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Autore: BLOODYdisaster    11/11/2010    5 recensioni
Non ha bisogno di spiegazioni. Il titolo dice tutto.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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10 Novembre 2009

 
Ero a scuola e il martedì era il giorno che odiavo di più: c'era disegno tecnico. Per di più alla prima ora. 
Odiavo quella materia con tutta me stessa e non riuscivo nemmeno ad avere bei voti. Proprio non m'interessava. 
Dico, che serve, in un liceo scientifico, il disegno tecnico? Per diventare geometri, ingegneri? Boh. Proprio non capisco.
In ogni caso, tornando a quel lontano 10 novembre... 
Il professore mi riconsegnò il test fatto il martedì prima: tre. 
Vi dirò, non mi fece nessun effetto vedere quel tre perchè, il giorno dopo, io avrei visto i miei tre idoli e di tutto il resto proprio non m'importava. Me ne fregavo altamente.
Passai tutto il resto della giornata a scarabocchiare il nome di tre persone che mi avevano cambiato la vita e che mi hanno resa quello che sono oggi, mentre la prof. di latino spiegava tutte le varie cazzate che non mi sarebbero mai servite. 
La giornata passò e quando arrivai a casa, ovviamente, ai miei non dissi niente di quel brutto voto perchè avrebbero anche potuto non portarmi al concerto. A quel concerto così desiderato.
Il pomeriggio lo passai con una specie di ragazzo di cui nemmeno m'importava. Era una specie di fidanzato, ma proprio non ci stavo con la testa: il giorno dopo avrei rivisto loro e questo mi riempiva di gioia in una maniera assurda. Ci scambiammo qualche bacio, ma io non pensavo a chi avevo davanti, alle sue labbra che premevano contro le mie. No, per niente. Io pensavo a quello che avrei visto, a chi avrei avuto davanti tra qualche ora. 
Avrei visto loro per la prima volta e niente, in quel momento, era più importante. 
 
Il giorno dopo non sarei andata a scuola, ovviamente, perchè avevo convinto il mio accompagnatore, ossia mio padre, ad andare ad aspettare dalla mattina, fuori dei cancelli. 
Andai a letto alle undici, quel dieci novembre, ma non riuscii a dormire perchè l'emozione era tanta e l'ansia era troppa. 
Sapere che quelle tre persone sarebbero state davanti ai miei occhi di lì a poco, e che avrebbero respirato la mia stessa aria... Beh, mi faceva battere il cuore a mille. 
Dopo molto tempo, dopo molti pensieri, dopo molte lacrime di contentezza, mi addormentai e sognai loro, i miei Green Day.
 
 
11 Novembre 2009
 
Mi alzai e il mio primo pensiero fu 'cazzo, oggi vedrò i Green Day!'. Sorrisi. 
Andai in bagno e mi guardai allo specchio. Ero senza trucco, del tutto. Continuavo a fissarmi e pensavo 'si, oggi mi truccherò solo per loro. Oggi voglio essere bella, felice e senza pudore solo per loro'. 
Presi la matita e, per la terza o quarta volta in tutta la mia vita, feci il contorno degli occhi. Una linea sottile nera contornava la parte inferiore del mio occhio: era leggera e quasi non si vedeva. A me sembrava esagerata eppure era un piccolo tratto nero.
Mi misi i miei leggins neri, lucidi, che avevo preso apposta per l'occasione e un maglione nero con sotto una maglia dello stesso colore. Avete presente quelle maglie da sotto per uomini? Quella. 
La t-shirt dei Green Day l'avrei presa al concerto, così avrei avuto un ricordo. 
Appena ebbi finito me ne andai in cucina dove c'era mio padre che mi aspettava.
-Andiamo?- mi disse.
-Si, certo-
Prendemmo lo zaino con dentro due panini e due piccole bottigliette d'acqua. 
Chiusi la porta dietro di me assicurandomi di avere il mio iPod in tasca. Il cellulare lo lasciai a casa perchè non mi serviva, non lo avrei nemmeno guardato. 
 
Il viaggio Vicenza-Bologna non fu molto lungo. Due orette, circa. 
Appena arrivai rimasi paralizzata. Erano persone... Erano persone strane. Persone che non vedevi ogni giorno.
Gente con la cresta verde, altissima; gente che fumava canne fregandosene altamente di tutto. In fondo, eravamo tutti uguali, chi più chi meno, con una passione in comune: i Green Day.
E questo bastava e avanzava. 
Mi incamminai verso di loro e mi sedetti per terra, nel marciapiede, e cominciai ad aspettare, scrutandoli come fossero degli esemplari rarissimi.
Erano appena le dieci e mezza di mattina, e il concerto sarebbe stato alle nove. C'era parecchio da aspettare ancora, ma a me andava benissimo così. Ero insieme alla gente che mi assomigliava di più in assoluto ad aspettare le persone che stimavo da sempre e questo mi bastava.
 
C'era un ragazzo che beveva birra in continuazione e poi andava a pisciare sulla ringhiera del cancello. Era ubriaco già alla mattina. Il punto è che questo avrebbe avuto pure una cazzo di fortuna assurda: salire sul palco con i Green Day a suonare il basso di Mike. Queste sono le cose che ti fanno imbestialire. Che poi, non posso nemmeno essere gelosa perchè... Non so suonare nessuno strumento!
 
Alle quattro e mezzo mi misi in colonna, ad aspettare. 
Conoscetti una ragazza che li aveva già visti un paio di volte e diceva che erano formidabili, sensazionali e davvero bravi. Era con la madre che era appassionata quanto lei. 
Aspettavo e il tempo scorreva come se nessuno stesse aspettando di vivere il giorno più bello della sua vita, come se quello fosse un altro normalissimo giorno. Invece non era così, affatto.
 
Erano ormai le nove e tutti gli altri cancelli degli altri ingressi erano stati aperti, ma il nostro no.
Gente che bestemmiava; gente che urlava 'cazzo, aprite!'; gente che urlava 'hey, oh let's go!'. Dio, avevo l'adrenalina in corpo ancora prima di entrare. 
 
Ci fecero entrare in ritardo e, il gruppo spalla, aveva già cominciato a suonare. 
Dovetti aspettare mio padre perchè era un po' più indietro e io mi stavo disperando: flotte di gente che entravano e correvano per il Futurhow Station cercando di accaparrarsi i posti in prima fila.
Dopo un minuto vidi spuntare mio padre con lo zaino in mano, schiacciato da tutta quella gente e allora urlai 'dai, merda! Dobbiamo muoverci!'.
Cominciai a correre con il cuore che batteva velocissimo e ho ancora la scena in mente: correvo e spingevo. Spingevo e correvo. 
Entrammo a destra, per superare le transenne e qui devo ringraziare mio padre perchè, senza di lui, sarei rimasta indietro e non sarei arrivata a pochi metri da loro: io ero andata dritta.
 
Spingemmo e arrivammo in mezzo a tutto quel casino. 
I Prima Donna erano bravi, certo, ma tutti stavano aspettando i Green Day. Era per loro che eravamo lì, per quegli idioti. 
La gente sembrava impazzita: spingevano in una maniera impressionante e a me mancava l'aria. C'erano persone che tornavano indietro perchè non riuscivano a reggersi in piedi.
C'era una coppia che avrà avuto sui quarant'anni e disse a me e a mio padre ''noi andiamo fuori perchè non riusciamo a respirare''. In quel momento ringraziai il cielo che mio padre, sebbene avesse quasi quarant'anni, ce l'avesse fatta a rimanere in mezzo a quella bolgia. Beh, doveva farcela altrimenti sarebbe dovuto rimanere lì lo stesso o lasciarmi da sola: non me ne fregava niente. 
Li aspettavo da troppo tempo e non potevo buttare quell'occasione. Non potevo.
 
I Prima Donna finirono ed era il turno del Drunky Bunny. 
Si abbassarono tutte le luci ed entrò quel coniglio rosa con in mano una birra: urlammo tutti quanti e lo guardammo ridendo. Che idiota. 
L'aria cominciava davvero a scarseggiare e i miei polmoni erano schiacciati da chissà quante persone: non sapevo se avrei retto, ma dovevo reggere.
Poi all'improvviso partì quella fantastica melodia e tutti cominciarono ad urlare ancora più forte, fortissimo.
 

 

Sing us a song of the century
That’s louder than bombs and eternity.
The era of static and contraband
That’s leading us to the promised land.
 
Tell us a story that’s by candlelight,
Waging a war and losing the fight.
 
They’re playing the song of the century
Of panic and promise and prosperity.
 
Tell me a story into that goodnight,
Sing us a song for me.
 
E poi partì 21st Century Breakdown.
La sapevo a memoria. 
E la cantavo, e saltavo, e me ne fregavo di tutto. 
Ma chi cazzo vuole andarsene da qui?, pensavo.
Loro si muovevano sul palco, come avevano già fatto tutte le altre volte. 
Billie Joe urlava 'BOLOGNAAAAAA' e noi rispondevamo con un urlo pieno di lacrime di gioia, di emozione: cazzo, da quanto aspettavo quel momento?
Tutti saltavano, e gridavano.
Io mi confondevo in mezzo alla folla ed ero uno dei tanti che erano lì per loro e, per una volta, adoravo essere insieme a tantissime persone e confondermi con esse. 
 
La serata passava velocemente e io non mi rendevo conto di che ora fosse, e che non mancava molto alla fine. 
Mi godevo la canzone che adoravo, che in quel periodo era diventata un'ossessione: When I Come Around.
Le parole le conoscevo a memoria e tutto il testo scorreva davanti ai miei occhi, mentre guardavo Loro, così bravi e sudati, che intrattenevano il pubblico in una maniera che non saprei nemmeno descrivere.
Loro erano lì per me, per noi. Dio, era un concetto complesso da comprendere. Più di quelli filosofici, a parer mio.
Le note di When I Come Around scorrevano nelle mie vene, insieme alla voce di Billie Joe, il basso di Mike e la batteria di Trè. 

 

You been thinking about ditching me. LET'S GO!

No time to search the world around, 'cause you know where I'll be found. EVERYBODY!

When I come around!

 

Tutti saltavano e io piangevo. Piangevo perchè quello era il miglior giorno di tutti e il professore di disegno tecnico poteva anche incularsi.

 

Dopo When I Come Around, Billie cercò di cantare Highway to Hell: si, miao! Direi che un cane con le palle schiacciate l'avrebbe cantata meglio ma al pubblico non parve fregarne di più di tanto. 

Tutti pogavano e cantavano il ritornello conosciuto dalla maggior parte: I'm on the highway to hell!

 

Suonarono She. Una delle canzoni più belle di tutta la loro carriera. Una canzone che ti riempie il cuore e che ti va davvero venir voglia di urlare finchè le mie orecchie non sanguineranno.

Appena finì si abbassarono tutte le luci e dopo poco tutto si riaccese e Billie disse -Wait, wait, wait! C'mon, c'mon: here we go! Jason on guitar!- e prese una torta e cominciò a cantare e noi dietro: 
 
Happy birthday to you, 
happy birthday to you,
happy birthday to Jason, 
happy birthday to you!
 
Poi gli spalmò la torta in faccia. E Jason se ne andò a pulirsi la faccia da tutta quella roba di meringhe spalmata in faccia. 
Partì King For A Day. Sapete che vuol dire adrenalina?
Adrenalina pura in corpo che ti fa saltare così alto da farti venire le farfalle nello stomaco. Altro che innamoramento...
EVERYBODY LET'S GO: KING FOR A DAY!
 
Sapete che vuol dire sapere a memoria tutto Bullet in a Bible e cantarlo allo stesso modo al concerto a cui stai assistendo? Ecco. 
Ho fatto esattamente la stessa cosa con King For A Day: gli hey oh, i 'nao weeeeeeeeeeeeeeeeeeeeit a miiinut!' 'yeeeheeee yeeeeheeee'. Si, li dicevo insieme a loro. Dio, sono malata, porca miseria!
 
BOLONIA, GET THOSE HANDS UP IN THE AIR!
 
Poi, tanto per rimanere sul classico, Trè cominciò a fare l'idiota e Billie disse -BELA, BELA-
Sciocchi.
 
Arrivò il momento di Good Riddance, e io piansi più lì che in tutta la mia intera vita. 
Quello è un addio, è il loro modo per dirti ''ce ne stiamo andando, siamo felici di aver reso questa serata la migliore della vostra vita''.
Tu vorresti andare da loro ed abbracciarli e dirgli che magari non li rivedrai più e che non vuoi che se ne vadano: devono rimanere lì, con te. 
I hope you had the time of your life.
Ultima frase di quella canzone fantastica e Billie alza la chitarra in alto e ci saluta. 
Io piango. Tutti piangono. Tutti avrebbero voluto rimanere così, con loro, per tutta l'eternità, ma loro se ne devono andare per forza: hanno un tour davanti in cui l'Italia non c'è. 
 
***
11 Novembre 2010.
 
Oggi è un anno. E' il mio anniversario, sapete?
Ma certo che lo sapete, che domande. 
Probabilmente anche voi eravate lì, nella mia stessa situazione, probabilmente senza quel tre in disegno tecnico. 
Adesso ripenso a com'era un anno fa ed è tutto completamente diverso: scuola diversa, persone diverse, pensieri diversi.
Dio, voglio tornare indietro. Voglio tornare indietro solo per una sera, per un giorno. 
Perchè non posso, perchè?
Io li voglio ancora, in Italia. Loro sono vita, capite? Loro sono l'aria che respiro. Loro sono parte di me, una grande parte di me. 
Li voglio vedere ancora perchè è bello sapere che il tuo mito sarà lì con te e che ce l'hai a metri di distanza, non milioni e milioni di chilometri. Metri. 
Metri che ti dividono dal sogno di una vita.
Vaffanculo, cazzo. Mi mancate.
 
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Questa voleva essere una ''storia'' per ricordare quel giorno meraviglioso che è stato l'11 Novembre.
Ringrazio tutti quelli che sono arrivati fino alla fine: grazie mille, davvero.
E' lunghissimo, lo so, ma non potevo scrivere una paginetta per una cosa così importante. E' una cosa che, almeno secondo me, ti ''cambia'' la vita. 
Grazie tante ancora ma soprattutto, grazie Green Day. 
Pandins_
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
11.11.'09

 

   
 
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