Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler
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Autore: Akira Haru Potter    08/11/2010    4 recensioni
Era una carta vecchia.
Rovinata, spiegazzata sui bordi.
Ma emanava ugualmente un’aura di potere.
Persino il conte Ciel Phantomhive se ne accorse.
[Quinta Classificata al contest 'le 22 stelle' indetto da souseiseki sul EFP Forum]
Genere: Introspettivo, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Ciel Phantomhive, Sebastian Michaelis
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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• Nick dell’autore : Akira Haru Potter
• Titolo : The Popess’s Spell
• Tarocco : La Papessa
• Tipologia: One-Shot
• Genere : Sentimentale,Introspettivo,Mistero
• Avvertimenti : Shonen-ai, What if …
• Rating : Giallo
• Beta Reading : No
• Note dell'autore: Prima SebastianxCiel così lunga. Ed è anche la prima storia che partecipa seriamente ad un contest.
Davvero, la preoccupazione di non riuscire a completarla era tanta, perché se non ci riuscivo ora, non ci sarei riuscita più.
Quindi eccola: la mia piccola perla, il mio piccolo parto, a cui mi sono enormemente affezionata.
La scena si svolge tranquillamente tra il 6° e 7° episodio della seconda stagione di Kuroshitsuji, prima dello scontro a casa Trancy.
Comunque sia non ci sono grandissimi spoilers o altro, quindi nessun problema.
Spero che piaccia, almeno un poco!
P.S= The Popess è una delle traduzioni inglesi per ‘la Papessa’.
 

 

 

 

The Popess’s Spell

 

 

Dedicata alla mia Micetta,
 a cui è piaciuta, che mi ha sopporta sempre a scuola
e a cui dovevo obbligatoriamente (a costo della morte) dedicarle qualcosa!
Alla mia sorellina, la Sofi,
che – pur essendo neutra riguardo allo yaoi – mi ha sempre sostenuta
e mi ha sempre detto che la mia roba è ‘materiale degno di lettura’
(Nota: io non ci credo ancora u_u).
E alla mia sorellona, la Ben,
che è sempre impegnata di questi tempi, necessitando urgentemente di relax
e di qualche soddisfazione.
Vi amo, mie adorate <3
 
 
 
 
 
Fukai na Yoru
Kakete tsuki akari tadotte mukatteku
Sosogareta inochi wa dare no tame?
Namidatsu koto wa dare no tame?
-
Una notte lugubre
Mi volto e mi dirigo verso i frammenti della luce della luna
Per chi la sua luce illumina la mia vita?
Per chi il mio cuore batte così forte?
 
(Rayflower – Uragiri no nai sekai made
Uragiri Wa Boku No Namae Wo Shitteiru)
 
 
 
 
Era una carta vecchia.
Rovinata, spiegazzata sui bordi.
Ma emanava ugualmente un’aura di potere.
Persino il conte Ciel Phantomhive se ne accorse.
<< Sebastian, dove hai detto di aver trovato questa carta? >>.
<< L’ho trovata dentro uno dei cespugli di rose rosse, Bocchan. >>.
<< Hai affermato che emana un alto livello di potere demoniaco. >>.
<< Esatto. >>.
Ciel continuava a ripetere le stesse domande, non accorgendosene.
Il maggiordomo in nero avrebbe tanto voluto farglielo notare, ma una volta fatto, l’ira del suo signorino era assicurata.
E con tutta la sincerità di questo mondo, la rabbia era l’ultima delle emozioni che voleva far suscitare al conte.
<< Che sia stato il maggiordomo dei Trancy a infilarla lì? Una sottospecie di scherzo? >>.
<< Non penso, mio signore. >>.
<< Sebastian, voglio che tu investighi su questa carta. Non mi fido. >>.
<< Yes, My Lord. >> e lasciò la stanza.
La carta ritrovata era ancora posata sulla scrivania.
La Papessa.
Che carta strana.
<< Farà parte di un mazzo di tarocchi, su questo non c’è dubbio. >>.
Gli occhi dell’anziana disegnata finemente sul tarocco sembravano profondi e saggi.
Come a nascondere quei misteri della vita non ancora svelati.
Ciel fece un piccolo sospiro.
Aveva di meglio che occuparsi di un vecchio tarocco.
Lo mise di lato e prese la pila di documenti che Sebastian aveva poggiato quella stessa mattina sulla scrivania.
Tutti documenti burocratici.
Ovvero cose che facevano annoiare il caro conte.
Si alzò dalla comoda poltrona e prese con due dita la carta, come se fosse infettata e ammirò il paesaggio dalla grande finestra di vetro.
Il cielo era pieno di alcune nuvole candide, anche se ve n’erano alcune argentate, che lasciavano intuire una possibile pioggia.
Senza accorgersene posò la carta vicino al cuore, sfiorando il tessuto morbido della camicia d’organza dal conte oggi indossata.
Vide il suo maggiordomo parlare con Finnian, proprio davanti a un cespuglio di rose.
Probabilmente lo stesso cespuglio in cui era stato ritrovato il tarocco.
Osservò il modo in cui le lunghe frange del maggiordomo gli accarezzavano la pelle nivea del viso, e lo sbattere delle lunghe ciglia scure.
E anche il movimento delle labbra era piuttosto ipnotico …
Così piene e rosse che …
Il conte sgranò gli occhi e non poté impedire ad alcune chiazze rossastre di diffondersi sulle guance spigolose del suo viso.
L’imbarazzo lo faceva vergognare più di qualsiasi altra cosa.
Non avrebbe fatto più dei pensieri del genere su Sebastian.
Se lo poteva scordare.
 
*
 
<< Bocchan, l’ora del the è arrivata. >>.
Ciel alzò gli occhi da quei noiosi documenti e vide il maggiordomo entrare con un carrello dalle lenzuola immacolate, in cui vi erano posati alcuni tipi di dolce gradevoli alla vista, una teiera, una zuccheriera e una tazza di pregiata porcellana.
<< Per il pomeriggio di oggi ho scelto un the all’arancia piuttosto rigenerante e come dolci vi sono una crostata di marmellata di albicocche con una spruzzata di zucchero di canna, un parfait di mandorle con sciroppo al cioccolato fondente e una torta di panna con finissimo cioccolato svizzero e fragole. >>.
Sebastian porse al conte la tazza finissima con un liquido ambrato dall’aroma intenso, ma il contatto con la mano del maggiordomo fece distrarre il padroncino, che fece scivolare la tazzina con tutto il suo contenuto.
Il the si versò sulla scrivania – evitando di poco i rigidi documenti – e gocciolò formando delle irregolari macchie sul tappeto lindo.
<< Stia attento, Bocchan. >>.
Il maggiordomo si chinò a raccogliere i cocci della tazzina, posandoli su un fazzoletto che aveva estratto dal suo taschino.
Ciel restò a occhi spalancati, come quando si era quasi ritrovato a decantare lodi alle labbra piene del maggiordomo.
Sperò ardentemente che Sebastian non si accorgesse dell’intenso rossore che gli imbrattò le guance paffute, al ricordo del tocco delle dita di lui.
Il tessuto del guanto era freddo e liscio, ma era la prima volta che reagiva in questo modo.
Si chiese da quando fosse diventato così sensibile a un semplice sfiorarsi di dita – che erano anche inguantate – e se non fosse semplicemente un po’ stressato per i nuovi prodotti che la ditta dei Phantomhive stava per lanciare sul mercato internazionale.
Il piccolo conte, in cuor suo, sperò ardentemente che fosse la stanchezza.
E non una semplice quanto banale e naturale attrazione nei confronti di Sebastian.
No, non poteva essere.
 
*
 
Lentamente calava la sera.
Le palpebre di Ciel si facevano sempre più pesanti ed era davvero annoiato.
Si alzò dalla poltrona ed uscì dallo studio.
Nella tasca posteriore dei pantaloncini vi era infilata la carta della Papessa.
Il conte non si era neanche reso conto di averla con sé, quando scese l’enorme scalinata e si recò in giardino.
Passeggiò brevemente , non trovandovi Finnian a lavorarvi arduamente.
Il profumo dei fiori gli inondava le narici e ammirava la freschezza delle loro forme.
Si ritrovò a cogliere una rosa bianca dai petali soffici.
Non si accorse nemmeno di essersi graffiato per via delle spine.
Alcuni rivoli scarlatti gli colarono sulle dita, come a formare un anello invisibile.
Era impossibile comprendere cosa stesse pensando il giovane conte.
Portò i petali profumati alle narici, ispirando in modo lento e moderato.
Come se fosse profondamente assorto nelle sue riflessioni.
Tanto che quando sentì la voce roca del maggiordomo, sussultò violentemente.
<< Sebastian! >>.
<< Mi scusi per averla spaventata, Bocchan. Non era mia intenzione. >> ma la nota sarcastica della sua voce negava le sue parole.
<< Sei riuscito a capire la provenienza della carta? >>.
<< Non ancora. >>.
Ciel sbuffò.
<< E’ assurdo. >>.
Il maggiordomo si limitò a non rispondere e tolse la rosa bianca dalle dita del conte.
Quello trattenne il respiro.
<< Sebastian? >>.
<< Si? >>.
<< Ti esigo di toglierti il guanto. >>.
Gli occhi cremisi del demone si accesero di una luce curiosa.
<< Potrei saperne il motivo, mio signore? >>.
<< Nessuna ragione. Ora rimuovi il guanto. >>.
<< Yes, My Lord. >> e con i denti si sfilò il guanto seducentemente, mostrando il dorso della mano in cui vi era disegnato il marchio del loro contratto.
Il conte prese bruscamente quella mano e se la rigirò fra le sue molto più piccole e lisce.
La mano del maggiordomo era molto grande, calda e ruvida.
Molto mascolina.
Per un solo secondo Ciel gliele invidiò.
Alcuni formicolii gli accarezzarono la colonna vertebrale in un modo che  - sfortunatamente – era fin troppo piacevole.
<< Bocchan? >>.
Il suo cuore divenne sensibile al sussurro lieve e malizioso di Sebastian.
Iniziò ad accelerare i battiti, soprattutto alla vista di quelle labbra che sembravano avvicinarsi alle proprie rapidamente.
Le fissò incantato, con una sensazione al centro del petto piuttosto gradevole.
Come una piccola fiammella – o per meglio dire – come un lieve sprazzo di luce che gli formicolava il torace fin troppo piacevolmente, rendendolo impaziente del tocco del maggiordomo.
Inconsapevolmente anche il conte avvicinò le labbra, scrutando in modo disarmante le iridi color sanguinaccia dell’uomo di fronte a lui.
Poté persino percepire il tremore delle sue labbra, per lo sforzo di avvicinarvisi.
Ma lo sbattere delle lunghe ciglia del maggiordomo, lo riportò alla realtà e si spezzò quella magnifica illusione.
Scostò malamente il maggiordomo, e indignato – pur non avendone motivo – lasciò Sebastian da solo e rientrò dentro la villa.
 
*
 
Gettò la carta sul pavimento lucido con brutale violenza.
Si prese la testa fra le mani, una forte emicrania si espanse nella sua psiche.
Cosa stava per fare?!
Stava per baciare Sebastian?
Tecnicamente non era stato lui a baciarlo, rimuginò il signorino, ma Sebastian si era avvicinato a lui.
E poi non l’aveva neanche baciato!
Quindi perché farsi tutti quei problemi?
Sebastian non l’aveva baciato.
Lui non l’aveva baciato.
Non si erano baciati a vicenda.
E questo stupido grattacapo adolescenziale svanì rapido com’era arrivato.
 
*
 
Notte fonda.
La luna era tonda e piena.
Illuminava la figura del piccolo conte, che sognava placidamente occhi cremisi e un contatto di labbra scarlatte non realizzato nella realtà.
Il tarocco non era stato rimosso dal pavimento.
La figura dell’anziana signora dagli occhi profondi sembrava rimirare il soffitto buio con intensità.
Improvvisamente si illuminò di una luce violetta.
Magicamente apparve un sorriso.
Il tarlo nell’orecchio era stato infilato.
La missione della saggia era stata completata.
 
 
 
 
***********
 
 
 Akira Haru Potter
- Attinenza al tema: 28/30
- Grammatica e Lessico: 9/10
- Originalità: 17/20
- Stile ed espressività: 9/10
- Giudizio personale: 9/10
TOTALE: 72/80
 
Personalmente reputo che tu sia riuscita ad utilizzare al meglio la carta: essa compare all’interno della storia, ha un ruolo fondamentale e, di essa, vengono proposte svariate sfaccettature.
La storia è scritta in maniera scorrevole e senza particolari errori grammaticali (se non uno di sintassi).
Pecca forse un po’ di originalità, ma nemmeno di molto considerando l’alone di mistero che aleggia per tutto il racconto attorno alla carta. Nulla da dire.
(questo non c’entra nulla ma…adoro la citazione iniziale!)
 
 
*Akira commenta il suo giudizio*
 
Che dire? Il mio primo contest con il mio primo quinto posto *_*
Non immaginate che soddisfazione pazzesca, è stata quella di vedere la mia storia perfettamente ‘nella norma’ xD Cioè, ho scritto delle castronerie assurde, e me ne pento, perché hanno influito sul voto.
Ma è la mia bambina, il mio super-parto, che mi ha fatta penare e disperare in maniera assurda xD
Complessivamente, sono davvero molto contenta.
Cioè, io pensavo di essere arrivata come massimo all’ultimo posto xD e pecco anche di nervosismo acuto e ho fatto impazzire alcune delle mie amiche, a forza di preoccuparmi per il risultato della storia xD
Quindi, cosa dire di più?
Ringrazio infinitamente la giudicia, che è stata paziente e cortese, e ha sopportato le mie infinite domande e faccio i miei più vivi complimenti non solo alle podiste, ma anche alle altre partecipanti!
 
 
 
   
 
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