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Autore: DubheShadow    10/11/2010    1 recensioni
Forse è una storia che hanno vissuto milioni di uomini. Forse è una situazione, un'emozione, che viviamo noi stessi ogni giorno.
Forse è semplicemente un mucchio di parole senza senso.
Apro il racconto con una mia poesia scritta tempo prima, ma che funge da prefazione a quel che segue. Buona lettura :)
Genere: Introspettivo, Malinconico, Poesia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Taci, guerriero. Ascolta la pioggia che scende lenta.
Fra essa, sentirai il battere di una moltitudine di cuori
Lo stesso ritmo che scandisce la battaglia.
Per un legame, che supera la paura dell’inganno
E rimanda ai tempi di vittoria, scandendo tamburi nell’ardito.

Ricorda, guerriero. Ascolta le mie parole.
Ci sono cavalieri, che possono molto più di una spada
Lo stesso sentimento che unisce l’alleanza.
Per la lealtà, che accompagna le risa di chi ama
E accoglie, fra i roseti di un nuovo Apocalisse,
chi, col cuore puro, insegue l’amicizia.

***

 Macchie rosse, su quel manto giallo, risaltano, mosse da un vento leggero; papaveri e grano.

 Poggio le dita, sento scorrere ogni filo che mi solletica il palmo. Accelero il passo, corro. Corro in questa distesa infinita senza sentiero, libero.

 Libero di gridare, di urlare la mia gioia al mondo intero. E sono sopra le nuvole, fra spiragli di cielo; sono solitario, fugace pensiero.

 Pensiero che danza, illuminato da lampi di luce dorata, nel giorno che avanza.

 Pensiero. Un momento, è immobile. Come in picchiata, ritorno alla realtà.

 

 Il clangore delle armi affilate. I tamburi. Il loro lento e lugubre rullio che mi perfora i timpani.

 Do’ il segnale. Come un'unica, enorme creatura, ci avviamo allo stesso ritmo. Un piede davanti all’altro, diretti in faccia alla morte. Sento i cavalieri del cielo accompagnarci nell’ultimo viaggio, scandire con il battito delle loro ali di ferro questa marcia, questo sensazionale e terribile requiem.

 Lo scontro, l’impatto iniziale si svolge in un silenzio terreo, io che mi getto contro i nemici. Poi il caos.

 

 È finita, mi dico, è finita. Ora è solo distruzione. Sembrano passati pochi attimi, eppure è già scesa la sera. Vedo un mare di corpi. Un mare in bonaccia, dove io sono l’unica nave che ancora solca queste acque in lutto.

 Vedo le armi a terra, conficcate nel terreno fertile intriso di sangue. Sembrano lapidi di un cimitero.

 Ma so che qualche anima ancora è viva. Cerco, frugo fra gli ammassi di corpi, sento il respiro. Piango.

 E poi realizzo che sono l’unico.

 Ma ho vinto. No, abbiamo vinto. Abbiamo vinto! Rido. Piango. Mi dispero e rido. Abbiamo vinto!

 

 Stavolta sono veramente libero di tornare al mio campo di grano. Stavolta, camminerò creando nuove strade, nuovi destini per me solo.

Dietro, a seguirmi, i miei vecchi compagni. Porterò avanti il loro ricordo con gioia. Porterò avanti ogni loro resto, sarò lo stendardo spiegato di questa nuova era.

 E ancora sfioro con le dita ogni filo, mi solletica il palmo. È come prima, come il sogno. Ma ora è vero.

 Ora siamo finalmente liberi, compagni! Corriamo, le armi in mano, tutti insieme, io per primo.

 Vivrò per ognuno di voi. È una promessa. Ogni mio respiro sarà il battito di una moltitudine di cuori, finché anch’io non potrò festeggiare assieme a voi.

 Mi attendono ancora cento battaglie. Non so se sarò capace di vincerle, o cadrò. Ma so che ci sarete sempre voi, compagni, ad attendermi alla fine del mio giorno. Lì, sul confine. Il mio battaglione d’assalto.

   
 
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