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~ Fagiolini ed ecografie ~
L’aggeggio che aveva in mano la dottoressa premette con un
po’ più forza sul ventre, facendo espandere ancora di più il gel ghiacciato.
Rachel si morse il labbro per non ridacchiare. Un po’ per il solletico, un po’ per
il nervoso.
Cora le strinse la mano e Lula le lanciò un’occhiataccia che pareva voler dire: Non fare la scema. Questa è una cosa seria:
è la prima ecografia del Fagiolino!
Era così che lo chiamavano tra loro.
Era passato un mese dal primo test che aveva fatto (per
sicurezza, Lula gliene aveva fatti fare altri due) e
in quel lasso di tempo Rachel e le sue amiche avevano fatto qualche ricerca su
Google. Inizialmente era stato per cercare informazioni su Centri Di
Interruzione Della Gravidanza e sull’aborto; poi avevano cliccato esitanti sul
link di un sito che raccontava settimana per settimana la gestazione, fornendo
consigli utili e fotografie del feto. Man mano che leggevano, Rachel si era
resa conto che l’aborto non sarebbe stata una soluzione accettabile. Persino Lula di fronte alla fotografia di un embrione alla 5°
settimana, la cui didascalia annunciava in termini entusiastici che il cuore è formato al 75% e comincia a
battere, si era messa a guardarle il ventre con occhi allargati e colmi di
soggezione.
Non aveva abortito, dunque.
Ed erano cominciate le nausee mattutine. E diurne. E
notturne. Come a volerle ricordare che l’impegno era preso. Il Fagiolino era
reale. Però, soltanto quando l’attempata dottoressa le indicò una macchiolina
nello schermo bianco e nero, se ne rese conto del tutto.
“Vedi? Quello è il tuo bambino. Adesso è lungo più o meno
nove millimetri. Sta cominciando a prendere forma: cominciano a formarsi le
narici, la bocca, le labbra, persino le gemme dei dentini. E, poi, vedi qui? Cominciano a distinguersi gomiti e ginocchia” le disse la
dottoressa Guerrero con voce gentile, continuando a
indicare la macchiolina. Rachel socchiuse gli occhi, concentrata, ma non
riuscì a distinguere niente, a parte la macchia a forma di fagiolo. Cora le sorrise, incoraggiante.
Lanciò uno sguardo a Lula, ma l’amica fissava lo
schermo con occhi sgranati. “Si stanno formando anche le dita delle mani e dei
piedi e anche gli organi riproduttivi” proseguì nella spiegazione la donna,
schiacciando qualche pulsante dell’apparecchiatura, che cominciò a stampare.
“Si sa già se sarà maschio o femmina?” chiese Rachel con
voce tremula.
La dottoressa Guerrero sorrise
con fare materno. “È ancora un po’ presto per dirlo, cara.
Dovremo aspettare all’incirca la dodicesima settimana per
saperlo con esattezza” spiegò, togliendosi i guanti e andando verso la
scrivania. “Allora, adesso ti prescrivo qualche esame
da fare, d’accordo? Ci rivedremo quando saranno pronti i risultati. La prossima volta ci sarà anche il papà?” chiese, fissando Rachel
con intensità da dietro gli occhiali di tartaruga.
“Ehm…”
“Farà di tutto per esserci” rispose Cora
a sorpresa.
La dottoressa Guerrero le
osservò in silenzio per qualche istante. Poi sorrise e passò a Rachel i
fazzoletti per ripulirsi dal gel. “Molto bene. È importante avere l’appoggio
del tuo compagno in questa fase. Per ora sta procedendo tutto bene, ma devo
avvisarti che queste prime settimane sono un po’ critiche: comincerai ad avere
forti nausee e mal di testa e potresti avere vertigini e mancamenti. È
indispensabile avere tutto l’aiuto possibile attorno a te.” Nel vedere i volti
impalliditi delle tre ragazze si affrettò ad aggiungere: “Ovviamente, i sintomi
variano da persona a persona”.
Rachel annuì e si abbottonò nuovamente i jeans, sentendosi
già mancare.
Oh, su! Non farti
condizionare, adesso. Ha detto che potresti avere dei mancamenti. Se
pensi che starai male, starai male sicuramente.
Abbozzò un sorriso nel prendere le prescrizioni e
l’ecografia dalle mani della dottoressa.
“Un’ultima cosa: so che in questo
periodo è difficile mangiare, ma cerca di sforzarti di assumere cibi sani. Mangia poco, ma di frequente. Ovviamente, se fumi dovrai smettere e ai party dovrai evitare i
punch corretti, capito?” Gli occhi color miele della donna l’osservarono
severi.
“Non ho mai fumato e non voglio più sentir parlare di
alcolici per un bel pezzo” rispose prontamente Rachel.
La dottoressa tornò a sorriderle. “Molto
bene. E voi statele vicine” continuò, rivolta a Cora e Lula, mentre tutte e tre
uscivano dall’ambulatorio.
“Beh, questa visita è stata…” cominciò Lula,
prendendola sottobraccio, mentre Cora si posizionava
dall’altro lato. Si fermo ed esalò: “Wow”.
“Sì, non avrei saputo dirlo meglio!” ridacchiò Cora. “È stato veramente interessante. Penso
che potrei decidere di prendere Ginecologia al college!” Di fronte agli sguardi
sorpresi delle altre due si strinse nelle spalle: “Cosa?”.
Lula scosse la testa. “Chi l’avrebbe
mai detto che quel Fagiolino avesse già persino i dentini…” mormorò,
impressionata.
“L’avresti saputo se fossi stata attenta alla lezione di
Biologia del Professor Cobb” la rimbeccò la rossa.
Rachel sorrise e si passò una mano sul ventre, che ancora
non dava segni di avere una vita dentro di sé. Cielo! Una vita stava crescendo
in lei…
Oh, mio Dio, Rachel!
Va bene che hai gli ormoni in circolo, ma non cominciare a fare la melensa, eh!
“Ehi, Rach:
come ti senti?
Sei riuscita a fare colazione stamattina?” le domandò Cora, aiutandola a salire sul sedile del passeggero.
“Ho mangiato un paio di biscotti” disse, allacciandosi la
cintura di sicurezza. “Mia madre mi ha chiesto se ho cominciato una nuova
dieta…”
Lula si sporse in avanti dal sedile
posteriore. “E tu che le hai detto?”
“Le ho detto di sì” ammise Rachel, con un po’ di vergogna.
“Rach…”
“Lo so. Lo so. Devo dirglielo. È solo
che…” Sospirò. “Ogni volta che guardo i miei negli occhi, mi sento come
se qualcuno mi avesse dato un pugno nello stomaco.”
“Odio essere schietta,” esordì Lula, guadagnandosi due occhiate storte da parte delle
amiche, che prontamente ignorò “ma prima o poi il Fagiolino diventerà un
Fagiolone e sarà un bel po’ più difficile nascondere la sua esistenza ai
Signori Reyes. Più aspetti e peggio
sarà.”
Si imbronciò e incrociò le braccia sotto il seno, che da
qualche giorno a quella parte le sembrava più pesante e indolenzito. “Me ne
rendo conto perfettamente, ma non ci riesco. È già stato un miracolo che
l’abbia detto a voi: lo sapete che sono una codarda quando si tratta di
affrontare le persone.”
Cora le posò una mano sul ginocchio,
continuando a guidare verso la scuola. “Oh, no, tesoro! Non è vero che sei una
codarda. Secondo me sei una ragazza molto coraggiosa, invece.”
Rachel sorrise, un po’ fiacca. Non si sentiva coraggiosa.
Affatto.
Concordo: se avessi
un minimo di fegato, avresti detto a Dickson che
aspettate un pupo, invece di evitarlo come se avesse la peste.
Si corrucciò. Non è che lo stesse proprio evitando…
Rachel, ieri ti sei
nascosta sotto il tavolo della caffetteria. Se non lo chiami ‘evitare Elijah Dickson’, non so proprio che altro nome potresti dargli…
Okay, forse lo stava evitando ma, insomma!, era giustificata. Non erano quel che si dice amiconi; anzi,
praticamente prima di Quella Notte non si erano mai parlati. E anche durante
Quella Notte, non è che avessero chiacchierato poi più di tanto. Cioè, era
stata più una notte di azione che di parole… Emise un lamento e si nascose le
guance arrossite con una mano. Ecco perché non riusciva a parlare a Dickson: ogni volta che lo vedeva (o lo pensava) si
ricordava di Quella Notte e si imbarazzava al punto di doversi nascondere.
La macchina di Cora entrò nel
parcheggio della Foster. E, ta-dan!,
Elijah Dickson era proprio davanti all’entrata della
scuola, impegnato a prendere in giro quelli del primo anno con i suoi amici e a
flirtare con due ragazze Cheerleader.
Lula lo guardò e arricciò le labbra,
disgustata. “Ecco il paparino… Sembra proprio che oggi stia facendo quello che
gli riesce meglio: lo stronzo.”
Cora trattenne il fiato, indignata. “Lula! Ha pur sempre fornito metà del patrimonio genetico
del bambino di Rachel!”
La bionda sbuffò, uscendo dalla macchina. “Beh, mi
dispiace per il Fagiolino, ma suo padre è uno stronzo
fatto e finito, esattamente come fa intuire il suo cognome.(*)”
“Non è carino dirlo davanti al piccolo” mugugnò l’altra,
chiudendo la macchina.
“Sveglia, Rossa!” roteò gli occhi Lula.
“Il Fagiolino non ci sente ancora.”
“Shh! Abbassa la voce: gli altri
studenti, invece, ci sentono benissimo!”
Mentre le due proseguivano a discutere, Rachel lanciò
un’occhiata a Dickson. Stava sussurrando qualcosa
all’orecchio della Cheerleader alla sua sinistra, che ridacchiava lanciandogli
occhiate maliziose da sotto le ciglia. Anche Dickson
sorrideva. Aveva proprio dei bei denti: bianchi e regolari. Che risaltavano
sulla sua pelle abbronzata. Anche gli occhi erano belli: a metà tra il nocciola
chiaro e il verde marcio. I capelli scuri erano tagliati molto corti e
sottolineavano la bella forma del cranio. Decisamente un ragazzo attraente.
Sì, c’è da chiedersi
per quale motivo abbia accettato di venire a letto con te. Davvero un bel
mistero. No, in realtà mica tanto. Ha diciassette anni: farebbe sesso con
qualsiasi cosa respiri. Beh, almeno speriamo che il pupo prenda il suo aspetto;
non l’aria intimidatoria, di quella possiamo farne a meno. E anche del suo
carattere. Ma gli occhi e il sorriso, su quelli non ci sputiamo sopra.
Quando gli passarono a fianco, Rachel puntò lo sguardo sui
suoi piedi e si rifiutò di alzarlo, ben sapendo che Lula
gli stava lanciando un’occhiata arcigna. Continuando a fissarsi le scarpe,
tuttavia, non si rese conto di stare andando addosso a qualcuno, finché questo
qualcuno non la prese per le braccia per tenerla in equilibrio.
“Brad!” esclamò senza fiato, quando rialzò lo sguardo per
scusarsi.
Il ragazzo sorrise, facendole sentire le farfalle nello
stomaco. “Ehi, Rachel! Come stai?” Quando Lula si
schiarì la voce, Brad si passò una mano tra i riccioli biondi
e sorrise imbarazzato alle due ragazze ignorate. “Ehm… Ciao, Lucinda. Ciao, Cornelia. Tutto bene?”
Lula grugnì. Cora
le lanciò un’occhiataccia. “Tutto bene, grazie, Brad. Rachel, ti aspettiamo
agli armadietti?”
“Okay” sussurrò lei, scostando lo sguardo dagli occhi
color caffè di Bradford Hurst,
quarterback della squadra di football, nonché suo compagno di Chimica, nonché
ragazzo per il quale aveva una cotta da tre anni, nonché neo-boyfriend della
Capo Cheerleader Amanda Lindsay, nonché migliore amico del ragazzo che l’aveva
messa incinta. Brad è un sacco di nonché,
eh? “Uhm…” Scostò il peso da un piede all’altro, a disagio.
“Ho sentito che non sei stata bene durante l’ora di
Ginnastica. Me l’ha detto, Mandy.”
“Sì, beh, sai, c’è un virus influenzale che gira…”
“Oh. Capisco… Stai meglio ora?”
Starò meglio tra otto mesi, Mr. Sono-Gentile-E-Premuroso-Con-Te-Anche-Se-Ho-Una-Ragazza,
pensò scontrosa. Ma poi si disse che, in realtà, non era colpa di Brad se lei
era stata così stupida da cercare conforto in una notte di sesso col suo
migliore amico. Sospirò e tentò un sorriso. “Meglio, sì.” Non appena pronunciò
quelle parole, cominciò a sentire i biscotti di quella mattina risalirle in
gola. Si mise una mano davanti alla bocca. “O forse no” mugugnò, occhieggiando
i bagni delle ragazze. “Brad, ti dispiace?” Gli lasciò lo zaino e senza
attendere risposta corse dentro i servizi, subito seguita da Cora e Lula.
“Rachel?” la chiamò Brad un po’ preoccupato, rimanendo in
mezzo al corridoio con la sua cartella rosa in mano.
“Ehi, amico, bello zaino. Hai qualcosa da confessare alla
tua ragazza? Tipo la tua collezione di cerchietti?”
sghignazzò Elijah Dickson, tirandogli un pugno di
saluto sul braccio, imitato da Larry e Jake, altri
due compagni della squadra di football.
Brad fece una smorfia, massaggiandosi la zona offesa. “È di Rachel, idiota. È scappata in bagno. Virus influenzale” spiegò con un’alzata di spalle.
Dick inarcò un sopracciglio, ma, prima che potesse
parlare, Amanda prese il suo ragazzo sottobraccio. “Quella
ragazza ti gira sempre intorno, Brad, e tu le dai un po’ troppo retta.
Non so se mi sta bene” si lamentò, mettendo il broncio e agitando i lunghi
capelli castano chiaro raccolti in una coda. Christie
e Madison annuirono, appoggiando la loro capitana.
“Rachel è un’amica” si giustificò il biondo. “Niente di
più, niente di meno.”
“Come ti pare” brontolò Amanda, incamminandosi verso la
classe di Algebra 2. Si bloccò quando si accorse che Brad non la stava seguendo.
“Beh, che fai? Non vieni?”
“Devo ridarle lo zaino.”
Gli occhi celesti della cheerleader si assottigliarono. “Ci penso io, amore. Tu tienimi un posto
vicino a te” cinguettò a denti stretti, strappandogli di mano lo zaino rosa e
gettandolo a Christie.
Brad esitò un attimo, prima di andarsene con Larry e Jake. Dick rimase indietro e le scoccò un sorrisetto
allusivo, infilando le mani nelle tasche del giubbotto della squadra di
football. “Se fossi il tuo ragazzo, non mi lascerei distrarre dalle mie amiche”
disse, inclinando lievemente la testa e guardandola con intensità.
Amanda rimase impassibile, nonostante Madison dietro di
lei si fosse lasciata sfuggire un sospiro sognante.
Arricciò il labbro superiore ed emise un verso di sdegno. “Non
ti cambierei con Brad nemmeno se non fossi il fallito che sei. Sei buono
solo per una cosa, Dick, ricordatelo. Andiamo, ragazze!”
esclamò, dandogli le spalle e perdendosi lo sguardo infuriato e ferito che le
lanciò il ragazzo.
“Mandy, forse sei stata un po’ troppo
dura con lui…” sussurrò Madison, lanciando un’occhiata di rimpianto a Dick,
ancora fermo in mezzo al corridoio con una smorfia sul volto.
“Dick non ha alcuna possibilità di
sfondare nella vita: non sa nemmeno se riuscirà a diplomarsi, figuriamoci pensare
di essere ammesso al college! Ammetto che è piuttosto portato per
quanto riguarda le ‘attività notturne’, per il resto, però, è un totale
fallito” decretò, ancheggiando fino al bagno. “Ricordatevi questo:
accalappiate un ragazzo che abbia un futuro davanti a sé ed eliminate qualsiasi
ostacolo si frapponga tra voi e lui” aggiunse, ordinando con un cenno brusco
del capo di sbarazzarsi della sacca.
Christie obbedì. Lo zaino cadde come un sacco di patate
dentro il cestino della spazzatura e dalla tasca davanti fuoriuscì una piccola
foto in bianco e nero. Amanda la notò e corrucciò le belle sopracciglia.
“E questa…?” Si chinò per raccoglierla e i suoi begli
occhi si allargarono, sorpresi. Poi, un sorriso calcolatore si fece strada
sulle sue labbra rosate. “Molto interessante, Rachel Reyes.
Molto interessante davvero…”
(*) In inglese la parola dick, oltre a essere uno dei
diminutivi del nome Richard, ha anche un significato un po’ più volgare…
Commenti:
Ringrazio moltissimo Lucille_Arcobaleno per la sua recensione! Sei stata molto carina a
lasciare un commento a una neofita come me!^^ Spero che la storia continui a
piacerti!
Ovviamente, ringrazio anche tutti coloro che
hanno messo ABITO (oh, è la prima volta che la sigla di un mio titolo ha senso!
O_o) tra i loro preferiti e chi ha solamente dato una
sbirciata.
Il terzo capitolo (che sarà dal punto di
vista di Dick) sarà pubblicato settimana prossima.
Un abbraccio a tutti/e!
Ale