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Autore: lady lina 77    09/11/2010    3 recensioni
Slayers in un'ambientazione fiabesca...
Una regina/strega malvagia, Esmeralda, imprigionata in un regno sotterraneo...
Suo figlio, un misterioso guerriero forte e senza scrupoli ne pietà...
Decine di bambini ridotti in schiavitù da Esmeralda...
La misteriosa scomparsa di Gourry Gabriev...
Lina si troverà sola ad affrontare tutto questo, con i soli aiuti di Melissa e Smuel, due fratellini scampati alla malvagia strega e con Olef, un elfo gentile e solitario.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gourry Gabriev, Lina Inverse, Personaggio originale
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa è una fanfiction di Slayers un pò particolare, che tanto si ispira al mondo delle fiabe con la presenza di streghe, elfi, folleti, fate e gnomi e che è nata dalla visione di un film al cinema e dalla discussione su una serie che amavo molto, Fantaghirò.

Spero che vi piaccia, è un genere poco usato per una fanfiction di Slayers e per me è una specie di esperimento. Che tanto mi ispira!

So che ho oh-work un'altra storia e giuro che la proseguirò nonostante il calo di ispirazione, magari alternandola a questa nella scrittura. Non amo lasciare storie incompiute.

Ovviamente, grazie a tutti quelli che leggeranno e a chi vorrà lasciare un commento, graditissimo come sempre!






Prologo – Esmeralda e il potere




Confinata in un regno sotterraneo, nell'oscurità eterna...

Era stata questa la condanna per Esmerlda, regina e strega spietata e assetata di potere. Le sue azioni malvagie l'avevano condannata.

Battuta e vinta dai regni vicini, pacifici e contrari a violenza e guerre, era stata prelevata da potenti maghi a servizio delle corti vincitrici, rinchiusa in una grotta sotterranea, il suo potere sigillato, il suo regno conquistato da stranieri.

Poteva usare la magia solo sotto terra, non sarebbe più potuta uscire all'aria aperta, la luce del giorno e il chiarore della notte avrebbero annullato ogni suo potere, così come il suo aspetto umano, trasformandola in scarafaggio. E solo tornando sotto terra avrebbe ripreso il suo arcigno aspetto di bellissima ma spietata donna. Questa era stata la sua maledizione, la condanna inflittagli da chi l'aveva battuta.

E così il sottosuolo era diventato il suo regno dell'oscurità. Suo e di suo figlio Galvorn, ragazzo gracile ed inetto, succube della madre e come essa, vittima della maledizione.

Per Esmeralda, suo figlio era sempre stato motivo di imbarazzo. Troppo gracile, non coraggioso, brutto, gobbo...

Quando lei un regno ce l'aveva, Galvorn era sempre stato tenuto celato al mondo, troppa vergogna provava lei, a mostrare il suo fallimento... Così l'aveva sempre considerato! Lei era Esmeralda, era stata in gioventù una delle donne più belle e potenti della penisola, una maga terribile e spietata. Ben altro figlio si meritava, non quell'inetto!

Quando era nato, gli aveva imposto un nome elfico che ricordava grandi guerrieri, potentissimi combattenti: Galvorn... Forte come il nero e lucente metallo, Luce Nera...

Mai nome era stato tanto inappropriato, ci aveva messo poco a scoprirlo quella madre ambiziosa e assetata di gloria e potere.

Galvorn avrebbe dovuto essere il suo braccio destro, Galvorn era diventato invece una sciocca palla al piede. Proprio come suo padre, ucciso dalla stessa Esmeralda anni prima.

E ora era toccato a Galvorn.

Il ragazzo, in quella prigione sotterranea, giaceva privo di vita, disteso su un letto di morte. Avvelenato da colei che gli aveva dato la vita ventidue anni prima.

Esmeralda guardò compiaciuta suo figlio ormai cadavere. "Ho dovuto... Al nostro castello sarei stata forte anche da sola... Ma quì, ho bisogno di un braccio destro forte... Devo spezzare la maledizione Galvorn e ho bisogno di un figlio potente e valoroso, che sappia combattere, che possa uscire alla luce del sole senza tramutarsi in un insetto insulso. Tu non mi servivi!" - concluse in un soffio, sorridendo freddamente.

Poi si voltò verso la porta d'uscita di quella che era diventata la stanza del trono di quel regno dell'oscurità. Oh si, perchè lei anche nelle tenebre era riuscita a costruirsi un regno. Chi meglio di lei poteva guidare le creature oscure di quella foresta magica, sotto la quale era stata rinchiusa? Chi meglio di lei poteva comandare Elfi, Troll, Golem? Creature rifiutate dalla società che in lei avevano trovato un capo assoluto a cui avevano giurato fedeltà...

Fedeltà...

E timore... Perchè quelle magiche creature la temevano, non l'amavano. E in fondo, pensava lei, questo contava per una vera regina. Il terrore che incuteva e non l'amore che poteva risvegliare nei suoi sottoposti.

E da loro sarebbe ripartita la sua vendetta.

"Rafeh, Faramir, venite immediatamente quì!!!" - tuonò nell'oscurità.

Immediatamente, due bassi elfi dalla pelle verdognola, vestiti di stracci e con in testa dei cappellacci di panno rossi, comparvero davanti a lei. "Nostra signora, comandate!".

Esmeralda indicò con la testa il corpo senza vita di suo figlio. "Galvorn è morto!" - disse sbrigativamente.

Faramir, indeciso su come rispondere, pensò di usare la buona educazione. "Condoglianze, mia regina!" - disse, intimidito da quella donna che temeva e che tutti aveva stretto nel suo pugno di ferro.

"Oh, sisi, va bene..." - rispose lei annoiata e frettolosa. "Comunque ora, voi e i vostri compagni uscirete dalla grotta, nel bosco. E cercherete mio figlio!".

"Vostro figlio???" - chiese l'elfo Rafeh stupito.

Esmeralda prese a camminare avanti e indietro per la sala. Il suo piano ambizioso poteva avere inizio... "Si, mio figlio, un figlio degno di me e del mio nome. Voglio che troviate un uomo forte, valoroso, un vero guerriero bello e potente. Che lo catturiate e lo portiate quì, da me. E con la mia magia, i miei veleni, catturerò la sua mente. I suoi vecchi ricordi saranno cancellati e in me vedrà una madre e un'alleata. E grazie a lui inizierà la mia rinascita, combatterà con me e per me. Si... Galvorn... Trovatemi un vero Galvorn, un vero uomo degno di questo nome!". Lo sguardo della donna brillava di ambizione a quelle parole.

"Dobbiamo usare le nostre frecce narcotiche per addormentarlo e catturarlo?" - chiese Rafeh indicando l'arco che teneva sulle spalle.

Gli occhi di Esmeralda si accesero d'ira. "CHE CI FATE ANCORA QUI'??? E' OVVIO CHE DOVRETE USARE LE VOSTRE FRECCE, MI PARE UNA STUPIDA PERDITA DI TEMPO TERGIVERSARE PER PORRE UNA DOMANDA DEL GENERE, VISTA LA MIA URGENZA DI TROVARE UN GUERRIERO!!! Fuori di quì, cercatemi un vero cavaliere e portatemelo. Se la missione fallirà, farete la stessa fine di mio figlio! E ora... VIA!!!".

I due elfi deglutirono terrorizzati e poi scapparono velocemente dalla sala.

Dopo pochi istanti però, Faramir tornò indietro, timoroso. "Dobbiamo chiedere collaborazione anche agli squadroni degli elfi che sono adibiti al controllo dei nostri piccoli schiavi?".

Esmeralda si bloccò, indecisa se rispondergli o se urlargli ancora dietro. In effetti però, la domanda di Faramir non era stupida. Il suo regno, il suo castello sotterraneo lo stava costruendo con dei bambini dei villaggi vicini al bosco, rapiti dai suoi elfi e portati sotto terra in schiavitù, costretti a scavare, costruire sale stanze... E cercare... Cercare la leggendaria 'Pietra Malesh', la pietra magica che avrebbe accresciuto i suoi poteri una volta uscita da quella prigione. La pietra Malesh, una pietra verde che si trovava lì, fra quelle rocce sotto terra, la pietra che le avrebbe dato la potenza suprema degli esseri superiori che le avrebbe permesso di conquistare il mondo. O almeno, così diceva la leggenda. Ma prima di poterla usare, doveva trovarla. E prima di poterla usare alla luce del sole, doveva spezzare l'incantesimo lanciatogli dai sovrani che l'avevano battuta e reclusa. E per far questo, aveva bisogno di un nuovo e valoroso figlio, potente e non colpito dalla maledizione...

Già, dei bambini schiavi lei aveva bisogno, non poteva permettersi fughe...

"No, gli addetti ai bambini vanno lasciati dove sono! Organizzatevi con gli elfi addetti alla vigilanza della grotta e con quelli che sono i miei servitori personali. Per un pò posso fare anche a meno di loro!".

Faramir si inchinò. "Si mia signora! Faremo come volete!". E poi scappò via.

Rimasta sola, Esmeralda riguardò il figlio morto accanto a lei. "E' così che funziona il mondo..." - disse in tono stranamente dolce e glaciale insieme - "Gli inetti soccombono... E i forti vedranno la gloria!".

Poi scoppiò in una risata isterica, euforica. Pregustando già il momento in cui avrebbe avuto un figlio degno di lei.



  
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