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Autore: Bishoujo Tensai Madoushi    14/11/2010    6 recensioni
Lina, Gourry, Amelia e Zel si stanno dirigendo verso Saillune... ma sarà un cammino molto, molto lungo! Ex fidanzate, vendette, eventi passati e futuri... di tutto e di più affliggerà i nostri protagonisti ma soprattutto... si chiariranno i sentimenti di una certa maga verso lo spadaccino che si è autoproclamato sua guardia del corpo? Leggete e scoprite...
Genere: Commedia, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gourry Gabriev, Lina Inverse, Personaggio originale, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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A posteriori posso solo dire che forse avevo esagerato con la birra

Mi prese di nuovi i polsi stringendo con forza. “Smettila!” Adesso anche lui sbraitava . “Sono adulto, so difendermi da solo! Emma non mi ha fatto nulla, qui la strega sei tu!” Mi scosse. Non mi aveva mai messo le mani addosso prima. “Ora apri bene le orecchie… Sei tu quella che mi ha sempre usato, hai sfruttato la mia spada, mi hai usato come cavia, come servo… hai dimenticato solo di usarmi come oggetto sessuale… e forse sarebbe stata l’unica cosa di mio gradimento. Mi sono stufato di te! Sono stufo, non ti sopporto più. Adesso basta. Hai capito bene? Adesso BASTA!”

 

Mi lasciò tirandosi indietro all’improvviso,facendomi barcollare. “Me ne vado.”

 

Lo fissai stordita. Non ero abituata a dovermi difendere da lui, in nessun senso. Con gli anni eravamo diventati affiatati in tutti i sensi e tutti i muri che costruivo per non mostrare le mie debolezze per lui erano caduti. E adesso questo. Adesso mi faceva questo. Non ci credevo veramente, anche se se mi aveva trattato in quella maniera orribile non era… giusto. Non apparteneva a Gourry quel modo di fare. Eppure faceva male, faceva un male cani. E se anche sono forte, sentii che mi bruciavano gli occhi.

Non credevo che fosse veramente lo spadaccino a dirmi quelle cose, Emma gli doveva aver fatto qualcosa, eppure… alcune frasi mi avevano colpito. Mi morsi il labbro mentre mi si contorceva lo stomaco.

 

 

 

Una giornata come tante altre ci portava verso la città di Ehltarien; eravamo io e Gourry in cammino durante uno dei nostri viaggi-vagabondaggi alla ricerca di una nuova spada che riuscisse a rimpiazzare degnamente la Spada di Luce, Amelia trovata sulla nostra strada di ritorno dal uno dei suoi “Tour della Giustizia” promossi e sponsorizzati dal regno di Saillune e Zelgadiss, che era stato incaricato da Phil di farle da scorta. (Guarda caso, a voler essere maliziosi. E qui aggiungerei che, a stare con Amelia, si diventava maliziosi come lei quindi le mie illazioni assolutamente sibilline se le era meritate ampiamente. Prima di conoscerla ero una ragazza pura e di sani principi morali).

 

Ci trovavamo su una rotta non conosciuta e sulla cartina che avevo comprato ad Albien, una ridente cittadina in pieno deserto, pullulante di simpatici nonché affabili scorpioni, e sulla strada per Saillune a quanto pareva, la città di Ehltarien era indicata come favoloso luogo di villeggiatura rinomato per la sua cucina e soprattutto per la birra, che un misterioso ingrediente rendeva adatta al gusto di chiunque la bevesse. Capite? Una bevanda speciale! ♥

Insisterei su questo punto… insomma, una birra unica, prodotta e venduta solo in quella città! Anzi, di più! Quella precisa birra era venduta al pubblico solo tre mesi all’anno, ogni dieci anni… e noi avevamo la possibilità di berla!

Ovviamente il fatto di andarci era balzato in testa alla mia classifica delle priorità… dopo la noia paralizzante di giorni e giorni di polvere e baracche fatiscenti AVEVO BISOGNO di qualcosa del genere, per poter sopravvivere. E non dite che sono melodrammatica!

Solo che… Il piccolo particolare che per arrivare là dovessimo fare una deviazione di mezza giornata di cammino (sempre in pieno deserto, ovviamente) non stava riscuotendo molto successo. Ma insomma! A conti fatti quella cosetta era assolutamente rilevante, non se messa in relazione con quello che stavamo per assaggiare! Ognuno di noi avrebbe potuto raccontare ai suoi figli e ai loro figli di essere giunti ad Ehltarien ed aver bevuto quella birra speciale. Forse addirittura di aver mangiato il loro famoso dolce! C’era qualcosa al mondo di meglio di questo? ♥

 

In realtà Amelia e Zelgadiss premevano per tornare a Saillune il prima possibile ma io avevo insistito (e insistito, certa gente è così cocciuta!), alla fine era solo una piccolissima deviazione sulla strada che dovevamo percorrere. Ora, un ascoltatore attento si starà ponendo la domanda più ovvia: perché mai dovevo io andare con Amelia e Zelgadiss a Saillune? Bene, il caso voleva che la principessa Gracia, fuggita da lungo tempo, avesse fatto ritorno nel suo regno e avesse chiesto espressamente a Phil di potermi incontrare.  

Il perché di tale richiesta mi era ignoto ma avevo deciso di acconsentire per l’amicizia nei confronti di Amelia e suo padre e… Va bene, diciamo la verità, ero piuttosto orgogliosa del fatto che questa celebre principessa in fuga volesse conoscermi. Questo significava che finalmente la mia tanto meritata fama di bellissima e intelligentissima maga-genio iniziava ad attecchire. Come era poi giusto e doveroso che accadesse. Tornando a noi, Gracia. Allora, Amelia era piuttosto femminile e carina ma chissà sua sorella! In effetti ero anche un po’ curiosa di vederla, questa sorella maggiore. In realtà me la immaginavo una variante di Amelia ma poteva anche essere una Phil al femminile… Quell’immagine mi provocò un brivido talmente evidente che Gourry mi chiese se mi stavo ammalando. Rabbrividire sotto il sole cocente in effetti non sembrava normale ma se qualcuno conosce Phil e se lo immagina al femminile…, i brividi sono il meno!

 

Amelia era decisamente impaziente di rivedere la sorella ma sinceramente, era sparita da anni, qualche altro giorno di attesa cosa mai poteva cambiare? Non si trattava certo di egoismo, del quale ero stata ingiustamente tacciata, anzi! Stavamo parlando di Ehltarien accidenti! Non ci avrebbe fatto che bene rilassarci un attimo prima del grande rientro. Con il mio grandissimo tatto –non osate fiatare!- avevo fatto capire ad Amelia la bontà e saggezza della mia decisone e quindi il gruppo aveva aderito alla mia proposta con entusiasmo.

Con mite entusiasmo, ma non sottilizziamo, non è il caso.

 

*  *  *  *  *  *  *  *

 

Lina-san…” Il tono di Amelia propendeva verso il lamentoso. Se non me ne fossi curata forse avrebbe smesso. “Lina-saaaaaaaan…” Come non detto, non era intenzionata a smettere.

Mi incollai in faccia il mio sorriso migliore. “Sì, Amelia?”

La principessa mi scoccò un’occhiataccia. “Lina-san, sono due ore che giriamo per questa città e non c’è una sola locanda con posti liberi dove alloggiare… Cosa ne dici…” Forse fu il mio sguardo a fermarla, nonostante gli sforzi sentivo che il mio viso assumeva un cipiglio tutt’altro che amichevole. Devo comunque ammettere che anche i lineamenti di Amelia erano decisamente incupiti. Tutto per due passi in più! Quella birra dovevamo berla a tutti i costi, non c’era da discuterne. A questo punto diventava una questione di principio.

E poi già che avevamo fatto la deviazione, perché non fermarsi per la notte? Insomma, sembra di parlare con i bambini dell’asilo certe volte.

 

“Lina, che ne dici di entrare in questa locanda,” Zelgadiss fece un ampio gesto con il braccio in direzione della Locanda di Bacco, “E bere la famosa birra qui? Dopo averla assaggiata potremo finalmente continuare il viaggio. Non vedo davvero la necessità di pernottare.” Ho mai detto che anche il tono di Zel aveva la rara capacità di irritarmi i nervi?

Accidenti, erano giorni che camminavamo senza sosta, solo bivacchi scomodi e lunghe ore di guardia per non farci ammazzare da qualche tagliagole o banda di banditi… (per non parlare degli scorpioni e le altre tenere creature del deserto.) Potevamo anche concederci qualcosa di meglio, prima di arrivare a Saillune! E poi dicono che IO sono irragionevole…

 

In tutto questo Gourry camminava al mio fianco senza dire niente, la sua testa sembrava una pallina da ping pong mentre si spostava per seguire il discorso da una persona all’altra. Iniziai a sbattere le ciglia. “Gourry… tu che ne dici?” Lo spadaccino mi sorrise. “Secondo me…” esordì, subito interrotto da un “Non è giusto!” di Amelia. “Lo sappiamo che Gourry-san starà dalla tua parte!”

Inutile dire che la guardai male, pronta a rimbeccarla. Se era vero che Gourry ogni tanto mi assecondava, la signorina poteva anche ammettere di avere Zel dalla sua parte. Non sempre, è chiaro, ma questa volta sì ed era ciò che contava in quel frangente.

 

Mentre iniziavamo a battibeccare e Zel si schiaffava una mano sulla fronte con fare imbarazzato, mentre i toni salivano e Gourry ci guardava con le braccia incrociate dietro alla testa, intorno a noi si era formata una piccola folla.

Forse perché intasavamo la strada.

 

“Bene,” dissi improvvisamente spiazzando Amelia, dopo aver deciso che l’avrei punita adeguatamente più tardi. “E’ deciso! Si pernotta in città!”

La principessa mi fissò strabuzzando gli occhi ed emettendo un verso strozzato, rossa di rabbia. “E da cosa, Lina-san, hai capito che abbiamo deciso per pernottare, di grazia?”

“Amelia, cara… non vedi come sei stanca e stressata?” la pungolai, “Litighi con me invece di declamare uno dei tantissimi discorsi sulla giustizia… non va bene! E’ così che vuoi presentarti a tuo padre e rivedere tua sorella? Hai-bisogno-di-riposo.”

Amelia spalancò la bocca, poi storse le labbra in una piega che si poteva definire quantomeno dubbiosa infine si accigliò. “Va bene.” Grugnì e mi superò. Zel le si accodò. “Sei incredibile, Lina.” Soffiò nella mia direzione con tono divertito e irritato al contempo. Solo lo sciamano riusciva in certi virtuosismi, glielo devo riconoscere. Gli feci un mezzo sorriso di rimando.

Gourry mi battè una mano sulla spalla e in quel momento mi incamminai per rimettermi in testa al gruppo. Dopotutto ero io a conoscere la direzione. ♥

 

La principessa avanzava con sguardo cupo mentre Zel camminava alle sue spalle scuotendo la testa e borbottando qualcosa riguardo alla litigata che avevamo fatto qualche anno prima ad Atlas City, il suo umore era decisamente passato di nuovo in fase ‘malumore’, nel frattempo Gourry leggeva con interesse e ad alta voce i nomi di tutte le locande che incontravamo occhieggiandomi per cercare di capire se fosse “quella giusta”. Ogni tanto Amelia mugugnava che almeno avremmo dovuto fermarci ad una benedetta locanda invece di girare tutta la città, quello che non sapeva è che io volevo andare in una determinata locanda, segnalata dalla mia guida come la migliore, sia in fatto di cibo che di terme.

 

Già, anche IO avevo fatto tanta strada ed ero stanca ed impolverata.  

E desideravo il meglio per me stessa tutti.

 

Alla fine della lunga via principale, proprio in fondo, ecco apparire finalmente la Locanda Nettare degli Dei. Che non esponeva neanche il nefasto cartello del “tutto completo” che aveva tanto indisposto Amelia per tutta la lunga strada che avevamo percorso. Davvero, ogni metro era una sofferenza con Amelia in versione sbuffante. Perché non l’avevo arrostita? Suvvia, chi avrebbe pagato poi? ♥

 

“Eccoci arrivati!” Declamai col mio miglior tono da imbonitrice.

Alla vista di quella meraviglia la principessa raddrizzò le spalle e Zel smise quel suo borbottio, che alla lunga stava diventando decisamente fastidioso. Gourry quasi saltellava dalla felicità. E io? , io non stavo più nella pelle, ovvio!

 

Entrammo, accolti da un giovane e lustro oste tutto sorrisi che ci attendeva in piedi alla reception. Prendemmo due camere doppie: io e Amelia avremmo dormito nella stanza rivolta verso le terme mentre Gourry e Zel sarebbero andati nell’unica altra libera, che guardava la strada. Secondo la cameriera che ci accompagnò a visitare la locanda e le terme eravamo stati decisamente fortunati nel trovare delle camere perché quello era il periodo di maggior afflusso di turisti. Durante la settimana in corso poi c’era un vero e proprio piccolo festival dedicato alla loro famosa birra e gente da tutti i paesi limitrofi e anche lontani arrivava per bere e divertirsi ma casualmente due coppie avevano disdetto all’ultimo minuto e così… ecco le nostre stanze!

 

A quelle parole sorrisi tra me e me, mormorando un “Lucky ♥”

 

Ero o non era la ragazza più fortunata della terra? Non solo ero a Ehltarien, non solo avevo trovato posto alla locanda Nettare degli Dei ma era anche la settimana del festival. Anzi, del Festival.

Cosa potevo chiedere di più?

Qualcuno disse “Attento a ciò che desideri.” Ora posso ufficialmente dire che quel qualcuno aveva ragione.

 

Ovviamente la mia felicità non poteva non essere guastata da Zel, il sospettoso e paranoico Zel. Figurarsi. Mentre ghignavo per la mia buona sorte e annunciavo al mondo che era esattamente dove desideravo pernottare, una pesante mano si abbattè sulla mia spalla. “Lina,” sussurrò lo sciamano, allontanandomi da sguardi –e orecchie- indiscrete.  A quel gesto Gourry mi lanciò una strana occhiata in tralice, subito rimpiazzata dal suo solito sguardo aperto e sereno e da una sventolata di mano in mia direzione. Amelia invece era già schizzata in camera, con la scusa che voleva riposarsi, a scrivere una lettera a suo padre quasi certamente. Quella ragazza non era capace di dissimulare neppure se ne fosse andato della sua vita. “Non trovi un pochino sospetto che praticamente tutte le locande fossero piene e proprio questa… la più bella… quella dove volevi andare, guarda caso abbia proprio due stanze doppie libere? Non trovi sospetto che ben due coppie abbiano disdetto… così?” Schioccò le dita, storcendo la bocca. Ero ancora leggermente turbata per quella piccola stonatura nel comportamento di Gourry e quindi ci misi un attimo per capire cosa mi stava dicendo lo sciamano. Quando le sue insinuazioni mi arrivarono al cervello, alzai gli occhi al cielo.

 

Va bene, VA BENE, in effetti era appena appena sospetto. Suvvia però, era veramente da fissati farsi venire certe idee… Chi poteva sapere che eravamo in quella città?

Zel…” sospirai. “Siamo qui per divertirci, cerca di stare tranquillo. Chi mai potrebbe indovinare dove volevo andare? Trovare posto nella locanda che desidero, nonostante il pienone, a casa mia significa solo avere un gran colpo di…” Gesticolai in modo eloquente e feci l’occhiolino.

Lo sciamano assottigliò gli occhi. “Come dici tu, Lina.” Si tirò su il mantello a coprire la parte inferiore del viso. “A me però puzza di marcio… cerca di stare attenta.” Mi scoccò un’occhiata in tralice, poi scosse la testa. “Vado a farmi un giro.”

Ecco, Zel è una persona per la quale nutro un grande rispetto, davvero. Ma è un guastafeste nato.

Neppure io ci tengo a farmi fare la pelle ma se per una minuscola volta tutto non solo va bene, va davvero benissimo, perché devono per forza esserci problemi? E poi c’è già stata Amelia a tenermi il muso per quasi tutto il giorno.

Sinceramente, questa gente non si sa divertire.

 

Il tempo di entrare in camera, darsi una rinfrescata ed era già ora di cena. Gourry mi precedette, corremmo e ci spintonammo sulle scale come bambini e una volta a tavola ci azzuffammo per il cibo, che era semplicemente ottimo. Se mai mi aveva davvero lanciato un’occhiata strana, la cosa si era conclusa lì… non avevo intenzione di rimuginarci troppo su. Non quella sera, con davanti ore di sano divertimento. La cena magnifica sembrò far migliorare anche l’umore di Zel e Amelia mangiò con gusto, chiacchierando nel frattempo, anche se questa cosa non sarebbe poi stata così principesca. Con mia grande magnanimità decisi di non farglielo notare e a tratti mi sorbii le gesta della famosa Gracia, dai ricordi di quando Amelia era bambina. “… e poi una sera si è calata dalla finestra ma era così ubriaca che è finita col sedere in un cespuglio di rovi…” Mmmm? “Amelia…” la interruppi continuando a mangiare e rubando magistralmente lo spiedino dal piatto di Gourry. Quando cercò di riprenderselo, parai la sua forchetta con un colpo da maestro di coltello.

Il tutto guardando Amelia.

Notevole, vero? ♥

 

“Amelia… ma quanti anni aveva tua sorella, scusa?” Non ce la vedevo proprio l’erede al trono di Saillune sbronza. Non doveva avere tantissimi anni più di Amelia… e l’immagine di un’Amelia alticcia che cadeva di chiappe tra le spine era così comica che quasi mi strozzai.

La principessa si mise una mano sotto al mento. “Mah… penso quattordici all’epoca! Ma poi non è che fosse proprio ubriaca, è solo che…” Le chiacchiere di Amelia furono un piacevole sottofondo alla serata. Io e Gourry alla fine eravamo talmente pieni che i nostri stomaci avrebbero potuto esplodere, almeno, il mio di sicuro.

 

L’unica cosa che avrei voluto a quel punto sarebbe stato buttarmi nelle calde terme… se non che una musichetta e un intenso vociare fuori dalla locanda mi fecero ritornare alla mente il Festival.

Come avevo potuto dimenticare la fantastica occasione di mangiare il dolce alla birra di Ehltarien e di bere LA birra –dimenticate che il mio stomaco era pieno, assolutamente no, quando mai!- e girovagare tra le immancabili bancarelle? Potevamo anche andare il giorno seguente, durante la versione mattutina del Festival… ma perché mancare all’appuntamento? Non ero poi così stanca. E già immaginavo se avessimo tardato ancora sulla tabella di marcia le lamentele che mi sarebbe toccato sorbire. Per carità!

 

Mi fregai invece le mani e sorrisi tra me e me all’idea delle trattative e degli articoli che avrei sicuramente scovato. Lanciai un’occhiata a Gourry che mi sorrise in modo affettuoso e mi mise una mano sulla testa scompigliandomi la frangia. “Scommetto che qualcuno ha già in mente di fare affari questa sera.”

Se dicessi che non arrossii neppure un pochino, qualcuno mi crederebbe? In ogni caso lanciai un’occhiata furtiva in direzione di Zel e Amelia, che erano presi da una loro conversazione riguardante Gracia, -o meglio, Amelia raccontava ancora e ancora e Zel aveva ormai lo sguardo vitreo mentre beveva il caffè- perché ecco, un po’ mi imbarazzava essere vista in certi atteggiamenti con Gourry. Che poi erano solo premurosi, niente da nascondere eh?

Due grandi amici, ecco, siamo due grandi amici e quindi niente di male. Assolutamente!

 

Avevo comunque le guance calde.

 

Tirai indietro la sedia e il fracasso fece zittire Amelia. “E ora… Festival!” Alzai il dito al cielo subito imitata da Gourry e da alcuni avventori. Il buon cibo e i ricordi avevano fatto passare del tutto l’arrabbiatura ad Amelia che adesso sorrideva… anche se il suo sorriso divenne un po’ più stiracchiato e meno spontaneo quando si rese conto che nessuno di noi, il buon vecchio Zelly incluso, aveva i soldi per pagare la meravigliosa cena. Il regno di Saillune avrebbe sponsorizzato anche quella sera! ♥

 

Uscimmo nell’aria calda della sera e fummo subito circondati dalla folla, avvolti da suoni e odori di festa. Dolce alla birra, frittelle, salsicce, gelati… non mancava nulla. Ai lati della via mille bancarelle colorate proponevano il più disparato assortimento di mercanzia mentre i proprietari gridavano per attirare le persone verso i loro prodotti.

 

Camminavo al fianco di Amelia , con Gourry e Zel alle spalle. C’era così tanto da vedere e da fare! Gli occhi di Amelia brillavano alla vista dei fuochi d’artificio che esplodevano a intervalli regolari nel cielo nero, colorando i visi di tutti con i colori dell’arcobaleno e lo stesso Gourry sembrava un bambino spensierato mentre si entusiasmava per le strane figure che venivano create dai fuochi. Solo Zelgadiss sembrava un po’ in apprensione, la metà inferiore del viso coperta dal mantello e il cappuccio calato quasi fin sugli occhi. A tratti mi pareva di sentirlo bisbigliare “Mi fissano…Mi stanno fissando!” al che Amelia gli lanciava un’occhiata preoccupata e perplessa. Effettivamente capitava che qualche moccioso tirasse le gonne della madre al suo passaggio ma quella era ordinaria amministrazione per lui, non mi spiegavo perché fosse tanto turbato.

 

Mentre continuavamo la passeggiata, il mio umore da ottimo migliorò ancora. Semi-nascosta dalla folla, una bancarella di manufatti magici faceva bella mostra di sé. Appesi ad un filo, diversi ciondoli incantati sembravano farmi l’occhiolino e invitarmi a guardarli, toccarli. Chissà se c’era dell’Orhialcon… “Amelia, vado di là!” Annunciai puntando l’indice in direzione di quel ben di dio.

In realtà avrei tranquillamente potuto anche allontanarmi senza dire nulla perché la principessa non diede segno alcuno di avermi udito, tutta presa com’era dal Festival.

Vedete che i miei amici sono ingiusti? Mi tengono il broncio perché decido una deviazione e poi si divertono talmente tanto da non prestarmi neanche più attenzione! (Mmmmm… non so questo potesse valere anche per Zel in quel momento… ma evitiamo di fare troppo i precisi! Alla fine valeva di certo per due amici su tre, è un’ottima media!!!)

 

Mentre mi avviavo una mano mi si posò delicatamente sulla spalla sinistra mentre il braccio mi tirò a sé. “Che diav…” stavo quasi per mollare un cazzotto allo zoticone che si era permesso tutta quella confidenza quando mi resi conto che si trattava di Gourry. Oh , non che Gourry non meriti di essere rimesso al suo posto, certe volte, ma quello che disse mi lasciò per un secondo spiazzata.

“Lina… c’è qualcosa di strano. Qualcosa non va.” Detto sinceramente non mi ero accorta di nulla, ed io sono tutto fuorchè  una sprovveduta. Ma lo spadaccino era veramente percettivo e se diceva una cosa simile, c’era da stare all’erta senza neanche chiedersi il perché. Gourry mi fissò intensamente per qualche secondo poi tornò a scrutare la strada. Si stava preoccupando per me, quindi. Mi stringeva a sé per… proteggermi?

Ma io non avevo bisogno di qualcuno che badasse a me! In preda a sentimenti contrastanti… arrossii abbondantemente, mettendomi comunque in guardia. Dovevo focalizzare l’attenzione verso il pericolo… anche se il contatto ravvicinato con il suo fianco, era davvero… intimo. In posizione di difesa stavamo spesso vicino ma in questo caso… mi stava stringendo a sé, mi stava… Ahhhhhgh! Dovevo smettere di pensarci! Alla fine mi irrigidii un pochino, leggermente a disagio: mi fidavo completamente dell’istinto di Gourry ma ero in imbarazzo. Se ne accorse ma invece di sollevare il braccio, mi avvicinò ancora di più. Come se fosse stato possibile. Avvicinarmi ancora più di così intendo. “Non mi piace…” scosse la testa, “qualcosa non va.” Ripetè aggrottando la fronte e spostando leggermente lo sguardo attraverso quella ressa di persone festanti.

 

Ok, dire che ero arrossita è un eufemismo e stavo sudando, grondavo letteralmente.

E non per la tensione.

Il primo che dice che non dovevo essere un bello spettacolo si prenderà una ciabattata diritta in fronte! Tornando a noi… Gourry aveva avvertito un qualche pericolo ed era subito corso da me, per proteggermi. Per proteggermi…

Da amici! Per proteggere un’amica! Lui è la mia autoproclamata guardia del corpo!

Cosa state pensando! Non dovete pensare!!!

 

Guardai sospettosamente tra la gente in cerca di qualche mazoku. Perché se Gourry era così in allerta doveva trattarsi di un demone… o più demoni, non si sarebbe preoccupato in quella maniera per qualche ladruncolo o tagliaborse, il Festival, c’era da scommetterci, doveva esserne pieno!

Dovevamo riavvicinarci assolutamente a Zel e Amelia che sembravano essere stati inghiottiti dalla calca compatta che mangiava, beveva, si divertiva accanto a noi. Dovevamo spostarci a tutti i costi dalla zona gremita di gente, se eravamo l’obiettivo di qualche demone. E non era neppure così difficile che lo fosse. Diavolo, io ero Lina Inverse e i demoni venivano a me come api sul miele. Sospirai.

 

Lo sguardo di Gourry era concentrato e incupito, aveva addirittura la pelle d’oca sulle braccia.

 

Improvvisamente, con un movimento tanto repentino da rischiare di sbilanciarmi, Gourry si voltò all’indietro e qualcosa mi travolse con violenza, gettandomi quasi a terra.

 

Quando riuscii a ritrovare il mio equilibrio, una scena surreale si presentò ai miei occhi.

 

Gah…” Fu l’unico suono che riuscii a emettere. Non un suono particolarmente intelligente, devo riconoscerlo ma…

 

Il demone di Gourry era… una ragazza? Sembrava davvero una normalissima ragazza. Mai farsi ingannare dalle apparenze però…

 

Il bufalo che mi aveva centrata in pieno era una giovane molto alta, con lunghi capelli castani decisamente poco abbigliata. Potrei giurare di averle visto le natiche nude, da tanto era profondo lo spacco del suo abito. Per non parlare delle tette. Ovviamente qualsiasi altro essere umano di sesso femminile che dovesse interagire con il nostro gruppo aveva il requisito fondamentale nel ritrovarsi dotata di tette enormi. Bastava solo pensare ad Amelia. O Sylpheel. Martina. Philia. Stavo per gridare.

 

Questo fu quanto registrai in un primissimo momento, ancora rintronata dalla botta. (Essere una maga-genio porta a notare molte cose in pochissimi secondi. Soprattutto se si tratta di tette.)

 

Quello che mi ritrovai a fissare nei secondi successivi fu la suddetta ragazza che si avvinghiava a Gourry modello polipo. Ah ah testa di medusa e polipo… Gourry era rigido come uno stoccafisso mentre quella lo… lo… palpava? Palpava. Brava Lina, sempre stata brava nel trovare i termini. E… emetteva dei… gemiti. Oh Dei… Istintivamente sentii salirmi il sangue al cervello.

Senza ragione, senza-alcuna-ragione.

Chiunque aveva il diritto di avvinghiarsi al cervello di medusa… ma non di sbattermi a terra come un sacco di spazzatura! Ecco, proprio così stavano le cose.

 

Quando una mano mi toccò il braccio, girai il collo in modo talmente rigido da farlo scricchiolare.

Era di Amelia, apparsa magicamente al mio fianco. “Tutto bene, Lina-san?” Lanciava occhiate preoccupate allo stoccafisso e… a quella… cosa, per poi tornare a rivolgere lo sguardo verso di me.

Ho mai fatto notare come Amelia possa rappresentare all’occasione un perfetto capro espiatorio?

 

“Perché?” chiesi con voce gelida. Avrei potuto affermare senza errore che la temperatura esterna si fosse abbassata di qualche grado anche se per quanto mi riguardava sentivo un intenso e fastidioso calore estendersi su tutta la faccia. Amelia iniziò a fiutare il pericolo perché alzò velocemente entrambe le mani e, evitando di guardarmi negli occhi, indietreggiò attaccando a balbettare.

VA BENE, volevo un po’ strapazzarla… ma sinceramente, che razza di opinione hanno di me i miei amici? Si stava comportando con me come avrebbe fatto nei confronti di una bestia selvaggia e pericolosa. Pessima mossa Amelia, davvero pessima.

 

“No… perché… mmm… ecco… io… ho visto che ti hanno… spintonata…”

 

Stava sudando copiosamente, ve lo posso assicurare.

 

Mi girai completamente verso Amelia, dando le spalle alla coppietta. La principessa si grattò il mento alzando la testa verso il cielo. “Oh… i fuochi, che belli…” Il suono della sua voce era davvero, davvero falso. Dovevo averla terrorizzata sul serio quindi.

“Lina…” mentre ero di schiena mi giunse la voce di Gourry, stranamente acuta. Panico? E perché mai uno dovrebbe andare in panico quando una bella ragazza gli si avvinghia addosso? Francamente, non me ne fregava nulla: cervello di medusa poteva fare quello che diavolo voleva.

Gourry…” miagolò quasi in contemporanea quella… ragazza. “Non mi presenti quelle due ragazzine con le quali ti accompagni?”

 

Ora, io forse ho la tendenza ad infuriarmi velocemente, ma sentirsi dare della ragazzina non posso davvero reggerlo. Sapevo che, per qualche oscura ragione, stava cercando di provocarci per cui strinsi solo i pugni e serrai la mascella, determinata a non dare in escandescenze (anche se la ragazza era a tanto così da vedersi arrivare addosso una Palla di Fuoco, davvero, potevo vedere con l’occhio della mente le sue belle chiappette andare a fuoco.)

 

Improvvisamente Ehltarien stava iniziando a non piacermi più così tanto. Già mi vedevo Zel che, incrociando le braccia, mugugnava “Te lo avevo detto!”. “Lina!” Gourry mi aveva chiamata ancora e quando mi decisi a guardarlo in faccia, sperando che nel frattempo un po’ di quel colore violento che mi sentivo sulle guance se ne fosse andato, lui mi stava fissando con occhio lacrimoso.

Avvinghiato alla tizia, comunque.

Se le occhiate avessero il potere uccidere, quella che rivolsi a lui avrebbe dovuto come minimo procurargli gravi danni permanenti.

 

“Ma guarda che bel musino, come sei carina!” Non potevo crederci ma la donzella in questione mi aveva appena rivolto queste esatte parole, in un tono che oserei definire zuccheroso. “Io sono Emma.” Sorrise facendo luccicare la dentatura rovinando subito l’effetto leccandosi le labbra in maniera quantomeno lasciva. Sinceramente, che schifo! Dal modo in cui strizzava il sedere a Gourry, anche a lei comunque dovevano piacere gli uomini. Il suo gesto non si spiegava. In ogni modo, detto schiettamente… cosa diavolo voleva quella da me? “Visto che il mio tesorino non è molto loquace questa sera,” Il mio… tesorino?in effetti un muto avrebbe dato più soddisfazione di Gourry “mi presento da sola…” Estrasse di nuovo la lingua e si leccò un dito con deliberata lentezza. Disgustosa. “Sono stata la ragazza di Gourry, quella delle sue notti infuocate, quella che ha fatto urlare di piacere per ore ogni notte.” Sentii Amelia emettere un buffo suono nasale mentre io fissavo Emma con un sopracciglio alzato. Bene, Gourry è un amante focoso. Fantastico. E adesso? Forse fu la mia espressione sarcastica a spingerla al colpo di genio che per poco non mi stese. In senso figurato, ovviamente. “E questa è suo figlia. Nostra figlia.” Aggiunse, facendo comparire davanti a noi una bambinetta bionda con il moccio al naso che evidentemente teneva nascosta nel cilindro, come il coniglietto del prestigiatore. “Tu, invece chi saresti?” Fissai Gourry, Emma e la bambina con sguardo vuoto.

Era davvero altamente probabile che in quel momento io e lo spadaccino vestissimo la stessa espressione stralunata.

 

Gourry aveva diversi anni più di me. Era stato un mercenario. Sapevo già che aveva sicuramente avuto delle relazioni e che doveva avere una certa esperienza in campo sessuale. Era normale nell’ambiente in cui era vissuto ed era normale anche per un ragazzo della sua età. Era possibile che avesse avuto una storia con quella ragazza, anche se avrei giurato che i suoi gusti fossero migliori. Alla fine io quel Gourry, il Gourry giovane mercenario, non lo conoscevo. Avrebbe potuto essere una persona completamente diversa. E probabilmente lo era stato, non doveva certo delle spiegazioni a me. In ogni caso io la mia lezione l’avevo già imparata da Miss Sirenetta, quando Gourry mi ci aveva lasciati per andare a fare il padre ai suoi presunti figli. Pesci.

Questa era invece una bambina imbronciata dal visino fine. Capelli biondi e occhi azzurri. Circa sei anni.

Ci stava.

Ottimo.

 

Opzione uno. Voltarsi e andare a fare quello che avevo deciso in precedenza… cercare l’Orhialcon e poi la famosa birra. Opzione due. Strapazzare Amelia per le sue silenti insinuazioni. Opzione tre. La birra, poi le terme. Tutte e tre mi parevano allettanti.

Uh, e c’era anche il DOLCE alla birra. Già.

 

Mentre mi giravo e prendevo la strada di una taverna che avevo occhieggiato giusto in quel momento, mi parve di sentire Amelia blaterare qualcosa a proposito dell’ingiustizia di mentire e rubare i ragazzi altrui mentre una voce miagolante le rispondeva a tono. Mi sembrò anche di sentir chiamare il mio nome da quel ragazzo biondo che viaggiava con noi. Non mi sovveniva il nome. Non da ultimo registrai la misteriosa mancanza di Zelgadiss. Dopo di che infilai la prima stradina a destra, proprio a fianco alla taverna, poi una a sinistra e così via tra vicoli illuminati a festa e bancarelle, gente, cibo e alcol.

 

Avevo sete e volevo bere quella dannata birra. Null’altro. Normale arsura e normalissima voglia del delizioso prodotto locale, quello per cui mi ero impuntata fino all’esaurimento mio e degli altri.

E ora l’avrei bevuta.

 

Dopo aver girovagato senza meta mi infilai in una locanda. Venni accolta da una rissa, giustamente.

Ma una ragazza in fiore come me deve sempre finire nelle bettole malfamate? In quel momento poi stranamente avevo anche io una gran voglia di menar le mani, il caldo si sa, da alla testa.

Decisi però di bere, prima. Ero lì per quello, maledizione. Avevo fatto deviare una carovana di amici sbuffanti per la birra di Ehltarien e la birra di Ehltarien avrei avuto.

E poi avrei contrattato col venditore appena fuori da quel postaccio puzzolente, che aveva davvero dei bei pugnali magici. Avrei mercanteggiato fino a farlo piangere. Già pregustavo quel momento.

 

Scelsi uno sgabello vicino al bancone, unto come da copione. Sorda alle grida della zuffa alle mie spalle chiesi e ottenni un enorme boccale di birra da un barista decisamente irsuto. Tolsi un pelo dal bicchiere sopprimendo un conato di vomito. Non era il caso di fare tanto la schizzinosa, dopotutto mi ero scelta volontariamente la bettola più schifosa del paese no? Tracannai la birra e ne presi altra. La sete che avevo era inestinguibile, tutta colpa della cena di sicuro. Avevo subito capito che quel maiale era troppo speziato, per non parlare della patate arrosto che di certo erano state salate senza parsimonia. Come se il sale non costasse! Sputai per terra. Generalmente non lo faccio, una signorina fine come me… ma nel contesto andava benissimo. E dopo la terza birra da litro sputare o no per terra era indifferente. TUTTO era indifferente. Non perché fossi sbronza, nossignora. Io sbronza? Ma con chi credete di parlare?

 

“Parli da sola. Sei sbronza.”

 

Ecco cosa succede a bere birra strana di paesi sconosciuti. Si sentono le voci.

 

Una mano mi tirò per il mantello, facendomi abbassare la testa. Il mondo ondeggiò per un attimo per poi tornare nella sua sede naturale. L’allucinazione uditiva si era addensata in una mocciosa bionda. LA mocciosa bionda.

 

“Ci sei?” Sventolò la manina. “Ohi?”

 

Decidere di rivolgere la mia attenzione al boccale di birra per scacciare l’allucinazione bevendo non funzionò. Eppure io SONO un genio, lo so. Purtroppo spesso i geni muoiono folli e io stavo impazzendo, era evidente. O forse ero ubriaca. Solo un pochino.

 

“Dobbiamo parlare.”

 

Dei, non è possibile bere in santa pace eh? Rivolsi lo sguardo verso la bambina cercando disperatamente di non abbassare la testa. “Shi può shapere cosha vuoi?” Forse era interdetta perché dopo la mia gentile richiesta mi guardò stranita per un attimo. Poi si schiarì la voce. “A parte il fatto che sei ubriaca persa, almeno capisci quando parlo?” Mai vista tanta impudenza in una mocciosetta, mia madre mi avrebbe sculacciata fino a farmi il sedere viola se avessi osato rivolgermi ad un adulto con tanta insolenza. “Shenti moc- ciosha. Shei pr..proprio maleducata. Lasha in pashe i grandi e vai a sh.. shiosgiocare. Fila! Queshto poshto n-non è per i pic-hic-piccoli!”

 

I bambini di oggi non sono più quelli di una volta, è impossibile non accorgersene. Nonostante il mio discorso, dopo essersi pulita con la manica il viso (“Mi hai sputato in faccia, che schifo!”) mi tirò per il guanto con una forza incredibile che mi fece quasi finire con la faccia sul pavimento lercio. Non caddi ma qualcuno doveva aver fatto un qualche incantesimo perché non ero quasi in grado di stare in piedi, il suolo mi attirava a sé come una calamita potentissima. “Dai, vieni…” Quella piccoletta mi tirava e mi spingeva, sbuffando per lo sforzo. , mi aveva tolta da quel comodissimo sgabello, adesso ne subiva le conseguenze. La vita mica era tutta rose e fiori.

Ridacchiai. “Vergogna… hai bevuto come un spugna!” Sgridata in rima da una di sei anni. Risi più forte. “Dai… muoviti!!! PesiiiiiiOps, forse la stavo schiacciando. Questo mi provocò un’altra serie di risate convulse.

 

“Lina… Lina-san!”

 

Di male in peggio. Cosa mai avrò fatto di male per meritarmi anche questo? E non osate rispondere!

Lina-san stai mal… Lina-san? Sei… ubriaca?” Mi drizzai in piedi, barcollando, piena di tutta la mia dignità ferita. “Amelia. Ashcolta un’amica… prendi una birreeetta.” Non era poi esattamente quello che volevo dire. Ok, doveva trattarsi di un caso di possessione, era evidente. Amelia fece per aprire bocca ma la fermai con un gesto della mano. “No! Non puooooi dirmi di no. Te la offro io, eccccco.” Le allungai il borsellino. Già, l’ipotesi della possessione era confermata dal mio gesto sconsiderato. La bambina nel frattempo rimaneva al mio fianco. “Ma… io…” Amelia sembrava confusa. “Daiiiii Ameliiiiiiiiia.” Le feci cenno indicandole un banchetto che vendeva birra alla spina. “Ma… e la bambina…” Si rivolse alla piccola. “Non devi tornare dalla mamma?” Lei scosse i lunghi capelli biondi. “Dalla mamma ci torno dopo. Adesso fai come ti dice la tua amica o non ce la caviamo più. Ci sediamo su quel muretto… Ti aspettiamo lì. Forza, vai.”

 

La fissai stranita mentre mi accompagnava al muretto e si sedeva accanto a me sibilandomi. “E vedi di non cadere nel fosso, mi manca solo sporcarmi di letame per ripescarti.” Sarò stata leggermente alticcia ma una bambina di sette anni non parla così, non si comporta così. Qualcosa non quadrava e non era il mondo che ballava il valzer intorno a me. Sembrava molto più grande dell’età che dimostrava. “Schusa non è che per casho shei una nana?”

Mi lanciò uno sguardo di fuoco.

 

Amelia ci raggiunse ed iniziò a sorseggiare la birra, leccandosi la schiuma dalle labbra. “Oh,” la sentii sussurrare, “E’ veramente buona come dicono!” Nel frattempo la bambina, o quello che diavolo era, mi fissava, muovendo nervosamente le gambe.

“Mi ascolti, adesso?” Annuii. “Dì alla belliiisshima maga-shenio qui preshente qual è il tuo prob-problema piccola lady!” La biondina assunse l’espressione più esterrefatta che mi fosse mai capitato di vedere sul volto di un essere sotto il metro e trenta. Si schiaffò una mano sulla faccia in una maniera che mi ricordò Zelgadiss e fui sul punto di chiederle se per caso fosse SUA figlia, quando parlò. “Allora, bellissima maga-genio,” giuro che sottolineò “genio” in una maniera che non mi piacque affatto. “Se sei un genio come dici, mia cara, avresti dovuto capire che non sono la figlia del tuo amico. A meno che il tuo amico non sia un elfo.” Mi scosse un dito sotto il naso, dito che si sdoppiò in molte dita che ballavano il valzer. Doveva essere un ballo molto popolare a Eltharien. Spostò i capelli mostrandomi delle minuscole orecchiette dalla forma allungata. “Se solo fossi stata un po’ più accorta avresti notato che la birra di qui è molto forte, per quanto buona e la tua amica…” La interruppi o almeno, cercai.

 

Una luce improvvisa mi avvolse, accecandomi. Mentre cercavo di proteggermi gli occhi, maledicendo la mia cattiva sorte e quel cretino che aveva sicuramente lanciato un Lighting all’ennesima potenza, una voce conosciuta mi gelò sul posto. Amelia. Amelia con un megafono in mano. Dopo aver bevuto la birra. I danni che quella ragazza poteva produrre erano paragonabili solo al Dragon Slave che avevo lanciato distruggendo Zoana, me lo sentivo. Socchiusi gli occhi e iniziai a sentirmi decisamente poco bene.

 

“Sì, signori,” ululava Amelia, in piedi su un palo. Ma quando cavolo ci era salita? “La mia amica” e la luce accecante si intensificò solo su di me, mettendomi al centro dell’attenzione, “è stata raggirata da una brutta persona che sta cercando di rubarle l’uomo che AMA!” Oh, Dei… Vi è mai capitato che la sbronza vi passasse quasi completamente, di colpo? La folla festante era azzittita e fissava rapita la principessa. A suo merito posso solo dire che non sbiascicava neppure un po’. Questa non sarebbe stata un’attenuante quando fossi riuscita a metterle le mani addosso ovviamente. Cercai di allontanarmi dal cono di luce. “LEI,” tuonò Amelia e la luce mi ricatturò subito. Veniva da un dannatissimo faro da scena. “Adesso ha il cuore spezzato! E’ questo NON  E’ GIUSTO!” Mi sentivo sprofondare. Girai la testa in cerca di soccorso e vidi la nanetta che sorrideva malvagiamente e annuiva. “Ben ti sta, maga-genio.” Mi sillabò.

 

Mortificata dalla pervertita. Maltrattata da una pseudo-mocciosa. Umiliata alla massima potenza da Amelia.

 

Era ora di finirla, tutto ha un limite anche per una ragazza dolce e paziente come me. E non osate fiatare!

 

Alzai le mani e mentre Amelia proseguiva imperterrita nella sua tirata, acclamata dalla folla, iniziai a recitare.

 

“Ohi! Ohi, ma sei pazza?” il moscerino mi si era aggrappato ai guanti. “Mollamiiiiiiiiiiiii” Ribattei furiosa. E forse anche un pochino ancora ubriaca.

 

In quel momento il mondo esplose.

E io non avevo ancora fatto niente.

 

 

Stavo volando. Molta gente volava, e gridava. Ma che diavolo stava succedendo, ancora? Mi feci un appunto mentale di dire a Zel che portava rogna, e non poco.

Levitation!” gridai e finalmente smisi di venire sballottata dal turbine creato dall’esplosione. Tutto quel “movimento” aereo mi aveva fatto decisamente venire la nausea e non desideravo concludere la serata vomitandomi addosso. Anche se c’erano problemi ben peggiori da affrontare, al momento.

Non che la mia meravigliosa tunica puzzolente di succhi gastrici non sia da considerare ma, in effetti, qui c’era qualcosa di più grosso. E aveva il sapore di grossi guai.

Quale genio aveva lanciato quell’incantesimo in mezzo alla folla? Dove erano finite Amelia e la ragazzina?E poi, soprattutto… la ragazzina non era figlia di Gourry! (♥) Però era… un elfo? Un mezz’elfo? E perché aveva fatto finta di essere la figlia dello spadaccino?

 

Atterrai in modo un po’ brusco e mi rimisi in equilibrio a fatica. Il centro dell’esplosione era piccolo e della gente giaceva tramortita e dolorante lì intorno… tutto sommato era stata una cosa intensa ma non mortale. Non avevo capito cosa fosse stato lanciato (e questo era un male) ma almeno gli effetti non erano stati devastanti. Non mi ero neanche accorta che qualcuno (oltre a me) stava per fare esplodere la zona… anche questo non andava bene. Si ride e di scherza ma certe disattenzioni potevano costare care. Girai la testa a destra e a sinistra, per cercare di scoprire il colpevole quando…

 

“Eccoti qui.”

Era la voce di Gourry.

 

Mi girai velocemente verso di lui (pessima mossa, Lina) e         quasi gli caracollai addosso. C’erano delle cose di cui avremmo dovuto parlare, una volta per tutte. A parte chiarire che quella mezza elfa… o qualsiasi cosa fosse, non era sua figlia e la sua ex ragazza aveva tentato di incastrarlo (per nuove notti di piacere, mi stava venendo da pensare mentre un ghigno mi si allargava sul volto insieme ad un soffuso rossore), c’erano questioni che avevo appena deciso avremmo affrontato. Arrossii ancora un pochino mentre mi apprestavo a chiedergli di fare due passi con me, alla faccia di Amelia che chissà dove era finita (e io speravo si trattasse del fosso) quando mi resi conto di una cosa.

 

Gourry c’era, è vero. Ma alle sue spalle, che gli intrecciava i capelli, c’era Emma. Ed Emma sembrava particolarmente compiaciuta. Non sapevo ancora il perché ma era di certo un brutto segno.

“Io… resto con Emma.” Disse lo spadaccino e io scossi la testa.

 

Fu un gesto automatico, di negazione. E anche di confusione.

Non credevo di aver sentito bene ma lui era lì e mi fissava con le labbra strette in una linea sottile e lo sguardo cupo. “Eh?” Lo spadaccino ripetè la frase, con il tono di un maestro che deve inculcare la lezione in testa ad un alunno pigro e poco intelligente. Questo mi irritò e confuse ulteriormente, quindi sbottai.

“Testa di medusa, non dire sciocchezze! Quella bambina non è tua figlia. Non devi sentirti obbligato…”

Lui chiuse gli occhi e compresse ancora di più le labbra. “Non importa. Non si tratta di un dovere, io voglio rimanere con lei.” Dietro di lui Emma mi sorrideva in modo sornione.

 

Era così freddo, lo sguardo di Gourry, non sembrava neanche lui. Mi uscì dalle labbra un “ma” pigolante e mi odiai istantaneamente per quel verso da uccellino. “Lina,” era serio, mentre pronunciava il mio nome, “Resto con Emma.” Disse ancora una volta.

Strabuzzai gli occhi. Allora avevo proprio capito bene… ma non aveva il minimo senso!

 

Gourry,” feci un passo avanti, barcollando leggermente, stringendo i pugni e modulando la voce in un tono pericoloso. “Sei diventato scemo?” Sputacchiai. A questo punto avrei voluto partire per la strada del ‘ma chi è quella, da quando ti comporti in modo tanto cretino, che ti prende’ ma… lo trovavo imbarazzante. Non potevo accampare diritti su di lui, non ufficialmente almeno, però lo conoscevo bene. Troppo bene per pensare che fosse completamente in lui. Quello non era Gourry, non poteva essere lui. Gourry poteva anche decidere di fare il padre di un figlio non suo, per il suo buon cuore, ma non mi avrebbe mai trattata in quella maniera. Io e Gourry eravamo una squadra. Più di una squadra. Qualcosa doveva essergli successo mentre mi ero allontanata. La sua finta figlia era venuta a cercarmi per dirmi qualcosa ma con il casino dell’esplosione non ne aveva avuto tempo. Doveva riguardare la situazione, non c’erano dubbi. Il mio cervello lavorava freneticamente, appesantito dalla bevuta della maledetta birra di quello schifoso postaccio puzzolente che avevo scelto… E mentre cercavo qualcosa da dire per capire, per farlo rinsavire, la sua voce mi colse di sorpresa facendomi sussultare.

 

“Lina,” ora era brusco, come raramente lo avevo sentito rivolgersi a me, “non sei altro che una ragazzina. Io ti sono stato dietro tanti anni ma è ora che cammini con le tue gambe,” cosa?????? “Mi ero anche innamorato di te, sai? Ma non sei che un’avida egoista. Sei una bambinetta, sei infantile.” Bambine… Bambinetta?????? “Ti dici grande ma sei piccola così.” Fece il gesto con il pollice e l’indice. Sembra strano che io non avessi ancora almeno replicato, vero? E’ che… non mi aspettavo la piega che aveva preso la situazione. Passavo alternativamente dalla decisione di friggerlo subito al rossore per… aveva detto che…. Mentre cercavo di riportare il mio viso ad un’espressione quantomeno intelligente, lui riprese. “Io ho bisogno di una donna, nella mia vita. Una con cui fare l’amore.” Arrossii abbondantemente e strinsi i denti. Adesso basta…Ne avevo sentito troppe. Una Palla di Fuoco gli avrebbe schiarito le idee. A lui e a quella specie di prostituita che gli si era appiccicata addosso peggio di una zecca. Non aveva senso ascoltare un uomo che delira. Potevo fare solo una cosa. E arrivati a quel punto non mi dispiaceva neanche farla.

 

Alzai le mani concentrando l’energia del fuoco. “Non farlo, non comportarti come una stupida.” Ancora Gourry. Dovevo evitare di ascoltarlo. E di guardarlo. Quegli occhi gelidi, nonostante tutto mi ferivano. Serrai le palpebre, tanto per la mira sapevo prenderla benissimo anche al buio. “Fire…” Una mano sulla bocca e l’altra a stringere il polso. Mi era arrivato addosso in meno di un secondo, silenzioso come un gatto. “Lina, piantala. Sei patetica. Non sono diventato scemo, sono diventato intelligente al limite. Perché per te sono sempre stato ottuso, vero? Emma mi ha aperto gli occhi e ti vedo per quella che sei. Ritieniti libera dalla mia presenza, non hai bisogno di farmi del male con la tua magia. Hai capito?” Lo fissai furiosa, con ancora la bocca tappata. Il suo alito aveva un odore dolciastro che nonostante tutto mi fece arricciare il naso.

 

“Non sai quello che dici!” gridai furibonda appena tolse la mano. “Emma ti ha fatto qualcosa!”

Sempre più arrabbiata mi misi a gridare, cercando di attraversare quella corazza di freddezza e cattiveria che ammantava lo spadaccino. “Riprenditi, Gourry! Non ti rendi conto…?”

Non ti rendi conto che sei stato drogato?Prima che me ne rendessi conto il mio cervello aveva elaborato una possibile soluzione. Per anni mia sorella mi aveva costretto ad imparare a riconoscere veleni ed intrugli vari e quell’odore, nella bocca dello spadaccino… Non riuscivo ad identificarlo (Luna me lo avrebbe suonate, un tempo, per una cosa simile) ma… ero quasi sicura…

 

Mi prese di nuovi i polsi stringendo con forza. “Smettila!” Adesso anche lui sbraitava . “Sono adulto, so difendermi da solo! Emma non mi ha fatto nulla, qui la strega sei tu!” Mi scosse. Non mi aveva mai messo le mani addosso prima. “Ora apri bene le orecchie… Sei tu quella che mi ha sempre usato, hai sfruttato la mia spada, mi hai usato come cavia, come servo… hai dimenticato solo di usarmi come oggetto sessuale… e forse sarebbe stata l’unica cosa di mio gradimento. Mi sono stufato di te! Sono stufo, non ti sopporto più. Adesso basta. Hai capito bene? Adesso BASTA!”

 

Mi lasciò tirandosi indietro all’improvviso, facendomi barcollare. “Me ne vado.”

 

Lo fissai stordita. Non ero abituata a dovermi difendere da lui, in nessun senso. Con gli anni eravamo diventati affiatati in tutti i sensi e tutti i muri che costruivo per non mostrare le mie debolezze per lui erano caduti. E adesso questo. Adesso mi faceva questo. Non ci credevo veramente, anche se se mi aveva trattato in quella maniera orribile non era… giusto. Non apparteneva a Gourry quel modo di fare. Eppure faceva male, faceva un male cani. E se anche sono forte, sentii che mi bruciavano gli occhi.

Ero convinta che non fosse veramente lo spadaccino a dirmi quelle cose, Emma gli doveva aver fatto qualcosa, eppure… alcune frasi mi avevano colpito. Mi morsi il labbro mentre mi si contorceva lo stomaco. Ero prossima alle lacrime… eppure… Lina Inverse che si mette a piangere? Non esiste sulla faccia della terra. Il dolore che provavo si stava trasformando in rabbia e questo era un bene perché potevo gestirla meglio. Gourry mi guardava, come se si aspettasse un mio cenno per andarsene come aveva affermato.

 

“Bene,” dissi con tono volutamente piatto. “Cari saluti allora.” Potevo diventare la regina delle nevi in pochi secondi, anche se bruciavo di dolore e furia. A quel punto non avevo molte altre opzioni. Lo avrei lasciato andare, in un primo tempo, poi avrei trovato un modo per risolvere la situazione.

In realtà il mio animo mi gridava di fare qualcosa subito ma non riuscivo. Era sicuramente stato drogato o stregato, le sue parole nascevano solo da lì, eppure… Avevo bisogno di un attimo. Un attimo solo in cui riprendermi. Poi lo avrei affrontato.

 

Gourry mi guardò con occhio inespressivo e labbra tirate in una linea sottile mentre Emma si era avvicinata e lo tirava a sé. Lui le mise una mano sul seno. Avevo visto abbastanza.

Anzi no. Mi girai, stringendo i pugni poi tornai a fronteggiarlo.

Mi doveva ben più di questo, per tutti i demoni.

 

“Ci si vede, allora.’” Disse facendomi un cenno con la testa. “Stammi bene.”

 

Lo spadaccino mi aveva dato infine le spalle e  senza altre parole si stava allontanando avvinghiato ad Emma.

Emmaaaaa!!!!!” strillò una vocetta acuta e molto fastidiosa dietro di me. “Emma girati, razza di stupida!”

La piccola elfa iniziò a correre dietro ai due, ignorata da entrambi.

 

Emma, e con lei Gourry, procedevano spediti. Io mi sedetti su quello che rimaneva del muretto notando sovrappensiero uno stivale e la gamba di Amelia che spuntavano dal fossato. Alla fine ci era finita davvero. Sarebbe stato comico e gratificante fino a qualche minuto prima. Adesso… avevo bisogno di riflettere. Di essere lucida e di pensare. Sapete di cosa invece non avevo assolutamente bisogno? Del mal di testa di proporzioni cosmiche che mi avrebbe fatto presto compagnia. Di bene in meglio, Lina.

 

Che diavolo stava succedendo ad Ehltarien?

 

Appoggiai i gomiti alle cosce e presi a massaggiarmi le tempie, fissandomi la punta degli stivali. Non so per quanto rimasi in quella posizione ma quando ripresi coscienza del mondo che mi circondava, gli stivali di Amelia erano vicini ai miei. Erano decisamente malconci e insieme alla proprietaria emanavano un odore tutt’altro che attraente. Non alzai la testa ma dall’altro lato avvertii qualcuno che scendeva dal muretto e delle scarpette lucide entrarono nel mio campo visivo. Erano rosse, davvero un bel colore. Forse ne avevo avuto un paio simile da bambina, anche se non amavo metterle. Erano troppo… frivole. Io avevo bisogno di stivali e di calzoncini, anche se a mia madre piacevano di più i vestitini e le calzature da femminuccia. Non aveva avuto fortuna né con me né con mia sorella in quel campo. Luna era più propensa alle cosucce da bambina ma aveva dei gusti particolari e la testa dura. Sentii una mano sulla testa seguita da una sensazione di piacevole freschezza. Il mal di testa si allontanò nei recessi più lontani del mio cervello e poi scomparve. La sbornia sembrava storia passata. Fosse stata Amelia o la piccola elfa, non volevo incontrare i loro visi. Non sapevo a quanta parte della scena avesse assistito la principessa e a quanta la piccoletta ma non volevo vedere le loro espressioni. Non era successo niente. Niente. Andava tutto bene. Dopotutto di certo Gourry era sotto l’influsso di qualcosa e quello che aveva detto non significava nulla.

 

Lina-san,” la mano di Amelia sul mio braccio. Ho già detto che sono particolarmente refrattaria al contatto fisico? Mi scossi via la mano e, prendendo un sospiro, alzai la testa. L’elfetta aveva uno sguardo serio mentre la principessa sorrideva debolmente. Odiavo quel genere di sorriso ma mi trattenni. Non serviva a nulla picchiare Amelia per il mio orgoglio ferito. Non adesso, almeno.

Oh, Amelia, quando tutto questo sarà finito porterai a lungo il segno della mia ira!

 

“Adesso mi ascolterai?” La ragazzina mi fissava con occhi seri e preoccupati. Le feci un cenno.

“Innanzitutto devo partire da alcuni anni fa, per farvi capire bene la situazione.” Sospirò, spostandosi la frangetta che le era finita in faccia. Estrasse una mollettina rosa e si sistemò i capelli. “Fa parte del mio costume di scena, capite? Io recito.” Amelia aggrottò la fronte ma non pose domande. “Mi chiamo Eloise Darth-Intur. Sono una mezza-elfa e ho quattordici anni e mezzo.”

 

Si girò verso di me. “Come ti chiami?” Non mi aspettavo la domanda ma decisi di risponderle rivelandole il mio vero nome. Non lo facevo spesso. “Sono Lina Inverse.” Annuì pensosa. “Adesso sì che tutto mi è chiaro. La famosa Dra-mata, vero?” Ecco, vedete per cosa mi riconosce la gente? Posso salvare il mondo finchè mi pare e piace ma alla fine… Una vena iniziò a pulsarmi sulla fronte.

“Ehi, stai calma. A me non interessa un accidente di chi sei eccetera eccetera. Poi ti spiego perché ho chiesto. Ah, a parte la buona educazione ovviamente.”

 

Quella mezza elfa era irritante, me lo volete riconoscere? Ma io volevo indietro Gourry e mi toccò frenare la voglia che avevo di scuoterla fino a farle battere i denti. Dopotutto a parte avermi insultata non aveva fatto niente di male. Anzi, poteva darmi qualche informazione interessante. Non solo poteva, voleva anche… la fortuna iniziava a girare. Forse però avrei trovato il modo di punirla, più in là. Insieme Amelia. Lina Inverse non dimentica.

 

Gourry è stato drogato da…” stavo per dire ‘tua madre’ ma non era corretto, “Emma. Giusto?”

Amelia sussultò. “Io… l’ho visto solo andare via con quella ragazza… ma era strano. Gourry-san non si comporterebbe mai in quella maniera con te…” Mi lanciò un’occhiata di sbieco, poi si torse le mani. “Mi ricordava quando… quando ci ha attaccati, anni fa.” Abbassò lo sguardo e tacque. Parlava di quando il Principe degli Inferi lo aveva stregato. Potevo capirla perché avevo avuto la stessa sensazione. La ricambiai con un sorriso storto poi tornai a guardare Eloise. Dopo di che mi girai di nuovo verso la principessa. “Scusa, ma come avresti visto la scena? Non eri nel fosso?” Amelia arrossì. “Ecco, io… , ero nel fosso… Ah! Lina-san! Mi hai vista nel fosso e non mi hai aiutata ad uscire?” Fissai la principessa con occhio cupo. “… ok,” riprese a parlare con la guance imporporate, “ERO nel fosso ma mi sono alzata. Da sola.” Mi lanciò un’occhiata. Quella ragazza non era coraggiosa, era sprezzante del pericolo. E neanche lo sapeva. “Insomma… quando mi sono alzata non… non mi sentivo molto bene… barcollavo… mentre… barcollavo… ho visto Gourry-san con quella ragazza che… , che ti parlava a quel modo e volevo intervenire… ma…. Sono caduta di nuovo nel fosso…” Un suono sbuffante giunse alle nostre orecchie. Eloise aveva gli occhi al cielo. Sembrava in preda ad una paresi. Ah, già. La SUA storia. Lasciai perdere Amelia e tornai a lei.

 

“E’ successo qualcosa da quando Emma è arrivata e io me ne sono andata ad adesso. Tu sai cosa.” Eloise annuì in modo secco. “Fammi raccontare per bene.” La fermai alzando una mano. “Abbiamo questo tempo?” All’improvviso nella mia mente si era materializzato un’immagine disturbante. Pensavo ad alcune pozioni che col tempo diventavano irreversibili e non ero certa che quella che immaginavo somministrata a Gourry non fosse di quel tipo. La mezza elfa si inumidì le labbra poi prese a mordicchiarsele. “Emma non è una pozionista così potente… e non legami con demoni. Non dovrebbe essere tanto grave la situazione, cercherò comunque di farla breve.”

Si toccò il naso. “Io ed Emma siamo cresciute insieme. Sono stata abbandonata praticamente alla nascita e la sua famiglia mi ha adottata. A causa della mia natura non cresco velocemente… né invecchio in modo evidente. Quando dimostrerò gli anni che ho ora, probabilmente avrò circa cinquant’anni. Se fossi stata un’elfa purosangue…” Scosse la testa. “Lasciamo stare. Arrivo al punto.” Sollevò gli occhi, seri e profondi. E verdi. Non erano neanche azzurri, erano un verde molto chiaro che sembrava azzurro.  

 

Qualcosa si agitava in fondo a quello sguardo ma non capivo cosa. Senso di colpa?

 

“Qualche anno fa io ed Emma abbiamo deciso di viaggiare un po’ e siccome eravamo a corto di denaro, abbiamo deciso di inscenare la storia della figlioletta… Emma aveva studiato per un po’la magia ed era molto portata per le pozioni, non era un genio ma se la cavava… così con il suo bel fisico attraeva giovani piacenti, signorotti e gente con i soldi, se mi spiego.” Ingegnoso, non c’era che dire. “Poi gli offriva un tè ‘corretto’ che li confondeva… e lì saltavo fuori io. Oggi una parrucca castana, domani rosa… Ero la figlia della loro notte di passione e se non mi volevano riconoscere… e non volevano mai… dovevano dare ad Emma dei soldi o dei gioielli, cose simili. In genere c’è sempre andata bene, non c’è principastro che non apprezzi due belle gambe lunghe e mezze nude. Se hanno la scorta, se sono tallonati dal mentore trovano sempre il modo di arrivare fino ad Emma… e lei li spenna come polli. In più Emma ha diciamo… una certa propensione per il sesso,” Ah, non me ne ero affatto accorta, “Dunque…”

 

Un rumore improvviso interruppe Eloise ed entrambe ci girammo verso la direzione da cui proveniva. Un punto molto, troppo vicino. Amelia era rossa in volto e tremava visibilmente. Oh, no… Miss Giustizia non poteva certo ascoltare in silenzio una storia del genere! D’accordo, visto che mi toccava da vicino non ero felicissima neppure io… ma il cuore di Amelia, traboccante di ideali non riusciva a digerire la storia. Eravamo davvero a posto. Se Amelia fosse esplosa mi sarebbe toccato friggerla e non avevamo tempo, nonostante le rassicurazioni di Eloise non mi sentivo tranquilla. “Amelia…” ammonii, ma lei era già troppo infervorata. Quando assunse la posizione a gambe larghe, una mano sul fianco e l’indice puntato capii che eravamo perdute.

 

Prese fiato e anche quello era un cattivo segno. Prima che esplodesse Eloise compì un gesto fulmineo e inaspettato. Unì le mani davanti a sè, spalancando le dita e in quel momento esatto Amelia crollò al suolo. Nel fangoso suolo di Ehltarien la principessa aveva concluso in bellezza la sua serata. “Visto che non lo facevi tu, maga-genio” Ma quanto odiavo quel tono? “L’ho fatto io. Qualsiasi cosa volesse fare la tua amica mi pareva fuori luogo.” Nonostante tutto aveva ragione, avevo perso la mano con Amelia. Vedete? A farsi degli amici poi ti fai problemi a sistemarli quando è il caso. Io lo avrei fatto dopo ma Eloise aveva ragione. Era una cosa che non poteva attendere e Amelia sarebbe stata molto più calma dopo qualche ora di sonno.

 

“Bene,” proseguì la mezza elfa. “Arriviamo al dunque.” Mi strinsi le spalle. “Già, perché secondo il tuo racconto non è chiara la ragione per cui Emma avrebbe dovuto drogare Gourry. Sarà di bell’aspetto…” , che c’è? E’ oggettivo! “Ma si vede che non ha soldi…” Eloise mi fissò per un secondo poi un sorriso le si allargò sul volto. “Già, sembra un vagabondo. Un bel vagabondo ma sempre un vagabondo. Il problema,” continuò, “E’ che Emma aveva conosciuto davvero Gourry in passato. Questa mattina… alla Locanda Nettare degli Dei. Emma era lì e l’ha visto.” Mi guardò in tralice come se aspettasse un mio qualche commento.

 

Lo sguardo di Gourry… quello sguardo strano che mi aveva lanciato quando Zel mi aveva preso da parte… era forse rivolto non a me ma a qualcuno alle mie spalle? Ad Emma che casualmente passava di lì e lo aveva visto? “Quando era tornata a casa era agitata. Mi ha detto che aveva ritrovato il ragazzo di cui era innamorata… io Gourry non l’ho mai conosciuto di persona. Quando lui ed Emma sono stati insieme ero… ero via per motivi miei.” Si incupì in modo visibile, poi scosse il capo. “Comunque me l’ha raccontato, di questo mercenario così bello che si era fermato da noi qualche giorno e per il quale si era persa.”

 

Rimasi in silenzio. Emma aveva conosciuto Gourry e probabilmente erano davvero stati amanti. ? Non avevo mai pensato che lo spadaccino fosse illibato… solo… non riuscivo a figurarmeli, insieme. Eloise mi sventolò la mano sotto il naso. “Ci sei?” La guardai accigliata. “Bene, pensavo ti fossi avviata verso il mondo dei sogni.” Iniziai a scaldarmi. “Bene! Ci sono! Sei partita dalla Kouma Sensou… arriva al punto!” La mezza elfa sollevò le sopracciglia talmente tanto che scomparirono sotto la frangia. Battè il piede. “Sei… davvero… indisponente! Non so neanche perché ti aiuto!” Sentii di nuovo la vena pulsarmi in fronte. Mi aiuti solo per la tua grandissima bontà, vero? No, non è così. Ci fissammo furiosamente per qualche secondo.

 

“Bene,” disse alla fine Eloise in tono ancora seccato, “Rivuoi lo spadaccino, giusto? Allora ascoltami: Emma l’ha drogato per fare in modo di creare una frattura netta tra di voi e poterlo tenere per sé. Anche se non è potentissima, è comunque brava in quello che fa.” Incrociai le braccia. “Dimmi di più.” Assottigliò gli occhi. “Che cos’altro vuoi sapere? Questa è la verità.” Sbuffò poi la mezza elfa. “Vieni, con me… Emma ha sbagliato e io non voglio esserle complice. Ti porto da lei così possiamo finirla con questa storia.” Quello che mi raccontava era plausibile. Truffatori, ciarlatani… il mondo ne era pieno. Un’ex amante maniaca che impazziva e che voleva tutto per sé l’uomo che aveva amato non era impossibile. E non era neanche improbabile che io finissi in mezzo ad una storia simile. Figurarsi. Avevo vissuto un anno con una stordita che mi aveva trascinato in avventure ben più pazze. Però. Eloise. Era. Nervosa. Mentre parlava… qualcosa, ogni tanto, un piccolo gesto, un’occhiata mi dava un senso di ‘stonato’. All’inizio del discorso, no. Tutto sembrava lineare, storia e comportamento ma adesso, alla fine del racconto… qualcosa non andava. “Io recito”, aveva detto all’inizio del suo racconto. Si riferiva solamente alla messinscena di Emma? Amelia giaceva addormentata vicino ai miei stivali ed Eloise aveva fatto piuttosto in fretta a toglierla dai piedi. Io sapevo a che livello la principessa potesse arrivare quando partiva per la strada della giustizia ma… le mezza elfa poteva essere in grado di dire lo stesso? E se Amelia avesse visto qualcosa o fosse arrivata prima di me ad una conclusione diversa? Zel era sparito in un momento indefinito della nostra passeggiata tra le strade della cittadina… Ero stata isolata dai miei amici? Era un discorso paranoico? Feci un tentativo. “Perché non svegliamo Amelia? Portarmela in spalla fino a dove si rintana la tua amica non è un’idea che mi solletichi particolarmente.” Eloise strinse gli occhi. “Non mi sembra una grande idea. Ci farebbe solo perdere tempo.” Non voleva che usassi un Counter Sleeping su di lei, evidentemente. Insistei. “Non mi sembra corretto lasciarla qui indifesa, in balia di chiunque. La svegliamo…” La mezza elfa scosse la testa. “No.”

 

La guardai dritta negli occhi e lei ricambiò lo sguardo. “Solo tu, Lina Inverse.” Disse con tono basso. Scosse la testa strizzando gli occhi. “Non posso andare avanti così.” Era poco più che un bisbiglio ma lo avevo colto benissimo. “E’ una trappola.” Le risposi continuando a fissarla. Eloise si passò le mani sul viso con gesto stanco che stonava col suo aspetto di bambina. “Che maledetto casino…” sussurrò abbassando lo sguardo per un secondo. Bingo. Ma ho già detto che Eltharien non mi piaceva più così tanto? “Non sei poi così brava a recitare, eh? I tuoi padroni non saranno contenti… o è il piano che è stato congeniato male?” Scosse la testa poi si morse le labbra. “Senti,” bisbigliò alla fine Eloise, “devi venire con me. I tuoi amici saranno al sicuro… te lo prometto. Anche Gourry starà bene, farò in modo che Emma lo lasci in pace. Ma tu… vieni con me.” A questo punto non avevo poi molte opzioni. E volevo vederci chiaro. A volte è meglio infilarsi nella tana del lupo, no? Però non potevo certo andarci tranquilla e beata come un agnellino.“Eloise… ti chiami Eloise vero? Vuoi che ti segua chissà dove assicurandomi che i miei amici staranno bene…ma per chi mi hai preso? Sai cosa mi ci vuole per spedirti in orbita? Niente. Non mi ci vuole niente.” Schioccai le dita facendola accigliare. Ero incredibilmente arrabbiata. Eloise scosse ancora la testa, appariva adesso stranamente combattuta.

 

“Oh, Eloise. Che delusione… che delusione…” Improvvisamente al mio fianco si era materializzata una vecchia. Feci un salto di lato col cuore in gola. Se volevano uccidermi avevano trovato davvero il modo… questo comparire a tradimento non mi faceva affatto bene!

“Mi tocca intervenire di persona… pazienza…”Sospirò pesantemente.

La piccola mezza elfa abbassò gli occhi e strinse i pugni. “Nonna, senti…” Nonna??? Ma che diavolo… Mi girai lentamente per vedere la donna al mio fianco e spalancai la bocca per lo stupore. Meliloon?  Era Meliloon, non potevo sbagliarmi, era la dolce elfa fidanzata con Raudy… il possessore della Spada di Luce…Era lei ma era vecchissima. Un’elfa vecchissima, un controsenso. Il suo sguardo, così amabile nei miei ricordi era colmo di… odio? Un sentimento che le stravolgeva i lineamenti. “Lina Inverse,” pronunciò il mio nome storcendo la bocca. “Sei tu, vero?” Mi si avvicinò e istintivamente feci un passo indietro. Nell’estrema periferia del mio campo visivo un’ombra si mosse velocemente. Girai il viso di riflesso e quello fu l’ultimo gesto che feci.

 

Quando mi svegliai la testa mi pulsava orribilmente, neppure la peggiore sbronza mai presa mi aveva ridotta così ma… il potere di una bella legnata assestata con forza, quello sì che ci sarebbe riuscita. E infatti. Buon giorno mondo, che piacere essere ancora qui! Immaginate un po’ come ero stata conciata? Sì, sì! Bravi! Legata come un salame, con la bocca tappata da uno straccio puzzolente e lercio, come da copione. Naturalmente c’era anche una sedia scomodissima. Originalità no, eh? Dei, ma se proprio mi volevano catturare c’era proprio bisogno di fare tutto quello show con Gourry? Non era stato affatto divertente, dovevo farmi un appunto di bocciare quella maledetta compagnia di teatranti!

 

“Buon giorno, raggio sole.” Frase corretta, voce giusta, intonazione sbagliata. Mi si torse lo stomaco. Davanti a me c’era Emma, semi nuda avvinghiata a Gourry. Iniziai ad agitarmi, anche se sapevo che era perfettamente inutile. Le corde erano tanto strette che nei punti in cui non ero coperta dagli abiti mi entravano nella carne. Seduta su un tavolo, infondo alla stanza, c’era Eloise. Era ancora abbigliata da bambina e dondolava le gambe rifiutando di incontrare il mio sguardo. Improvvisamente Emma mi sollevò violentemente il viso, stringendomi il mento. “Devi guardare… guarda!” Senza lasciarmi iniziò a strofinarsi sul corpo dello spadaccino che… oddei non volevo vedere! Anche se era una reazione normale non desideravo affatto assistere. Chiusi gli occhi, non poteva ancora obbligarmi a tenerli aperti. Non aveva abbastanza mani. “Basta, Emma…” la voce di Eloise suonava attutita. Indispettita, quella dannata maniaca mi lasciò andare. “Uff, seguivo gli ordini.”

 

Seguivo gli ordini. Eloise, Emma, Meliloon. Una mezza elfa, un’umana pervertita, un’elfa precocemente vecchia. Io e Gourry. Una pozione per stregare Gourry e farlo rivoltare contro di me. Che senso aveva tutto questo? Che diavolo di senso poteva avere? Sussultai violentemente quando una mano fredda mi artigliò la spalla. Ad un centimetro dal mio naso gli occhi di Meliloon mi squadravano con astio. Ma questa cosa fa, vola??? Possibile che riesca a muoversi in modo così maledettamente silenzioso? “Ti piace?” Immagino non fosse riferito allo sputacchio che mi aveva centrata in fronte. ? Che c’è? Non si può fare ironia? E poi, con il bavaglio… come pretendeva rispondessi? “Ti piace, maga da strapazzo? E’ di tuo gradimento vedere l’uomo che ami” Eh? “che

Fa l’amore con un’altra?” Ma che diavolo… “Sai che la pozione di Emma, somministrata in modo regolare gli manderà in confusione il cervello e lo trasformerà per sempre in quello che è adesso? Allora, Lina Inverse, ti piace?”

 

No che non mi piaceva, maledizione! Già il cervello di Gourry non era il massimo, ci mancava solo che lo trasformasse in quella specie di zombie odioso. Ma per quale ragione Meliloon mi stava facendo una cosa simile? La conoscevo appena, l’avevo incontrata da giovanissima… e non le avevo fatto nulla di male. Il niente più assoluto. Ma allora, perché? La sua voce stridula interruppe i miei pensieri. “Goditi lo spettacolo, stupida ragazza.” Poi mi volse la schiena ed uscì dalla stanza.

Ho già detto che il mal di testa, l’essere legata e venire inondata di sputacchi da una vecchia pazza mi può far uscire di senno?? Ho già detto che quando esco di senno tendo a far saltare tutto per aria?

Dei, aiutatemi… Ai miei piedi Emma stava baciando Gourry, in modo piuttosto passionale. Ma lui guardava me, nei suoi occhi non c’era la freddezza del nostro ultimo incontro ma qualcosa che non riuscivo a definire. Sembrava quasi il mio spadaccino. Quando Emma iniziò a sbottonargli i calzoni, girai la testa. Non ero affatto obbligata a guardare ma quando mi fossi liberata, perché mi sarei liberata, io li avrei fritti senza pietà. “Emma, vai nella stanza accanto.” Questa era la voce di Eloise, secca e piatta. La sgualdrina le rispose gemendo. “Meliloon-san ha detto qui…”

 

“Non mi interessa cosa ha detto! Vai nella stanza accanto!” urlò la mezza elfa. Emma si alzò lentamente, prendendo per mano lo spadaccino e si allontanò ancheggiando mentre lui si lasciava guidare, mite come un cagnolino. Dopo pochi secondi, da dietro la porta chiusa, giunsero suoni soffocati che non volevo affatto sentire. Serrai strettamente gli occhi, sperando che mi si chiudessero anche le orecchie. Inaspettatamente, dopo un rumore piuttosto forte, come di un corpo che cade, la porta si spalancò e un Gourry scarmigliato e parzialmente vestito inciampò fino ai miei piedi. “Lina…” sussurrò con voce roca. Scosse piano la testa guardandomi con occhi dilatati. “Lina…” allungò la mano verso di me e appoggiò la fronte sulle mie ginocchia. GourryEmma arrivò di corsa e lo agguantò per le braccia, trascinandolo via mentre lui le opponeva una debolissima resistenza. Usciti dalla stanza aleggiò un cupo silenzio.

 

Eloise scese dal tavolo e mi si avvicinò, tenendo le braccia conserte. “Mi dispiace. Sono sincera questa volta.” I suoi occhi erano più verdi che mai e uno spettatore inconsapevole l’avrebbe trovata una bambina davvero bella. I folti capelli biondi le ricadevano sulle spalle in morbide ciocche perfettamente lisce e incorniciavano un viso fine e roseo. Era il ritratto dell’innocenza. Era una maledetta… aaaargh!!! “Non ti agitare… le corde si stringono ancora di più.” Allungò una mano e tracciò con un ditino il segno che una delle corde mi aveva lasciato sull’avambraccio. La bocca atteggiata in un broncio, incontrò il mio sguardo. “Forse non te lo meriti, tutto questo. Quel ragazzo ti ama… sai? Non ho mai visto una cosa simile. Ti seguirebbe fino all’inferno e ritorno.” Mi sorrise mesta. “Mia nonna vuole rovinare tutto questo perché ti odia, ti odia profondamente Lina Inverse.”

Non adorate quando i ‘cattivi’ mi chiamano per nome e cognome? Come se questo desse più forza o più effetto alle loro patetiche frasi. Comunque…

 

Mmmmmpf? Mmmm…. Mmmmpf!!!” Ci potevano essere diverse traduzioni alla mia risposta. La prima era “Perché? Che diavolo le ho fatto?”, la seconda era “Perché? Siete…siete un branco di imbecilli, tu, tua nonna e quella cretina di una maniaca!!!” Scegliete pure quella che preferite, sono entrambe valide. No, fatemi capire. Ero odiata a morte da un’elfa alla quale avevo salvato la vita e questa per vendicarsi di me stregava Gourry facendosi aiutare da sua nipote e una ‘comparsa’, mi rapiva per farmi assistere… e poi? Ma una volta che avessi sofferto nel vedere Gourry ed Emma… consumare… cosa aveva intenzione di fare? Lasciarmi andare con una pacca sulla spalla? Oppure… uccidermi? , in effetti… poteva anche avere un senso. O uccidere Gourry, magari? Oh, merda… “Mmmmmmmmmmpf!!!!!!!!”

 

Eloise continuava a guardarmi mentre mi contorcevo inutilmente. Senza nessun preavviso strinse i pugni e battè il piede, con stizza. La parte della mocciosa la faceva davvero bene, ma io avevo altri problemi e mi sembrava che in quella casa il Club della Pazzia fosse già al completo. Dovevo riuscire a slegarmi e in fretta. Se solo fossi riuscita ad allentare il bavaglio e ad avvicinare le mani…

“Ascolta,” Oh, cavolo, Eloise mi era saltata sulle ginocchia. “Io amo molto mia nonna, è lei che mi ha cresciuta. Sono davvero una mezza elfa.” Parlava in fretta, con urgenza. Smisi di divincolarmi. “Ascoltami bene, perché non te lo ripeterò… non credo ci sia tempo a sufficienza per cui apri le orecchie e fidati di me, anche se non lo merito. Mia nonna ti incolpa di aver fatto qualcosa a Raudy, il suo fidanzato umano. Mi ha detto che con le tue arti magiche hai fatto in modo che lui cambiasse e per colpa tua le loro strade si sono divise. E’ da quando sono poco più che una bambina che mi parla di te e del dolore che le hai inflitto. Mi ha detto che se ti avesse incontrata sulla sua strada ti avrebbe fatto assaggiare la tua stessa medicina.” Era evidentemente pazza! “Quando siete passati ad Albien… hai comprato una cartina… la persona che te l’ha venduta era mia zia Anneke.” Che fortuna!  “Mia nonna ha rinunciato all’eterna giovinezza per Raudy, ha rinunciato alla sua ‘umanità’…” Aveva il fiatone. “Ascolta… io ed Emma dovevamo solo fare da esche… la nostra recita doveva feriti nel profondo, farti sentire rifiutata e odiata dalla persona a cui vuoi bene. E io... , sarebbe stato il colpo di grazia no? C’era anche una bambina… Ma poi mia nonna ha cambiato piano, ha deciso che dovevi anche assistere al ‘tradimento’, che quello che ti aveva voluto ‘mostrare’ non era abbastanza…così che il tuo cuore si spezzasse definitivamente. Quindi mi ha detto di guadagnarmi la tua fiducia raccontandoti una parte del piano, debitamente ‘depurata’ per poi condurti da Gourry… che ti avrebbe ‘rifiutata’ ancora. Io… io volevo aiutarla perché è mia nonna. E ha avuto una vita orrenda… ma oggi ho capito che non è stato a causa tua. E’ stata lei a ‘volersi’ ridurre così. Però… ormai il danno era fatto, non sapevo più come diavolo uscirne e mi sono ‘tradita’. Non avrei dovuto raccontarti dei miei viaggi con Emma, quelli erano veri… non avrei dovuto dirti che Emma lo aveva drogato perché così non avresti creduto che ti stesse tradendo per davvero… ma… mi è scappato… perché non ero più così convinta e poi… lo avevi capito, vero? E una volta che ho iniziato a raccontare del giochino mio ed Emma ho capito che non sarei riuscita ad uscirne. Che il piano di mia nonna era andato a farsi benedire… anche se alla fine ho capito che era sbagliato quello che voleva farti… Io so recitare davvero bene, te ne sarai accorta ma … che casino…e il resto lo sai… Purtroppo tutto si è complicato ancora di più perché Emma ha quel… problemino con il sesso… e averti qui, nella sua città, ha fatto imbestialire ancora di più mia nonna… devi scappare, capito? Adesso ti libero… vai veloce come il vento… al tuo spadaccino ci penso io…” La storia iniziava a prendere forma. Una trappola. Una nonna pazza. Una nipote indecisa. Io che alla fine vengo presa a randellate. Ero esterrefatta.

 

Per la mia sfortuna cosmica.

 

Ecco la scena nella mia mente, rappresentata da bamboline con sottofondo di musichetta da burattini. La bellissima maga genio va in una ridente cittadina mentre una stupida commerciante fa la spia ad una sua parente sulla mia presenza in città. La suddetta parente è una mezza elfa cresciuta a pane e rancore che avvisa la nonna. La nonna concepisce un piano malefico e la nipotina ed una sua amica maniaca lo mettono in atto. MA. La nipote ha dei dubbi e si manda tutto all’aria più o meno deliberatamente. Al che io vengo rapita.

Conta dei morti e dei feriti: Zel disperso, non si capisce come dove o perché. Amelia che giace nel fango, addormentata. Gourry il cui cervello rischia di finire veramente alle ortiche.

MA. Soprattutto. IO. Che vengo: umiliata. Maltrattata. Picchiata. Legata. Imbavagliata.

 

 

Eloise alzò la faccia mentre iniziava a lavorare sui nodi alla velocità massima consentita alle sue dita piccole. “C’è una cosa che voglio che tu veda.”

Alzai le sopracciglia, interrompendo il flusso dei miei pensieri. Ovviamente il bavaglio non me lo aveva ancora tolto. La piccola elfa chiuse gli occhi. “Quando Emma ha ‘catturato’ Gourry, ieri sera, lui era un po’ sconvolto… continuava a dire che doveva seguirti ma lei gli ha ricordato di ‘me’ e gli ha detto che prima dovevano parlare. Quando sono stati qui… , gli ha dato un tè corretto dei suoi… e l’ha ipnotizzato. Gli ha fatto delle domande… Ecco, io voglio mostrarti quel momento… ti dono i miei ricordi… come ‘risarcimento’… mmmh?” Aveva il viso tristissimo. Annuii brevemente. Tanto cosa potevo fare di diverso? I nodi erano mezzi slegati ormai. “Sarò veloce… ma…” Mi fissò, stringendo i pugni, chiuse a chiave magicamente le porte e poi avvicinò la fronte alla mia.

 

Chiusi gli occhi. Il tocco della sua fronte sulla mia era bollente, poi pian piano divenne sempre più fresco, fino a freddo. Le sue mani sulle mie braccia erano ghiacciate. Emise un sospiro profondo e improvvisamente mi pare che la sua fronte entrasse nella mia, come una corrente invernale che mi fece rabbrividire fino alle ossa. Improvvisamente mi venne da sbattere gli occhi e quando li aprii ero di nuovo in quel salotto spoglio, solo che guardavo una scena diversa. Non ero seduta, non ero legata e il mio punto di vista era notevolmente più in basso. Ero Eloise, vivevo dentro al suo ricordo, come mi aveva promesso.

 

Un orologio sta ticchettando. Emma seduta al tavolo, protesa verso Gourry che la fissa spaesato e nervoso. Mi torco le mani, cercando di scaldarle e cerco di fargli un piccolo sorriso, di incoraggiamento. Questa sera farò giustizia per mia nonna, l’unica persona che mi abbia veramente amata quando ero una bambina disprezzata tra gli elfi. Glielo devo e lo farò. Mi dispiace un po’ per lo spadaccino, che sembra un bravo ragazzo ma questo è quanto.

“Vuoi del tè?” La voce di Emma è melliflua, la sta già modulando sui toni dell’ipnosi. Gourry si muove a disagio, si capisce che vuole andarsene ma non sa come fare. Ah, la cavalleria! E’ davvero una bella persona. Non ha fatto neanche una piega quando Emma gli ha detto che sono sua figlia… chissà che passato ha avuto. In genere gli uomini si ribellano alle donne che cercano di appioppargli i loro bastardi. Già. Basta pensare a me, devo fare bene la mia parte. “Ascolta… ehmm…” Lo spadaccino deve avere la memoria corta. O forse è lo shock. “Emma.” Gli viene subito in aiuto la mia amica. Fa serpeggiare la lingua e la ritira con uno schiocco. Oh, Dei, se fa così questo scappa. E’ seduto sulla sedia come se fosse piena di chiodi. Mollo un pestone sulla scarpa di Emma che mi guarda spalancando gli occhi e poi torna su Gourry. “Bevi un tè, parliamo un secondo e poi ti lascio andare… va bene?” Ecco, decisamente meglio. Mi metto in ginocchio sulla sedia, per vederci meglio mentre la mia amica gli allunga la tazza. Sento fin da qui l’odore delle erbe che ci ha messo. La guardo interrogativa. E se si accorge? Lei scuote impercettibilmente la testa. ‘Non si accorge, non si accorge.’ Eppure guarda pensoso la tazzina per un secondo, io bevo dalla mia ed Emma fa lo stesso. Lei gli sorride, io lo fisso. “Allora… dici che lei è mia?” dice tutto di un fiato. Il sorriso della mia amica si allarga mentre beve ancora, con il chiaro intento di far sì che lui la imiti. E lui finalmente la imita. Una sorsata enorme. Perfetto!

La pozione ha un effetto istantaneo, è davvero potente. Le palpebre dello spadaccino si abbassano subito, lasciando visibile solo una striscia di azzurro.

“Emma…” La mia amica mi guarda e mi strizza l’occhio. “Stai a vedere.” Mi risponde.

 

“Chi sei?”

Gourry Gabriev.”

“Chi è, lei?”

“Lei chi?”

 

Emma aggrotta le sopracciglia e io rido sotto i baffi.

 

“Chi è la ragazza dai capelli rossi che viaggia con te?”

“Lina.”

“Cosa provi per lei?”

“…”

 

Emma strizza gli occhi. Lui non risponde ma emette un sospiro.

 

“Perché non rispondi?”

“Non posso.”

“Perché?”

“Perché non è ancora tempo.”

 

Sto zitta e immobile, non vorrei spezzare la trance.

 

“Cosa vuol dire?”

“Lina non è pronta.”

“Per cosa Lina non è pronta.

“Lina non è pronta per i sentimenti che provo per lei.”

“La ami?”

 

Lo spadaccino rimane un attimo in silenzio, ancora.

 

“Sì.”

 

Mi si è stretto il cuore nel sentire le parole di questo ragazzo. ‘Non è pronta’, dice. Non è pronta per l’amore che lui prova per lei.

Ora Emma passa alla seconda parte: gli farà delle domande specifiche su loro due e poi le userà per aizzarlo contro di lei. Il piano è così e non si può cambiare. Eppure…

 

“Parlami di Lina.”

“Quando l’ho conosciuta pensavo fosse solo una ragazzina invece… è così forte. Sembra un’avida egoista invece ha coraggio da vendere e non esita a rischiare la sua vita per le persone a cui tiene. Per il mondo intero. Per me.”

“Parlami del tuo rapporto con Lina.”

“Siamo compagni di viaggio, io sono la sua guardia del corpo.”

“Parlami del momento in cui ti sei innamorato di lei.”

“Io…”

 

Eloise.”

 

La mezza elfa si ritrasse improvvisamente, poi rimase rigida e io venni sbalzata improvvisamente fuori da lei.

Mi si imperlò la fronte di sudore freddo mentre enormi farfalle nere invadevano il mio campo visivo. Stavo per svenire?

Lentamente la sensazione passò e mi ritrovai a fissare una Eloise pallidissima e sua nonna, schiumante di rabbia. In senso letterale.

 

Meliloon. Che tempismo! “Lina Inverse, mi porti via l’uomo che amo e riesci a fare in modo che mia nipote si rivolti contro di me. Non so proprio come fai.” Cercai di comunicare ad Eloise che doveva liberarmi la bocca ma la mezza elfa non dava segno di volermi guardare. In compenso sua nonna era sempre più vicina. “Ho perso tutto, a causa tua.” La sua voce era un bisbiglio a malapena udibile. Purtroppo per me ho un udito davvero fino.“Quando mi hanno detto che venivi qui non ci credevo… ti odio con tutto il cuore sai?  Poi ti ho vista, al ristorante con quel ragazzo, quel ragazzo così simile al mio Raudy. E lui mi ha fissata, come se mi avesse riconosciuto attraverso gli anni e le generazioni. Tu sai che il tuo spadaccino discende da Raudy?” Non lo sapevo ma adesso che me lo fai notare… “Me l’hai portato via nel passato e il sangue del suo sangue ti ama. Forse, non ci fosse stato lui mi sarei limitata a farti qualche ‘dispetto’ ma vederlo… Meriti di patire!”

 

Sulla natura dei dispetti che una vecchia psicotica poteva farmi, ci sarebbe stato da parlarne. La situazione stava veramente iniziando a farsi imbestialire! “Muori, Lina Inverse!” Oh merda! Questa non l’avevo prevista! Eloise venne sbalzata con violenza mentre io cadevo rovinosamente per terra, di schiena e con la sedia ancora attaccata.

.

Non capivo come ma nella caduta ero riuscita a deviare Meliloon. Adesso c’era Eloise che tentava di fermare la nonna, trattenendole i polsi con  le mani mentre io cercavo di sciogliere il più velocemente possibile tutti i nodi.

 

“Lasciami andare!” ululava Meliloon cercando si liberarsi dalla nipote. “Lasciami andare ad ammazzare quella strega… senza tette!” Ehi! “Stupida bambina, lascia che compia la mia vendetta!” Seguì un trambusto e immaginai che fossero cadute, dalla mia posizione non riuscivo a seguire la scena ma apprezzavo veramente come si fosse arrivati a quel genere di insulti personali. La vena sulla fronte iniziava a pulsarmi per l’arrabbiatura. Nel frattempo il rumore doveva aver attirato anche gli altri abitanti della casa, nella persona di Emma. Ecco, l’unica che riuscii a vedere bene dalla mia posizione svantaggiata fu proprio quella. Anzi, le sue mutande. “Che succedeeeee?” disse con quella sua odiosa voce, prima di inciampare sulla mia faccia. Un’unghia del piede mi graffiò il naso.

 

La mistura era colma. Era davvero colma.

 

Liberai le mani, mi strappai il bavaglio dalla bocca e gridai.

 

BURST RONDO!!!

 

 

*******

 

 

Il mattino che illuminava l’ultimo giorno di festa a Eltharien iniziò calmo e placido come ogni altra sonnacchiosa mattina di festa. Qualche ubriaco giaceva ancora addossato alle varie locande e alcune giovani cameriere aprivano le finestre delle locande per far entrare la fresca aria del mattino. Gli uccellini cinguettavano mentre il profumo di pane fresco si spandeva per le vie della città.

 

Alle mura esterne della città, un gruppo eterogeneo stava camminando in silenzio verso il ponte levatoio.

 

Una ragazza dai capelli rossi cappeggiava la carovana, braccia strettamente incrociate e sguardo furioso. Seguiva un’altra ragazza, con i capelli corti e neri, questa volta. Aveva il viso imbronciato e gli abiti completamente sporchi di fango. Seguiva un ragazzo biondo, con braccia e gambe fasciate e una stampella di legno. Ogni tanto emetteva un flebile richiamo. “Lina… Linaaa…”

 

Improvvisamente da una stradina laterale sbucò un ragazzo, dalla strana pelle pietrosa. Aveva gli abiti stracciati e correva come se avesse il demonio alle costole. “Lina! Amelia! Ragazzi!” urlò, con lacrime di gioia che scintillavano agli angoli degli occhi. Il gruppo si fermò sempre senza parlare. La rossa lo squadrò con occhi assottigliati. La seconda ragazza striracchiò il primo sorriso della giornata e il biondo cercò di fargli un cenno col braccio fasciato, riuscendo a perdere l’equilibrio.

 

“Ragazzi! Dei non sapete quello che mi è successo!” gracchiò il nuovo arrivato, trafelato dalla corsa.

 

“Non interessa a nessuno, te lo posso assicurare.” Lo gelò la rossa, dandogli poi le spalle seguita dalla ragazza dai capelli neri che protestava, sibilando “Lina-san!”

 

Lo sciamano si abbassò per aiutare lo spadaccino. “Ma che succede?” Il ragazzo lo guardò con occhi lacrimosi.

 

“Cose di donne?”

 

E poi lentamente i due si accodarono alle ragazze.

 

 

 

 

  
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