Luna Lovegood era seduta al tavolo di Corvonero, accanto al suo.
Leggeva la sua solita copia del Cavillo, credo fosse sempre la stessa dall'inizio dell'anno, al contrario. Pansy Parkinson mi aveva spiegato che leggendo le rune al contrario, almeno secondo lei e suo padre, significava... oh, beh, non mi ricordo nemmeno più che cosa. Una delle tante stranezze che non avrei mai potuto concepire come accettabili, in un altro momento.
Esatto, in un altro momento. Nel caso in cui lei non mi fosse piaciuta. E invece mi piaceva cazzo, mi piaceva da mozzare il fiato. Ora aveva appoggiato un attimo il giornalino sul tavolo, si passò una mano tra i capelli, buttandoli all'indietro in modo dannatamente sexy.
In seguito si mise a giocherellare con la sua collana di tappi di burrobirra. Decisi che avrei iniziato a berne litri e litri, e avrei conservato i tappi per averne una uguale.

La guardai, ancora più attentamente.
I suoi occhi così blu, così pieni sogni, apparivano ancora talmente addormentati che probabilmente non sapevano ancora perchè si fossero aperti, quella mattina.
Mi resi conto che la situazione sarebbe potuta durare a lungo. Erano finiti i corsi, e la maggior parte degli studenti stava preparando i bagagli per rientrare a casa per festeggiare il Natale.
A casa mia non si festeggiava mai, l'aria cupa regnava sempre, per cui non sentivo il bisogno di lasciare Hogwarts, anzi.
Salii alla sala comune dei Corvonero, in seguito ai dormitori femminili. Le rubai le scarpe, quelle vecchie, rovinate scarpe.
Qualche minuto dopo, ero a cavallo della mia scopa, e le scarpe nascoste nelle tribune. Era così strano volare su quel campo da Quidditch sempre uguale, però, per una volta, senza le urla dei miei compagni e le cronache. Era così strano ergermi sul campo senza dover dare la caccia ad uno stupido boccino, magari trovandomi nella stessa situazione di Potter.

Ad un certo punto, credo che la mia riflessione fosse durata un'ora, lei arrivò.
- Malfoy, mi sono sparite di nuovo le scarpe, ne sai qualcosa?
mi disse con tono ovviamente accusatore. Sapeva che ero stato io, come ogni volta che le scompariva qualcosa, non aveva bisogno di prove.
Scesi in picchiata e mi fermai a poco meno di un metro da lei. Le guardai i piedi, quei calzini bianchi e sporchi. Chissà quanto aveva vagato scalza per trovarmi. Ero deciso, le avrei fatto un regalo questo Natale. Le avrei donato un paio di scarpe nuove. Le avrei impacchettate, cosa che non sarebbe stata alquanto facile, in una carta dai colori della sua casa, e forse, se avessi trovato il coraggio, gliele avrei spedite.
- Non ne sai niente allora?
disse con tono indagatore.
- No, davvero.
mentii.
Poi, non so cosa mi prese, ma la baciai. La baciai. Non avevo mai creduto che un giorno l'avrei fatto, e invece quel giorno era arrivato.
Per quanto poco credibile, lei ricambiò. Ricambiò, e quello fu il bacio più dolce della mia vita. Le nostre lingue si intrecciavano, si sfioravano, come se stessimo facendo un gioco. Quando ci staccammo, dopo più di un secolo, la guardai. Aveva ancora gli occhi chiusi. Era bellissima, bellissima. In quel momento, capii. Era amore, tutto l'amore che non avevo mai ricevuto o provato in tutta la mia vita adesso era per lei. L'amavo più di quanto amavo me stesso, l'amavo fino all'anima. Ripresi a baciarla, avrei potuto farlo per tutta la vita.
No ma che dico.
Per sempre.


PS: Ringrazio Alih, per avermi ispirato, aiutato con questa shot. <3