È tornata, è tornata da me, ti ripeti.
Le palme delle mani sudano e il cuore sbatte furiosamente sulle costole, quasi a volerti sfondare il petto e rimbalzare sul volante davanti a te.
Sei nervoso. Effy siede sul sedile accanto al tuo, una mano tra le gambe, i capelli spettinati sul viso, gli occhi gonfi e rossi bassi sulle ginocchia, nell’altra mano tiene quella sigaretta che si consuma, da sola, nel freddo della notte.
Se solo non fosse così bella. No, non è vero; la ameresti lo stesso.
Hai paura di lei, ne hai sempre avuta. Ora più che mai.
È tornata per spezzarti il cuore, di nuovo. Dici a te stesso che non fa niente, ormai ci sei abituato, ogni volta farà sempre meno male. Ma ti basta vedere i suoi occhi quando ti guarda, ti basta vedere quegli occhi azzurri intrisi di delusione, per capire che non è vero, per capire che ogni volta che fuggirà il tuo sguardo sarà come una sigaretta bruciata sulla pelle, e quando ti renderai conto delle cicatrici che hai accumulato sulla tua carne, sarà troppo tardi.
Non è te che vuole, non sei tu colui che vorrebbe baciare, colui da cui vorrebbe sentirsi confortata e amata; non lo sei mai stato. Non se ne fa niente del tuo stupido amore, ci gioca e lo butta quando le pare.
Ci sono volte in cui vorresti prenderle il viso tra le mani e dirle: «Ci sono anche io, Eff»; altre in cui vorresti sbatterla a terra e dirle tutto ciò che nascondi, e dirle che la odi per quel che ti ha fatto.
«Sai, Eff, non c’era bisogno di spezzarmi il cuore per rubarmi l’anima. Era già tua; lo è sempre stata, fin dall’inizio», ma non lo fai, lasci che ogni suo blando sorriso ti divori il cuore.