La guardavo entrare a scuola.
Il primo giorno delle elementari di mia
figlia.
Credo di non essere mai stata più
agitata in vita mia.
Pensavo che fosse ancora troppo piccola
per incominciare a studiare, che era ancora troppo ingenua per
iniziare ad entrare in questo mondo lasciando per sempre il suo modo
di vivere da bambina.
La vedevo con tutti gli altri bimbi
sorridere perchè si sentiva importante quel giorno.
Le sembrava che tutto fosse bello in
quel momento e aveva voglia solo di entrare in quell'edificio.
La mia ragione di vita, Greta, era la
con i suoi amichetti dell'asilo.
La vedevo ancora troppo minuta e
sottile per intraprendere questo cammino. Ma purtroppo mi accorgevo
che queste erano solo le solite preoccupazioni di una mamma che vuole
il meglio per la sua bimba.
Speravo che quella campanella non
suonasse mai e invece non andò così.
Ero felice per lei. Stava crescendo. Ma
d'altronde avevo anche paura di perdere la mia piccolina, quella
bimba coi capelli castani, lunghi fino alle spalle, e gli occhi
grandi e verdi.
Avevo paura che stando con gli altri
bambini, soprattutto quelli più grandi, perdesse la sua ingenuità e
la sua purezza.
In quel grande piazzale che dava sul
cancello d' ingresso si sentiva il tintinnio lieve della campanella
ma che per me era il rumore più fastidioso al mondo.
Iniziò il finimondo.
Bambini che non volevano lasciare le
proprie mamme, altri che piangevano e strillavano, bambine che si
facevano rifare le treccine per avere la sicurezza di una perfezione
totale.
Mia figlia invece niente.
Stavo già iniziando a pensare che si
fosse dimenticata di me, che quel fiorellino fragile e bellissimo si
fosse già abituata all'odore di fogli nuovi e al rumore delle penne
che scorrevano sui quaderni appena comprati.
Mi stava venendo l' ansia.
Non la vedevo più.
Nella mia testa passavano i peggiori
pensieri di questo mondo ma in fondo mi dicevo: “ Dai, non posso
mica farmi tutte queste paranoie. Sta andando a scuola mica in campo
di concentramento!”. Ma alla fine i sensi di colpa ritornarono.
La intravedevo tra le teste dei suoi
compagni e mi sembrava sempre che la mia vista fosse offuscata.
Avevo paura per il mio piccolo raggio
di sole.
Poi arrivò il momento di entrare in
classe.
Greta si avvicinò a me saltellando,
con in spalla il suo zainetto delle barbie ormai più grande di lei.
Mi guardò con quei suoi occhioni
grandi e molto espressivi.
Mi sorrise e come se si fosse accorta
di tutte le mie preoccupazioni mi saltò in braccio e sussurrò:
“ Ehi mamma.. Lo sai che ti voglio un
bene infinito?!?! Non ti preoccupare, tra sole 4 ore torno a casa. Mi
raccomando fai la brava!”. E velocemente, presa dalla foga di
correre da suoi amichetti, mi diede un piccolo bacino sulla guancia.
In quel momento tutte le mie
preoccupazioni svanirono e l' abbracciai forte.
La mia farfallina, l' amore della mia
vita, la cosa più bella che avevo si sistemò il vestitino e poi
trotterellando entrò a scuola.
E anche io, con il sorriso stampato
sulle labbra e qualche lacrima agli occhi tornai verso casa.
Spazio Lalla
Ciaooooo ragazzi :D
Ho scritto questa storiella perchè stavo pensando a come sarebbe
avere una figlia e soprattutto le difficoltà che questo potrebbe
comportare.
Credo che non sai fantastica questa fanfiction ma a me ha emozionato
almeno un pochino. Spero che questo succeda anche con voi.
Se mi volete lasciare qualche recensione per darmi qualche consiglio mi fareste molto felice.
A presto.
Laura