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Autore: Niglia    13/11/2010    3 recensioni
Girare lo scorpione? Girare la cavalletta?
«Queste bestioline sono davvero ben imitate…», riprende, con lo stesso tono pacato e uniforme. «E come sembrano inoffensive…! Ma l’abito non fa il monaco! Se si gira la cavalletta, signorina, saltiamo tutti… Sotto i nostri piedi c’è abbastanza esplosivo per far saltare in aria un intero quartiere di Parigi…»
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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La Sauterelle ou le Scorpion






«Girare lo scorpione? Girare la cavalletta?»






     Mi aveva lasciata da sola per darmi il tempo di pensare – non voleva turbare il mio pudore, ha detto. Non voleva vedermi arrossire come una qualunque fanciullina che accetta la proposta del gentiluomo che l’ha chiesta in moglie, ma io so che anche questo fa parte della messinscena. Erik non potrebbe sopravvivere senza il dramma, la tragedia – ha bisogno che anche la sua vita sia un’enorme rappresentazione.
    Fisso con disgusto misto a terrore le due scatole chiuse che, da sopra la mensola del camino, sembrano attendere in rigido silenzio la mia mossa successiva, la mia decisione finale. Il momento nel quale passerò il punto di non ritorno. Esse contengono due perfette riproduzioni di una cavalletta e di uno scorpione, in bronzo, di fattura giapponese; aveva detto che quei due animali avrebbero significato o no! Ma come possono due soprammobili significare o no? Era un’altra delle sue pazzie? Eppure no, no, doveva pur voler significare qualcosa, perché si era strappato via la maschera e i suoi occhi avevano fiammeggiato minacciosi mentre mi afferrava violentemente al braccio trascinandomi nella mia camera da letto.
    «Tieni!» Aveva esclamato, mettendomi con forza tra le mani una chiave di bronzo. «Ecco la piccola chiave che apre i cofanetti di ebano sul camino della camera Luigi Filippo…»
    E adesso, che cosa dovrei fare? La mia vita in cambio di quella delle centinaia di persone che si trovano sopra la mia testa, su, in teatro? Perché dovrei barattare tutto ciò che possiedo – la mia libertà, il mio spirito – per salvare sconosciuti di cui non conosco nemmeno il volto?
    Raoul, il mio amato Raoul, è nella Camera dei Supplizi – lo so bene, sento la sua voce; e, insieme a lui, vi è anche quello strano personaggio, il persiano, che è sempre stato gentile con me malgrado non fossimo mai neanche stati presentati. Credo che potrei fare un sacrificio per salvare le loro vite, sarei felice anche sapendolo semplicemente vivo, da qualche parte, lontano da me e da lui.
    Erik mi ha dato la possibilità di scegliere, dopodiché se n’è andato; mi ha spiegato cosa accadrebbe se dovessi scegliere di girare lo scorpione, così come l’ha fatto per la cavalletta. Oh, le sue parole rimbombano ancora nella mia mente, terrorizzandomi!
    «Non gira soltanto, la cavalletta! Salta!... salta! Salta che è una bellezza!»
    Sembrava un pazzo mentre gridava e rideva sguaiatamente, confondendo il riso alle lacrime.
    Infilai le mani tra i capelli, disperata, andando avanti e indietro come una folle accorgendomi solo con una parte di attenzione di stare singhiozzando come una bambina. Mi avvicinai alla parete che divideva la dimora del mostro dalla stanza delle torture, toccando il muro, sperando che dietro di esso il mio fidanzato stesse ancora bene; e nel frattempo mi arrovellavo alla ricerca di una possibile soluzione, giacché a quel punto non sapevo fin dove avrei potuto confidare nella parola di Erik e, di conseguenza, non sapevo se la mia decisione ci avrebbe salvati o uccisi tutti. Oh, come potevo sapere? In me era stata riposta una responsabilità immensa!
    Persino il persiano mi aveva sconsigliato di toccare le due statuine, dato che l’assenza del nostro ospite si protraeva sempre di più e questo poteva voler dire solo che, mentre egli si era messo in salvo, noi saremmo potuti saltare in aria da un momento all’altro!
    Eppure Raoul non la pensava in tal modo, perché mi spinse ad avvicinarmi ai due cofanetti per portare a termine il mio compito: stavo per girare lo scorpione, mentre le lacrime colavano copiose sulle mie guance, ma la voce del persiano mi distrasse intimandomi di non farlo, e in quel momento Erik tornò!

     Mi raggiunge senza pronunciare una sola parola, lanciando un’unica occhiata gelida e infastidita alla Camera dei Supplizi da dove, improvvisa, era giunta la voce del persiano che infine palesava la sua presenza.
    «Un’altra parola, daroga, e faccio saltare tutto!» Minacciò, tanto freddamente da farmi ritrarre contro il muro, terrorizzata.
    I suoi occhi, dorati, tornano su di me, studiando la mia figura rannicchiata e spostandosi dal mio volto in lacrime ai due scrigni ancora chiusi e intatti. Comprende che non ho fatto ciò che mi ha detto, che non ho ancora deciso: il suo volto è una maschera orrida e non so come riesco a osservarlo senza svenire – sento che è il panico e lo sgomento a mantenermi ancora cosciente.
    «L’onore spetta alla signorina», mormora, con voce tanto stanca da stringermi il cuore ma al contempo tanto gelida da acuire il mio terrore. «La signorina non ha toccato lo scorpione, la signorina non ha toccato neanche la cavalletta, ma non è ancora troppo tardi per far bene. Guardate», aggiunge, avvicinandosi alle scatole sotto il mio sguardo atterrito e sfiorandole con due dita leggere. «Apro senza chiave, perché sono il signore delle botole e per questo apro e chiudo tutto ciò che voglio… come voglio… Apro i cofanetti d’ebano; signorina, guardate dentro i cofanetti d’ebano…», continua, porgendomi la mano per farmi segno di avvicinarmi a lui. Ma io non oso, fisso la sua mano con orrore come se fosse una trappola mortale: furioso com’è, non mi avvicinerei a lui di mia spontanea volontà neanche se stessi annegando e lui fosse l’unico a potermi salvare! Egli deve accorgersene perché sospira impercettibilmente e la riabbassa con lentezza, voltandosi di nuovo verso i due animaletti.
    «Queste bestioline sono davvero ben imitate…», riprende, con lo stesso tono pacato e uniforme. «E come sembrano inoffensive…! Ma l’abito non fa il monaco! Se si gira la cavalletta, signorina, saltiamo tutti… Sotto i nostri piedi c’è abbastanza esplosivo per far saltare in aria un intero quartiere di Parigi…»
    A quelle parole sgrano gli occhi, fissandolo sgomenta: dunque i timori del persiano, e i miei, si sono rivelati essere del tutto fondati! Erik voleva ucciderci tutti, soltanto per un mio rifiuto! Ma egli, imperterrito, incurante della mia reazione, prosegue con la sua neutra spiegazione, quasi fosse da solo…
    «Se si gira lo scorpione, tutto l’esplosivo viene sommerso dall’acqua…!», dice, dandomi una pallida quanto inutile speranza; infatti le sue parole successive mi seppelliscono in una disperazione ancora più nera. «Signorina, in occasione delle nostre nozze, farete un magnifico regalo ad alcune centinaia di parigini che in questo momento applaudono un modesto capolavoro di Meyerbeer… Farete loro dono della vita… poiché voi, signorina, con le vostre graziose mani girerete lo scorpione!... E felici e contenti ci sposeremo!»
    Vedo la follia nei suoi occhi di brace e non oso muovere un muscolo, battere occhio, per paura che possa fraintendere persino i gesti involontari del mio corpo; continua a fissarmi come se da me dipendesse la sua vita, ed è così in effetti, non ha fatto che ripetermelo da quando mi ha trascinato nei suoi cupi sotterranei alla fine del Faust. Attende che faccia qualcosa, che prenda una decisione, ma sono troppo spaventata per fare un solo passo verso i due cofanetti – per farlo dovrei avvicinarmi a lui, a lui che è il mio peggiore incubo!
    La sua bocca si irrigidisce e un guizzo gli attraversa la mascella, facendogli stringere gli occhi. «Se entro due minuti, signorina, non avrete girato lo scorpione», aggiunge, frugando nelle tasche interne del suo panciotto e tirandone fuori un orologio da taschino d’argento, «ho un orologio, un orologio che funziona alla perfezione!», precisa mostrandomelo. «Io girerò la cavalletta… e la cavalletta salta che è una bellezza!...»
    Lo guardo, angosciata, sentendo il respiro farsi più accelerato mentre i miei occhi si spostano da lui alle due riproduzioni, sulle quali si fermano come incantati. Oh, sono davvero preziose, non v’è alcun dubbio – sembrano veri insetti! Ma perché dovrei voler girare lo scorpione, che altro non è se non un animale velenoso e mortale? È per questo motivo che l’ha scelto, perché sapeva che, girandolo, avrei comunque decretato la mia condanna a morte? Non credevo che sarei sopravvissuta a quella terribile notte, infatti, cavalletta o meno: il dolore di essere separata da Raoul mi avrebbe uccisa, e lo stesso avrebbe fatto l’essere condannata a vivere come la sposa di un cadavere!
    Mi copro la bocca con le mani e cerco di impedire ai singhiozzi di sgorgare dalle mie labbra – non voglio che Erik si irriti più di quanto già non sia. Non mi permetterebbe neppure di morire! Mi legherebbe per sempre ad una sedia per impedirmi di porre fine alla mia esistenza, come ha fatto ore fa! Non c’è scampo a questa situazione, potrei salvare la vita a Raoul, al persiano e agli spettatori del teatro, ma io morirei comunque. So bene che cesserò di esistere nel momento in cui sfiorerò quello scorpione e dirò addio al sole, alla libertà, a tutto ciò che di sano c’era prima nella mia vita!
    Sarò soltanto la sposa morta di un cadavere innamorato di me!
    Da dietro la parete della Camera dei Supplizi non giunge un gemito: il silenzio che aleggia nel sotterraneo è qualcosa di così tremendo e carico di aspettative che non potrei dimenticarlo neanche dovessi vivere per sempre. La voce calma, pacata, quasi rassegnata di Erik mi fa comprendere ch’egli è disposto davvero a tutto pur di avermi – viva o morta, a questo punto – e che non avrei dovuto sottovalutarlo: un folle dev’essere sempre assecondato, e non mi avrebbe mai lasciato andare via con Raoul per pietà, perché egli non ne è capace. D’altronde, come può provare pietà qualcuno che ne è sempre stato privato?
    Il tempo era quasi concluso, e io ancora non avevo deciso!
    Infine, all’improvviso, la voce di Erik – quella stessa voce che più volte aveva sussurrato minacce di morte e promesse di amore e gloria allo stesso tempo – rompe il silenzio, con una carica così dolce, angelica, che ha soltanto l’effetto di farmi rabbrividire dal terrore…
    «I due minuti sono trascorsi… addio, signorina!... salta, cavalletta…» Sussurra docilmente, allungando la mano verso l’animaletto infernale che prometteva solo morte.
    «Erik!», esclamo sconvolta dal suo gesto, precipitandomi accanto a lui e bloccando in tempo la sua mano con le mie. «Giurami, mostro, giurami sul tuo infernale amore, che bisogna girare lo scorpione…»
    Il suo sguardo, implacabile, si incolla su di me. «Sì, per saltare alle nostre nozze…»
    Sussulto, lasciando la sua mano come se mi fossi scottata. «Ah! Lo vedi? Salteremo in aria!»
    «Alle nostre nozze, ingenua fanciulla!» Prorompe esasperato, afferrandomi con scarsa delicatezza il polso e tenendomelo sollevato per impedirmi di muovermi. «Lo scorpione apre il ballo!... Ma ne ho abbastanza… Non vuoi girare lo scorpione? A me la cavalletta!»
    «Erik!»
Grido spaventata, cercando di sciogliermi dalla sua stretta per impedirgli di ucciderci tutti. Sento la voce del persiano alzarsi e unirsi alla mia per pregare il mostro, ma non ci faccio caso…
    «Basta!»
Esclama lui, lasciandomi andare e indietreggiando di un passo. I suoi occhi mandano lampi, si spostano da me al punto dal quale giunge la voce del persiano, e in quel momento di distrazione decido la mia sorte in un battito di ciglia. Mi precipito al suo fianco e mi getto sul cofanetto contenente lo scorpione, afferrando l’animale – quanto è freddo il metallo al mio tocco! – e cercando di girarlo al contrario.
    Sento uno scatto e silenziosamente esulto, prima di voltarmi verso il mio carceriere.

    «Erik! Ho girato lo scorpione!...»
    Vedo la fronte del suo volto martoriato aggrottarsi, e i suoi occhi correre a fissare la statuina: sembra non volerci credere davvero, così si avvicina lentamente, allungando una mano tremante a sfiorare lo scorpione rivolto dalla parte opposta a quella in cui si trovava prima. Crolla in ginocchio, sembra un uomo distrutto, ma quando solleva il viso su di me vedo che sono lacrime quelle che gli inondano le guance, e malgrado fino a pochi istanti prima l’avessi odiato con tutta me stessa per la prova a cui mi ha sottoposto, non posso fare a meno di provare una pena infinita per lui.
    I miei piedi si muovono senza fare a caso a quelli che sono i miei desideri, e così mi ritrovo al suo fianco, china su di lui, con una mano posata sulla sua spalla e l’altra sul viso, delicata, ad asciugargli quelle stille salate. Ho talmente tante cose per la testa, tanti ingarbugliati pensieri, che non riesco a provare disgusto o orrore nei suoi confronti – non per il suo aspetto, ad ogni modo, dato che non è quella la sua vera infermità.
    Le sue braccia si allungano e si stringono intorno alla mia vita, e io sono troppo paralizzata per potermi muovere – a ricambiare l’abbraccio non riesco neanche a pensare. Lo sento singhiozzare contro il tessuto del mio abito, le sue dita artigliano la stoffa come a volermi stringere ancora di più, e io posso solo trattenere il respiro e chiudere gli occhi, pregando che grazie al mio gesto Raoul sia salvo.
    Mi chino su di Erik, mischiando le mie lacrime alle sue, e passandogli le braccia intorno alle spalle in quello che sembra un gesto di protezione. In realtà non voglio che veda il terrore dipinto sul mio volto.

    Che cosa ho fatto?


















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Note dell’Autrice.
    Le frasi di discorso diretto in corsivo appartengono a Gaston Leroux e al suo romanzo, “Le fantôme de l’Opèra”: citazioni prese dal capitolo XXVI “
Girare lo scorpione? Girare la cavalletta?”.
    Volevo vedere la scena dal punto di vista di Christine, visto che nel libro abbiamo solo quello del daroga, proprio in quella scena non c'entra nulla -.-'' Spero di essere rimasta abbastanza coerente con il personaggio, anche se forse ho un pò forzato i suoi pensieri e il suo modo di vedere le cose... Per quanto io preferisca scrivere e leggere storie dove Erik viene sempre amato e coccolato dalla donna di turno, cambiare un pochettino non mi avrebbe fatto male :D Mah... Fatemi sapere cosa ne pensate del mio delirio :)
    A presto, sentirete ancora parlare di me - per vostra sfortuna!
    Un abbraccio,
    Giuly


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