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Autore: Bad A p p l e    11/11/2010    3 recensioni
Haruka ridacchiò; «e se annunciassi il tuo di futuro, Raito-kun?» propose. Senza aspettare una risposta si sporse sul tavolo e afferrò le mani del ragazzo, trascinandolo a pochi centimetri dal suo viso. La sua voce si fece di una dolcezza carezzevole tanto quanto minacciosa; «e se ti dicessi che domani durante l’ora d’inglese l’orologio della tua vita inizierà a ticchettare inesorabilmente verso l’ultimo atto?».
Genere: Dark, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: L, Light/Raito, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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-La Chiromante. {Vuoi fare un gioco?}

 

Retrace I: Hackneyed Hades

 

Noioso.

Inutile.

Stupido.

Furono queste le prime tre cose che pensò Raito Yagami nell’essere trascinato dalla sorellina, Sayu, prima in quello stupido circo e poi nella tenda di quella sedicente “Chiromante”.

Osservò indispettito l’esultanza di Sayu e pensò a quel tema su Hideyoshi iniziato e mai finito che doveva consegnare giusto il giorno successivo. Sospirò consolato, preparandosi psicologicamente a dover fare una ricerca in piena notte su quel poveretto schiacciato dalla sua ambizione… forse per la professoressa quella non sarebbe stata una descrizione appropriata, ma a Raito pareva la più logica. In Hideyoshi non vedeva nemmeno l’ombra del valoroso Shogun tanto decantato.

«Oh, penso che tu abbia decisamente ragione… un servo di poco conto, solo un po’ più sveglio degli altri, trovatosi con le redini in mano solo e soltanto perché Nobunaga tirò le cuoia».

Raito alzò lo sguardo stupito: Sayu, mentre lui era perso tra i suoi pensieri, l’aveva già trascinato all’interno della tenda e la “Chiromante” aveva risposto alle sue riflessioni.

Osservò la ragazza che gli stava di fronte. Sembrava solo una spiantata incurabilmente –incurabilmente cosa? Raito non riuscì a capire se fosse Punk, Dark, Emo o qualche altra cretinata del genere- qualcosa. E, cosa più importante, la riconobbe come una sua compagna di corsi… del corso di storia ad essere precisi.

«Ciao, Haruka» salutò neutro ma decisamente tranquillizzato: quello della ragazza poteva essere un semplice accenno alla breve discussione che lui aveva avuto con la professoressa giusto il giorno prima e il fatto che il commento fosse arrivato giusto al filo dei suoi pensieri poteva essere una banale coincidenza.

«Wow, il fighissimo secchione della scuola si ricorda il mio nome» rispose lei, troppo esaltata per essere reale anche solo di un decimo.

Yagami aggrottò le sopracciglia, ma alla fine seguì la sorellina che aveva già preso posto al tavolino rotondo dietro cui sedeva Haruka.

«Comunque» disse, contemplando con sguardo vago ogni cosa in quella bizzarra tenda, «questa è una messinscena, vero?... Voglio dire, non puoi pensare davvero di poter prevedere il futuro delle persone» terminò, come a voler mettere alla prova la sanità mentale della ragazza.

«Prevederlo, no» rispose lei con un sorriso indecifrabile. Indicò con un rapido gesto il cartello arancione a caratteri neri che esplicava la tariffa di ogni seduta. «Ma in qualche modo devo pur arrotondare, ti pare, Raito-kun?».

Lui sorrise, esasperato, scuotendo debolmente la testa, poi prese il portafogli e mise nel barattolo alla sinistra del cartello la cifra richiesta.

Indicò Sayu. «Dai, prevedile il futuro così posso andare a finire il tema per quella strega della prof».

«Ma ha appena detto che non può farlo» uggiolò Sayu, osservando accigliata il fratello.

Haruka ridacchiò; «e se annunciassi il tuo di futuro, Raito-kun?» propose. Senza aspettare una risposta si sporse sul tavolo e afferrò le mani del ragazzo, trascinandolo a pochi centimetri dal suo viso. La sua voce si fece di una dolcezza carezzevole tanto quanto minacciosa; «e se ti dicessi che domani durante l’ora d’inglese l’orologio della tua vita inizierà a ticchettare inesorabilmente verso l’ultimo atto?».

«Ti risponderei che l’unica cosa che potrebbe capitarmi durante l’ora d’inglese di domani è di addormentarmi dalla noia: argomento già trattato l’anno scorso, ma il prof non se lo ricorda» rispose Raito, per nulla toccato dalle parole della ragazza. Gentilmente si liberò dalla presa che aveva su di lui e si rimise composto, sotto lo sguardo euforico di Sayu: aveva qualcosa da raccontare alla mamma, Raito e una ragazza così tanto vicini che per un istante aveva pensato che Haruka lo volesse baciare.

Raito indicò la “sfera di cristallo” sul tavolino.

«Per quella hai dovuto svuotare una di quelle palle con la neve?» domandò, ironico.

Lei sgranò gli occhi, «oh no! Assolutamente no! Sarebbe un crimine contro l’umanità» disse con la voce più alta di un’ottava e visibilmente shockata.

«Cosa?» domandò Yagami, incredulo per quella reazione tanto esagerata.

Haruka lo guardò con ovvietà, «le palle con la neve vengono create dagli umani. Quando un umano crea qualcosa, ci mette inevitabilmente un pezzetto della propria anima e se quell’oggetto si rompe, si rompe anche quel frammento. Sapendo, ora, questo… tu avresti mai il coraggio di rompere una palla con la neve?»

Raito si guardò attorno visibilmente a disagio, cercando una risposta tra le cianfrusaglie esoteriche della compagna di corso. La ragazza, però, non gli diede il tempo di rispondere, riprendendo a parlare veloce e allegramente come se nulla fosse successo; «Hey, Raito-kun, teniamo conto che il passato rappresenti la morte… si dice che il presente è passato e il futuro è presente, ma il futuro essendo presente è al tempo stesso passato… la gente vive per morire?»

Sayu fissava come ipnotizzata prima quella strana ragazza con le sue folli domande, poi il fratello, per la prima volta incapace di rispondere a degli interrogativi.

Lui balbettò qualcosa, prima di ricordarsi che nessuno lo obbligava a rispondere. Sbuffò, «Haruka, dove vuoi arrivare?» domandò, quasi scocciato.

Haruka fece ondeggiare a destra e sinistra l’indice. «Eh no, mi spiace ma rispondere ad una domanda con una domanda è contro le regole». Si permise un sorriso, «e comunque non voglio arrivare da nessuna parte, non adesso, non in questo luogo e non in questo modo»

Raito annuì, sempre più confuso, «bene, allora credo che mi toccherà andare a finire quel tema. Ciao Haruka, a domani» salutò, prima di avvicinarsi all’uscita, tallonato da Sayu.

Aveva appena messo piede fuori quando le mani della ragazza, avvolte in guanti di pizzo nero, gli artigliarono delicatamente il collo.

«E se questa fosse la tua fine?»

Raito si voltò di scatto. Haruka era ancora seduta dietro il tavolino rotondo e li salutava con la mano, sorridendo. Si portò una mano al collo… possibile che l’avesse solo immaginato?

 

   
 
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