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Autore: Stray cat Eyes     13/11/2010    4 recensioni
[Implied Kay/Artù]
L'avvincente conversazione tra un adulto un po' stanco e un quindicenne un po' depresso (e appena un po' isterico).
Genere: Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Kai, Mordred
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ladies and gentlemen, vi presento stasera la cosa più stupida e priva di senso che abbia mai scritto. XD
Fatevi una risata alle mie spalle, lanciate solo verdura fresca e niente uova, per cortesia - il mio Mordred (la mia versione, intendo XD) è già abbastanza isterico di suo, non apprezzerebbe. <3















[La (dis)sacra(nte) conversazione]





Sir Kay non è che fosse andato a cercarsela, quella conversazione. Più che altro gli era piombata addosso, per di più in un momento di particolare vulnerabilità, mentre la tipica pigrizia di fine giornata lo coglieva sotto il porticato, nell’intervallo tra uno sbadiglio e l’altro. Proprio quando si era bene accomodato sui gradini, pensando che c’era qualcosa di vitale importanza che aveva dimenticato e che non riusciva a ricordare in nessun modo, era arrivato lui.
Mordred: quindici anni, qualche complesso e un paio di idee strane per la testa.
“... e perciò mi domandavo come fosse, essere imparentato con mio padre il re.” Gli stava raccontando il giovanotto, tentando di mantenere una parvenza di dignità. “Cercavo di capire come fosse poterlo chiamare... famiglia, o qualcosa del genere. Così ho chiesto alla regina che marito fosse Artù.”
“E lei cosa vi ha risposto?”
“Non mi ha preso sul serio.” Non che lui avesse sospettato il contrario, per carità. “Anzi, credo si sia un po’ offesa. E questo solo perché io, figlio illegittimo di suo marito, nato da un rapporto incestuoso con la sorella di lui, possibile aspirante ad un trono che per ora è suo, erede di una donna che la odia a morte e suo potenziale assassino, le ho chiesto che tipo di marito fosse mai mio padre. Cioè...!”
“Talvolta sono un po’ suscettibili, i reali.”
Mordred annuì, con aria esperta.
“Avrei voluto almeno chiedere ai principi come fosse avere Artù come genitore, ma pare che abbiano un po’ paura di me.”
“E da che cosa l’avete intuito?”
“Sono scappati urlando non appena mi hanno visto arrivare.”
“... Ah.”
“Ed io sono ancora qui, senza risposte!” Drammatico. Un tono decisamente drammatico. “Dopo le figure di marito e padre, avrei voluto sapere, se non altro, cosa fosse mai chiamarlo fratello.” E qui il ragazzino ammiccò, ma Kay decise di interpretarlo come uno strano tic alle sopracciglia. Le stelline rotanti che gli erano comparse negli occhi? Colpa del sole al tramonto, ça va sans dire.
“Potreste chiedere a vostra madre.”
“Prima ancora che fratello, lei potrebbe parlarmi di lui come amante.”
Stelline e sopracciglia, sopracciglia con le stelline, stelline al forno con sopracciglia rosolate e rosmarino-
“Mmh. Dimenticavo questo particolare.”
“Capirete che la cosa mi mette a disagio, perciò avevo già scartato l’ipotesi. E così, mi siete rimasto voi.”
“Io?”
Per contrappunto.
“Siete il fratello del re.” Ovvietà. Estrema ovvietà. “E non lo conoscerete di certo come amante, no?! Ahahah!”
“...”
“Ahahah!”
“...”
“Ahah... ah.”
“...”
Terrore. Perché c’era del terrore negli occhi del suo presunto nipote? Eh? Dov’erano finite le stelline fritte con contorno di sopracciglia? Nh?
“Quindi... voi...?”
“Già.”
“E lui...?”
“Anche.”
“In segreto?!”
“Naturalmente.”
“Oh.”
“...”
Mordred scosse piano la testa, e ad un certo punto - non si sa bene quale - Kay pensò che forse non avrebbe mai più ammiccato in vita sua.
“Mio padre è un uomo terribile. No, spaventoso. Mio padre è un uomo spaventoso.”
“Perché dite così?”
“Per l’incesto! È un maniaco dell’incesto! Prima sua sorella, poi suo fratello...”
“Beh, ma in realtà io-”
“... io, che sarei un incesto al quadrato, inizio a temere per la mia incolumità!”
“Ah, ecco cosa!”

In realtà non c’era alcun legame fra una cosa e l’altra, ma - per inspiegabili e casuali coincidenze - all’improvviso sir Kay si ricordò di quella cosa che aveva dimenticato e che proprioproprio non riusciva a tornargli in mente, e tirò fuori dalla tasca un biglietto per la sua stellina. Uh, per suo nipote.


Caro Mordred,
avrei bisogno di parlarvi in privato. M’incontrereste stasera nelle mie stanze?
Con affetto, Artù.


E fu così che Mordred sbiancò.













Note.
Se la stavate cercando, no, non c’è una ragione (apparente o meno) per cui Artù dovrebbe dare del voi a suo figlio. Non c’è neppure un vago motivo per cui la memoria di Kay dovrebbe fare cilecca, ma se uno scrivesse fanfictions senza prendersi delle libertà (assurde), che gusto ci sarebbe? XDD
Come al solito, grazie infinite per la lettura. <3
À la prochaine!


  
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