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Autore: LaTuM    09/11/2010    6 recensioni
"Allora fa qualcosa! Cruciami! Impastoiami! Schiantami!”
“Vorrei tanto Malfoy! Tu non hai idea di quanto vorrei schiantarti in questo momento!” sibilò Harry a pochi centimetri dal volto del biondo “Ma non posso…”.
E Draco, in quell’istante, capì.
[post 7° libro senza epilogo, pre-slash]
Genere: Commedia, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da Epilogo alternativo
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Alles Verloren - Capitolo 1

Disclaimer: Tutto appartiene a JKRowling. Io non ci guadagno nulla.

 

Alles Verloren

 

Capitolo 1

 

 

L’aria sapeva di pioggia.

Era da un paio d’ore che Harry girovagava per il parco del castello, il campo da Quidditch era una delle poche cose che non erano andate distrutte durante la battaglia finale svoltasi oramai già da un mese.

Della capanna dove per anni aveva vissuto Hagrid non erano neanche più rimaste le macerie… solo il terreno portava ancora chiari i segni del fuoco che l’aveva consumato.

Harry sospirò e si mise il cappuccio della felpa in testa un attimo prima che l’acqua iniziasse a cadere: un inglese sapeva sempre riconoscere l’esatto momento in cui sarebbe cominciato a piovere.

Faceva effetto essere lì e ricordarsi quando, anni prima, il Mezzogigante stava cercando di allevare in segreto un cucciolo di drago. O quando lui e Ron dovettero addentrarsi nella Foresta Proibita alla ricerca di Aragog. O ancora quando lui ed Hermione avevano liberato Fierobecco prima che venisse giustiziato. Sembravano passati decenni, invece era trascorso solo qualche anno. L’avere una vita imprevedibile come la sua l’aveva spinto a vivere sempre molto intensamente ogni attimo - bello o brutto che fosse - perché in cuor suo c’era sempre la consapevolezza che avrebbe potuto benissimo essere l’ultimo.

“Credo sia meglio tornare al castello” disse la voce della sua migliore amica, cogliendolo vagamente di sorpresa.

La pioggia non ci riusciva, le persone sì.

“Non credo di averne molta voglia” rispose lui pulendosi gli occhiali con una manica.

“Neanche se ti dicessi che gli elfi domestici hanno preparato il pasticcio di rognone per cena?” provò a tentarlo Hermione avvicinandosi e coprendolo con un ombrello.

“Questo potrebbe anche farmi cambiare idea…”

La ragazza sospirò ma non si mosse e rimase con Harry a guardare lo spazio dove un tempo c’era stata la capanna di Hagrid.

“Manca a tutti noi, ma sono sicuro che al momento stare in Francia gli farà solo bene” commentò lei dopo poco.

“Magari gli insegneranno a cucinare… o ad evitare di mettere quegli orridi fiori arancioni sulle giacche marroni. Non ho mai avuto il coraggio di dirgli che la sua cucina mi ha sempre fatto-”

“-ribrezzo” concluse per lui Hermione, ricordando con orrore quella volta che al quarto anno aveva trovato un artiglio nello stufato che il Mezzogigante gli aveva offerto.

“Già…”

Dopo tutti gli anni trascorsi insieme, Harry aveva capito che Hermione era lì per chiedergli qualcosa d’importante e che se non lo aveva ancora fatto era perché aveva avvertito quanto fosse malinconico quel momento.

“Harry posso…?”

“Ho parlato con Silente prima di venire qua” disse lui, anticipando persino la domanda dell’amica. Sapeva perfettamente cosa volesse chiedergli ragazza.

“E…?”

“Ha detto che devo portare Malfoy a Grimmauld Place.”

“Io volevo sapere cosa ti aveva detto riguardo a- No, aspetta, credo di aver sentito male.”

“Hai sentito e compreso benissimo invece” asserì il ragazzo serio.

“Ma… Harry! Non puoi! Non nelle tue condizioni!” berciò Hermione guardando esterrefatta l’amico.

Il moro sbuffò.

“Silente diceva sempre che bisognava fidarsi di Piton perché lui aveva fiducia in lui. Cos’abbiamo scoperto? Che Piton è sempre stato dalla nostra parte.”

“E’ vero, ma Harry… Silente ora è un ritratto. Quanto possono sapere ed essere affidabili dei colori ad olio stregati?”

“Molto più di quello che possiamo immaginare” rispose Harry continuando imperterrito a guardare dritto davanti a sé. In tutto quel tempo non aveva rivolto un solo sguardo ad Hermione.

“Non credo che via il che sia saggio da parte tua correre un simile rischio” gli fece presente la ragazza, ma dal tono che aveva usato, Harry aveva già compreso che si era già messa il cuore in pace e che le sue proteste erano puramente finalizzate al non smentire il suo ruolo di Grillo Parlante.

“L’hanno assolto.”

“Sì lo so” rispose Hermione “C’ero anch’io e, come te, ho testimoniato in suo favore. Solo che…”

“Sei preoccupata per me. E lo è anche Ron. Ma tra qualche giorno sarà il momento di tornare a casa e voi dovete recuperare tutto il tempo che avete perso litigando. E stanne certa, non voglio essere presente” ridacchiò Harry, chiaramente allusivo.

“Smettila di fare il cretino” lo rimproverò Hermione senza riuscire a nascondere un sorriso “Te la caverai?” gli domandò poi, palesemente ancora in ansia.

“Kreacher ha gentilmente accettato di lavorare per me: ha già ripulito completamente Grimmauld Place, o almeno una buona parte. E la bacchetta di Malfoy ora è in mia custodia.”

“Può procurarsene facilmente un’altra.”

Harry sospirò, conscio che la ragazza avesse perfettamente ragione.

“Lo so, ma non posso pensarci” rispose lui “Ora rientriamo. Inizia a far freddo e, sì, non posso resistere al pasticcio di rognone!” ammise lui avvolgendole un braccio intorno alle spalle della ragazza via della ragazza e facendo ritorno verso il portone del castello.

 

Harry sapeva che il suo tempo ad Hogwarts oramai era quasi finito.

 

**

 

“Cosa diavolo vuoi da me, Potter?!” fu la prima cosa che disse Draco Malfoy, non appena mise piede nell’ufficio della Preside, dove Harry gli aveva dato appuntamento.

“Dobbiamo discutere di affari importanti” rispose prontamente il moro, facendogli nel frattempo cenno di accomodarsi “Posso offrirti una tazza di the?”

“Che generi di affari Potter? Pensi sia in debito con te perché mi hai salvato la vita e il culo al processo?”

Harry alzò perplesso un sopracciglio.

“Non per fare il pignolo Malfoy, ma in effetti sei in debito con me. Comunque non sono qui per recriminarti nulla. Non m’interessa del debito di vita, consideralo già saldato con quello che ha fatto tua madre per me.”

“Non funziona in questo modo, Potter. Dopo sette anni nel Mondo Magico sei ancora così stupido da pensare che possa avere lo stesso valore?!”

“Lo so perfettamente che non ha lo stesso valore… Puoi sederti Malfoy? Mi stai facendo venire il torcicollo.”

“Oh, scusa Potter se la mia presenza ti causa fastidio, ma ti ricordo che sei stato tu a farmi chiamare” lo prese in giro il biondo, che però si accomodò ugualmente sulla sedia offertagli da Harry “Mi spieghi per quale ragione avresti avuto l’ufficio della Preside tutto per te?” domandò poi il biondo curioso.

Harry accennò un vago sorriso.

“Le ho semplicemente detto che avevo bisogno di parlarti in privato e lei mi ha gentilmente offerto il suo ufficio. Sicuro di non gradire una tazza di the?”

Draco sbuffò, ma accettò di buon grado la tazza che Harry gli stava offrendo.

“La circostanza comunque non ha modificato la domanda che ti ho fatto prima: cosa diavolo vuoi da me, Potter?”

Harry bevve un lieve sorso di the prima che Malfoy, che ancora non aveva osato avvicinare la tazza alle labbra, lo imitasse.

“Dopo il tuo processo ti è stato concesso di rientrare ad Hogwarts fino a che il Ministero non avesse trovato un posto in cui farti andare durante la chiusura della scuola…”

“Potter, per quanto assurdo ti possa sembrare, c’ero anch’io e – ancor più sbalorditivo – conosco l’inglese! Quindi so perfettamente quali sono le mie condizioni di… libertà vigilata.”

“Penso che la definizione sia la più appropriata. Comunque, ho avanzato una proposta e il Ministero l’ha approvata.”

Il biondo lo guardo perplesso e con stizza.

“Tu. Hai. Avanzato. Una. Proposta.” disse atono.

“Ehm… già. Non che sia tutta farina del mio sacco. Ho avuto qualcuno che mi ha consigliato…” spiegò il moro mentre entrambi lanciavano un veloce sguardo al ritratto di Silente momentaneamente – e non del tutto casualmente – vuoto.

“Che diavoleria si è inventato quel vecchio pazzo stavolta?”

Harry bevve un altro sorso di the, cercando di scegliere le parole più adatte.

“Ho bisogno di un coinquilino, Malfoy” rispose il moro, mettendogli la convivenza forzata sotto un’altra luce.

Come aveva previsto però il Serpeverde non poté fare a meno di trattenere una risata.

“Coinquilino?! E avresti pensato a me?!” lo prese in giro velenosamente il ragazzo “L’ultimo scontro con Voldemort ti ha rincretinito più di quanto già non lo fossi!”

Harry s’impose di non dare peso alle parole del biondo: non sarebbe stata una scelta saggia.

“Allora?”

“Allora cosa?!”

“Sì o no?”

“Ma certo che no, Potter! Sei completamente impazzito! Non ci vengo a vivere con te!”

Harry alzò le spalle rassegnato: lui ci aveva provato a giocarsela da Grifondoro.

“Mettiamola così: tuo padre è ad Azkaban, tua madre si è esiliata in Francia di sua spontanea volontà e il tuo Manor è stato confiscato dal Ministero, così come la maggior parte delle tue ricchezze. Per non menzionare il fatto che ti è stata sottratta la bacchetta e non puoi avvalerti dell’uso della magia. A questo punto – Malfoy - quali altre opzioni hai?” gli domandò il biondo con un ghigno saccente dipinto sul viso.

Il biondo sembrò colto alla sprovvista; non che non avesse mai pensato a quello che era successo e a quello che aveva perso – che gli era stato interdetto – ma trovarsi un elenco stilato così crudelmente da un Grifondoro era stato un duro colpo per il suo orgoglio Serpeverde e per la sua consapevolezza.

Draco aprì la bocca e fece comunque per ribattere come sua abitudine, ma non gli venne in mente nessuna risposta valida.

“Una fetta di torta al limone?” offrì Harry, cercando di spezzare il silenzio in cui era caduto l’ufficio. Il ragazzo aveva intimato a tutti i presidi dei ritratti di non scocciare, non intervenire o non disturbare mentre avrebbe parlato con Draco e nessuno di loro aveva osato contraddire gli ordini e le richieste dell’Eroe del Mondo Magico. Harry ringraziò il fatto che il ritratto di Piton non fosse ancora stato ultimato.

“E’ stato il vecchio a suggerirtelo?” domandò Draco in tono lugubre, ignorando il piattino con la fetta di torta che Harry gli stava porgendo.

Il moro abbassò il braccio e si grattò distrattamente la testa.

“Qualcosa del genere, unita alle sue lezioni sul saper distinguere i nemici dagli amici e dare a chi davvero la merita una seconda possibilità. E sinceramente non so esattamente chi dei due debba dare un’altra possibilità a chi.”

“Sei patetico” sentenziò Malfoy guadandolo di sbieco.

“Può darsi. Anzi, ai tuoi occhi non sono altro che un patetico Grifondoro, ma tu per me sei un viscido Serpeverde, quindi siamo pari.”

“La pianti di dire idiozie, Potter?!”

“Sei tu che hai cominciato.”

Draco alzò gli occhi al cielo.

“Comunque la mia risposta è e rimane un no” fece il biondo.

“E come io ti ho già fatto notare, Draco, non hai altre opzioni. O vieni a Grimmauld Place, l’antico palazzo della famiglia Black, o ti ritrovi ad Azkaban. Al momento non hai i soldi per mantenerti e – fidati – in questo momento nessuno ti darebbe un lavoro.”

“E chi ti dice che io abbia voglia di lavorare?!”

“A maggior ragione. Io i soldi per mantenerci li ho. Ho un elfo domestico e una casa ora abbastanza pulita e ospitale, sicuramente più a misura di mago.”

Draco storse le labbra, conscio di non avere effettivamente molte altre vie d’uscita se non accettare l’offerta di Harry.

“Eviterò di chiederti perché sei in possesso dell’antica casa della famiglia Black” fece Malfoy, scocciato.

“Sirius. Me l’ha lasciata lui nel testamento, e con la casa anche Kreacher, uno degli elfi più viscidi che abbia mai incontrato, ma ora sembra odiarmi vagamente meno. Diventerete sicuramente grandi amici, ma se anche dovessi dargli dei vestiti Malfoy, non potresti liberarlo.”

“Perché dovrei farlo?”

“Perché tu rimani comunque un Serpeverde.”

“E voi Grifondoro non vi fidate a prescindere?”

“Sì, ma in questi anni credo di aver imparato qualcosa, nel bene o nel male.”

Draco sospirò.

“Quando posso raggiungerti nella topaia dove andremo a vivere?”

Harry sorrise.

“Tra una settimana. Ti farò pervenire una passaporta.”

“Bene.”

“Ok…”

“Scordati che ti chiami per nome, comunque. Tu per me rimani sempre il patetico Potter.”

“Non avevo dubbi Malfoy” rispose Harry alzandosi e porgendo la mano a Draco, come un bambinetto biondo e impertinente aveva già fatto sette anni prima “Prendila come se fosse un accordo di vagamente pacifica convivenza.”

“Vagamente…?” domandò il biondo perplesso guardandolo scettico.

“Beh, siamo pur sempre Potter e Malfoy.”

Il biondo alzò gli occhi al cielo ma accettò la mano che il Grifondoro gli stava porgendo.

 

E comunque, non aveva altra scelta.

 

**

 

“Amico, sei davvero sicuro di quello che stai facendo?” gli domandò Ron mentre Harry impacchettava non molto meticolosamente e sue cose recuperate insieme ad Arthur a Privet Drive.

“Assolutamente no” rispose il moro, incerto sul come incastrare tutti i suoi effetti nel baule scolastico. Non che fossero molti, ma in sette anni aveva messo da parte una buona collezione di libri, vestiti e oggetti di più o meno vaga utilità. Possedeva ancora certe vecchie uniformi che si era dovuto far confezionare ogni anno. Un po’ perché cresceva e un po’ perché solitamente ne distruggeva una all’anno.

Mise da parte quella del primo anno, piccola e un po’ sbiadita con addosso un vago odore di naftalina, le altre invece le consegnò ad Hermione perché andasse a venderle, anzi, regalarle, al negozio degli accessori scolastici di seconda mano di Diagon Alley.

“Evita di menzionare che sono appartenute a me. Alla gente non servono reliquie di Harry Potter.”

“Sarò discreta” lo rassicurò la ragazza.

“E mia sorella?” domandò Ron scrutando Harry, come in qualche modo fosse compito suo prendersi cura di lei.

“Ehm… credo che tra me e Ginny le cose siano vagamente complicate” ammise Harry grattandosi la nuca e gettando lo Spioscopio regalatogli dal rosso dentro al baule.

“In che senso?”

“Non ha preso molto bene il fatto che l’abbia dovuta trascurare quando avrebbe avuto bisogno del mio sostegno. Soprattutto per affrontare… beh…”

“Sì, ho capito” sussurrò Ron, ancora troppo sensibile per quanto riguardava l’argomento morte di Fred.

“Penso che Dean la stia consolando adeguatamente” confessò Hermione sotto gli sguardi allibiti dei due amici.

“D-dean? Dean chi?” domandò Ron, ottuso come suo solito.

“Dean Thomas, quello con cui hai condiviso queste stanze per sei anni.”

Il rosso aprì e richiuse la bocca senza però emettere alcun suono.

Harry evitò di commentare acidamente che la rossa aveva trovato in fretta come e con chi consolarsi. Non gliene faceva una colpa, però. Lui sapeva di aver avuto le sue e l’aveva persa per il suo complesso dell’eroe: lui doveva aiutare gli innocenti e non aveva avuto tempo per lei.

“Hey, tutto bene?” chiese Hermione notando lo sguardo assente dell’amico.

Harry strinse le labbra ma poi si limitò ad alzare le spalle ad annuire.

“Ha fatto bene. Come dice Malfoy, soffro del complesso dell’eroe.”

“Questo è innegabile” borbottò Ron afferrando una bacchetta di liquirizia “Non hai ancora detto però perché l’hai fatto Harry. Lo so, hai appena detto che soffri del complesso dell’eroe ma ancora non capisco perché proprio Malfoy!”

Harry sospirò pesantemente e si sedette sul letto.

“E’ rimasto solo, senza nulla. I genitori sono spariti, Narcissa è scappata per dare un futuro a suo figlio, Lucius... beh, è ad Azkaban come ha sempre meritato. Anche se senza Dissennatori, non augurerei mai a Draco di andarci. I suoi amici sono spariti: Blaise è andato in Francia a sua volta, la Parkinson, da quel che ho capito, si è persa nelle campagne del Magdeburgo mentre i Bulstrode e i Greengrass sono fuggiti in America. Non essendo però coinvolti direttamente in attività sospette, il Ministero li ha dovuti lasciare andare e concentrarsi sui casi più urgenti.”

“Tiger è morto e Goyle è ad Azkaban anche lui” aggiunse Hermione.

“In questo momento io e Malfoy abbiamo più cose in comune di quanto avrei mai potuto sospettare.”

“Con la differenza che però noi siamo ancora qui” gli fece notare Ron.

“Lo so, ma voi due adesso avrete davanti una vita bellissima e finalmente insieme. Non voglio fare da terzo incomodo!” ridacchiò Harry ricevendo un amichevole e docile pugno sulla spalla da parte di Hermione.

“Io mi fido di Silente” si limitò a dire Harry e i suoi due amici non poterono fare altro che annuire.

 

Fino a quel momento il vecchio preside non aveva mai sbagliato.

 

Note dell’autrice:

*emozione a mille*

Ce. L’ho. Fatta.

Il 9 novembre (data che in qualche modo ha sempre un ruolo importante quando si tratta di pubblicazione/ideazione delle mie storie) Alles Verloren è finalmente online doo che l'avevo promessa alla conclusione di The Disappeared.

Alles ha iniziato a vedere luce su internet. Questa è la mia seconda longfic seria del fandom di Harry Potter, plottata ad Hamburg nell’agosto 2009 e conclusa nell’ottobre 2010. Più precisamente questo capitolo è stato scritto il 7 marzo 2010, dopo essere rimasta bloccata per mesi e averlo abbozzato cinque volte, ogni volta in modo diverso. Quel giorno invece stavo guardando un documentario sulla Scozia e ad un certo punto ho avuto la prima frase. Da quella sono riuscita ad aggirare lo scoglio del primo capitolo. Mi ci è voluto comunque un sacco di tempo per scriverla e la cosa è abbastanza strana perché, normalmente, le mie storie si scrivono piuttosto velocemente. Questa no, ma non importa. Alla fine ce l’ho fatta a finirla, smettendo anche così di ammorbare chi mi stava attorno XD

Il titolo della storia è in tedesco e viene dall’omonima canzone del rapper Bushido… il significato magari ve lo dirò più avanti XD

Intanto ringrazio tantissimo Meg per la sua infinita pazienza e per essersi presa la briga di betare questa storia. Grazie mille cara <3 Come farei senza di te?! <3

 

Al prossimo capitolo =)

   
 
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