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Autore: Martilla92    11/11/2010    7 recensioni
Apollo, subito dopo la morte di Giacinto.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Giacinto...


Giacinto...
Il sangue che scorre copioso dalla tua tempia ferita inonda il prato rigoglioso, testimone dei nostri incontri tinti d'amore.
I mortali invidiano gli dei. Dicono che noi siamo esenti da qualsiasi male, compresa la sofferenza.
Ti svelerò un segreto. Non è vero.
Io sono un dio, Apollo. Ma se ora qualcuno mi vedesse, noterebbe che di divino mi è rimasto ben poco.
Il mio cuore piange, le difese dei miei occhi non sanno contenere le lacrime che scendono sulle mie guance per poi fermare il loro corso sulle mie labbra.
Osservare il tuo corpo inerme è una scena troppo penosa anche per il mio sguardo.
Non è così che ti voglio rendere immortale alla mia memoria.
Sei sempre stato un giovane avvenente, ma quando mi decisi a mostrarmi ai tuoi occhi, la tua bellezza non aveva più niente di umano.
Sembrava forgiata per essere amata da un dio.
I tuoi occhi, verdi e felini, non avevano nulla da invidiare all'erba primaverile che colora i prati, rendendoli graditi agli uomini.
I capelli biondi ricordavano i miei, che i poeti celebrano come tinti d'oro, mentre il tuo corpo era reso forte e prestante dagli innumerevoli esercizi ginnici che avevi compiuto negli anni, secondo il volere di Sparta.
Eros ha sempre provato una soddisfazione malsana nel colpirmi con le sue frecce intrise di piacere senza fine, che annebbiano i sensi, rendendo impotente la ragione.
Quel dardo toccò il mio cuore come i miei feriscono chi mi ha offeso, implacabili.
Dovevo vederti, il mio animo ti reclamava come suo.
Eri spaventato, la prima volta.
Com' era possibile, ti chiedevi, che un potente dio fosse pazzo d'amore per un mortale?
Ma anche tu eri conquistato, lo sentivo.
Noi possiamo percepire emozioni che agli uomini non è dato sapere. Riusciamo a vedere negli angoli più remoti dei cuori umani, catturando ogni minimo sentimento.
E così feci con te.
Era così gratificante sentire le tue labbra, carnose ma al tempo stesso delicate, come dei petali di rosa appena sbocciati.
Ma più di tutti era caro al mio cuore quel calore che, non solo il sesso, ma la tua sola presenza, gli conferiva.
Ho rinunciato a tanti dei miei doveri per averti vicino, lo ammetto.
Ma il sorriso che mi rivolgevi mi faceva dimenticare qualsiasi sbaglio e convincevo me stesso che tutto quello che facevo era certamente la cosa giusta.
Ormai che senso ha ripensarci? Quel sorriso che tanto amavo non ritornerà mai più, strappato al tuo volto da quel demone, quell'insulso vento.
Zefiro. Anche lui ti amava, ma tu lo avevi rifiutato per me.
Gelosia. Poi trasformata in disprezzo.
L'amore e l'odio sono due sentimenti così vicini che basta un tocco leggero per farli combaciare.
Maledetta la sua gelosia che ti ha tolto dal mio caldo abbraccio.
Mi inginocchio vicino al tuo corpo. Ormai il sangue è mischiato con le mie lacrime, una scena che intenerirebbe anche Ade e il suo Thanatos, se fossero in grado di vederla.
Come vedi, Giacinto, la sofferenza non guarda in faccia a nessuno.
Anche io, un tempo, credevo di essere immune da quel sentimento così umano, eppure avevo torto. Non c'è creatura che il dolore non possa raggiungere.
Ma sono sempre un dio e, se non ho potuto rendere immortale il tuo corpo, farò in modo che il tuo nome vivrà in eterno.
Il tuo sangue scarlatto, così intenso, sarà il colore dei mantelli che indosseranno i guerrieri spartani, che ogni anno renderanno omaggio al nostro amore, e la tua città mi sarà cara quanto Delfi e Delo.
Inoltre, il tuo corpo non sarà ricordato come un involucro freddo, stroncato dalla morte.
Un fiore. Rosso, bellissimo alla vista.
Scriverò sui suoi petali l'espressione AI, e da quel momento la loro forma recherà per sempre il mio dolore per la tua scomparsa.
Il miei ultimi doni.
Non temere, Giacinto, farò tutto ciò che è in mio potere affinché i secoli non cancellino il tuo nome.

Note:

Per chi non conoscesse il mito: Apollo si innamora, ricambiato, di Giacinto, bellissimo principe Spartano. I due erano inseparabili e il dio trascurava anche i suoi doveri pur di trascorrere del tempo con lui. Un giorno, mentre giocavano al lancio del disco, Zefiro, un vento, geloso perché il giovane aveva preferito l'amore del dio a lui, deviò la traiettoria del disco di Apollo che ferì Giacinto a una tempia, uccidendolo. Il dio era disperato e fece ricorso a ogni arte medica pur di guarire l'amato. Resosi conto che ormai non c'era più niente da fare, dal sangue di Giacinto fece nascere un fiore che porta il suo nome e i cui petali ricordano l'espressione di dolore AI.
A Sparta ogni anno si tenevano feste, le Giacinzie, per celebrare, appunto, il loro amore.
Con questa fanfic ho voluto rendere omaggio al mio mito preferito. Spero vi sia piaciuto e i commenti(naturalmente anche le critiche costruttive), sono sempre bene accetti:)
Marty

  
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