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Autore: Lerax    12/11/2010    5 recensioni
[Fight Club]Tyler è "morto", è tempo che qualcun altro sparisca per permettere il suo ritorno.
"Dopo la morte di Tyler sono finito in un ospedale psichiatrico giuridico, ospite dell'Istituto Nazionale di Recupero Psichiatrico Tal dei tali. Per tanto tempo ho continuato a pensare di essere in Paradiso, anche se gli angeli mi pestavano. Dio, con le lauree appese alle pareti del suo studio bianco, dietro la scrivania di noce stile Luigi XV con rifiniture a mano e la vernice ecologica atossica, continua a chiedermi "perché?". Perché ho creato i Fight Club? Perché ho pisciato nelle tazze di porcellana ripiene di Soupe d'oignons? Perché ho sfasciato auto, distrutto monumenti nazionali, fatto esplodere uffici, fracassato il muso di tanti altri preziosi esseri umani, irripetibili fiocchi di neve? Perché perché?
Scuoto la testa e rispondo che è stato Tyler a fare tutto questo. Tyler, non io. Dovete chiederlo a Tyler. Lui ha le risposte."
[Storia classificatasi al quarto posto nel contest "Time of dying indetto da amimy]
Genere: Generale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ATTENZIONE: questo si può considerare un seguito del romanzo(o mio dio, mi sento un eretica a dire una cosa del genere), ma ho cercato di renderlo comprensibile anche a chi non l'ha letto(fatelo!). In generale la trama non cambia, c'è un capitoletto finale in più in cui il protagonista senza nome si trova in ospedale psichiatrico che scambia per il Paradiso, dove Dio gli parla dalla sua scrivania e tutto è "suole di gomma e bicchieri di plastica e pillole colorate".
Ho preferito lasciare il nome progetto Mayhem come nel film piuttosto che progetto Caos per semplice di musicalità. Ho inserito citazioni varie direttamente dal film o dal romanzo(si capisce perché sono le frasi più belle XD) e da una canzone dei Three Days Grace. Grazie per l'attenzione cane gatto pecora uccello salmone luccio..tanto chi è arrivato a leggere fin qui?
Buona lettura





 

 

“Hey, siamo tu ed io: amici”

Per molto tempo è stato vero, io ed Tyler, amici inseparabili, culo e camicia. Poi Tyler se n'è andato.

Quando è sparito ha lasciato una leggenda, un segno. Tutti a chiedermi se conoscevo o no Tyler Durden. Di me invece non resterà niente, lo so.

Ma va bene, non m'importa, non più. Adesso sono pronto.

Chissà se Marla soffrirà, ma penso di no. Lei non vede la differenza tra Tyler e me, nessuno la vede.

Marla, penso di amarla, non gliel'ho mai detto. Nemmeno questo ha importanza ormai.

Dopo la morte di Tyler sono finito in un ospedale psichiatrico giuridico, ospite dell'Istituto Nazionale di Recupero Psichiatrico Tal dei tali. Per tanto tempo ho continuato a pensare di essere in Paradiso, anche se gli angeli mi pestavano. Dio, con le lauree appese alle pareti del suo studio bianco, dietro la scrivania di noce stile Luigi XV con rifiniture a mano e la vernice ecologica atossica, continua a chiedermi "perché?". Perché ho creato i Fight Club? Perché ho pisciato nelle tazze di porcellana ripiene di Soupe d'oignons? Perché ho sfasciato auto, distrutto monumenti nazionali, fatto esplodere uffici, fracassato il muso di tanti altri preziosi esseri umani, irripetibili fiocchi di neve? Perché perché?

Scuoto la testa e rispondo che è stato Tyler a fare tutto questo. Tyler, non io. Dovete chiederlo a Tyler. Lui ha le risposte.

Anche Dio scuote la testa.

Tyler è la cosa migliore che mi sia capitata nella vita e io l'ho distrutta. Pensavo di esser in grado di badare a me stesso, camminare con le mie gambe, ed invece no. Come un adolescente convinto di sapere tutto, di spaccare di brutto. Incapace di apprezzare i calzini puliti, gli spiccioli per uscire la sera, la connessione internet, finché non si ritrova a venti anni a condividere un bilocale che puzza di uova marce e con tubature da cui esce acqua marrone.

Non volevo continuare a vivere la mia patetica, inutile vita, eppure mi sono comportato come quei cani da slitta, che nonostante il freddo, la fame, la fatica, la stanchezza, continuano a tirare fino alla vecchiaia, finché non tirano le cuoia. Quando potevano benissimo scappare in qualsiasi momento e unirsi ad un branco di lupi selvaggi.

In sala comune mi sono messo a sfogliare i cataloghi dell'arredamento dell'Istituto trovati in un angolo dello sgabuzzino. Qual'è il tavolo ideale per la sala ricreativa? Quali colori garantiscono un'atmosfera rassicurante e allo stesso tempo squallida, soffocante in modo subliminale? Del tipo questo è il tuo mondo da oggi in poi e non uscirai mai più.

Imbusto lettere di pignoramento e carte fedeltà delle linee aeree.

Attività lavorativa-ricreativa. Reinserimento nella società tramite la produttività.

Dio si è trasformato in un dottore e mi ha prescritto i farmaci per l'insonnia. Tyler o non Tyler, io continuavo a non dormire.

Prima medicina naturale che va tanto di moda, Valeriana, Sedatol. Perché noi ci teniamo ai nostri pazienti e non li imbottiamo di medicinali. Come bere acqua fresca. Il Dio-Dottore sapeva che non avrebbero fatto effetto, ma intanto sulla cartella c'è scritto che ci hanno provato, loro, a salvarmi stomaco e fegato. Tanta considerazione per dei criminali mentalmente ritardati e pericolosi, il manicomio è un posto strano.

Ed allora giù di Xanax, Valium, Frontal, Seconal rosso rossetto. Quando anche queste hanno smesso di funzionare, siamo passati a Darchene, Roipnol, Rivotril. Il solo nome richiama lontani luoghi esotici, il gabbiano che vola verso il tramonto sopra un mare rosso, che già ti rilassano. Chiudi gli occhi ed è l'ultima immagine che vedi prima di precipitare in un coma farmacologico da cui ti risveglierai esattamente dopo otto ore e quindici minuti. Rotazione di farmaci ogni tre settimane per non incorrere ad assuefazione.

In manicomio non indossiamo camici di carta, ognuno ha il suo vestiario. Io ho sei camicie bianche, sei paia di pantaloni neri, sei paia di mutande nere, sei paia di calzini bianchi, una giacca nera. Il lupo non perde il vizio nè il pelo.

Questa è la mia vita da un paio di giorni o mesi o anni da questa parte. Dopo un po' perdi il conto del tempo. Del resto, chi ha bisogno di tempo in paradiso?

Ormai sono un ospite modello, quasi una persona rispettabile. Il Dio-Dottore dice che se non fosse per tutto quello che ho combinato, potrebbe rimandarmi nel mondo reale. Ad aprire nocciole per la Duplo in un carcere e togliere catrame dalle vecchie scuole per qualche decina d'anni, e poi a morire in qualche stanza fatiscente di una cooperativa sociale per il recupero di ex detenuti.

Sono diventato un consumatore porzione singola a vita, non posso fuggire da questo inferno. Ho provato tante volte, ma sono ancora intrappolato. Se Tyler ci fosse ancora direbbe “fanculo bello, sei tornato nell'incubo da cui ti avevo liberato”.

Ucciderlo è stato il più grande errore della mia vita, ma forse era necessario affinché capissi di quanto ho bisogno di lui. Forse non è troppo tardi per rimediare.

Per settimane ho raccolto pillole. Lunghissime notti insonni passate a contare i secondi alternate a otto ore e quindici minuti di sonno per evitare una faccia da frutto ammaccato che possa destare sospetti. Come extra mi sono procurato anfetamine, barbiturici, steroidi, altre benzodiazepine. Da qualche parte è custodito anche del propofol, il sonnifero delle star e della gente schifosamente ricca con complessi del tipo nessuno-mi-ama, ma non sono riuscito a procurarmelo, gran peccato. Con quello che avevo ho fatto un mix e ho avvolto tutto in strati di pellicola trasparente, rozzi ovuli di cocaina.

E ho atteso. Stanotte è la notte giusta, personale ridotto. Anche gli infermieri festeggiano il Natale.

La cena natalizia d'istituto inizia sempre allo stesso modo, qualche portata preparata dalla moglie indispettita e finisce sempre allo stesso modo, con il personale ubriaco che pesta gli ospiti.

E' il momento di agire.

Con la scusa di pisciare vado in camera e recupero gli ovuli nascosti in una saponetta. Fai un buco con lo spazzolino da denti e poi lo copri con altro sapone. Ingoio le palline una dopo l'altra, l'odore di Marsiglia mi penetra le narici.

Torno in sala, ed aggredisco uno che ricorda molto Big Bob, l'alce buono del gruppo di sostegno per il cancro ai testicoli. Lo colpisco una volta, due volte, tre volte. Lui reagisce e mi colpisce sul mento. Sembra un combattimento da Fight Club, si forma un cerchio di spettatori intorno a noi. Solo io e questo Big Bob al centro. E' come tornare ai vecchi tempi, Big Bob mi colpisce sulla guancia e sento le sue nocche accarezzare la cicatrice dello sparo. La sento pulsare furiosa la cicatrice, pronta ad esplodere. Il mio sorriso è più frastagliato che mai.

Stendo il mio avversario, lui è intontito dai farmaci mentre io sono almeno tre giorni che sono lucido ed assonnato. Continuo a infierire finché finalmente arrivano due infermieri a bloccarmi. Mi ribello, mi dimeno, continuo a lottare. Arriva un terzo ad aiutarli e mi stordiscono a calci. Alcuni ospiti prendono talmente tanti farmaci che a sedarli li manderesti all'altro mondo, per questo si preferiscono metodi alternativi.

Appena arrivato, qualcuno era restio a colpirmi. Mi chiamavano signore. Avevano il naso rotto o un occhio nero, segni di combattimenti vecchi e nuovi. Ho cercato di spiegare che potevano picchiarmi come facevano con tutti gli altri, non avrebbero colpito Tyler Durden. Non capivano, pensavano fosse un test, una delle assurdità di Tyler. Ma alla fine obbedivano perché la prima regola è che non si fanno domande. Tyler Durden diceva loro di picchiarlo e tanto bastava.

Adesso devo sembrare veramente pazzo, con la schiuma del sapone mista a sangue che mi esce dalla bocca.

Ed ancor prima che me ne accorga, finisco con una camicia di forza in una cella d'isolamento. Per precauzione mi trascino verso l'angolo cieco della stanza, proprio sotto la telecamera di sorveglianza. Tutta la struttura è piena di punti ciechi, probabilmente nessuno pensa che un idiota imbottito di farmaci possa essere furbo abbastanza da sfruttarli. Comunque stanotte nessuno passerà a controllare se non mi vedranno nello schermo. Probabilmente non ci sarà nemmeno nessuno a controllare, nessuno di cosciente o lucido almeno.

Attendo che i succhi gastrici sciolgano tutta quella pellicola e anfetamine, barbiturici, steroidi e benzodiazepine entrino in circolo. Ci vorranno almeno quattro ore per i primi effetti gravi. Poi avrò altre quattro ore per entrare in coma ed essere tirato fuori di qui in fin di vita, ma non troppo per non rischiare che qualcuno decida che non vale nemmeno la pena di provare a salvarmi. Un errore di poche ore e sono morto. Questo lo so perché lo sa Tyler.

L'ho ucciso una volta, ma è risorto nel momento stesso in cui sono tornato a essere un prodotto, quando sono tornato a essere parte di questo sistema, che inizia a divorarti dall'esterno finché non arriva al cuore e stringe, stringe col suo pugno.

Stavolta non combatterò contro Tyler. Passerò dalle due alle quattro settimane in coma e in ogni momento una parte di me morirà piano piano per lasciar posto a lui. Lascerò posto al vero me finalmente.

Al risveglio, ci sarà Tyler Durden ed io non esisterò più. Tyler uscirà da questo posto di merda in un attimo e riprenderà il controllo della situazione.

Andrà da Marla e Tyler dirà "Sono tornato per te". Senza di me, Marla non sarà più un pericolo per i Fight Club ed il progetto Mayhem. Accetterà tutto quel che Tyler dirà, perché tutti accettano quel che dice Tyler. Lui ha le risposte. Anche se la prima regola è che non si fanno domande.

Penso di amarla Marla, ma questo ora non conta. La prima volta che ho visto Marla, al gruppo di sostegno per il cancro ai testicoli, al Rimanere Uomini Insieme, l'ho odiata. Con i capelli neri crespi, il fumo di sigaretta che usciva dalla bocca, l'abito nero da quattro soldi.

Fasulla.

Mi stava togliendo qualcosa di bello, la mia cura contro l'insonnia, il mio immergermi nella sofferenza, il posto in cui mi rifugiava dalla merda della società, da me stesso. I miei gruppi. Ed allora l'ho amata. Perché era come me, una fasulla. Era come me e più di me. Ha cancellato la mia illusione. Lei aveva toccato il fondo, ed io nemmeno ci provavo a toccarlo, il fondo. Talmente in basso che non riuscivo a vedere, che non avevo il coraggio di scendere. Volevo farlo, stare giù insieme a Marla, ma avevo paura. Che cosa disgustosamente sdolcinata.

Pensi di aver toccato il fondo, e poi ti accorgi che non sei nemmeno a metà.

Così è comparso Tyler. Per aiutarmi, per spingermi giù. Tyler, il mio lato più oscuro che nessuno poteva vedere si è materializzato nella realtà. Come allucinazione certo, ma io lo vedevo. Io lo sentivo, io lo toccavo. Per me, Tyler era vero. Per tanti altri lo era. Ed alla fine, Tyler è diventato più vero di me, tanto che ho dovuto farlo fuori.

Mi chiedo se tutto questo non sia altro che un piano di Tyler. Prima l'omicidio-suicidio, poi limitato al suo omicidio, ed adesso questa cosa del suicidio-rinascita. Tyler si è fatto sconfiggere una volta affinché comprendessi che non puoi combattere contro il tuo alter ego figo. Tyler, nella sua onnibiondezza, aveva pianificato la sua morte, adesso lo capisco. Il primo passo per la vita eterna è che devi morire. Non parlava di me, ma di se stesso. Strana cosa che il mio lato più oscuro sia un illuminato.

Inizio ad avvertire i primi effetti. Leggermente in anticipo, ma non abbastanza da essere allarmante. Questo lo so perché lo sa Tyler.

Mi avvolge un senso di malessere totale, iniziano i sudori freddi, la testa che gira. Mi accascio su me stesso in posizione fetale sul pavimento. Nonostante sia di gommapiuma imbottita, per terra è freddo. Vedo le macchie di vomito e urina lasciati dai precedenti occupanti della cella, sento l'odore di detergenti chimici.

In punto di morte uno dovrebbe pentirsi e chiedere scusa. Di cosa mi pento io?

Scusa Dio per non aver creduto in te. Spero di essere in tempo per cambiare idea. Spero che mi abbia riservato un posto in paradiso e che i tuoi angeli non mi picchino.

Chiedo perdono a mio padre.

Mi ricordo l'ultima volta che l'ho visto. Avevo sei anni, e lui guardava la tv seduto sul divano a fiori. Papà prende il pacchetto di sigarette, lo apre, e vede che è vuoto. “Va' a comprare le sigarette” mi fa. Poi ci ripensa e decide di andare lui. Si infila un paio di pantaloni ed esce. Dopo nemmeno due secondi torna in casa, sale le scale, torna giù con una valigia. Prende le chiavi della macchina nonostante il tabaccaio sia a pochi minuti a piedi ed esce di nuovo. Non torna mai più. Era talmente desideroso di svignarsela che lascia pure la maglietta preferita della sua squadra preferita di baseball. Era un patito di sport e aveva un sacco di gagdet. Se avesse potuto penso che avrebbe tappezzato la camera di poster come un adolescente. Comunque la maglietta rossa e gialla dei Giants era la sua preferita e nella fretta di andarsene l'ha abbandonata nella cesta della biancheria sporca, insieme a me e a mia madre. Per me lui era come Dio e mi ha abbandonato.

Inizialmente ero solo triste, avevo nostalgia. Poi ho iniziato ad odiarlo. A sperare che, in qualsiasi parte del mondo fosse quel lurido bastardo, soffrisse le pene dell'inferno. Che lo uccidessero con una manovra di Heimlich troppo entusiasta mentre si stava soffocando con un mahsmallow gigante abbrustolito sul fuoco durante il campeggio con i suoi nuovi figli boy scout. Chiedo perdono per aver augurato una morte tanto stupida.

Chiedo perdono a Marla, per averla trascinata in questa spirale di follia. Adesso uscirà con qualche tipo pieno di tatuaggi e necrofilo e mentre scopano gli dirà “una volta sono uscito con uno che aveva una personalità multipla”. Orgasmo. “Fabbricava sapone con il grasso delle liposuzioni dei centri di dimagrimento”. Sono stato uno dei tanti tra quelli strani con cui usciva. Io o Tyler, non fa differenza. Perdonami, Marla.

Tyler. Dovevi esserci tu qui fin dal principio. Senza di me, avresti potuto fare molto di più e molto meglio. Sono felice di esser stato sotto la tua ala protettiva Tyler, ma non ce la faccio a essere come te senza te. Con gli occhi aperti, allo stesso modo in cui ho puntata la prima volta la pistola alla nostra gola, allo stesso modo in cui mi sono sparato in bocca, decido di morire per lasciar vivere te. La scimmia spaziale tira una leva, preme un bottone, fa quello per cui è stato addestrato finché improvvisamente, muore. Il mondo è un posto strano e contorto, forse tu porterai un po' di ordine. Anarchia..

Sento lo stomaco sussultare, dolori atroci che mi colpiscono. Il cervello inizia a scollegare, le immagini sono confuse. Mi sforzo di trattenere il vomito e non disperdere la polvere di quel meraviglioso cocktail da coma che ho preparato. Risale per la gola un pezzetto di pellicola trasparente misto a tutto il resto. Lo rimando giù e sento che si attacca al pomo d'Adamo.

Sono entrato in fase theta, il tempo comincia a scorrere per i fatti suoi, il mondo cambia colore come se qualcuno stesse giocando con le impostazioni di tonalità e saturazione.

Un'altra scarica di dolori lancinanti, muscoli che spasimano e si contraggono. Il vomito mi invade la bocca, ma resisto. Stringo le mani sullo stomaco e sento la cicatrice del bacio di Tyler sul dorso.

Mi avvicino al punto di non ritorno. A cosa è servita tutta la mia vita? Se fossi un delicato e irripetibile fiocco di neve, adesso starei per toccare terra e sciogliermi. Che senso ha avuto scendere dal cielo per poi svanire senza lasciare traccia? In punto di morte la concezione comune della vita che ci insegnano fin da poppanti è ancora più sconfortante della filosofia di Tyler.

La verità è che non si è mai troppo pronti per morire, ma continuo a sforzarmi di non vomitare.

Non sei un delicato e irripetibile fiocco di neve.

E' Tyler che parla dall'altro lato della stanza. Lo vedo per un attimo. Veloce come il battito d'ali di un colibrì, un fotogramma porno in una pellicola di Disney.

Sei solo la canticchiante e danzante merda del mondo.

E sparisce.

E compare di nuovo. E' chino, a pochi centimetri dal mio volto agonizzante sul pavimento.

Devi avere coscienza, non paura. Coscienza che stai morendo.

E' un dejavu da premorte?

Siamo agli ultimi attimi, dice. Vuoi dire qualcosa per immortalare l'occasione?

Cercando di non vomitare, mugugno qualcosa come “fa un male cane”. Ma con il vomito che rischia di schizzarti via dai denti, parli solo a vocali.

Tyler sorride.

Sono fiero di te, dice.

Chiudo gli occhi. Prepararsi ad evacuare l'anima.

  
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