzò, massaggiandosi la schiena dolorante per la seconda caduta quel giorno «Chissà perché siamo usciti dall'iperspazio?» si chiese. In effetti era una procedura strana, normalmente una volta avviati i motori a propulsione si manteneva la velocità luce fino alla destinazione. Di sicuro non c'erano stati né attacchi, né guasti, era il capo ingegnere e sarebbe stato avvertito in entrambi i casi. Thor uscì dalla sua cabina e si diresse per il corridoio, deciso a recarsi a chiedere delucidazioni al comandante.

Mentre camminava per un corridoio pieno di gente vi fu un'altra improvvisa decelerazione. Questa volta molte persone caddero in avanti, provocando una reazione a catena. Dal groviglio di corpi a terra iniziavano appena ad alzarsi imprecazioni, che già Thor era in piedi e camminava sempre più deciso verso la cabina di pilotaggio. Doveva trattarsi di un guasto al computer di navigazione o ai motori stessi. Era l'unica conclusione possibile altrimenti le sirene in tutti i corridoi si sarebbero avviate, per preparare i passeggeri al forte cambio di velocità.

Raggiunta la cabina di pilotaggio entrò, soltanto per vedere anche lì persone a terra, e altre rialzarsi. Doveva proprio essere successo qualcosa di grave, al giovane non era mai successa una cosa del genere, "E pensare che lavoro come ingegnere in servizio da ormai vent'anni!" si disse prima di rivolgersi al comandante.

«Comandante. Ho notato un malfunzionamento nei motori iperspaziali; si è forse verificata un'avaria?»

Thor aspettò pazientemente che le sue parole fossero elaborate dal droide traduttore, e dopo qualche secondo le sue parole risuonarono nella fredda e metallica voce del traduttore. Era un bel problema quello del linguaggio, ma abbastanza ovvio, considerando l'enorme quantità di specie intelligenti che popolavano la quella galassia.

Per fortuna il comandante era l'unico di tutta la nave a non parlare Basic Galattico. A dire il vero era l'unico Alieno, inteso ovviamente col significato letterale di diverso. Su quella nave erano tutti alieni per Thor, ma il comandante era l'unico non umanoide. Per la precisione era uno Hutt... uno dei pochi Hutt ad aver viaggiato nello spazio.

Ancora giovane era stato rinnegato dal suo clan sul pianeta Tatooine, perché mancava delle caratteristiche tipiche della sua specie: l'arroganza, la prepotenza e l'avarizia. Si era trasferito a Mos Eisley, capitale economica del pianeta e aveva fatto una lunga gavetta allo spazioporto. Raccontava spesso di quanto si fosse annoiato in quegli anni, ma alla fine lì aveva imparato ciò che lo rendeva un comandante indispensabile per la flotta della Repubblica.

Nel frattempo il comandante aveva risposto e ora il droide stava traducendo

«Nessun problema che la riguardi Thor. Abbiamo avuto un errore con il computer, forse uno sbalzo di tensione. Stanno arrivando i tecnici, ma siamo già abbastanza vicini, manca solo qualche minuto-luce»

Thor fece il saluto militare e uscì, salutando il tecnico che entrava. Appena fuori si diresse a sinistra e, dopo qualche passo, prese un turboascensore. Diede il comando vocale e in pochi secondi si ritrovò nell'osservatorio. una sorta di semisfera di materiale trasparente posta nella parte superiore della nave.

Thor alzò lo sguardo, e ciò che vide lo affascinò; dritto sopra di lui c'era una stella, lui ne aveva viste di stelle e questa era anche abbastanza piccola, ma l'intenso giallo che si propagava da questa gli faceva uno strano effetto, gli sembrava quasi di averla già vista.

Mise gli occhiali schermati e la guardò dritta, fino al centro del suo nucleo. Era sicuramente bella, ma anche molto instabile. Il rischio che implodesse entro un centinaio di anni era elevatissimo. Volse lo sguardo intorno e vide un paio di pianeti, erano bellissimi, ma molti erano nascosti dal corpo della nave. In quel momento, tornando a guardare la stella identificata come Sole, si chiese perché si trovassero in quell'angolo di galassia.

Era una stella così bella! Thor non riusciva a scollarle gli occhi di dosso. Ad un certo punto intravide un pezzo di un gigantesco pianeta rosso sbucare dal bordo della nave. Un immenso deserto rosso che stonava enormemente con la vivida stella. Il giovane si strappò gli occhiali e corse fuori dall'osservatorio, lanciandosi nel turboascensore e di lì direttamente nella sua cabina.

Si sdraiò sul letto e si mise a fissare il grigio uniforme del soffitto cercando di scacciare dalla testa gli ultimi pensieri che aveva avuto. Non poteva essere già stato lì, eppure quel grosso pianeta rosso... gli ricordava qualcosa, qualcosa che aveva già visto. Thor barcollò sul letto in seguito ad un altro brusco arresto della nave e si alzò "Probabilmente è perché assomiglia a Tatooine" tentò di convincersi "dello stesso rosso abbagliante. Ora è meglio che vada a vedere cosa sta succedendo a questa nave"

L'astronave continuava ad accelerare e rallentare, e Thor cadde ancora alcune volte, prima di riuscire a raggiungere la cabina di pilotaggio. Aprì la porta ed entrò

«Signore!» una giovane sentinella scattò sull'attenti «Il comandante immaginava che sarebbe passato di nuovo. Mi ha detto di comunicarle che non si deve preoccupare, un semplice cortocircuito. I tecnici sono già al lavoro e probabilmente giungeremo in vista della destinazione in meno di un'ora...»

«Va bene, ma perché il comandante non è qui?»

«Ha detto che la aspetta nella sua cabina e che le deve parlare urgentemente.»

Thor lanciò uno sguardo alla cabina e al pilota, che se ne stava in disparte aspettando che la sua consolle fosse lasciata libera dal tecnico che vi armeggiava. Si girò tornando nel corridoio e si incamminò verso sinistra in direzione della cabina del capitano che fungeva anche da suo studio. Bussò e la porta si aprì automaticamente, permettendogli di entrare e sedersi su una seggiola di fronte al capitano.

«Mi sembra giusto alla luce delle ultime novità informati dell'obbiettivo della nostra missione. Forse avrai notato che la stella che domina la nostra astronave è molto instabile, e potrebbe esplodere nel giro di cent'anni.»

«Si, mi è sembrato di leggere un rapporto su questo fatto. Mi pare ci sia persino la possibilità imploda nel giro di pochi decenni...»

«C'è questo rischio, ma è una possibilità molto remote. Allora abbiamo mandato una navicella in esplorazione in questo settore di galassia. Abbiamo scoperto che tutti i pianeti che verrebbero attratti nel piccolo buco nero sono disabitati e inospitali, meno uno. Di tutti i pianeti che la nave ha visitato uno solo è abitato da forme di vita di intelligenza semi-sviluppata. Si tratta di una popolazione ancora vincolata al suo pianeta natio, tuttora lacerato da guerre devastanti. Quindi sono state prese due misure, sono state lasciate delle sentinelle sul pianeta, per controllare il livello di barbarie di questa cultura e sono stati prelevati alcuni neonati, per controllare i loro comportamenti nello spazio...»

«Si, so di questi procedimenti... è una delle prime cose che insegnano all'Accademia...»

«Bene, allora saprai anche che il risultato ottenuto, un sopravvissuto su cinque, è tutto sommato buono. Questo risultato unito a rassicuranti segnalazioni da parte delle sentinelle a portato alla decisione di salvare questa razza umanoide. Noi ci stavamo giusto recando a stabilire i primi contatti, quando i rapporti delle sentinelle sono cessati improvvisamente. Il pianeta è collassato sotto l'impatto di una guerra di vastissima portata. E' per questo che faticavamo a raggiungere le coordinate spaziali, è probabile che ci fossero delle radiazioni sconosciute che interferivano con i nostri computer.»

«Quindi il pianeta non esiste più?»

«No. E' esploso distruggendo anche il suo satellite e devastando la superficie dei pianeti vicini.»

«Gli abitanti?»

«Abbiamo forte ragione di credere che siano tutti morti. Non avevano ancora sviluppato una buona tecnologia di viaggio spaziale, né basi extraplanetarie abbastanza avanzate da permettere la sopravvivenza di qualche individuo.»

«C'è la possibilità che qualcuno sia stato sbalzato nello spazio a causa dell'esplosione senza subire danni?»

«C'è; è molto piccola ma c'è. D'altronde su un numero di abitanti di sei miliardi e mezzo può essere successo potenzialmente di tutto. Stavo giusto per trasmettere le ultime notizie al Senato, prima di allertare l'equipaggio e procedere alla ricognizione dei settori limitrofi a questo sistema stellare.»

«Qual'è il mio compito signore?» Chiese Thor, alzandosi e preparandosi ad uscire

«Aspetti, Thor, non ho ancora finito di aggiornarla su questa missione. Deve ancora sapere una cosa prima di poter andare, una cosa che la riguarda personalmente. Tutte quelle persone... tutta quella gente morta... glie lo devo dire... lei è l'unico dei cinque...»

«Cosa vuole dire, signore?» chiese con una voce che già non mostrava nessuna incertezza, non una vera domanda, solo un modo per interrompere la voce metallica del traduttore

«Thor, tu sei l'ultimo terrestre dell'universo!». Ci volle qualche secondo perché tutto questo raggiungesse il cervello di Thor e qualche altro secondo perché provocasse una reazione. L'ultima cosa che il giovane vide fu il comandante che si attaccava alla radio, chiedendo l'intervento immediato di un medico nella sua cabina.

  
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