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Autore: Samaele    13/11/2010    1 recensioni
Eleazar è stato strappato dalla tenebra a cui tanto anelava. Dentro di lui, ora, non vi è che rabbia verso il suo salvatore.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Parla Eleazar : Lo dovrei ringraziare? Piangere sul suo corpo inchiodato nel legno? Perché tutti mi fissano, giudicano i miei occhi asciutti, disprezzano le mie labbra sorridenti? Loro non hanno la più pallida idea della maledizione che ha gettato su di me. L'assassino che affoga l'amico lo condannano a morte, la moglie che bacia un altro uomo la lapidano, al ladro che ruba le monete al mercante gli amputano una mano, eppure lui viene glorificato. Perché? Lui mi ha ucciso. Lui mi ha tradito. Lui mi ha rubato la pace. Ma vedo solo lacrime per il suo corpo morto. Tutti compiangono il più grande degli assassini, il più viscido dei traditori, il più avido dei ladri. E disprezzano me, sua vittima, per non essermi unito alle loro lacrime. Vorrei far provare a tutti loro anche solo una goccia di ciò che sto vivendo ora, e voglio vedere quanto di loro avranno il coraggio anche solo di provare compassione per quel corpo martoriato, o, almeno, se anche solo uno non lo maledirà con ogni fibra del suo essere. Io avevo la pace. Il Nulla. Il glorioso, pacifico, dolce Nulla. Era, finalmente, la quiete. La tempesta era, ormai, lontana, persa all'orizzonte. L'unica cosa che restava era lo sciabordio delle onde che mi cullava. Era come essere tornati nel ventre materno. Ero cosciente ed incosciente allo stesso tempo. Ero un'onda che oscillava fra l'essere e il non essere. Era la culla dell'universo. La più grande e la più dolce. Era amore. Era gioia. Era serenità. Era pace.
E poi è arrivato lui.
Lui, l'assassino che si spaccia per salvatore.
Lui, il traditore che si proclama fratello.
Lui, il ladro che chiede gli animi.
E' arrivato e mi ha fatto nascere una seconda volta. Le onde che prima mi cullavano s'innalzarono per metri, centinaia di metri. Il mondo sicuro e oscuro in cui finalmente ero approdato venne squassato da un terremoto che ne spaccò le viscere. E fu invaso dalla luce. La tempesta tornò. E la Vita mi cinse di nuovo con il suo braccio florido, scacciando quello scheletrico della Morte. Vidi il sorriso materno di una essere sostituito da quello sadico dell'altra.
Lui mi fece rivivere.
Lui mi strappò dalla morte.
Lui mi riconsegnò alla vita.
Ed io lo maledico. E lo maledirò per sempre. Ogni loro lacrima è una mia bestemmia. Ogni loro supplica è un mio incitamento. Così come loro lo amano, io lo odio. Per colpa sua ora la solitudine banchetterà di nuovo con il mio animo, la realtà stuprerà ed ucciderà nuovamente ogni mia illusione, la felicità e l'amore continueranno a sbeffeggiarmi ed umiliarmi, la speranza a germogliare ed appassire in me in un ciclo perpetuo e crudele, senza che sia meno doloroso il fatto che lo viva per la seconda volta.
Quale sadico Dio può permettere che accada tutto questo?
Donare la pace dopo un massacro che si è protratto per anni e ha lordato la terra del paese di sangue e lacrime, che ha reso vedove le mogli ed orfani i bambini, che ha piegato le gambe anche al più forte dei combattenti, che ha fatto arrendere anche il più tenace dei soldati, che ha fatto invocare la pace anche al più cieco e stolto dei guerrafondai, e poi far scoppiare una seconda guerra, ancor più sanguinaria della prima.
Come si può anche solo giustificare un Dio per far conoscere la quiete, la pace dell'oscurità per poi far dilagare nuovamente la luce accecante?
E loro... loro osano osannarlo!
Osannarlo!
Stolti!
Ciechi!
Che i vostri corpi possano marcire nel deserto!
Che gli amici possano ritrovarsi soli e pugnalati!
Che i vostri figli possano essere spellati dagli avvoltoi!
Che i sognatori possano essere lapidati dalla realtà!
Che i vostri genitori possano essere squartati!
E nemmeno allora proverete un decimo di ciò che sto provando ora!
La quiete...
Finalmente la rosa della crociata era stata vinta, finalmente tutto questo aveva avuto un senso nella sua inesistenza. Un battito... un battito di ciglia, un attimo di cecità e fu di nuovo la luce. Una luce che non riesce a scacciare il ricordo di quell'oscurità... potessi almeno dimenticarla... ed invece, no, sono costretto a vivere ricordando la gioia della morte. A vivere conoscendo il deserto che verrà e l'oasi che ho perduto. Sono marchiato dal passato e dal futuro.
Io sono Eleazar, colui che è risorto.
Io sono Eleazar, colui che è stato strappato dall'oscurità.
Io sono Eleazar, colui che vive per l'oscurità.
Io sono Eleazar e lo maledico.
Io sono Eleazar e ho gioito ad ogni colpo di martello.
  
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